Piangere era davvero sfiancante.
Spesso si era trovata nella stanchezza post-pianto,
distrutta annientata dai suoi stessi occhi che, gonfi e reticenti, volevano
chiudersi per riposare e dimenticare quando non era possibile farlo. Tirava su
con il naso neanche avesse il raffreddore e passava incessantemente le dita e
alle volte i pugni sugli occhi arrossati per placare quelle sensazioni.
Non era il pianto in sé ad abbattere tutte le sue energie,
ma era proprio il momento in cui tutte le lacrime si erano esaurite e rimaneva
con lo sguardo accigliato a fissare il mondo coperto da un velo scuro.
In quei momenti la miglior cura era dormire, riposare. E
non era mica difficile. Il corpo si sentiva totalmente sopraffatto
dall’attività e si abbandonava quasi immediatamente alla pace. Il risveglio era
ancora meglio perché, come dopo aver fatto una lunga corsa, il sonno è
rilassante. Per di più dopo un bel pianto ci si sentiva completamente
ricaricati.
Lei lo sapeva bene, ed era esperta. Aveva pianto per
tristezza, per disperazione, per gioia, per abbandono, per solitudine anche per
eccesso di risate. Quello che mancava alla sua collezione ben ricca di
esperienze era piangere per rabbia, perché Hinata Hyuuga non riusciva ad
arrivare a quei livelli di nervosismo. Mai.
Se si arrabbiava era sempre e solo con se stessa, alle
volte perché non era stata abbastanza forte, altre perché avrebbe potuto
impegnarsi e altre ancora per la mancanza di coraggio nelle situazioni più
critiche.
Eppure il resto del mondo non era certa privo di biasimo
agli occhi della piccola Hyuuga, ma il suo animo dolce e la sua remissività
congenita non le avevano mai permesso di fare una rimostranza a
chi-che-sia. Soprattutto perché Hinata
si era sentita sempre dalla parte del torto. Non poteva di certo sollevarsi con
persone più grandi di lei come il padre
o Neji-nii-san perché sarebbe stato irrispettoso da parte sua, neanche poteva
correggere comportamenti sbagliati dei suoi compagni di squadra perché ognuno
aveva la stessa autorità, né aveva il cuore di correggere i più piccoli con
parole aspre, perché loro stavano imparando e tramortirli non sarebbe servito a
niente.
Neanche con Naruto, con il quale ormai passava la maggior
parte del giorno e della notte, si era mai arrabbiata, nonostante di argomenti
per urlate sporadiche ce ne sarebbero stati. Anche lì, sentiva di non avere
diritto di correggerlo su quello che faceva.
Naruto poteva essere indelicato, casinista, alle volte troppo poco
noncurante delle sue azioni, testardo e anche troppo espansivo per i suoi
gusti.
Espansivo con le altre.
Eh si, la piccola Hinata, così dolce, carina e
accomodante era anche gelosa. Non si direbbe da una personcina in apparenza
così a modo e arrendevole, ma il suo buon cuore alle volte non riusciva a
eliminare tutta la malizia del mondo, perché alla fine dei conti, Hinata Hyuuga
era un essere umano, di straordinaria gentilezza, ma un essere umano.
Ed era la ragazza di Naruto Uzumaki, non sembrerebbe, ma
non è proprio la cosa più semplice del mondo. Perché volere per sé una furia
che di mestiere sembra salvare donzelle in pericolo non è proprio rilassante.
Non si sa perché, ma ogni volta Naruto doveva abbracciare, prendere per mano,
sorridere con il suo bellissimo sorriso ad una marea di principesse,
sacerdotesse, kunoichi o figlie di Daimyo che si erano andate a cacciare nei
guai proprio nella giurisdizione del Paese del Fuoco.
-Oh Grazie Naruto- da una, -Ti ringrazio infinitamente-
dall’altra con un tale corredo di moine e sorrisi che davvero verrebbe da…
Da niente, non era nel suo carattere arrabbiarsi.
Ma in quello di qualcun altro si.
-Verrebbe da
spezzargli l’osso del collo-
-No Sakura, da rompergli il naso- la corresse Ino.
-Ma come può trattarti così?-
-Ma come può essere così stupido!- Le tre konohaniane
si girano verso Temari che non aveva aperto bocca da quando era
arrivata. Non era abituata alle loro ciarle, diciamo femminili, e allora era
rimasta diligentemente in ascolto fino a quando
aveva notato che alle rimostranze fatte all’Eroe di quel villaggio
mancava quella fondamentale.
-Naruto Uzumaki è un idiota- continuò guardandola dritto
negli occhi –Devi fartene una ragione-
Tutti sapevano che la gentilezza e gli eufemismi non erano pane per i suoi denti ed anzi la
schiettezza era la sua qualità più apprezzata, ma alle volte poteva essere un
po’ troppo brusca. –Senti, Hinata. Te lo dice una che sta con il supposto genio
di questo villaggio. Gli.uomini.sono.TUTTI.stupidi-
Affermazione vera come il mondo ed eterna come il cielo.
Sia Ino che Sakura annuirono approvandola su tutta la linea.
-Il tuo problema è che, non solo Naruto è stupido in
quanto uomo, ma è anche idiota in quanto se stesso-
-Ma-ma veramente…-cercò di ribattere, ma fu interrotta
dal monologo che Temari stava perpetrando ai danni dell’Uzumaki.
-In più è un cascamorto da far schifo, tutti gli
insegnamenti del suo maestro non si sono limitati al ninjutsu, te lo dico io. E
se non fosse perché è un sempliciotto…-
Hinata si era alzata di scatto e aveva sbattuto le mani
sul tavolo, con il viso rosso, ma non di vergogna: -Non ti permetto di parlare
così di Naruto-kun! Forse è quello che puoi vedere te, ma ti assicuro che lui
non è affatto così!-
Aveva alzato la voce contro un’altra persona, più grande
di lei, di grado superiore al suo , tra l’altro straniera e non si sentiva per
niente in colpa. Non era di certo una cosa normale.
Ma normale non era neanche il sorriso soddisfatto dipinto
sul viso della kunoichi di Suna.
-C-Che c’è?- sbottò Hinata cercando di mantenersi
sprezzante, dopotutto aveva insultato il suo ragazzo in tutti i modi possibili.
-E’ questo che deve tirar fuori Hinata. Un po’ di sana e
naturale rabbia- sottolineò l’ultima parola con un gesto della mano.
-Cosa?- aveva messo tutta quella farsa, solo per farla
urlare?
-Se tu continui a fare la pastorella buona e gentile, lui
penserà che nulla ti possa dare fastidio. Quando dicevo che gli uomini sono
stupidi, non mentivo, anzi sono cretini. Non sono cattivi o lo fanno a posta,
ma se non gli indirizzi, loro fanno i cavoli loro senza un sol pensiero nella
testa. Prendi me: per Shikamaru il
ritardo è qualcosa di assolutamente insignificante, cosa può mai cambiare tra
un’ora o un’altra quando la vita e lunga? Beh per me non è così. L’ora stabilita
è sacra e l’attesa insopportabile. Se non avessimo più volte litigato su questo
punto, ora lui non verrebbe a prendermi per andare a mangiare alle otto come ci
eravamo messi d’accordo-
Potrebbe sembrare un po’ strano, ma pochi minuti dopo,
Shikamaru veramente si venne a riprendere la sua donna, con l’espressione
svogliata di sempre, lamentandosi delle seccature precisine, ma pur sempre in
orario.
-Hinata, però ha ragione- insistette Ino dopo averli
salutati entrambi –Non puoi star male per qualcosa che lui ti fa e lui non sa neanche di farti-
-Lo credo anch’io. Naruto può sembrare stupido, ma tu sai
meglio di me quanto ti voglia bene e non penso che sarebbe contento di sapere
che tu ci soffri. Non dico di
arrabbiarti e urlare perché non è nelle tue corde come farebbe Temari…o anche
noi, ma…farglielo notare sarebbe utile-
Sarebbe utile…nessuno aveva detto che sarebbe stato
facile.
Perché poi andare a scatenare un terremoto nella loro
vita pacifica? Dai, non ce ne sarebbe stato alcun motivo, dopotutto erano
felici, no?
Giusto, non c’era alcun motivo di fare una scenata per
nulla.
Stava ancora piangendo, questa volta per le cipolle
troppo forti che stava tagliando per il ramen di quella sera. Naruto le aveva
promesso che avrebbero passato la serata in casa, visto che, dopo la missione,
sarebbe arrivato distrutto. Le aveva dato qualche giorno primo la chiave
dell’appartamento e lei, prima di cucinare, aveva ritenuto giusto disinfettare
ogni superficie e buttare via la collezione di cartocci del latte e scatole
vuote di ramen istantaneo. Sperava che non se la sarebbe presa per un affronto
tale.
Come Hinata non aveva mai alzato la voce con lui, neanche
Naruto aveva mai provato un qualsiasi
malanimo nei confronti della sua ragazza. Agli occhi del mondo sembravano
davvero la coppia perfetta, soprattutto se si stavano ad ascoltare gli strilli
che a volte uscivano da casa Nara, sia di Yoshino sia della futura nuora.
Maledette cipolle!
Non poteva toccarsi gli occhi per non peggiorare le cose,
ma aveva un’enorme smania di potersi strofinare per bene e far passare quel
fastidioso pizzicore. Una volta finito, andò a lavarsi le mani e il riflesso
dello specchio le fece vedere una ragazza profondamente turbata da un ortaggio,
ridicolo!
E ora le si chiudevano pure gli occhi!
Cavolo, doveva cucinare.
Guardò l’orologio: non era poi così ritardo poteva
riposarsi per qualche minuto, solo qualche minuto. Si diresse verso al letto
che sapeva di pulito e si accorse che per la prima volta in vita sua che se la
stava prendendo comoda. Aveva sempre ubbidito all’istante e non aveva mai
rimandato nulla in tutta la sua carriera di kunoichi, di figlia e di amica.
Forse per una volta non sarebbe caduto il mondo. Per dieci minuti poi.
Fu svegliata da una lieve carezza sulla guancia e dal
pesante odore di fango e sudore. L’unica
cosa che vide furono i talloni di Naruto che sparivano dietro alla porta del
bagno. Ma che ore erano?
Tardi!
E lei doveva ancora fare tutto! Si alzò di scatto a
cominciò a ronzare come una forsennata intorno al tavolo e a i fornelli,
pentendosi e maledicendosi ogni singolo istante per la sua pigrizia. Dalla
vasca l’Eroe di Konoha poteva solo sentire un grande clangore di pentole e
passettini veloci che ripercorrevano poco più di un metro decine di volte:
sorrise sotto l’acqua provocando la fuoriuscita di tante bollicine.
Certo che la sua Hinata sapeva essere parecchio buffa.
-Buooono- Naruto si batté con soddisfazione la pancia ora
piena di ottimo ramen cucinato dalle manine dolci della sua cara Hinata che
ora, diligentemente, stava preparando il tè per entrambi.
Ogni volta si comportava come se fosse la sua dolce
mogliettina e Naruto non riusciva proprio a non approfittarne : si portava
persino il grembiule da casa.
-Com’è andata la giornata?- chiese mentre cominciava a lavare le ciotole.
Ohh che mogliettina perfetta!
-Ho riaccompagnato la moglie del ciambellano fin nelle
sue stanze. Ha insistito!- si passò una
mano nei capelli –Dovevi vedere i rotoli che aveva appesi! Te lo dico io, i
fondali erano fatti d’oro. Mi ha fatto vedere anche la vista del suo giardino-
-Pensavo che avessero rapito il Ciambellano, non sua
moglie- un’altra donna!
-Nono, era Munewara-sama-
-Questo me l’avevi detto, non avevo capito che fosse la
moglie-
-Ah no?- Era davvero bello osservarla lavare, si
sentivano solo gli “splash” provocati dalle stoviglie e dalla spugna. I lunghi
capelli blu notte riflettevano la luce diventando ancora più brillanti. Lui li sapeva morbidi e
profumati. Gli venne una voglia incontrollabile di affondarvici il naso per far
combaciare il ricordo alla realtà. L ’abbracciò da dietro abbassandosi verso il
collo.
Ma c’era un problema.
Hinata era rigida, ferma, fredda, rinchiusa in un
silenzio così assoluto che sembrava che non respirasse nemmeno.
Il mostro distruttore della gelosia stava acquisendo
sempre più forza nel cuore e nell’animo della ragazza la cui mente cominciò a
creare forti scene tra il suo Naruto e quella donna probabilmente repressa, di
mezza età, che si approfittava della sua ingenuità e del suo buon cuore per
appagare i sensi che il marito, votato al lavoro, non sapeva soddisfare.
-Hina-chan?- chiese dubbioso.
Ma Hina-chan era stata rimpiazzata da tutt’alto essere
vivente. Sciolse l’abbraccio e lo fissò negli occhi furente: -Basta! Basta!
Basta! Basta con queste donne, ragazze…tutte! Tutte queste che ti girano
intorno come se non avessi la ragazza. Sono io e basta, ok? Tu devi smetterla
di….di…Basta insomma!-
Naruto rimase fermo interdetto mentre lei se ne andava
chiudendosi la porta dell’appartamento alle spalle.
Sinceramente, non aveva capito nulla di quello che le
aveva detto e l’espressione basita era tutta per quella reazione che non si
sarebbe mai aspettato.
Hinata lo trovo lì, nella posizione in cui l’aveva
lasciato. Non c’erano voluti più di due secondi per farla vergognare delle
parole che gli aveva tartagliato addosso senza alcun senso. Che reazione
stupida!
-Scusa- bisbigliò, gettandosi tra le sue braccia –Scusa,
scusa, scusa-
Le accarezzò piano la testa dubbioso: che doveva dirle?
Ti perdono? Di che cosa?
-Ehm…- tentò.
-Scusa- ripeté Hinata –E’ che sono gelosa delle altre.-
Un’enorme senso di soddisfazione pervase il cervello di
Naruto che ancora non aveva collegato parole ad azioni, ma cominciava ad
elaborare. Checché ne dicesse la gente, Naruto Uzumaki non era stupido, forse
un po’ lento davanti situazioni ovvie, parecchio testardo, ma non un idiota.
Quello che non riusciva a capire è come Hinata potesse mai essere gelosa, come
potesse solo pensare che non ci fosse solo lei nei suoi pensieri.
-Che stupida che sei- Ok, alle volte, quando gli era
richiesto di fare attenzione con le parole si mostrava un po’ cretino.
Lei in tutta risposta, tirò su con il naso e ne convenne.
Le alzò il viso per far si che potessero guardarsi negli
occhi. –Non dire così-
-Mi sono comportata da stupida. Lo so che devi farlo per
forza, ma alle volte vorrei che stessi lontano da loro- ammise vergognosa
cercando di non perdersi nella purezza degli occhi di lui. Poteva benissimo
leggere nel suo sguardo che non solo non aveva capito nulla della sue
preoccupazione, ma che l’idea di un’altra non era neanche lontanamente
contemplata. Alla fine aveva fatto tutto da sola.
-Sono una stupida, davvero. E meno male che ho te per non
peggiorare- sorrise.
-Sai che di solito dicono il contrario?- Le circondò con
le braccia la vita prima di abbassare le labbra verso le sue.
-Solo…- era a pochi centimetri –Potresti tenerle a
distanza?-
-Ma chi?-
-Le altre- su questo voleva essere ferma.
-Perché? esistono?-
Era così bella e dolce, così candida, ma i suoi occhi
testimoniavano la fermezza e l’importanza in quelle richiesta. Probabilmente le
era costata molto.
-Se lo vuoi così tanto-
La risposta la trovò nuovamente nel suo sguardo. Lei vi
scorse invece un desiderio più scuro e profondo, lo stesso che attanagliava
lei. Alzò le punte di piedi per baciarlo, mentre le sue mani le circondavano il viso.
Salve salve!!
Prima cosa e più importante: BUONI 18 ANNI ASU!!!!<3<3<3
Eh si questa naruhina è dedicata tutta a te!
Mi scuso per il fatto che sia estremamente datata infatti chi segue le scan noterà che ci sono cose che ormai non esistono più e spero mi perdonerete se ho voluto lasciare il tutto avvolto nel passatoXD Infatti solo ora sono cosciente del cambiamento tra l'idea di Hinata che avevo all'inizio della guerra e quella che ho ora, infatti ora sarebbe tutto da rifare.
Mi sono divertita a giocare con la rabbia di Hinata che è qualcosa di strano, ma non esistente. La cosa importante era far vedere l'anima tradizionale della remissività giapponese a confronto con una nuova coscienza che si è svegliata in questa ragazza grazie alla sua particolare attenzione per Naruto.
Sarei felice di discuterne con tutti voi!
Alla prossima!