Beauty is truth, truth beauty.
Una corrente
d’aria entrata dal portone, ancora privo di battenti, fa oscillare
pericolosamente l’impalcatura e Harry non riesce ad impedirsi di guardare in
basso. La vista gli si annebbia per un secondo mentre il suo cervello calcola
velocemente che tra lui e il duro pavimento di lastroni di marmo ci sono almeno
quindici metri. Il secchio pieno di stucco alla sua sinistra si è rovesciato e
Harry, masticando una sonora imprecazione, si sporge per recuperare il
salvabile.
Afferra
l’ultima tessera di vetro azzurro, bagna i bordi con lo stucco e la incastona
al suo posto. Si allontana il tanto necessario per gettare uno sguardo
d’insieme. L’ampia vetrata policromatica è situata dietro l’altare, ben
visibile anche dal fondo delle navate laterali. È costituita da tredici vetrate
divise da colonne polistile; quella centrale più alta e ampia e le sei da ambo
i lati di misura sempre minore.
Harry è
arrampicato di fronte alla vetrata più grande, rappresentante il Cristo in
ascensione, circondato da un coro di cherubini; ha appena finito la parte più
bella, la sua preferita. Alla destra del Cristo, ritto alle sue spalle, sta
l’angelo più bello e luminoso. Ha impiegato cinque mesi di lavoro solo per dare
le giuste sfumature al vetro in modo da riprodurre il più fedelmente possibile
le sue sembianze.
Guardando il
lavoro completato può tranquillamente affermare che quello sia il suo
capolavoro. Il cherubino, rappresentato dalla vita in su, tende le braccia al
cielo, scoprendole fino ai gomiti e mostrando la pelle pallida. Le labbra
socchiuse per intonare un inno, sono rosse, come dopo un bacio troppo
appassionato; i capelli biondi ricadono ai lati del viso tondeggiante, appena
più lunghi che nella realtà. Ma sono sicuramente gli occhi la parte in cui si è
superato. Ha miscelato polvere di lapislazzuli al vetro fuso e solo dopo molti
tentativi è riuscito ad ottenere la sfumatura più simile possibile.
Ha fatto in
modo che il cherubino posi lo sguardo, dolce e comprensivo ma determinato come
il suo, sui fedeli. È l’unica figura
di tutta la schiera di uomini e santi che guarda direttamente i mortali.
Sì, ci è
riuscito.
La più
grande cattedrale della regione ospita ora la sua immagine, e il vetro duro e incorruttibile conserverà le sue
sembianze fino alla fine del mondo.
Milioni di
persone potranno ammirare la sua bellezza e bearsi dell’illusione che quella
creatura celeste li abbia degnati di uno sguardo.
Accarezza
una guancia del cherubino, sentendo il vetro freddo sotto i polpastrelli.
Peccato non poter rendere anche il
calore e la morbidezza del suo corpo.
Un raggio di
sole, così raro in quelle regioni, infiamma le vetrate, facendo apparire i
personaggi anche sul pavimento della navata centrale, ancora sgombra. Harry
osserva i colori, molto più intensi e
vivi di quanto avesse sperato, danzare placidi.
«Harry, hai finito!» esclama una voce sotto di lui, rimbombando
nelle ampie volte. Scende dall’impalcatura, gettando un’ultima occhiata da
vicino alla sua opera. Niall vola tra le sue braccia, stringendolo forte e
posandogli un bacio furtivo sulle labbra.
«È bellissimo» sputacchia Niall, troppo emozionato per
contenersi.
«È eterno» lo corregge Harry, prendendolo per mano e
nascondendosi dietro una colonna per baciarlo di nuovo, di nascosto.
Attorno a
loro solo i riflessi delle sue vetrate.
Note Finali:
Cosa può uscire dopo un’ora di storia dell’arte sul gotico e
un’interrogazione su John Keats (Ode on a grecian urn, da cui viene il titolo. Non
credevo che l’avrei mai detto ma è
bellissima, leggetevela se avete tempo!)? Tiè, alla faccia dei professori!
Grazie per l’attenzione :)