Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Shichan    30/05/2013    6 recensioni
Irvin la chiama “speranza”.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il rapporto tra lui ed Irvin si potrebbe definire “silenzio consapevole”: è una condizione per la quale Rivaille non ha mai dovuto sentirsi obbligato a dire tutto ciò che gli passava per la testa perché Irvin capisse, o almeno intuisse.
A sua volta, Rivaille non è mai stato tipo da fare troppe domande – non è da lui credere che un rapporto di rispetto o amicizia debba basarsi sull’ossessiva sete di informazioni. Conosce Irvin abbastanza da potersi fidare di lui senza dovergli fare continuamente domande.
Si sono osservati a lungo abbastanza da riconoscersi tanto nelle abitudini quanto nei momenti in cui, tacitamente, hanno bisogno di stare soli.
Irvin sembra il tipo di persona in grado di prendere tutto ciò che ha e gettarselo alle spalle senza indugio per il bene comune; dopotutto, ha quasi avuto l’esigenza di diventare capace di farlo.
Rivaille lascia che gli altri lo credano, e tiene per sé il ricordo di una missione catastrofica proprio come porterebbe con sé nella tomba un segreto militare.


Il numero di morti in quella battaglia era stato così elevato da far venire il voltastomaco anche al soldato più preparato.
A rimanere in piedi erano rimasti in pochi – troppo pochi per riportare indietro ciò che restava dei corpi mutilati scampati alle fauci dei giganti, troppo pochi per sostenersi, troppo pochi per gioire dell’essere ancora vivi, per farsi peso delle vite degli altri, per sopportare la vergogna di tornare indietro da fallimento e non da eroi. Troppo pochi per riuscire ad avere ancora forza, o speranza.
Avanzare per una strada fatta di pietra e sguardi curiosi che si trasformavano in muta accusa era stato persino più difficile che combattere; Rivaille aveva messo un piede davanti all’altro, ancora, ancora, e poi aveva guardato la folla e li aveva visti: sguardi di sufficienza, come se ne avessero il diritto poi, come se non stessero lì a tremare di paura ad aspettare che quelli come lui – quelli che morivano – gli salvassero il culo ogni volta.
Aveva fatto schioccare la lingua, stizzito. Poi Irvin si era bloccato, e solo in un secondo momento Rivaille aveva notato una donna affrettarsi dietro una bambina.
Irvin si era fermato, troppo stanco per tutto, troppo abbattuto per dire ad una bambina che suo padre non era tornato indietro; lei però aveva solo sorriso e allungato le piccole mani, tra di esse un semplice foglio di carta e nient’altro.
Rivaille era certo che, nel riprendere a camminare, Irvin non stesse piangendo ma che non farlo gli stesse costando uno sforzo immenso – lo vedeva dalle spalle che tremavano.


Rivaille è stato nell’ufficio di Irvin un numero di volte di cui ha perduto il conto ormai, specialmente a ridosso delle spedizioni fuori dalle mura.
La scrivania dell’altro è ordinata ed ospita per lo più documenti ben impilati l’uno sull’altro; nel secondo cassetto a sinistra è contenuto solo un foglio di carta un poco ingiallita – su di esso, solo due parole.
Irvin la chiama “speranza”.

Wilkommen zurük.

Bentornati.
Suonava come “grazie di essere ancora vivi”.

 

 

 

 

 

 

Questa cosina mi è balenata in testa dal nulla, ma tant’è.
Un grazie a Zexion per il suggerimento in tedesco e a Kanra per la sopportazione delle mie paturnie (L)

   
 
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