Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: myloveislikeastar    30/05/2013    1 recensioni
Non sapevo cosa stavo facendo, sapevo solo che lui era lì, dopo dodici anni.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN RINGRAZIAMENTO A: @Happy_ http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=317815 CHE MI HA DATO LA FORZA DI CONTINUARE CON QUESTA STORIA. Capitolo 4:
 
Durante la cena parlammo, riprendendo confidenza piano piano, riscoprendo il legame che ci univa e che ci aveva tenuti insieme così tanti anni, che non ci aveva mai fatto crollare.
<< Penso che i piatti li laverò domani mattina. Ho preso una piccola pausa dal lavoro per poter stare con te e per farti ambientare e devo scrivere un articolo intanto>>
Dissi mentre iniziavo a sparecchiare, senza smettere di sorridere.
<< A proposito del tuo lavoro, sono fiero di te Cami, hai realizzato il tuo sogno >>
Sentii le sue mani cingermi i fianchi e mi voltai versi di lui, osservandolo.
<< Per un bel po’ di tempo starò in congedo, andrò al pentagono e lavorerò negli uffici dell’esercito e se Dio vorrà non dovrò più andarmene >>
Un brivido mi partì su per la schiena, il solo pensiero di lui di nuovo in guerra mi faceva impazzire, se fosse successo di nuovo sarei morta.
<< Non ti lascerò più, te lo giuro >>
Fece intrecciare la sua mano con la mia come quando andavamo al liceo.
<< Non fare promesse che non puoi mantenere J Se tu partissi io… io impazzirei >>
Lo vidi abbassare la testa, forse deluso di non potermi dare le certezze che mi servivano.
<< Non è colpa tua è solo che… >>
Non riuscii a finire la frase che le sue labbra mi zittirono catturando le mie in un bacio passionale pieno di aspettative. Le sue mani mi accarezzavano la schiena e io sapevo dove saremmo finiti. Avrei amato dopo tanto tempo e avrei amato l’uomo della mia vita.
La mente corse alla loro prima volta, che per me era stata davvero la prima, e sorrisi nel bacio, pensando a come si erano subito trovati sulla stessa lunghezza d’onda a come lui si era preso cura di me. Lentamente alzai la maglietta di Justin. Un grido strozzato mi si bloccò in gola.
Cicatrici.
Tagli,bruciature, ferite appena rimarginate, lividi, abrasioni…
Il petto, le braccia e la schiena di Justin ne erano ricoperti. Con delicatezza sfiorai alcuni di questi tagli con la punta della dita, lo sentii sospirare.
<< Come… >>
Avevo le lacrime agli occhi. La vista del suo corpo ridotto in quello stato mi avevo sconvolto. Non avevo mai realmente pensato a quello che avevano potuto fargli in questi anni, ma ora la realtà dei fatti mi era stata brutalmente imposta.
<< Pensavi che stessi in un Hotel a cinque stelle in Iraq? >>
Di tutte le cose che potesse dire, quella era di certo la più sbagliata.
Sembrava quasi colpa mia se ero rimasta scioccata da quella vista, forse non capiva cosa provavo. Sentivo ogni taglio, ogni ferita, ogni frustata bruciare sul mio corpo come se mi fosse stato inferto in quel momento.
Alzai lentamente lo sguardo verso il suo viso. Nel mio sguardo emozioni contrastanti combattevano fra di loro. Rabbia per quello che aveva detto. Compassione. Pena. Amore. Frustrazione.
<< Scusa se mi sento male per te >>
<< Scusami tu, non voglio litigare. È solo- è solo che non voglio ricordare quello che mi è successo. Voglio solo accantonare tutto quanto e non pensarci più. >>
Subito mi addolcii e gli accarezzai le labbra con il pollice.
Quella sera non facemmo nulla, dormimmo vicini, mentre gli accarezzavo tutte le cicatrici quasi come se il mio tocco potesse eliminare il dolore.
 
Lei era una ragazza sola, chiusa, timida quando si trasferì a New York alla vigilia dei suoi quindici anni. Quella mattina sull’autobus giallo della scuola, si sedette da sola in un posto libero vicino al finestrino mentre tutti urlavano e si divertivano con i vecchi amici.
La sua famiglia si era trasferita nella grande mela perché il padre, che lavorava in banca, aveva avuto una promozione. Per lei era stato un bel cambiamento.
Era passata da una piccola cittadina della Virginia alla città che non dorme mai, a quella fantasmagorica bolla di divertimento ed innovazione.
Là tutto andava più velocemente. La vita girava più velocemente. I giorni si rincorrevano tutti uguali. Le persone erano più superficiali e non sprecavano un minuto.
<< Sei nuova? >>
Un ragazzo le si era avvicinato. Portava vestiti usurati, un cappello grigio, aveva un dilatatore grande e nero all’orecchio, un piercing sul sopracciglio e si trascinava dietro un alone di fumo e di canna persistente.
<< Sì… vengo dalla Virginia >>
Un sorriso era apparso sul volto del ragazzo.
<< Allora questo posto sarà sicuramente libero >>
Detto ciò lui si era seduto accanto a lei, aveva tirato fuori una sigaretta e un accendino rosso e aveva iniziato a fumare.
Lei si era tirata la borsa accanto e aveva cercato di evitare, anche solo con lo sguardo, quel ragazzo così strano.
<< Non ti mangio mica >>
Dopo qualche minuto il ragazzo le parlò con tono scherzoso.
Lei si ridestò dai suoi sogni e lo fissò a lungo, non capiva come comportarsi, quel tipo la mandava in confusione.
<< Lo so >>
Aveva risposto con voce fredda, girandosi di nuovo verso il finestrino, mentre il bus si fermava ogni 5 minuti per prendere gli studenti.
Lo aveva sentito ridacchiare così aveva girato nuovamente la testa.
<< Sai qual è il tuo problema? >>
Lei aveva roteato gli occhi spazientita, cosa voleva saperne lui di come era fatta lei…
<< Non ti lasci andare >>
Dettò ciò lui si era acceso una sigaretta e aveva aspirato con soddisfazione, come se avesse appena risolto un complicato problema.
<< Non è vero >>
Quel tipo iniziava già a darle fastidio.
<< Allora dimostra melo. Saltiamo scuola! Ti porto in un posto >>
<< Cosa? >>
Era il primo giorno e questo già voleva pisciare. E poi lei non avrebbe mai e poi mai fatto sega a scuola, non voleva di certo deludere i suoi genitori.
<< Come non detto…sei proprio come immaginavo >>
Dovevo dimostrargli che si sbagliava, stava diventando una sfida personale.
<< Ok. Scendiamo da qui? >>
Un sorrisetto compiaciuto gli apparve sul volto e posso giurare che da quel momento non fui più la stessa.
 

 SCUSATE PER LA MERDA DI CAPITOLO.
VOLEVO POSTARLO IERI MA MI SI ERA IMPALLATO L'EDITOR, SORRY.
ANYWAY NON MI PIACE MOLTO COME E' USCITO... VI GIURO CHE IL PROSSIMO SARà MEGLIO.
NON SO QUANDO AGGIORNERO' SCUSATEMI.
MA INTANTO PASSATE DALLE MIE ALTRE STORIE.
ON TWITTER: @AGGVISTNURRUMOR

  
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