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Autore: alyfa    31/05/2013    6 recensioni
I ricordi fanno male. Gli sguardi e le parole che ricordiamo sono come spine che si conficcano sotto la nostra pelle e non vogliono andarsene, continuando a darci fastidio, continuando a ricordarci ciò che è stato. L'amore spesso prende abbagli, sbaglia, si fa sommergere dalla paura, dalle insicurezze e non sempre è facile tornare a respirare..Passano i giorni, passano gli anni..eppure..L'amore è ancora lì..voi siete separati ma vicini da qualcosa che vi unisce, che va oltre la passione, gli sguardi, le parole..è quell'amore profondo che riemerge fiero e sicuro quando tocchi il fondo. E l'universo in quel momento sparisce..tutto il resto non conta...ci sono solo gli occhi di lei, bellissimi, innamorati..intrappolati nei tuoi..e vorresti non lasciarli più..e vorresti che tutto quello che vi siete detti sparisca in un solo istante..vorresti continuare ad amarla, come il primo giorno che vi siete visti..
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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**Ciao a tutti/e..So che ho una FF appena iniziata e che probabilmente vi chiederete cosa centra questa song-fic con le altre, non è proprio nel mio stile è vero..Ma era l’una di questa notte quando ho ascoltato la canzone e me ne sono innamorata, spero che vi piaccia, spero di farvela amare in un certo senso, come già l’amo io. Come al solito, in questo periodo, nella mia testa si è delineata questa storia e al centro i nostri cari e amati Edward e Bella! Ammetto di essere abbastanza incerta nel postare questa nuova storia, così corta e folle (in un certo senso, vista l’ora tarda)..ma spero che l’apprezzerete ugualmente! Una cosa che mi hanno sempre rimproverato è che non sono capace di riassumere le cose..per cui ridurre questa storia a poche pagine ammetto che l’ho trovato difficile..ma mi piaceva dare solamente uno sprazzo di vita, piccole emozioni per farvi apprezzare i miei pensieri (spero xD). Non so se avrò reso bene l'idea, non so se qualcuno criticherà gli argomenti..non so neppure se questa follia dovesse essere pubblicata (xD) ma ho ascoltato questa canzone per tutta la notte, scrivendo queste righe..e volevo regalarvele. Non so se ho scritto giusto questo genere di FF, non ne ho mai scritta una..spero di essere in regola con tutto il regolamento (xD ) il testo in rosa..sono le parole della canzone di Max Pezzali, L'universo tranne noi. Vi consiglio di leggerla..ma dopo aver letto la mia FF, ascoltando le parole..provando a chiudere gli occhi e prendervi un momento per assaporarle. Beh vi lascio alla lettura, come al solito…recensite. Aly**

L’universo tranne noi  (Max Pezzali)

Ti ho incontrata ma tu non mi hai visto
Eri in macchina è stato un attimo
Ma il mio cuore si è come bloccato
O era fermo prima e ha ripreso a battere

 
Pov Edward.
Sono qui, nella sala d’aspetto dell’ospedale di New York e attendo, impaziente, che qualcuno venga a darmi notizie sul mio nipotino David, figlio di Emmett e mia sorella Rosalie. Sono corso qui appena ho saputo, per fortuna ero già all’aeroporto, appena sceso dal volo partito da Chicago. Vengo a trovare la mia famiglia di tanto in tanto..ultimamente sempre molto spesso, per la collaborazione che ho con l’ospedale, ma non solo. Alla fine ce l’ho fatta, sono riuscito a esaudire il mio desiderio di diventare medico, chirurgo ortopedico per precisione. Mi è costato molti sforzi, ma ho ottenuto un prestigioso posto di primario del reparto all’ospedale di Chicago, e di tanto in tanto collaboro con quello di New York. Ho frequentato Harvard, con sommo orgoglio di mio padre Carlisle, che ormai non svolge più il suo lavoro di chirurgo da qualche anno. Accanto a me c’è mia madre, con la testa appoggiata alla mia spalla, sconvolta quanto Alice e Jasper. David stava attraversando la strada, nel loro piccolo quartiere in periferia, quando una macchina l’ha travolto. Rosalie ed Emmett sono stati portati nella sala d’urgenza, grazie alle conoscenze di mio padre, che è lì a consolarli. Vivo a Chicago ormai da molti anni, subito dopo essermi separato da mia moglie..Isabella Swan. L’unico vero amore della mia vita. L’unica donna della mia vita…l’unica per tutto. Ricordo ancora il giorno che l’ho incontrata. Stavo vagando appena fuori dal campus universitario e la vidi, bellissima, nei suoi jeans stretti e nella maglia attillata, con delle semplicissime scarpe da tennis ai piedi. Non era sofisticata, non era come tante ragazze con cui ero stato, tanta apparenza senza cervello. Stava scendendo da un taxi, portando la borsa con dei libri e un piccolo trolley, ma appena tolsi lo sguardo un secondo, lei già non c’era più. Ricordo di essermi impegnato per cercarla, in ogni angolo del campus..ma non la trovai. Forse il caso, il destino o che so io..ci fece incontrare per caso, di fronte all’ufficio di un professore. Avevo paura a parlarle, lei era così impegnata nella lettura di alcuni fogli che non volevo neppure disturbarla..ma poi mi feci coraggio.
 
Flashback
 
-Ciao…anche tu qui per l’esame del professor Carter? – lei alzò lo sguardo su di me, confusa e probabilmente curiosa del motivo per cui uno sconosciuto le stava rivolgendo la parola.
-Si.. – un semplice monosillabo, che mi permise però di sentire la sua voce. Speciale. Da quel giorno..era una dolce melodia che volevo sentire ogni secondo.
-Qualche argomento da approfondire? – tentai, si vedeva che non aveva molta voglia di parlare. Sbuffò sonoramente e poi girò i fogli verso di me.
-In realtà..sto solo cercando di capire come mai mi ha bocciato allo scorso appello! – vidi le sue gote farsi più rosse, per l’imbarazzo, e mi innamorai di lei in quell’istante. La sua timidezza, la bellezza di quel viso dolce, la voce soave e gli occhi castani, di una tonalità cioccolato. Bellissima e infinitamente dolce. Passammo altri minuti a discutere sull’argomento errato del suo compito e poi il professore si liberò, permettendo a Isabella di entrare. Non passò molto tempo prima che uscisse con il sorriso sulle labbra.
-Bene..è proprio come avevi detto tu, grazie Edward! Senti..cosa ne dici se un giorno di questi andiamo a berci un caffè insieme? Intendo..se ti va, se non sei impegnato.. – di nuovo il rossore sulle sue guance. Sorrisi, contento che fosse stata proprio lei a farsi avanti.
-Sarebbe un onore, per me, Isabella..
-Oh chiamami Bella, per favore!
Flashback
 
Due giorni dopo ci incontrammo per un caffè, ad un bar poco fuori il campus. Ci raccontammo delle nostre vite, dei nostri studi e stranamente..delle nostre insicurezze. Non mi sono mai sentito libero di parlare con qualcuno come facevo con lei, solo con mia madre Esme ero così aperto..ma lei era mia madre! Uscimmo altre volte, sempre per un caffè o un pranzo veloce, tra una lezione e un’altra..finchè incapaci di resistere abbiamo dato adito alla nostra passione. Da quei giorni abbiamo passato gli ultimi tre anni del College assieme. Ci siamo sposati subito dopo esserci laureati e siamo tornati a New York, da dove entrambi provenivamo. Io avevo trovato lavoro in una clinica privata mentre lei..qui, all’ospedale. E’ lei il chirurgo pediatra che sta operando David, in sala operatoria.
 
Mi sono chiesto molte volte come sarebbe stato rivederla, dopo tutto questo tempo..infondo sono passati quasi otto anni da quando ci siamo separati. Siamo entrambi grandi e più maturi di quando abbiamo preso questa decisione, entrambi con esperienze diverse..con bagagli di vita completamente differenti. Lei ha deciso di stare qui, vicino alla mia famiglia, vicino alla sua famiglia..ma io non potevo proprio stare così vicino a lei, non poterle parlare, non guardarla, non toccarla..Era una tortura. Così feci richiesta di un posto a Chicago e mi trasferii, con enorme dispiacere dei miei genitori, e delle mie sorelle. Anche Bella, quando l’avvisai della mia partenza si era dimostrata dispiaciuta, ma fredda e lontana, come lo era sempre in quell’ultimo periodo con me.
 
Flashback
-Ciao.. – Ero andato in ospedale, durante il suo turno..in modo che non potesse fare una scenata in reparto. Ammetto di aver giocato sporco..ma lei non voleva parlarmi ormai da mesi ed io..avevo bisogno di dirle almeno qualche cosa.
-Cosa ci fai qui? – era arrabbiata, ancora furiosa con me.
-Sono venuto per..per dirti una cosa importante..ehm..possiamo andare nel tuo studio? – la vidi mordersi il labbro ed essere incerta, tentennava con lo sguardo in corsia, per vedere una via di fuga. Ma poi acconsentì.
-Allora..cosa volevi dirmi di così importante? – si era seduta sulla sua poltroncina ed aveva incrociato le braccia al petto. Era sempre bellissima e mi chiedevo, come avrei fatto d’ora in poi a non vederla più.
-Parto..a Chicago hanno accettato la mia richiesta di trasferimento.. – la vidi sgranare gli occhi sorpresa, forse non se lo aspettava –E ti voglio chiedere scusa se in questi mesi sono stato assillante ed oppressivo..d’ora in poi..non esisterò più per te. Farò spedire le carte per la separazione dal mio avvocato. Non voglio essere d’intralcio alla tua vita.. – lei annuii, poco convinta della mia frase o forse solo delusa. Infondo..erano sette anni che stavamo insieme..quattro di matrimonio..e tre di fidanzamento. Ci conoscevamo bene..o per lo meno, pensavamo di conoscerci.
-Bene..sono felice che hai trovato il tuo posto nel mondo Edward..ti auguro felicità a Chicago. – mi aveva stretto la mano, come se fossimo semplici conoscenti e un brivido aveva percorso tutto il mio corpo. Dopo tutti quegli anni..ancora rabbrividivo al contatto con la sua pelle.
Flashback
 
Così ero partito, mi ero lasciato alle spalle un matrimonio apparentemente felice, una famiglia unita e speciale come poche ed un nipotino, meraviglioso. Ma cosa più importante…mi ero lasciato indietro mio figlio. Si, perché Bella era incinta. Avevamo litigato proprio per questo..lei non lo voleva, lei voleva abortire perché non aveva ancora sfondato nel percorso della sua carriera e proprio non poteva diventare mamma, in quel momento. Mi sentivo spiazzato e completamente atterrito dalla sua decisione.
 
Flashback
-Edward..io questo bambino non lo voglio. Non sarò una brava madre..devo pensare prima ad essere qualcuno nella vita, prima di crescere un figlio..
-Bella..tu non sai di cosa parli. Sei un chirurgo pediatra molto brava e tutti ti adorano all’ospedale, questa gravidanza è solamente qualcosa di speciale! – avevo tentato di abbracciarla ma lei si era spostata.
-No Edward..tu non capisci..Non voglio questo figlio, non ora. La mia decisione l’ho presa..ci ho riflettuto, a mente lucida e voglio abortire.
-Allora io non conto niente? Il mio parere non conta niente? Siamo una famiglia..io questo bambino lo voglio..voglio il nostro bambino.
-Una famiglia? Ci vediamo a mala pena. Io sono in ospedale per più di otto ore al giorno e sempre reperibile in caso di emergenza e tu passi le tue giornate alla clinica, qui a casa non ci siamo mai..se ci siamo dormiamo, mangiamo..basta. non parliamo neppure.
Flashback
 
E così ci eravamo sputati addosso parole cariche di odio per qualche giorno, la discussione non era mai finita, addirittura le poche telefonate che ci facevamo erano cariche di rabbia e di risentimento. Quando eravamo a casa dormivamo separati, non mangiavamo neppure insieme e lei continuava ad evitarmi, per non dover litigare ancora con me..ed io..io soffrivo perché volevo disperatamente abbracciarla, amarla di nuovo e lei non me lo permetteva. L’amavo più di ogni altra cosa e credevo che quella creatura che ci era stata donata, meritasse il mio amore..il nostro affetto profondo, perché io lo sapevo che lei sarebbe stata la madre migliore al mondo. Non credevo che il mio matrimonio finisse così. Ricordo bene le sue parole, l’ultimo giorno che avevo provato a insistere per la gravidanza, sono ancora vive nella mia mente, nel mio cuore..come se fossero lame che ancora incidono i miei organi, facendomi male a distanza di anni.
 
“Non voglio questo figlio, Edward..mettitelo in testa. Non voglio avere una gravidanza..rovinerebbe tutto ciò che ancora non è rovinato. Non credere che un figlio possa aggiustare il nostro matrimonio, non lo farà mai. Io..io non ti amo più. Non sopporto più la tua aria stanca, stressata, angosciata di quando giri per casa, non sopporto il fatto di doverti vedere poco e non parlare. Non sopporto più ciò che siamo diventati, perché non ti amo più. Siamo diventati due estranei..Non usciamo più, non ci guardiamo, non ci parliamo..è stressante vivere così. E mi sono accorta di non amarti..mi sono resa conto che tutto ciò che faccio è stare appesa ad una finzione che è meno incerta della realtà.  E questo bambino..crescerebbe in una famiglia che non si ama.”
 
Ero rimasto sconvolto, come lo sono ora quando ci penso. Mi veniva da piangere..come piangerei ora se non fossi di fronte a tutte queste persone..però di tanto in tanto, nella mia camera del monolocale che ho a Chicago, mi trovo a piangere. Non ho più avuto nessuna dopo di lei, non potevo..il mio cuore non me lo permetteva. Ho dato anima e corpo al mio impiego, alla mia carriera come avevo deciso di fare, quando ero solo un ragazzino, quando fare il medico era ancora un sogno, quando non avevo una donna per la testa..quando l’amore totalizzante non mi aveva ancora toccato. Alle sue parole avevo ribadito con una domanda confusa, per chiederle cosa stava dicendo..Lei non mi amava ed io ci avevo creduto, guardando nei suoi occhi spenti.
 
“Non voglio più vederti Edward. Non voglio che tu abbia più niente a che fare con me..voglio il divorzio e lo voglio a partire da adesso. Voglio che tu te ne vada, o me ne andrò io..Questa situazione mi sta distruggendo.. Non devi più interferire nella mia vita..neppure in futuro.”
 
La sua voce glaciale e carica di risentimento, mi aveva fatto pietrificare sul posto. Possibile che fosse proprio lei la donna che mi diceva quelle cose?! Avevo raccolto le mie cose e me n’ero andato di casa, perché non fosse lei a dover lasciare la nostra casa. Avevo creduto, sperato con tutto me stesso che mi chiamasse, dopo qualche ora, per dirmi che aveva avuto un attimo di pazzia, paura, rabbia e che aveva detto quelle cose ma non le pensava realmente. E invece..erano passate le ore, i giorni..persino i mesi..Lei non parlava con me, lei non voleva vedermi ed io intasavo la sua segreteria per poterle dire cosa pensavo..lei è sempre stata anche la mia migliore amica. L’unica con cui parlare di tutto, di me stesso. Avevo creduto che abortisse sul serio e mi ero logorato dentro..per poi scoprire che Bella aveva portato avanti la gravidanza, ma che non mi voleva vicino. Mi ero fatto da parte, ed ero partito..decidendo per entrambi, come aveva fatto lei. Mettendo distanza tra i nostri corpi, tra le nostre menti..tra i nostri cuori. E questa situazione ancora adesso, a distanza di tutti questi anni..mi divora. Credevo di essere più forte, credevo di farcela..ma mi sono reso conto, o forse lo sapevo già prima, che io senza di lei non posso vivere. Mentre lei, insieme a mio figlio Mattew, se la cavano alla grande. E’ nato ed io ero a Chicago, non sapevo per quando era fissata la data, non sapevo nulla..perchè lei mi aveva tagliato fuori dalla loro vita, da quel bambino che desideravo con tutto me stesso, perché frutto di un amore profondo, quello che provavo io per lei. Non ho potuto stringerlo tra le braccia appena nato, non ho potuto scegliere con lei il nome, non ho potuto preparare la sua cameretta e vederlo sorridere, sentire dire le prime parole e vederlo camminare. Io per mio figlio non ci sono stato..sono solo un ombra che di tanto in tanto viene a trovarlo e che non sarà mai presente nella sua vita. Sono arrabbiato con lei, perché a nessuno deve essere tolta la possibilità di stare con il proprio figlio..e lei con me l’ha fatto, facendomi male, colpendomi e ferendomi come nessuno mai aveva fatto, come nessuno mai potrebbe fare. Ma nonostante tutto..spero di vederla, di parlarci, di poter sentire di nuovo il mio cuore battere forte, sentirlo spiccare il volo e non tornare più da me, guardarla sorridere, poterle stringere le mani..tutto ciò che è successo passerebbe in secondo piano e tornerei ad amarla, se solo lei me lo permettesse.
 
Ed ora sono qui, che prego perché il miglior chirurgo pediatra di tutta New York, salvi la vita di mio nipote.

Tante volte io l'ho immaginato
Rivedere te che effetto mi farà

 
Pov Bella.
Sto camminando per i corridoi azzurri e bianchi riempiti dai disegni dei bambini del reparto, con il camice pulito e sostituito, i capelli ancora chiusi nella cuffietta, per andare a parlare con Rosalie ed Emmett. Quando questa mattina mi hanno chiamato dal pronto soccorso avevo addirittura sbuffato perché avevo dovuto lasciare mio figlio a mio padre, per correre a operare. Amavo il mio lavoro, mi aveva permesso di sentirmi realizzata e amata da tutti quei bambini..ma certe volte avevo voglia di godermi mio figlio, come si deve. Ma quando ero arrivata e mi ero trovata di fronte il visino assente di David mi feci coraggio. Solitamente noi medici cerchiamo di non intervenire se sentimentalmente coinvolti, ma questo caso è disperato e mi hanno decretata migliore chirurgo di tutta New York..è il mio ruolo. Ho operato cercando di estraniarmi dalla situazione complessiva, pensando razionalmente a quello che facevo..conscia che ci sarebbero state troppe conseguenze negative a un mio passo falso. Alla fine camminare per questi corridoi è sempre una liberazione..l’aria che si respira in sala operatoria è tesa e alquanto delicata, dato che i nostri pazienti sono i più indifesi esserini sulla terra. Se ci fosse stato mio figlio in queste condizioni..ora sarei già in lacrime a dovermi aggrappare a qualcuno per sorreggermi. E purtroppo…vorrei solo una persona, qualcuno che è lontano da qui, qualcuno che ho allontanato per paura, timore, idiozia…L’unica persona nella mia vita che mi sorretto, che mi ha dato appoggio, amore, fedeltà..incondizionatamente. Ma lui non tornerà..non per me. Sono in ansia di dare la notizia alla mia famiglia.
Si, la mia famiglia. Da quando mi sono sposata con Edward, o forse già prima, la famiglia Cullen è diventata la mia seconda casa. Sono tutti un fulcro importante..chi per alcune cose, chi per altre. Mio padre Charlie, ormai in pensione..si gode il piccolo Mattew, togliendomi i problemi di cercare una babysitter, ed è anche lui..il punto di riferimento principale della mia vita.
Prima il punto di riferimento della mia intera esistenza era Edward, ci siamo conosciuti al college, innamorati, laureati, sposati..e iniziato la carriera da dottori insieme a New York. Siamo sempre stati vicini nella stessa città, senza mai vederci, senza mai attirarci, senza mai incontrarci..e poi lontani da casa, ad Harvard..ecco che il destino entra in gioco e ci fa conoscere, ci fa innamorare. E’ stato il primo per me..il primo amore, il primo ragazzo, il primo bacio..la prima volta..il mio tutto.
Eravamo felici insieme e ricordo ancora con gioia il giorno in cui mi ha chiesto di sposarlo, eravamo andati ad un concerto di un gruppo di alcuni nostri amici e lo vedevo teso, agitato..come se ci fosse qualcosa che richiedeva la sua concentrazione, totalmente, da un’altra parte. Quella volta, una delle poche sere sbarazzine che ci siamo presi al college, mi aveva portata su una terrazza del dormitorio femminile, con una coperta calda e mi aveva fatta sdraiare addosso a lui, cominciando a parlare di noi e del nostro meraviglioso amore.
 
Flashback
-Sai Bella..quando mi sono iscritto ad Harvard non credevo di potermi innamorare..in realtà nella mia vita ho sempre creduto che non ci fosse qualcuno adatto a me, per come sono fatto. Eppure..eppure quel giorno, quando sei scesa dal taxi..ho visto per la prima volta il mio cuore fare un balzo fuori e rincorrerti – era sempre stato bravo con le parole, mi aveva conquistato anche con queste..oltre che con i suoi due magneti verdi al posto degli occhi. –Ed ora..che siamo laureati e addirittura a breve terminiamo il tirocinio..mi sento come su di una nuvola..nonostante la realtà ci sormonterà.
-Che vuoi dire?
-Che io, Edward Cullen..sono agitato, complessato, paranoico, imbarazzato, impaurito per il futuro, anche solamente per domani..ma sono sicuro e completamente innamorato di te Isabella Swan. E sto vivendo in un mondo fatto completamente di ovatta..che mi mostra ogni giorno quanto tu sia splendida e quanto sia fortunato ad averti. Vicino a te dimentico le mie paure, dimentico di essere ancora un ragazzo che non sa nulla del mondo, dimentico persino che sto affrontando un percorso difficile, pieno di insidie..Dimentico il mio nome appena mi guardi e le mie gambe tremano se mi baci e tremo al solo contatto con la tua pelle. Sono insicuro di tutto ed ho una paura fottuta..ma tu..sei l’unica cosa al mondo di cui non ho paura, l’unica di cui sono sicuro perché ti amo immensamente..per cui..non ho intenzione di passare un solo giorno, lontano da te..vuoi sposarmi?
Flashback
 
Era rosso, per l’imbarazzo, ma nei suoi occhi leggevo una determinazione che poche volte avevo visto. Avevo risposto di si, senza pensarci due volte, senza pormi dubbi inutili che solitamente affliggono i momenti successivi alla proposta. Niente..completamente sulle nuvole, come si era definito lui. Poi però..la nostra vita ci ha regalato momenti difficili, momenti in cui non sempre abbiamo mantenuto la calma, la compostezza e non sempre siamo stati maturi e responsabili da affrontare i problemi come capitavano. Spesso ci trovavamo ad aggirarli, trovandoli dietro l’angolo come macigni poco dopo. Così si erano accumulati anni di cose non dette, di bugie, di rabbia repressa, di rimorsi, rimpianti..cose che in un matrimonio d’amore non si dovrebbero trovare. Eppure..ora siamo qui, divisi da quasi otto anni..principalmente per colpa mia. Ma mai..una sola volta..mi sono pentita di avergli detto si, di essermi innamorata di lui.
Quando scoprii di essere incinta ero da sola, nel bagno dell’ospedale. Avevo avuto qualche avvertimento dal mio corpo, ma avevo cercato di ignorarlo..solo in seguito mi ero decisa a fare il test e l’ecografia. Quando ne fui sicura aspettai prima di dirlo a Edward..pensai da sola a cosa fare di me, della mia vita e della vita di quell’esserino che portavo dentro. Quando dissi a mio marito che volevo abortire..successe l’inevitabile. Sapevo quanto lui desiderasse dei figli e ci eravamo promessi di aspettare ancora qualche tempo, in modo da avere entrambi una posizione stabile e una carriera ben avviata, che al mondo d’oggi copre le spalle ad una famiglia. Così avevo decretato, senza che lui potesse decidere, che volevo abortire. Ma non avevo fatto i conti con la mia coscienza che ogni parola, ogni momento pensava a distruggermi moralmente. Abbiamo passato giorni interi a dirci cattiverie a tirare fuori scheletri dall’armadio che appartenevano ormai a un passato lontano, a riscoprire caratteri di noi completamente diversi. Era come se avessimo di fronte persone completamente differenti, che non si riconoscevano, che non si appartenevano. Poi..le mie parole cattive, la mia voglia di mandarlo via da me, lontano..affidandogli la colpa del mio dolore, della mia gravidanza della possibile fine della mia carriera. Con quelle parole l’avevo ferito come nessuno mai..gli avevo detto di non amarlo, di non volerlo, di essere stanca di lui..cosa che in realtà il mio cuore non pensava affatto. Ma ero attenta alle mie necessità, preoccupata di quella gravidanza, agitata per il futuro imminente che mi attendeva..e desideravo solo che Edward, l’uomo che diceva di amarmi, comprendesse la mia difficoltà, capisse i miei dubbi e le mie insicurezze. Avevo paura di dover buttare all’aria anni e anni di studi, di fatica per accudire la mia famiglia, come era stato per Reneè, mia madre, che ancora oggi non so dove sia, dopo avermi abbandonata da mio padre..perchè stanca della vita solitaria e monotona della casalinga e della mamma. Avevo il timore di essere proprio come lei, egoista e incentrata sulla mia carriera. Eppure..dopo che Edward aveva varcato la soglia di casa, sbattendola dietro le sue spalle..mi ero sentita affranta, delusa, disperata..distrutta dentro. Sarei voluta morire in quell’istante. Ho lasciato correre del tempo, prima di provare a contattarlo nuovamente..ma in quell’occasione venni a conoscenza di qualche appuntamento che aveva con una certa Victoria, un’infermiera della clinica..cosa che poi è stata smentita più e più volte sia dallo stesso Edward, sia da Alice, sua sorella. Ma in quell’istante non feci molto caso alla veridicità o alla vera possibilità di quel fatto, ero accecata dalla gelosia e dalla rabbia. Così non mi feci rintracciare, mai, in nessun posto, in nessun caso..e portai avanti la mia gravidanza da sola. Lui aveva cercato più volte di dirmi che ci sarebbe stato, qualsiasi cosa mi servisse, in qualsiasi momento, che voleva esserci per nostro figlio..ma l’avevo cacciato, arrabbiata e delusa dal suo comportamento. O forse..solo timorosa di non essere all’altezza di quel ruolo, di fallire, di fronte ai suoi occhi. Non potevo permettermelo..e allora lo allontanavo, la cosa che mi riusciva meglio. Quando mi comunicò la notizia del suo trasferimento a Chicago, non volevo crederci. Aveva deciso che se ne sarebbe andato, pur di lasciarmi in pace, pur di farmi vivere la mia vita come più desideravo..ma la cosa che mi fece più male furono i suoi occhi, ancora carichi di amore e risentimento. Avevamo combinato un casino più grande di noi e non sapevamo come venirne fuori..e la mia gravidanza non aiutava affatto. Gli avevo palesemente detto che si doveva scordare del fatto che aveva un figlio e che io non lo volevo nella sua vita, né tantomeno nella mia. Ero stata cattiva, sprezzante e non capivo il motivo.
Quando Mattew è nato avevo al mio fianco Charlie e tutta la famiglia Cullen, senza Edward. Avevo espressamente chiesto che non ci fosse..ma venni a sapere da Emmett che Alice lo aveva chiamato e lui si era precipitato per poter vedere il pargoletto almeno dal vetro della nursery. All’inizio l’idea della sua presenza e di ciò che mi aveva combinato Alice mi aveva fatta arrabbiare, ma poi, a lungo andare capii che era suo figlio e che non dovevo escluderlo così dalla sua vita. Così di tanto in tanto, casualmente lasciavo delle foto e dei dvd con le riprese a casa di Esme e Carlisle, i genitori di Edward, per farglieli trovare, facendo finta di dimenticarli. Non volevo che pensassero, né lui né i suoi, che mi stavo convincendo che dovesse esserci nella sua vita. Poi il tempo passava e sentivo Esme ed Alice che mi chiedevano più volte di far incontrare Mattew ad Edward..almeno solo per qualche ora. Così facemmo un accordo..tra me e loro, soltanto. Io lasciavo Mattew da loro qualche giorno, con la scusa di dover passare molto tempo in ospedale per dei casi urgenti..e loro, causalmente, mi facevano sapere in quali giorni Edward sarebbe stato a New York..per poter lasciare Mattew a casa loro. Avevamo iniziato così..e non mi andava di rompere l’abitudine. Io e lui non ci siamo mai incontrati..forse consci che nel caso in cui sarebbe successo..ci saremmo amati, come il primo giorno, ma timorosi entrambi di trovarci cambiati, impegnati.
Mattew ormai ha quasi sette anni e conosce suo padre e lo ama, com’è giusto che sia. Ma sente la sua mancanza ed ogni giorno non manca di ricordarmelo. E’ un bambino determinato e testardo, ma anche molto dolce e fantasioso..un equilibrio perfetto tra me ed Edward..e poi, cosa più importante..ha preso il colore degli occhi di suo padre..un verde intenso spettacolare, che mi perdo a guardare quando sento la mancanza del mio amore.
Appena è diventato più grande ho cercato di raccontargli la storia del nostro matrimonio, raccontandogli il motivo per cui ci siamo lasciati ed ora suo padre è così distante. Gli raccontai anche che all’inizio non lo volevo, che avevo paura di non essere una brava mamma e che a giudicare da come avevo allontanato suo padre da lui, non lo ero stata affatto. Ma lui mi aveva rassicurata, dicendomi che ero la madre migliore che potesse volere e che Edward, nonostante tutto, era un buon padre. In effetti non gli faceva mancare nulla..gli aveva regalato un cellulare, cosa di cui sono stata contraria fin da subito, appena aveva compiuto cinque anni, che lui pensava a ricaricare..ma principalmente gli serviva come mezzo di comunicazione con suo figlio. Quando lo vidi la prima volta, scappare in camera e sorridere al telefono, capii immediatamente che Edward voleva suo figlio più di qualunque cosa al mondo..e mi ero anche decisa a fare un passo verso di lui, invitandolo a casa un giorno che sarebbe stato a New York..per stare insieme a Mattew, come un vero padre, nel suo mondo e non in casa dei nonni. Ma ancora..non ne avevo avuto il coraggio.
 
Attraverso la porta che mi separa dalla sala d’aspetto e li trovo, seduti e disperati, sui divanetti di fronte alla porta. Hanno tutti il volto segnato dalle lacrime e nello sguardo la paura. Il mio sguardo si concentra sugli occhi di Rose, completamente distanti da ciò che la circonda, abbracciata ad Emmett che la sorregge e che a sua volta chiede una spalla su cui appoggiarsi. Immaginavo che Carlisle gli permettesse di sostare nella zona di fronte l’area rossa, ma non ha le sedie e dovevano stare in piedi. L’intervento è durato molto, è stato complesso e credo che dopo un tempo imprecisato, li avesse riportati lì, per farli sedere. Edward è seduto vicino a Esme, l’abbraccia e lo sguardo è basso, il profilo segnato dalla stanchezza e dalla preoccupazione. Nonostante tutto..sono felice che sia qui, felice di vederlo. Sentono i miei passi e volgono lo sguardo su di me. I miei occhi però..non cercano quelli di Rose o quelli di Emmett..cercano gli unici che non vedono da molti anni. Edward è qui, di fianco alla sua famiglia..pronto a sorreggerli nel caso di un problema, pronto a consolare, pronto a gioire..pronto ad essere parte integrante dei suoi affetti. So quanto gli costa stare a Chicago ed ammetto..che vorrei tornasse qui. Per tutti.
 
-Bella.. – la voce affranta, sussurrata di Rose mi giunge alle orecchie..so che lei è apparentemente la più forte di questa famiglia, insieme a Carlisle..ma vederla ora, con lo sguardo spento e vitreo, mi fa comprendere quanto in realtà sia debole. Sul mio volto si spalma un bel sorriso e non faccio in tempo a dire nulla che quattro braccia mi avvolgono, stritolandomi. –Oh grazie Bella..grazie..Grazie di cuore!
Sono abituata agli slanci di affetto, da parte dei parenti delle mie creaturine, ma mai, come in questo caso mi sento davvero felice di aver svolto il mio lavoro egregiamente.
-L’intervento è andato bene. Abbiamo suturato le lacerazioni interne ed abbiamo fermato l’emorragia che si dilagava nel bacino. Sembra che non ci siano danni celebrali e neppure motori. Ovviamente dovrà stare a riposo assoluto per un bel po’ di tempo ed abbiamo dovuto ingessare un braccio e una gamba, che però nel giro di un mese guariranno completamente.. – Emmett aveva preso ad accarezzarmi la testa, sussurrando sempre grazie.
-Possiamo vederlo? – sorrisi. Immaginavo il loro desiderio.
-Dovete attendere qualche altro minuto..Le infermiere stanno risvegliando David dall’anestesia. Poi lo trovate nella camera 115, l’abbiamo messo insieme a una bambina davvero caruccia.. – a nessuno importava ovviamente..avevano percepito solo il numero della camera e si stavano avviando. Rimanevamo solo io, Carlisle, Esme ed Edward, quest’ultimo ancora seduto sul divanetto.
-Bella..non sappiamo proprio come ringraziarti!
-Carlisle..è il mio lavoro. La mia gratificazione sarà il suo sorriso quando andrò a trovarlo..e il fatto che possa abbracciare di nuovo Rosalie ed Emmett..non c’è regalo più grande! – non dicevo ciò per farmi voler bene..ma perché avevo fatto di questo insegnamento uno stile di vita.
Li vidi allontanarsi da noi e farmi chiaro segno di parlare con Edward. Sospirai e mi sedetti di fianco a lui. Ero più agitata di quando mi sono accorta di dover operare mio nipote.

però adesso che è capitato
non importa più se sia stata colpa tua o mia



Pov Edward.
E’ qui, di fianco a me, dopo aver salvato la vita di David e la guardo, mentre si passa una mano tra i capelli liberati dalla cuffia. E’ ancora più bella di come la ricordavo. Sono agitato al solo pensiero di averla qui, a fianco a me..ma ora che ci hanno concesso questa possibilità..vorrei sfruttarla al meglio. E’ che proprio..le parole non vogliono uscire dalla mia bocca.. per fortuna che c’è lei, ad iniziare il discorso.
-Come mai sei a New York? – non avevo detto a Mattew che sarei arrivato un po’ prima del solito fine mese..perchè volevo fargli una sorpresa per il suo compleanno. Dopodomani compie sette anni e volevo esserci, desideravo fargli gli auguri di persona quest’anno. Volevo consegnarli il regalo senza che dovesse aspettare ad aprirlo o che lo aprisse in ritardo..In questi anni non ho mai preso l’iniziativa di partecipare, ma quest’anno, qualcosa mi ha detto che dovevo esserci.
-Volevo esserci quest’anno.. – dico semplicemente, so che lei sa a cosa mi riferisco e infatti il suo sguardo dolce me lo conferma. Chissà se ha sotterrato l’ascia di guerra? Chissà se quello sguardo è sincero, se vuole davvero comunicarmi che le fa piacere che io sia qui, che sarà bello per Mattew se ci sarò? I dubbi mi assalgono, come ogni giorno di questi otto lunghi anni, che ho vissuto distante da lei, da loro. Abbassai lo sguardo, triste e afflitto..No le cose non sarebbero cambiate. La colpa non era solo sua..era anche mia. Non ero stato capace di amare mia moglie come meritava, non sono stato un buon marito, non sono stato capace di parlarle, essere sincero, appoggiarla nelle sue scelte..ero un fallimento continuo. Alzai lo sguardo su di lei, e la vidi afflitta, come me. Probabilmente dispiaciuta di essere rimasta qui a parlare con me.
-Ora..è meglio se vado.. – tentennai. Non volevo che continuasse questo clima imbarazzato, noi non siamo mai stati così..e non vorrei dover guardare nei suoi occhi e rendermi conto che l’amore che provava un tempo è completamente sparito..preferisco continuare a sognare i suoi occhi innamorati, come quella sera in cui le ho proposto di sposarmi. Voglio ricordare le sue lacrime quando ci siamo promessi amore eterno, davanti a un parroco..e sigillato le promesse con un bacio.
-Non vai da David? – mi chiede sorpresa. Io scossi la testa.
-Credo non sia il caso..questo.. – fisso gli occhi nei suoi – non è il mio posto.. – mi è costato molto dire questo, perché non vorrei crederci, vorrei che non fosse vero. Ma tutto, di questi anni, mi fa capire quanto siano sensate e veritiere le mie parole.
-Edward.. – sussurra e il mio cuore si ferma per un istante. Il mio nome pronunciato da lei è sempre stata un’emozione per me, la cosa più bella che la sua voce potesse pronunciare..insieme alle parole “ti amo” che non sento da troppo tempo. Poi un lampo gli attraversa gli occhi.
-Vuoi..vuoi vederlo? – So che non si riferisce a David, sa che l’unico mio desiderio è incontrare Mattew, stare con lui e abbracciarlo stretto a me. I miei occhi dicono questo e più volte mia madre e mia sorella hanno insistito con lei, per farmi essere presente nella sua vita. Non mi aspettavo una richiesta così, non mi aspettavo che lei mi parlasse, che si sedesse di fianco a me e mi permettesse di vederlo, di stare ancora a contatto con lei e la sua vita. Ma era successo..e quel giorno mi sentivo l’uomo più fortunato sulla terra, dopo Emmett!
-Si.. – una semplice conferma che doveva solo essere detta a parole, perché tutto del mio corpo dice di si.
-Vado a cambiarmi..e arrivo.. – era come se non fosse successo niente, come se fossimo sempre stati lì, a parlare. Questi anni mi sono serviti per metabolizzare, per capire cosa voglio dalla vita ed una sola cosa è importante..stare vicino a mio figlio. Non voglio altro..non mi interessano le gratifiche lavorative, i soldi, le donne che fanno la fila per avermi..voglio solamente poter vedere mio figlio crescere e spero che Bella me lo permetterà.
 
Prendo il trolley e mi avvio, insieme a lei nel parcheggio dipendenti. Non serve che dica ai miei genitori dove io sia finito..sanno che il primo desiderio che ho quando vengo qui è stare con Mattew, ed ora che è proprio Isabella a permettermelo, direttamente..ha un sapore diverso. In macchina regna il silenzio e io non oso parlare, trattengo il respiro per l’emozione, per la paura, il timore di fare qualcosa di sbagliato e rovinare tutto, perdere l’opportunità che mi è stata concessa. Noto con piacere che non ha cambiato appartamento da quando non stiamo più assieme ed è con gioia che noto il disordine che lo riempie. E’ una casa vissuta ed è calda, come piace a me. Non sono mai stato maniaco dell’ordine, forse un po’ della pulizia..ma avere un bambino per casa deve essere così sfiancante che tutto passa in secondo piano..peccato non aver vissuto tutto questo.
-Mattew..abbiamo ospiti, vieni a salutare.. – la voce calda e felice di Bella mi riscalda il cuore, più di quanto non lo sia già. Non mi aspettavo che fosse così contenta, probabilmente..era solo per l’intervento riuscito. Si, doveva essere così..non c’erano altre spiegazioni. Lei non mi amava..lei mi aveva cacciato, non ero io quello giusto. Ho lasciato la valigia da una parte e sono pronto, inginocchiato all’ingresso ad accogliere mio figlio tra le braccia. Quando si affaccia alla porta della camera con lo sguardo scocciato, accompagnato da Charlie il suo volto si illumina. Prima era stanco e triste, ma appena mi individua un sorriso enorme gli spunta sul volto..e come ogni volta, quando siamo a casa dei miei apro le braccia lui corre fino da me e si tuffa in un abbraccio da orso. Mi è mancato. Mi è mancato immensamente.
-Papà..sei qui! Mi sei mancato tanto.. – era la prima volta che Charlie e Bella ci vedevano insieme e ammetto di essere colto da un po’ di imbarazzo..ma tutto passa in secondo piano ora che ho il mio tartarino tra le braccia. –Sei venuto prima..che bello!
-Solo per te tesoro mio..solo per te! – la felicità di mio figlio mi contagia e non posso fare a meno di sentire gli occhi lucidi. Anche per lui è un passo avanti..solitamente ci vediamo dai miei e non è la stessa cosa..ma questa casa, l’ho sempre sentita mia..fin dal primo momento in cui l’ho scelta per la nostra famiglia ed è bello vedere che dopo tutti questi anni è ancora così.
Charlie ci saluta, commosso dalla scena, raggiungendo casa sua e lasciandoci un po’ di intimità.
-Ti fermi a pranzo Edward? – la voce di Bella arriva a ridestarmi da quel momento. Il cuore oggi avrebbe fatto gli straordinari..non potevo credere alle sue parole. Stavo per dire che era meglio di no, non volevo disturbare e non volevo tirare troppo la corda..magari lei lo faceva solo per Mattew ed io..desideravo solo che lo facesse per noi, per una possibilità. Non riuscivo a guardarla negli occhi, avevo mio figlio spiaccicato addosso, che non voleva spostarsi di un millimetro ed io non ne avevo neppure l’intenzione. Mattew si sposta un po’ per guardarmi in faccia.
-Ti prego papà, ti prego papà..resta! Ti prego! –La sua preghiera era disperata..aveva paura che partissi di nuovo..ogni volta era un duro colpo lasciarlo. Ogni volta che ci salutavamo sulla porta a casa dei miei genitori dovevo essere forte e non piangere davanti a lui..avevo tutto il tempo in aereo per lasciarmi andare alla disperazione…ogni, dannata volta.
-D’accordo..resto! Se non è un problema.. – affermo guardando Bella. Di nuovo i nostri occhi si incontrano, si scontrano..si incatenano e non si lasciano per un tempo infinito. Dio che bella che è..ed io sono ancora innamorato di lei.
-Allora Mattew..fai vedere a Edward la tua camera e poi portalo a lavarsi le mani..le lasagne sono già pronte!
 

eravamo quel che tutti sognano quell'amore che i cantanti cantano
tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato e impossibile
con il petto che sembra esplodere
che non serve altro in più per vivere
che potrebbe scomparire l'Universo tranne noi
tranne noi


 
Pov Bella.
La mia richiesta l’ha sorpreso, ma l’ha reso felice, glielo leggo negli occhi. L’avevo visto fermarsi di colpo, immagino si fosse agitato e preoccupato per la mia richiesta. Mi sorprendo di come sia ancora leggibile, per me, dopo tutti questi anni lontani..eppure..eppure sento ancora un amore infinto per lui..come se fosse quel primo giorno. Scaldo le lasagne e non posso impedire alla mia mente di volare, fantasticare..su come sarebbe bello averlo qui, con noi a riprendere in mano le redini della nostra vita e guidare il nostro cammino verso la felicità e una famiglia unita. Apparecchio la tavola, contenta di poter finalmente usare tre piatti, tre bicchieri e tre posate..tutto questo..mi era mancato, forse perché non l’ho mai avuto. Sono ancora presa dai miei pensieri quando si schiarisce la voce, appoggiato al mobile della cucina. Mattew non è con lui..e mi sorprendo. Prima, il mio cuore si è tuffato dal cinquantesimo piano, quando mio figlio è corso incontro a Edward con tanta foga, esultando e piangendo per la sorpresa che gli aveva fatto. Sono felice di averlo portato a casa, contenta di avergli dato questa opportunità..per mio figlio farei qualsiasi cosa..e forse..forse non è solo per lui.
-Vedo che la casa è rimasta pressoché uguale.. – afferma con le braccia sul petto. Io annuisco, silenziosa. Non so cosa dire, sono imbarazzata e incapace di dire qualcosa di sensato ora. – Forse..insomma credo non sia stata una buona idea restare per pranzo.. – si passa una mano tra i capelli, ora più corti di quando eravamo insieme..ma ancora belli e attraenti.
-No, affatto..è una buonissima idea invece. Mattew è davvero felice che tu sia qui..e questo è l’importante.. – forse non era esattamente quello che volevo dirgli. Avrei voluto dire che era una buona idea..perchè lo amavo e perché era giusto così, questo era il suo posto. Ma l’orgoglio, la paura..l’imbarazzo hanno vinto. I suoi occhi, cambiano di nuovo espressione ed è facile leggergli dentro curiosità, tristezza e paura.
-E tu..tu sei felice? – ecco..la domanda che temevo è arrivata. Abbasso lo sguardo sulle mie mani per poi alzarlo su di lui. Ora o mai più, ora o mai più! La felicità potrebbe essere raggiunta a breve, la vera essenza dell’amore non ci è mai stata negata..siamo stati noi ad allontanarla, come due stupidi..entrambi. Dovevo essere sincera, ero più matura, più sicura dei miei sentimenti, della mia vita, del mio futuro..e volevo disperatamente che lui ne facesse parte.
-Sono passati quasi otto anni Edward..e ancora..ancora ti amo come il primo giorno. Mi chiedo perché io abbia aspettato tutto questo tempo per fare e dire ciò che sto facendo ora..forse l’orgoglio o la paura..non lo so. So solo che è da sette anni che vivo in funzione di Mattew..solo per sentirti più vicino e i suoi occhi, verdi come i tuoi, profondi come i tuoi, mi ricordano ogni giorno, ogni momento l’errore più grande della mia vita..allontanarti..E ti chiedo scusa..io – non faccio in tempo a terminare la frase, che due braccia calde, forti, delicate ma determinate mi stringono forte. Riconoscerei quell’abbraccio tra mille. Le sue labbra chiudono le mie, in un bacio casto e dolce.
-Edward – mi esce solamente un sussurro, felice che abbia annullato la distanza tra di noi, felice che abbia preso l’iniziativa..felice che mi abbia preso di nuovo tra le sue braccia. Ero felice, il mio cuore aveva iniziato a battere forte..come se stesse per esplodere, da un momento all’altro.
-Non farmi andare via Bella..ti prego. Io ho bisogno di voi e non ce la faccio..non senza di voi ancora..Senza di te, il tuo sorriso, le tue labbra, la tua voce..Senza poterti abbracciare, stringere, toccare, baciare..E Mattew..è mio figlio e voglio stargli vicino, voglio andarlo a prendere a scuola, voglio aiutarlo nei compiti..voglio giocare alla play e rimproverarlo..ho bisogno di voi..vi amo immensamente..Sono stati gli anni più brutti della mia vita, non so neppure io come ho fatto a vivere..forse il desiderio, la speranza che un giorno tutto questo tornasse a fare parte di me..Non ho mai smesso di amarti Bella..e non posso smettere mai, sei la mia vita.. – non mi accorgo neppure di piangere, fin quando non sento due dita asciugarmi gli occhi. I suoi occhi, verde intenso, sono lucidi e anche sulle sue guance c’è il segno di qualche lacrima. Siamo stati entrambi stupidi, accecati dalla rabbia e dall’orgoglio per tornare indietro..ed ora..ora abbiamo perso sette anni della nostra vita, di nostro figlio..ma c’è ancora tempo, siamo ancora in tempo per recuperare.
-Resta qui..per sempre.. – sento il suo cuore agitarsi ancora di più..ed è forse in quel momento che i rispettivi cuori si incontrano..ritornando al loro posto..il mio nel suo petto e il suo nel mio.
 

I ricordi che sembrano lame
fanno male ma
forse li cerco io

per rivivere per ricordare
ogni istante accanto a te
una vita accanto a te



Pov Edward.
Avevamo pranzato insieme, cercando di contenerci di fronte a Mattew che continuava a raccontarmi ogni cosa gli venisse in mente, dei giorni che non ci eravamo sentiti. Ero di fronte a lui, Bella seduta a capo tavola, la mia mano intrecciata alla sua, sotto il tavolo, come se fossimo tornati ragazzini, felici di quello che avevamo vissuto poco tempo prima..insicuri di dirlo a Mattew prima di averne parlato. Ma era bello sapere che in quel momento il mio cervello stava razionalizzando che sarei rimasto..si..quella era la mia casa.
Bella aveva insistito perché Mattew andasse a fare il sonnellino pomeridiano, e ora eravamo presi dall’imbarazzo. Entrambi seduti sul divano, incapaci di proferire parola. Respirai a fondo e mi feci coraggio.
-Devo chiederti scusa..per tutti questi anni, per non essere stato presente..per non aver insistito abbastanza, nel modo giusto ad essere al tuo fianco..Per non aver capito le tue paure..
-Io ti chiedo scusa..per le parole che ho detto, per come ti ho offeso, ferito, umiliato..non le pensavo e non era affatto ciò che volevo..Fa..ancora male quando ci pensi? – era sempre stata così..consapevole dei suoi errori. Annuii solamente –Non sai quanto mi dispiace.. – la raggiunsi in velocità. Basta pensarci. Erano passati tanti anni ed ora..avevamo tutto il tempo che volevamo per parlare e chiederci scusa..ora volevo solo baciarla. Mi avvicinai alla sua bocca..
-Posso baciarti? – lei sorrise.
-Mi chiedevo cosa stessi aspettando.. – non fece in tempo a terminare la frase che le mie labbra raggiunsero le sue, coinvolgendola in un bacio passionale, urgente, disperato, bisognoso. Era come tornare indietro nel tempo, quel primo bacio, quella prima notte insieme..così timorosi ma sicuri di noi stessi..sentivo il cuore battere nel petto così forte che credevo volesse scappare e saltare, in giro per la casa. L’accarezzavo, la tenevo stretta al mio corpo, timoroso che potesse sfuggirmi ancora una volta..I nostri occhi continuavano a far scendere lacrime di gioia, finalmente.
Non so come, non so chi ci ha guidati, ma trovammo la via per la camera da letto, identica a come la ricordavo. Ci siamo amati..ancora una volta, ed è stato come riscoprirsi..è stato come amarsi la prima volta ma allo stesso era come se ci conoscessimo da una vita. E’ stato emozionante ed estremamente travolgente.
 
Ora siamo qui, sdraiati uno accanto all’altra, bisognosi del silenzio carico di amore che aleggia nell’aria.
-Ricordami perché abbiamo aspettato tutti questi anni.. – si lascia sfuggire sommessamente. Lei appoggiata con la testa sulla mia spalla, le nostre mani intrecciate, il profumo della sua pelle sudata, comunque buonissimo, mi stordiva.
-Per essere veramente pronti ad affrontare tutta la vita assieme.. – le parole mi escono senza che debba realmente pensarci. Ci eravamo feriti, ma eravamo pronti a perdonarci..e forse era molto tempo che già l’avevamo fatto.
-Ti amo Edward..ancora come il primo giorno..ancora come quel giorno su nella terrazza del dormitorio, come quel giorno in cui ci siamo detti si..
-Ti amo anch’io..come quel giorno che ti ho vista scendere dal taxi, come quella volta in cui mi baciasti, come quando hai ceduto alle mie carezze, donandomi tutta te stessa..
-Staremo insieme per sempre ora? – la sua voce indecisa e carica di paura mi fece tendere come una corda di violino. Non volevo sbagliare..non volevo andarmene più da lei. Mi girai verso di lei sorridendo, ancora un po’ teso.
-Non posso più fare a meno di te Bella..non posso davvero. Questi anni sono stati difficili, impossibili..e pensare che dovrei passare un altro giorno senza di te..mi uccide.. – ero stato sincero e le avevo detto ciò che pensavo..speravo solo che fosse ciò che voleva sentirsi dire.
In quel momento la porta venne spalancata da un Mattew preoccupato, che si arrampicò sul letto, curioso di vederci insieme, nudi coperti dal lenzuolo.
-Mamma, papà..cosa ci fate qui? – io sorrisi imbarazzato mentre Bella gli fece una carezza.
-E’ la nostra stanza piccolino..- i suoi occhi piccolini, verdi come i miei, saettarono veloci nei miei. Era sorpreso, agitato e elettrizzato.
-Rimani qui con noi papà? – la sua voce stridula, alta, carica di speranza e aspettativa mi aveva spiazzato..cosa potevo dirgli? Non avevo la forza di dire nulla..solo annuii. –Oh grazie. Grazie Dio che hai esaudito il mio desiderio..grazie! – si era tuffato su di me e mi aveva abbracciato, seguito da Bella. Erano entrambi stesi su di me, due braccia più piccole mi abbracciavano sul collo, mentre Bella afferrava i miei fianchi. Ormai le lacrime coprivano i nostri volti. Il nostro piccolino aveva chiesto come regalo che io tornassi a casa…
 

e il cervello sa che è complicato
ciò che è rotto ormai non si riparerà
però il cuore, sai, me l'ha giurato
sa che un giorno tornerai
sììì
dice presto tornerai



Pov Bella.
Sapere che rimarrà, che ora riprenderemo la nostra vita..mi fa felice e mi emoziona. Non ho mai vissuto veramente in questi anni, senza di lui..nonostante il mio cervello mi dicesse di essere felice..il mio cuore non lo era. No..perchè gli mancava il compagno perfetto. Lui è sempre stato perfetto per me..ed ho perso tanti anni solo per il mio egoismo, orgoglio e per la paura di qualcosa che avremmo vissuto e superato assieme. Ora..ora sarà diverso. Mattew è stretto tra me e Edward felice e spensierato, ora che ha ottenuto quello che voleva.
-Come faremo? – la domanda mi sorge spontanea e nel suo sguardo un po’ di confusione –Si intendo..con mio padre, con i tuoi..con il lavoro..come faremo? Tu sei a Chicago.. – mi sembrava d’obbligo la domanda. Avevamo chiarito che volevamo tornare insieme, di nuovo..ma non sapevo cosa volesse farne del suo lavoro..dopo tutti questi anni temevo che volesse continuare a lavorare a Chicago e tornare di tanto in tanto. Non sarei stata in grado di affrontarlo..non ora che l’ho ritrovato, non ora che desidero ritrovare tutto il tempo che abbiamo perso.
-Mi farò trasferire qui..e le nostre famiglie non sono un problema! Io voglio stare con te Bella..voglio poter fare da padre a Mattew senza dover prendere un volo da un momento all’altro..farò tutto ciò che posso per tornare qui da voi il prima possibile.
-E’ una promessa?
-Consideralo già fatto..non vi lascerò più..
-Ti amo lo sai?
-Non c’è stato giorno, in questi anni..in cui non desiderassi sentire queste parole..Mi siete mancati infinitamente..ti amo..
-Affronteremo tutto insieme questa volta, qualsiasi cosa..e ci faremo guidare solo dall’amore e non dalla paura o dagli istinti..e qualsiasi cosa, ce la diremo..
-E non ci allontaneremo mai più così tanto..
-E ci ameremo..come la prima volta.. – parlavamo come se fossimo soli, io e lui.
-E mi amerete ancora di più? – Mattew si era intromesso del discorso. Io e Edward ci guardammo..di cose da dire ce n’erano molte..ma in quel momento non c’era nulla che ci mettesse fretta, che ci facesse affrontare discorsi spinosi o avvelenati. Volevamo goderci il momento..e poi con calma, da soli..avremmo parlato, avremmo superato tutto, perché noi eravamo in grado di farlo…Insieme. Ora..ora avevamo bisogno di tanto amore..uno dall’altra.
-Ti ameremo sempre molto di più..ogni giorno che passa! – avevo promesso a mio figlio. Edward mi sorrise.
 

e saremo quel che tutti sognano quell'amore che i cantanti cantano
tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato e impossibile
con il petto che sembra esplodere
che non serve altro più per vivere che non c'è parola per descrivere
che non ti sceglie e che non si fa scegliere



Pov Edward.
Eravamo di nuovo insieme e in quel letto sembrava ci fosse solo amore in quel momento, tanto di quell’amore da sconvolgere i sensi. Mattew continuava a stringersi tra noi due, come se avesse bisogno di toccare la realtà di quella situazione, come se avesse paura che da un momento all’altro si svegliasse dal suo sogno..E potevo capirlo..erano anche i miei pensieri, le mie paure. Ma Bella mi stringeva la mano, giocava con i miei capelli e continuava a guardarmi con lo sguardo sognante. Era bella, infinitamente..e dolce e sensuale e maledettamente innamorata di me! Il mix perfetto per farmi perdere la testa ancora una volta. Avrei fatto di tutto..tutto per lei, per mio figlio. Mi sarei organizzato e sarei tornato a New York il prima possibile..avremmo rinnovato i nostri voti nuziali..e avremmo vissuto la nostra vita lì..nella nostra casetta..insieme finalmente!
 

e saremo quel che tutti cercano
quell'amore che i cantanti cantano
tanto forte, potente, immenso che sembra esagerato e irrealizzabile
e che il petto fa quasi esplodere
senza il quale non si può più vivere
che potrebbe scomparire l'Universo tranne noi
ooooh oooh
tranne noi


Pov Bella.
Finalmente..dopo tutto questo tempo mi sento completa. Forse fuori c’è il temporale o c’è il sole oppure un tornado..non lo so. So solo che ora, in questo magnifico letto, nella nostra stanza..è tornato ad aleggiare l’amore, con la A maiuscola. Ora..ora il mio cuore batte ancora per lui e lui lo sa..ora il suo cuore è qui con me e non lo lascerò andare mai più. Lo amo immensamente e cerco di dirglielo, di farglielo capire con lo sguardo..e lui ricambia e sorride. E’ bello..tornare ad essere con la propria metà..era bello sentirsi amati..completi.
-Ti amo Edward.. – dico piano, non serve urlarlo..quando il suo cuore è qui vicino a me ad ascoltare. Ho urlato per troppo tempo..più di sette anni, nella speranza che il mio urlo disperato e interiore, silenzioso, giungesse al suo cuore e lo portasse qui, da me..per sempre.
-Ti amo Bella..ed ora..è per sempre –
Potrebbe anche scoppiare il finimondo fuori di qui, noi non ce ne accorgeremmo..l’intero universo potrebbe scomparire..ma noi saremo ancora qui, ad amarci a prometterci amore, per sempre.
 

The End.

   
 
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