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Autore: Alena18    30/05/2013    15 recensioni
Non ci toccavamo, era come essere in un deserto, avere davanti una brocca d'acqua ma non toccarla per paura che sparisse, ancora.
[Spero vi piaccia, lasciate una recensione se vi va, ne sarei felice]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sentivo ansiosa e il fatto che non ne sapevo il motivo mi dava i nervi. Ero agitata, avevo la strana sensazione di non poter restare in quella casa un secondo di più. Volevo prendere aria. Quel giorno avevo bisogno di stare sola, di pensare, e camminare mi aiutava molto. Per avere solo diciassette anni ero parecchio problematica.
Decisi di uscire per fare una passeggiata, dovevo riflettere, su cosa neanche lo sapevo… su tutto e su niente, volevo ricordare, dimenticare tutto e tutti!
Erano le nove di sera, l'aria era fresca e profumata, il sole estivo era tramontato da poco e a sostituirlo ora c'era un'immenso cielo stellanto, sentivo in lontananza il rumore del mare e mi venne voglia di vederlo alla luce della Luna. Così uscii di casa e cominciai a passeggiare dirigendomi verso la spiaggia.

Era buio e il buio stimolava la mia mente nell’elaborazione dei ricordi, di ogni tipo di ricordo.
Camminavo lungo la riva del mare dove riuscivo a sentire il suono delle onde che si scagliavano contro gli scogli, dove potevo percepire l’odore dell’acqua salata che mi penetrava nelle narici, adoravo quel profumo, dove potevo vedere la schiuma bianca del mare che velocemente saliva e lentamente scendeva e allo stesso tempo ammiravo quel cielo stellato che era a dir poco stupendo, illuminato da milioni di stelle e da una luna piena magnifica!
Chissà, pensai, si dice che durante la notte di luna piena accada qualcosa di insolito, di magico. Magari anche stanotte succederà qualcosa! Risi tra me e me per lo sciocco pensiero che avevo appena fatto e continuai a camminare fino a quando non decisi di fermarmi e sedermi sulle pietre fredde.

Portai le ginocchia al petto e avvolsi le mie braccia intorno ad esse e infine ci poggiai il mento sopra.
Stetti in quella posizione per una buona manciata di minuti fino a quando non notai che la marea aveva appena portato sulla riva della spiaggia qualcosa, qualcosa che luccicava; così, curiosa, mi alzai e mi incamminai verso quella luce, mi inginocchiai e raccolsi quell’oggetto che a prima vista sembrava una catena ma dopo averlo ripulito dalla sabbia ne uscì fuori una catenina d’argento con uno di quei piccoli aeroplanini di carta sempre d’argento.

Era davvero bella e così, senza pensarci su due volte, me la misi al collo.
La sentivo una parte di me, avvertivo qualcosa quando la toccavo, ma soprattutto quando la indossavo; mi sentivo completa, come se quel qualcosa che mi incasinava, che mi bloccava, che mi mancava, che mi perseguitava angosciandomi, era scomparso.Che cosa strana!

Decisi poi di stendermi sulla sabbia umida e fredda e guardare il cielo che sembrava la porta dell’infinito. Era davvero invidiabile la sua bellezza, a volte desideravo di trovarmi lì, in mezzo a tutte quelle stelle, sola ma allo stesso tempo in compagnia di qualcuno che non aveva bisogno di parole per farmi capire che era accanto a me.
Con quel pensiero nella mente caddi tra le braccia di Morfeo.

Aprii gli occhi lentamente, mi pizzicavano e automaticamente li strofinai per mettere a fuoco il mondo. Era l’alba e avevo praticamente passato l’intera nottata a dormire sulla spiaggia. Avevo la schiena a pezzi e le scarpe sporche e bagnate. Mossi lentamente il collo che emise piccoli scrocchi. Non osavo immaginare come fossero i miei capelli. Dovevo sembrare un leone dalla criniera cotonata.
Mi guardavo intorno sbadigliando, chissà se mi aveva vista qualcuno. Guardai le mani piene di piccoli pezzetti di roccia e sabbia. Le pulii e nel farlo mi resi conto che mancava qualcosa di molto importante al mio polso. Il mio braccialetto. No, era troppo importante per me, tutto ma non quello. Non aveva alcun valore monetario, ma ero legata a quell'oggetto. Mi ero sempre ripromessa che un giorno, lontano o vicino, lo avrei regalato ad un ragazzo, all'uomo della mia vita. Poteva sembrare una sciocchezza, ma per me aveva un senso. Quel gesto che un giorno avrei fatto poteva apparire una grossa stupidaggine, ma era come se io stessi dando via una parte di me, quella più bella, quella più buona, quella più innamorata, quella ricca di fiducia e speranza. Era da anni che avevo progettato una cosa del genere e ora ero troppo delusa. Lo avevo perso.

Cominciai a cercarlo ovunque, sotto le pietre, tra gli scoglia, nella sabbia, lungo la riva del mare. Tutto inutile. Il sole era caldo e brillava, adoravo quella spiaggia, Malibu aveva sempre avuto qualcosa di speciale, era il mio posto preferito. Non volevo fermarmi ma delle voci mi portarono a farlo. Era una melodia, un suono magnifico. Quelle voci cantavano, ed era un canto bellissimo. Mi vennero i brividi e non per il vento. Erano così ben assemblate e mescolate, intonate e avrei osato dire, celestiali.
Mi voltai e notai cinque ragazzi che avanzavano verso di me mentre cantavano e guardavano l’orizzonte. A primo impatto con le loro figure persi un battito. Deglutii, mai visto niente del genere.
C’era da dire che oltre a saper cantare erano davvero stupendi, troppa perfezione in una volta sola. Erano angeli? Mi accorsi che trattenevo il respiro, erano vicini. Mi avrebbero notata? Si sarebbero avvicinati? E a quel punto cosa avrei fatto io? Non mi sarebbe uscita una parola probabilmente.

Decisi di far finta di nulla, altrimenti era figura di merda assicurata. Tornai a cercare il braccialetto, ma quelle voci non mi facevano concentrare. Poi smisero. Quella canzone, non l'avevo mai sentita prima di all'ora. Ma già l'amavo. Ero troppo immersa nei miei pensieri dato che c'era qualcuno che mi picchiettava sulla spalla da diversi secondi. Scossi piano le testa e mi voltai per incontrare cinque paia di occhi, tutti diversi. Era un arcobaleno? Azzurri, verdi, castani... Dio se erano belli. Uno di loro si posizionò di fronte a me, interrompendo la mia attenta osservazione.
Lui era alto, ben formato, con qualche tatuaggio qua e là, due fossette che gli spuntavano ai lati della bocca, una capigliatura riccia, un paio di occhi verdi che al sol vederli mi accecavano.

Mi sorrise leggermente.

-Ciao io sono Harry e loro sono dei miei amici!- che voce profonda e roca. Ascoltai senza dire una parola gli altri che si presentavano.

-Io sono Zayn- mi si presentò davanti un ragazzo dalla pelle ambrata davvero niente male, con un ciuffo nero, un sorriso bellissimo, fisico asciutto e pieno di tatuaggi, un paio di occhi marroni che erano davvero profondi. Quel giorno qualcuno dall'Aldilà mi voleva morta!

Niall un ragazzo che all’apparenza sembrava il più dolce e timido, aveva degli occhi azzurri magnifici, assomigliavano tanto al colore del mare di Malibu, Irlandese, ci avrei giurato, il suo accento era tanto carino, estremamente bello anche lui; Liam, sembrava più serio ma aveva una faccia simpatica, si vedeva lontano un miglio che era un bravo ragazzo, adoravo la sua voglia al collo, era una delle prime cose che avevo notato in lui, oltre la bellezza devastante; Louis, lui si era definito il 'Peter Pan' della banda, due secondi con lui e già morivo dalle risate, ma la sua, limpida e cristallina, era impagabile, non avrei voluto essere in altro posto in quel momento, erano la perfezione, cavolo!

Dopo le varie presentazioni  Harry con un sorrisetto stampato in viso, un sorrisetto snervante a mio parere, mi disse...

-Volevamo chiederti se potevi accompagnarci in questa via- cominciò gesticolando ed indicandomi su un pezzo di carta la via interessata. Poi ammiccò con fare malizioso.

Lui era convinto di essere bello, perfetto, la cosa mi infastidiva, ma quello che di più mi faceva saltare i nevi, era che non gli si poteva dare torto.

Annuii semplicemente, presentandomi velocemente e facendo loro segno di seguirmi.

Erano davvero tutti, stranamente anche Harry, davvero dolci e simpatici. Era stato un continuo di risa e battute.

Arrivati a destinazione mi voltai raggiante verso di loro, ma anche un po' triste perché probabilmente avrei dovuto salutarli.

-Eccoci qua! Allora che cosa dovete fare qui?- mi guardai intorno aspettando una loro risposta.

-Niente!- risero fino allo sfinimento ed io ero allibita.
Cioè, ero arrivata fin lì per niente?!

-Adesso vi uccido!- urlai facendomi scappare un risolino. Cominciai a rincorrerli dappertutto.

Ne avevo persi un paio per la strada, ma una cosa era certa, avrei preso Harry.

Lo rincorsi ed arrivammo al parco dove, appena ne ebbi la possibilità, gli saltai addosso e così facendo, cademmo entrambi sul verde del prato; ci guardammo negli occhi e insieme scoppiammo a ridere come due scemi.

Eccolo! Quello era il suo vero sorriso. Era magnifico, la cosa più bella che io avessi mai visto. Avevo il fiato corto, le gambe mi tremavano forse per la corsa, forse no.

Mentre io sorridevo ancora, il suo viso assunse un’espressine strana.

-Dove l’hai presa quella collana?- non capivo il motivo di quella domanda, ma probabilmente gli piaceva. La sfiorai leggermente, con delicatezza, come se fosse un cristallo. Sorrisi nel guardarla. Gli raccontai tutto quello che era successo la sera prima compresa la scomparsa del mio braccialetto, lui a quelle parole strabuzzò gli occhi.

-E’ per caso questo il tuo preziosissimo braccialetto?- chiese alzando il polso destro. Spalancai gli occhi, ecco che ritornava il fastidio ma soprattutto la rabbia.

-Restituiscimelo subito!-imposi ferma.

-Voglio prima la collana, appartiene a me!- rispose lui in tono duro. Era strano come mi fossi affezionata a quella collana, era strano che appartenesse a lui e ora era al mio collo. Era strano che non volevo dargliela.

-Fottiti- mi alzai camminando a passo svelto verso il punto in cui c'eravamo separati dagli altri. Mi urlò qualcosa che però non riuscii a capire ma non mi importava. Che stavo facendo?

I ragazzi erano già lì che aspettavano solo me ed Harry, mi distrassi appena Lou aprì bocca ma al ritorno di Harry tornai cupa.

Improvvisamente tutti, tranne Harry, mi chiesero di far fare loro un piccolo tour della città. Riuscirono a convincermi, come potevo dire di no?

Mangiammo di tutto, la maggior parte schifezze, Niall le adorava e poi scattammo tantissime foto anche con il primo che capitava, la gente credeva fossimo pazzi, e forse avevano ragione ma cavolo ci stavamo divertendo.

Giunse la sera e tutti insieme decidemmo di fare un falò in spiaggia; cenammo e poi giocammo al gioco della bottiglia. Io fui costretta da Harry a farmi il bagno vestita, con l’acqua gelida che mi congelava il sangue e lui che rideva come un pazzo seguito poi dagli altri.

Ma non mi persi d’animo e alla prima occasione obbligai Harry a spogliarsi e rimanere in boxer, così con l’aiuto dei ragazzi lo seppellimmo sotto la sabbia. Una vera opera d'arte, ma era uno spreco non poter vedere il suo corpo, mi accontentavo del suo viso angelico. Non ci eravamo rivolti più la parola dopo che l'avevo mandato a quel paese, ma se l'era meritato.

Passammo il resto della serata a divertirci e a cantare delle canzoni di ogni genere, a conoscerci meglio facendoci molte domande. Erano dei ragazzi fantastici, anche Harry, mi stavo pentendo per come gli avevo parlato.
Decidemmo di dormire e così ci stendemmo tutti sulle pietre fredde e ci addormentammo. Era bello sapere di aver incontrato persone tanto belle sia dentro che fuori. Era bello sapere che loro pensavano lo stesso di me, ma il riccio? Basta pensare a lui, dovevo dormire!

Quando stavo anch’io per crollare nel mondo dei sogni arrivò chi? Harry! Proprio la persona che non volevo vedere. Ma a chi pendevo in giro? Solo me stessa.

-Cosa vuoi?- gli chiesi sottovoce attenta a non svegliare gli altri.

-Ti volevo chiedere scusa per come ti ho parlato prima- rimasi praticamente scioccata, ero stata io quella sgarbata.

Non me lo aspettavo proprio.

-Non è colpa tua, o almeno non tutta, sono stata un'idiota, scusami- sussurrai un po' in imbarazzo. Cavolo dovevo essere diventata rossissima.

-Abbiamo sbagliato entrambi- sorrise probabilmente vedendomi imbarazzata. Fortuna che ripresi il mio contegno.

-Tieni, il tuo braccialetto- così alzò il polso e cominciò a sciogliersi il nodo ma io lo fermai.

-Puoi tenerlo se ti fa piacere- dissi con un piccolo sorriso timido in volto. Che stavo facendo?

-Ma è importante per te- sussurrò meravigliato.

-Ho sempre detto che questo bracciale sarebbe appartenuto ad una persona speciale per me e credo proprio di averla trovata- mi sentii dire, cavolo che figura. Che stavo dicendo? Dio, ora mi avrebbe riso in faccia. Subito abbassai lo sguardo mordendomi la lingua.

Lui mi alzò il mento con l’indice per fa si che i nostri sguardi si incontrassero e lentamente si avvicinò fino a quando le nostre labbra non arrivarono a sfiorarsi.
C’erano al massimo tre millimetri di distanza tra le nostre bocche e il mio cuore voleva trapassarmi il petto.

-Ti ringrazio e comunque anche tu puoi tenere la collana- soffiò, non potevo reggere ancora per molto il suo sguardo, ma era come una droga per me.

-No, deve essere importante per te- gli risposi come aveva fatto lui con me pochi istanti prima.

-Tu sei importante per me. Tu... Tu mi completi- ammise sorridendo leggermente. Trattenni il fiato, cosa stava accadendo?

-E tu completi me- finii io. Porca carota, glielo avevo appena detto. Ma sapevo che per lui era lo stesso.

I tre millimetri erano diminuiti ma, forse ero pazza, mi allontanai. 'Stupida, stupida!' continuava a ripetere la mia coscienza.

-Penso sia arrivato il momento di dormire- annunciai soffiando sulle sue labbra continuando a guardarle. Chiusi gli occhi per un istante.

-Già- disse lui in tono dispiaciuto. Ma ero letteralmente cogliona.

Mi invitò a dormire poggiandomi sul suo petto.
Io accettai. Riuscivo a sentire il battito un po’ accelerato del suo cuore e il mio che era sincronizzato al suo.

-Ti batte forte il cuore- dissi. Ma perché certe cose non me le tenevo per me?

-Be' questo è l’effetto che mi fai- risi leggermente prima di chiudere gli occhi e addormentarmi felice.

Mi svegliai, dovevano essere le sette del mattino più o meno, e quando aprii gli occhi vidi che lì vicino a me non c’era più Harry; i ragazzi erano scomparsi, non c'era più nessuno. Ero agitata. No, non poteva essere, tutto era stato solo un sogno. Mi misi le mani tra i capelli. Maledettissimo sogno, mi stavo innamorando di una persona che neanche esisteva. A quel pensiero qualcosa si ruppe dentro di me. Harry... lui, lui non c'era, non c'era mai stato. I suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo, tutto un'illusione.

Portai le mani al petto e lì c’era ancora la collana, che presi tra la mani soffermandomi a guardare l’aeroplanino; non volevo ricordare quel sogno ma neanche dimenticarlo. D'un tratto apparse un scritta, così, dal nulla e si incise velocemte sull'argento. Harry. Era il suo nome. Il suo nome era inciso sulla collana e... nel mio cuore. Mi guardai il polso e vidi che non avevo il braccialetto.

Che diamine succedeva?

Stavo diventando pazza? No, io ero lucida, dovevo solo tornare in me, buttarmi tutto alle spalle, era solo un sogno, nient'altro. Decisi di non fare caso più a nulla, di non pensare, così mi alzai e feci per andarmene, quando andai a sbattere, come mio solito, contro qualcuno. Alzai lo sguardo e vidi la persona che mai nella vita mi sarei aspettata di vedere, o rivedere.

-Ma, ma tu sei...?- dissi a bocca aperta, il cuore a mille, le mani che sudavano, gli occhi lucidi.

-E, e tu sei...?- continuò lui con la bocca che formava una ‘O’. Era così vicino, forse un altro sogno.

-Mio Dio!- esclamammo insieme.

Non ci toccavamo, era come essere in un deserto, avere davanti una brocca d'acqua ma non toccarla per paura che sparisse, ancora. Ci sedemmo per terra ed io cominciai a raccontargli lo strano sogno che avevo fatto, dove c’era anche lui. Potevo sembrargli pazza ma dovevo dirlo.

Mi raccontò di aver fatto lo stesso identico sogno.
Aggiunsi anche che il suo nome che si era inciso da solo sulla sua collana e lui continuò dicendo che gli era capitata la stessa cosa: il mio nome si era inciso da solo sul mio braccialetto, che però aveva lui. Ma... ero confusa.

-Puoi sempre tenere la collana se vuoi- disse dopo un periodo di silenzio. Il mio cuore galoppava.

-Anche tu puoi tenere il braccialetto- insieme ridemmo senza un motivo preciso, ma felici per esserci rincontrati, quella volta non in un sogno, ma nella realtà. Più avanti c'erano anche gli altri, identici a come li ricordavo.

Dopo esserci alzati, ci ritrovammo a pochissimi millimetri di distanza; io non mi mossi, lui invece, azzerò tutte le distanze e mi baciò, il bacio più bello che io avessi mai ricevuto e dato.

Era carico di passione, di amore, di desiderio, era il bacio mancato nel sogno.

Quando ci staccammo, sorridemmo e, mano nella mano, ci incamminammo, verso gli altri che ci salutavano da lontano, certi che niente e nessuno ci avrebbe mai separati.

  
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