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Autore: Nisi    15/12/2007    19 recensioni
Piccola fanfic senza pretese per augurarvi buon Natale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25 dicembre 1769

“André!”

La coperta era calda, il letto pulito, il cuscino morbido.

La sera aveva fatto freddo ed aveva lavorato…

“André!”

… aveva lavorato tanto nelle stalle a ferrare il cavallo di Oscar e il suo, poi…

“André! Pigrone! Ti vuoi svegliare?”

Gli ultimi brandelli di sonno lasciarono le palpebre di André, che aprì gli occhi e vide solo l’oscurità.

“André! Se non ti sbrighi ad uscire ti sbatto giù dal letto io stessa."

Oscar che bussava alla porta della sua camera nel cuore della notte?

“Conto fino a tre, allora: uno! Due! T…”

“Va bene, va bene, arrivo.”

Uscì di malavoglia da sotto le coperte e trasalì quando i suoi piedi toccarono il pavimento gelido della stanza.

Si vestì in fretta, infilando la camicia nei calzoni ed indossando le calze mentre andava verso la porta.

“Oscar!”

“Dai, sbrigati. Adesso non c’è nessuno e possiamo andare.”

“Andare dove, Oscar?”

“Ad aprire i regali.”

“Oscar, ma sei impazzita? Saranno almeno le tre di notte. Non puoi aspettare domani?”

“E’ già domani. Forza, andiamo.” Oscar gli afferrò la mano ed André trasalì.

Si girò a guardarlo. “Qualcosa non va?”

André sapeva benissimo cosa non andava, ma non poteva certamente dirlo a lei perché lo avrebbe fatto a fettine o, peggio, lo avrebbe mandato via. Ma non poteva negare che sentire le mani di lei su una qualsiasi parte del suo corpo gli causava sensazioni violente, sebbene tanto piacevoli. “No, no. Tutto a posto.”

“Dai, allora andiamo, sbrigati, sono stufa di aspettare.”

“Va bene, allora. Andiamo.”

André mosse qualche passo e lei lo guardò mentre rimaneva ferma sul posto, senza muoversi.

Lui era… cambiato in quel periodo. Si era fatto più alto di lei e più robusto e la sua voce un po’ stridula di quegli ultimi tempi si era trasformata in una calda voce da uomo.

“Non vieni? Non hai voglia di aprire i tuoi regali?” le sorrideva un po’ malizioso. “Qualcosa non va?” le fece il verso.

Oscar si schiarì la voce: “Stavo aspettando che ti decidessi una buona volta a farmi strada.”

Lui rise piano, scuotendo la testa: “Seguimi, allora.”

Scesero in fretta gli scalini di marmo, cercando di fare il minor rumor possibile e presto furono davanti al grande albero di Natale che troneggiava nell’atrio di palazzo Jarjayes.

“Che bella cosa l’albero di Natale, vero André?” mormorò Oscar fissando davanti a sè.

“Già, molto bella…” sussurrò lui intendendo un’altra cosa mentre la guardava senza che lei se ne accorgesse. Al momento, degli alberi di Natale non gliene poteva interessare di meno.

Si girò di scatto verso di lui. “Che hai da guardare? Sei strano, stasera…”

“No, non ho niente, che vai a pensare?”

“Sarà.” Oscar fece spallucce. “Aiutami recuperare tutti i regali.”

Si mise seduta per terra e cominciò a radunare pacchi e pacchetti attorno a sé, in due o tre pile sbilenche ed in precario equilibrio. “André, appoggia questa scatola in cima”

“Facciamo un’altra pila, Oscar. Questa mi sembra già troppo alta…”

“No, no, mettilo sopra.”

“Ma questo pacco è pesante!”

“Ti sbagli, André. Mi piace vedere i miei regali tutti impilati.”

”Oscar, questa prima o poi cade.”

“Ti ho detto che ti sb…”

Nessuno seppe mai se Oscar finì di pronunciare quella parola. Ma a nessuno importava, tanto meno a lei stessa.

Aveva cose più importanti da fare, al momento: i pacchi dei suoi regali erano crollati miseramente a causa del loro stesso peso ed erano planati sull’albero di Natale o, per meglio dire, sulle palline che lo ornavano e queste, fissate non molto bene ai rami, erano cadute e rotolate dappertutto nell’atrio.

Oscar si alzò in piedi a fissare quello sfacelo. “Ecco, hai visto che hai combinato?”

“Cosa? Guarda che è stata tutta colpa tua. Te lo avevo detto che la pila era troppo alta.”

“Oh, sì. Ma di fatto sei stato tu a causare la caduta. Per cui è colpa tua.”

“Con te non si può proprio ragionare!” sbottò mentre Oscar se la rideva sotto ai baffi che non aveva. André invece aveva già un’ombra di barba, notò.

“Dai, non prendertela. Andiamo a recuperare le decorazioni e rimettiamole sull’albero.”

“Va bene. Però dopo mi fai tornare a letto, intesi?”

“D’accordo. Datti da fare, però. Prima finiamo, prima torni a dormire.”

Come ragionamento non faceva una grinza, per cui sospirando, André si mise al lavoro, subito imitato da Oscar: raccolsero tutte le decorazioni e le rimisero al loro posto.

“Ecco, adesso posso andare a dormire?”

“Mmmmhhhh…”

“Posso andare, Oscar?”

“Dov’è andata?”

“Cosa?”

“La pallina blu con l’angelo dipinto di bianco…”

”Non c’era nessuna pallina blu. Erano tutte rosse e verdi.”

“No! Ti dico che c’era anche quella. E’ la preferita di mia madre e se le è successo qualcosa, non so mio padre cosa mi fa.”

“Vuoi che la cerchiamo?” André sospirò stancamente.

“Chiaro.”

“Dove? Mi sembra che l’atrio sia tutto sgombro”

“Già” rispose Oscar mentre ponderava la situazione. Dove poteva essere andata, quella pallina?

Il suo sguardo si fissò sull’albero. Aveva delle fronde piuttosto lunghe, talmente lunghe che quasi toccavano il pavimento. Forse…

“André, secondo me è rotolata vicino al tronco e non la vediamo perché i rami sono lunghi e la nascondono.”

“Forse hai ragione. La vado a prendere” e subito si mise a pancia in giù, imitato da Oscar.

“Oscar, che fai? Ho detto che andavo a prenderla io!”

“Sì, ma è colpa mia se è rotolata via così. Ti do una mano a cercarla.”

Ed i due si avventurarono sotto i rami dell’albero.

Peccato che la luce della candela non arrivasse fino lì sotto, per cui i due erano costretti a procedere a tentoni.

“Ahia!”

“Accidenti, André, vedi di stare attento.”

”Senti chi parla! Sei tu che hai cozzato la testa contro la mia.”

“Sì, però mi hai fatto male!”

“Dai, fammi un po’ vedere.”

“Ah ah, beato te che ci vedi, con questo buio.”

“Fammi almeno toccare se non ti esce il sangue.”

“La pallina…”

“Lascia perdere quella dannata pallina, voglio solo controllare che tu stia bene.”

Andrè fece scivolare la mano verso Oscar e la prima cosa che le sue dita incontrarono fu la morbida guancia di lei.

Era liscia e vellutata, non come la sua, dura ed ispida di barba.

Non poté fare altro che sentire al buio quella consistenza tanto piacevole. Passò l'altra mano sulla testa della sua amica, ma invece del sangue, incontrò dei capelli morbidi e puliti ed iniziò ad accarezzarli lentamente.

Le sue dita avvertirono che la guancia di Oscar scottava.

“André, che stai facendo?” domandò in tono malfermo e con una voce che André non le aveva mai sentito.

“E’ il tuo compleanno, volevo farti gli auguri…” sussurrò lui, fregandosene altamente del rametto di abete che gli faceva il solletico al naso, della pallina e del marmo gelido sotto la sua pancia. Aveva altro a cui pensare. Si chinò verso di lei e le posò un bacio sulle labbra.

“Oscar! André! Cosa state facendo lì sotto?”

“p…Padre… stavamo cercando una pallina dell’albero che era rotolata sotto.”

“Bene, allora uscite di lì!”

“Certo, padre, subito, padre”.

* * *

13 luglio 1789

Andrè si staccò da Oscar e le sorrise teneramente. “Bello, il nostro primo bacio…”

Oscar gli sorrise di rimando: “Beh, non sarebbe proprio il primo.”

Sentì la spalla di André irrigidirsi sotto le sue dita: “Quella volta non conta, Oscar.”

“Non parlavo di quella…”

“Tu intendi…”

“La notte di Natale, quando ho compiuto quattordici anni.”

“Te lo ricordi ancora?”

“E come potrei dimenticarmelo? Però, è passato tanto tempo, è vero: dai, soldato Grandier, vedi di rinfrescarmi la memoria.”

Fine

* * *

Ci sono tanti autori che a Natale scrivono delle piccole fanfic natalizie da proporre ai loro lettori. Penso personalmente che come idea sia molto carina, per cui ho voluto copiarla. Spero che il risultato vi sia stato gradito almeno un po’.

Tantissimi auguri di Buon Natale a tutti voi!

Nisi

   
 
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