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Autore: NCSP    30/05/2013    2 recensioni
Piccole shot su momenti inaspettati, frutto della mia mente malata
Un grazie speciale alla mitologia norrena per un nome impronunciabile come Jormungandr
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«Beh? Sei andato a prendere il latte ad Asgard perché quello di qui ti faceva schifo?» la voce gli muore in gola non appena alza gli occhi sul compagno: accanto a lui c'è quello che sembra un cucciolo di husky, appesa al suo collo una bambina dai lunghi capelli neri che potrebbe avere quattro o cinque anni e a completare il quadretto un serpente simile a un boa avvolto attorno alle sue spalle come uno scialle.
[IronFrost]
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Dov'è papà?»

«Non lo so piccola, torna a dormire.» prende il braccio la bambina e la riporta nella sua cameretta, dove i suoi fratelli dormono tranquilli.

«È tanto che non torna, tanto più del solito.» si lamenta con gli occhi, quegli occhi, che già si stanno richiudendo.

«Lo so, ma non posso farci niente. Ora é tardi, se fosse qui non sarebbe felice di vederti sveglia a quest'ora, quindi a nanna.»

«Mi manca.»

"Anche a me."

«Dormi, domattina probabilmente sarà tornato.» le rimbocca le coperte e dopo una manciata di secondi Hela si riaddormenta.

Sospira uscendo cautamente dalla stanza per non svegliarli e torna nel salone alla sua bottiglia di whisky.

Se n'è andato.

È una settimana che non lo vede più.

È sparito dopo che Tony è stato così stupido da dirgli quelle due parole che scalpitavano dal fondo della sua gola per venire a galla.

"Ti amo."

È stato uno stupido, non avrebbe mai dovuto anche solo pensare di pronunciarle, non avrebbe mai dovuto pensare di essere ricambiato nonostante tutti i loro discorsi e tutto ciò che hanno vissuto.

Quella notte gli erano uscite così naturali mentre giocherellava con i capelli di Loki steso sul suo petto, ma ora gli sembrano solo la ratifica di una condanna, il suono dell'ascia del boia.

Quando si era svegliato la mattina dopo non c'era più.

Lo aveva cercato per tutto l'attico, fino a capire che se n'era andato davvero, e allora era corso alla stanza dei piccoli, ma almeno loro erano ancora lì, addormentati e ignari di tutto.

Avevano continuato a chiedergli incessantemente dove si trovasse loro padre, ma non era stato in grado di rispondere, e ogni volta che la domanda veniva riproposta dentro gli montava un'incredibile irritazione e voglia di attaccarsi a una bottiglia.

Ora se ne sta lì, solo, sul divano, su quel divano, come unica compagnia la fedele bottiglia già vuota per tre quarti.

Non ha idea di cosa fare adesso. Quei tre piccoli non possono restare lì per sempre, hanno qualcosa di magico, e hanno bisogno di qualcuno che insegni loro come gestire quei poteri. Potrebbe chiamare Thor e dirgli di venire a prenderseli, ma non ha nessuna voglia di stare a spiegargli come sono arrivati lì e come Loki se n'è andato. E poi si è affezionato a quei teneri mostriciattoli, non sopporterebbe di separarsi da loro, anche se ogni volta che li guarda negli occhi gli sale un groppo in gola che rischia di soffocarlo e che lui annega con l'alcool.

Si rende conto che la sua tolleranza per i liquori è calata, ed è tutta colpa di Loki: non che gli avesse chiaramente detto di non bere, ma ogni volta che aveva un bicchiere in mano, cioè quasi sempre, si beccava un'occhiataccia tale da farglielo posare; bisognava anche dire che in quei casi Loki gli dava altro con cui divertirsi. Poi erano arrivati i piccoli, e nemmeno a lui sembrava opportuno barcollare per casa rischiando di inciampare in qualche corpicino che voleva essere preso in braccio.
In fondo questa disabitudine ha un vantaggio: ora che ne ha bisogno riesce a ubriacarsi molto più in fretta, aiutato anche dalle sbronze precedenti non del tutto smaltite e dalle circa due ore di sonno che si concede ogni notte.

Un lampo verde davanti a lui.

Sbatte le palpebre, accecato dalla luce, giusto in tempo per balzare in piedi e riuscire ad afferrare Loki prima che cada per terra.

«Si può sapere dove ti eri cacciato?!» gli urla contro, ma quando l'altro si volta la voce gli muore in gola. Il viso è più pallido del solito, solcato da profondi tagli ancora freschi, e preferisce non far scendere lo sguardo al resto del suo corpo per paura di cosa potrebbe trovare.

Con cautela lo fa sdraiare sul pavimento, per poi venire travolto da una massa festante di manine, zampe e spire che si mettono a urlare «Papà!»

«Mandali...via.» sussurra con un filo di voce e Tony capisce che non vuole che lo vedano conciato così.

«C-certo.» non ha nessuna intenzione di abbandonarlo lì, senza sapere se quando tornerà respirerà ancora, ma al momento è più importante che i bambini non si accorgano della situazione «Via di qui, voi dovreste dormire a quest'ora.»

«Ma è...»

«A dormire!» tuona, non sopportando più di perdere tempo in quel modo; riesce ad agguantarli tutti e a portarli nella loro camera «Jarvis, non devono uscire di qui per nessun motivo. Leggigli delle fiabe, cantagli qualcosa, non mi interessa, basta che non escano.»

«Sì, signore.»

Tony si precipita nel salone e trova Loki ancora steso per terra, il respiro corto e irregolare che gli alza il petto coperto dai vestiti stracciati.

«Che ti é successo?» gli si siede accanto, provando a farlo alzare, ma Loki scuote la testa.

«Scordatelo, non stai sul pavimento. Qualunque cosa sia successa hai bisogno di riposo, e ti riposerai in un letto, non su delle piastrelle.» si fa passare un suo braccio attorno alle spalle e lo tira su, sostenendo tutto il suo peso «Andiamo.» con parecchie difficoltà riesce a portarlo nella camera da letto da cui è sparito qualche giorno prima e a farlo distendere sul letto, dove lo copre con le lenzuola.

«Che cosa è successo?-»

Scuote di nuovo la testa, gli occhi che si chiudono.

«Non pensarci nemmeno.» gli tira un leggero schiaffo sulla guancia «Non chiudere gli occhi, guarda me, resta sveglio.»

Loki lotta per fare come dice, ma le palpebre sembrano avere una loro forza di volontà e tendono a chiudersi da sole.

«Questo dovrebbe tenerti sveglio.» esce e torna poco dopo con dell'acqua ossigenata e una confezione di cotone. Bagna un batuffolo e inizia a tamponare una ferita vicino alla tempia.

Un urlo di dolore.

«Lo so, brucia, ma quelle ferite vanno pulite e così resti sveglio.»

Annuisce e lascia che continui il suo lavoro stringendo i denti.

«Posso sapere che cosa è successo?» domanda quando gli sembra che il viso sia in condizioni quasi accettabili.

«Ho sonno...» mormora.

«Lo vedo, ma è meglio se resti sveglio almeno finché non mi dici perché stai così.» lo aiuta a sfilarsi gli indumenti sporchi porgendogli il suo pigiama preferito.

«Sono solo stanco.» si appoggia ai cuscini che Tony ha sistemato un attimo prima.

«Considerando come e quando te ne sei andato una spiegazione sarebbe d'obbligo.» ringhia tra i denti.

Sospira «Lo so, ho avuto un tempismo schifoso, ma dopo quello che hai detto...»

«Ti è sembrato più che giusto scappare.» conclude al posto suo.

«Non sono scappato, sono andato a prendere una cosa.»

«E ti ci è voluta una settimana?!»

«Sì.»

«Ok, dormi, a dopo.» si alza gettando a terra il cotone «Sempre che io non dica qualcosa che non è di tuo gusto.»

«Aspetta, non fare così.»

«Ma cosa pretendi? Ti dico una cosa simile, tu sparisci per una settimana senza dirmi nulla, poi torni come se niente fosse e io dovrei accoglierti a braccia aperte facendo finta che non sia successo niente?!»

«Non sto dicendo questo.» si alza faticosamente e lo prende per un braccio «Ti chiedo solo di ascoltarmi.»

«Per sentire cosa? Una qualche menzogna del Dio degli Inganni?» si libera con uno strattone.

«Ascolta solo cosa è successo, poi deciderai tu se è una menzogna o no.» si allunga ancora verso di lui ma gli sfugge la presa.

«Non eri stanco? Dormi, ora non sono dell'umore di ascoltarti.»

«Torna qui.» si alza in piedi tremando «Lasciami solo dire dove sono stato e poi capirai.» barcolla rischiando di cadere e istintivamente Tony lo sorregge, riportandolo a letto.
«Se vuoi vai pure di là, ma verrò anche io finché non mi avrai ascoltato.»

«Ho capito, resto qui.» lo fa infilare sotto le lenzuola e visto che tanto è scalzo lo segue, passandogli le braccia attorno al corpo e godendosi quella sensazione che tanto gli è mancata «Sentiamo, allora, qual è la scusa?»

«Non è una scusa, per una volta sto dicendo la verità. Dopo quello che mi hai detto,» si volta appoggiando una guancia al suo petto, riuscendo così a guardarlo negli occhi «che mi ha lasciato spiazzato, lo ammetto, mentre tu dormivi io non riuscivo a prendere sonno e mi sono messo a pensare alla discussione dell'altro giorno, sul vivere il momento, e non mi sembrava più giusto dopo quello che hai detto, quindi ho cercato una soluzione. Mentre ancora dormivi sono andato ad Asgard a cercare notizie di una fonte, la cui acqua è più scura e più pura di una notte priva di stelle. Solo le sacerdotesse di Frigga sanno dove si trovi, e solo loro possono superare senza pericolo gli ostacoli per raggiungerla. C'è un motivo se questa fonte è così protetta con mostri e incantesimi: l'acqua che da lì proviene viene fatta bere ai figli degli Asi perché dona l'immortalità.» si interrompe quando l’altro sgrana gli occhi.

«Che cosa…?»

«Mi ci sono voluti quattro giorni per arrivare là, non ho potuto teletrasportarmi e superare quegli incantesimi è stato difficile anche per me. Una volta raggiunta la fonte ho prelevato un’ampolla di quell’acqua, ma mi sono indebolito, probabilmente perché non avrei mai dovuto trovarmi lì. Sono riuscito ad uscire a fatica dalla foresta che precede la fonte dopo essere caduto in un paio di incantesimi ed essere stato quasi sbranato da un cinghiale a quattro teste; pensavo di non riuscire a tornare qui per darti l’ampolla, ma ho dato fondo alle mie ultime energie e sono riuscito a teletrasportarmi qui. Per fortuna ti sono arrivato vicino, altrimenti mi sarei schiantato per terra visto che credo di essere svenuto per qualche secondo.»

Riesce a malapena a finire di parlare che si trova coinvolto in bacio molto impegnativo che richiede tutte le sue scarse energie.

Tony si separa da lui solo quando si accorge che non ha più fiato «Quindi non te ne sei andato per quello che ho detto.»

«Ma che bravo.» ansima «Anche se a dirla tutta è proprio per quello che mi hai detto che sono partito.»

«Potevi anche non lasciare che ti urlassi contro, ora mi sento in colpa.» posa gli occhi su di lui mordendosi un labbro.

«Non sembravi molto intenzionato ad ascoltarmi, sono stanco e ho preferito evitare discorsi inutili.»

«Ti lascio dormire.» gli posa un bacio sulla fronte lasciandolo adagiare contro i cuscini.

«È una settimana che non ti vedo, avevo in mente di meglio.» gli lancia uno sguardo malizioso che però viene rovinato da uno sbadiglio.

Sorride «Ora dormi. Se ho capito bene abbiamo tutto il tempo del mondo.»

Gli angoli delle labbra di entrambi salgono verso l’altro.

«A tal proposito: predi la mia giacca. Nella tasca interna c’è l’ampolla.»

«Prima voglio assicurarmi che tu dorma.»

«Va bene, mamma.» lo prende in giro utilizzando la frase che è solito rivolgergli l’altro ogni volta che lo becca con un bicchiere in mano. Chiude gli occhi e dopo un paio di secondi sta già dormendo.

Tony si alza sorridendo e ritrova la giacca ai piedi del letto; la solleva con cautela e vi fruga dentro, trovando alla fine la tasca. Tira fuori l’ampolla e si accorge che al collo di questa è attaccato un biglietto.

“Ti amo anche io.”

 

 

 

 

Note della vecchia Volpe

Sì, lo so, sono in un ritardo mostruoso, ma considerando che questa era nata come una shot singola spero che mi possiate perdonare.

Grazie mille alle mie editors, a chi mette tra le preferite, tra le ricordate, tra le seguite e a chi recensisce, siete adorabili <3

Baci, a presto.

  
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