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Autore: Ulvinne    31/05/2013    1 recensioni
Un tempo i draghi dominavano il mondo.
Terribili signori e padroni di ciò che li circondava, riuscirono a ridurre tutti gli altri esseri viventi in schiavitù, governando con la loro ferocia e la loro voce.
Ma un giorno,finalmente, qualcuno si fece avanti per fermare questa tirannia: il Sangue di Drago, colui che da loro servitore divenne il loro carnefice e riportò la libertà nel mondo. Senza pietà affrontò i draghi e, uno per uno, li distrusse. La sua eredità camminò nei secoli attraverso il sangue dei Prescelti degli dei, finché le leggendarie creature si estinsero.
E con i draghi sparì anche lui, l'eroe, il Sangue di Drago.
Le sue imprese divennero racconti, i racconti divennero canti, i canti divennero leggende.
E la gente finì per considerare i Draghi ed il Sangue di Drago solo una storia.
Ma cosa succede quando la storia torna, più vendicativa che mai?
Cosa succede quando la più antica eredità di Skyrim ti viene offerta?
Semplice: puoi solo accettarla.
Note: attenzione, il titolo è lo stesso, ma la storia è cambiata. Mi sono resa conto che proprio non andava e l'ho modificata. Spero che così vi piaccia :)
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter XVI
Daughter of fire and blood
 
Due giorni dopo i Compagni erano tutti riuniti alla Giumenta Bardata per festeggiare. Festeggiare cosa? La vittoria dei Compagni sui Mano d'Argento.
Di comune accordo con il Circolo avevamo deciso di nascondere la verità al resto dei Compagni, la licantropia non doveva essere in alcun modo collegata a noi e sinceramente non ero sicura di potermi fidare di tutti loro.
Non ero sicura di niente, in quel momento.
Tuttavia festeggiai e risi con i miei Compagni.
Cantammo canzoni, bevemmo molto, troppo forse. Tant'è che sentii la testa girare e per un po' preferii restare in disparte, osservando i miei compagni: Aela non era presente, era sicuramente a caccia o magari alla Forgia Terrena, Farkas stava raccontando a tutti per l'ennesima volta di come avesse sconfitto un ragno gigante con genuino entusiasmo e privo di ogni forma di arroganza, mentre Vilkas stava ascoltando qualcosa che Torvar sembrava raccontargli con molto entusiasmo, ma dalla faccia che faceva la cosa non doveva interessarlo molto.
Più lo guardavo, più lo volevo.
Mi mancava terribilmente, non sopportavo più quel distacco che era sceso tra di noi dopo quella notte alla forgia terrena, ma quel tocco, quel piccolo tocco che mi aveva donato alla Tomba di Ysgramor mi aveva fatto sperare. E non era stato solo quello: nei giorni successivi sembrava che Vilkas si stesse riavvicinando senza osar fare passi troppo lunghi, come se aspettasse un mio segnale, un mio permesso...
Rialzai lo sguardo per riportarlo su di lui, e mi trovai ricambiata.
Mi guardai intorno: la locanda era piena e rumorosa, la presenza dei Compagni rendeva ogni ambiente più caotico del solito e tutti sembravano presi dai festeggiamenti per curarsi di me, perciò mi alzai e mi diressi verso la porta che mi avrebbe condotta all'uscita.
Ma prima di varcare la soglia gettai un'ultima occhiata a Vilkas, che non mi aveva tolto gli occhi di dosso.
Come avevo sperato, mi seguì. Non si fece avanti, non mi camminò accanto finché non fummo a Jorrvaskr.
Fuori dalla mia stanza mi girai finalmente a guardarlo. Si fece più vicino e si chinò su di me per baciarmi. Lo ricambiai ed il desiderio per lui crebbe, più gli ero vicina più il suo odore era in grado di farmi girare la testa come fossi stordita. Approfondii il bacio, gettandogli le braccia al collo per far aderire i nostri corpi il più possibile e fu solo per riprendere fiato che mi staccai per guardarlo negli occhi.
Mi era mancato, e finalmente era con me.
Mi baciò ancora, spostando la bocca fino al collo, insinuando le mani sotto i vestiti, e il mio corpo tradì l'impazienza che mi animava, facendomi ansimare, gemere appena sotto il suo tocco. Mi lasciai toccare senza opporre resistenza, nemmeno quando iniziò ad armeggiare con i lacci della veste, scoprendo parte della mia pelle.
-Vilkas...- lo chiamai, ancora sotto i suoi baci -N-non qui...- il Nord si fermò per sollevare di nuovo la testa e guardarmi, poi spostò le sue mani dai fianchi fino le cosce e mi sollevò da terra senza troppi complimenti, con urgenza. Anche se sorpresa, gli sorrisi e gli circondai la vita con le gambe, lasciando che chiudesse la porta alle nostre spalle.
 
Corre più veloce del vento, non si fermerà finché non avrà catturato la sua preda. Gli ansimi dovuti alla corsa, alla fame sono cavernosi e profondi, tradiscono un appetito che non si sazia mai, che non guarisce mai del tutto.
La vede.
La sua preda è lì, a qualche metro da lei, non ha la minima idea di cosa sta per accadere.
Gli occhi gialli della bestia fremono, e si lancia subito all'attacco, è quasi arrivata.
Due metri, uno...
 
Di kiirre fen alok
 
Il tempo sembra fermarsi.
Compie il balzo, ma quella che doveva essere la sua preda si rivela un predatore altrettanto temibile, se non più di lei.
Viene scaraventata all'indietro e, quando si rialza, si sente strana.
-Cosa...?- si guarda le mani, il corpo.
È tornata umana! Come è possibile?
Lo sgomento si mescola alla paura quando il mostro che ha davanti si erge in tutta la sua altezza. La guarda senza pietà, la distruggerà!
E lei non può fare altro che rimanere lì, nuda davanti alla sua paura.
 
hin kah fen kos bonaar.
 
Si getta contro di lei, che con un grido cerca di proteggersi da quell'assalto mortale. Tutto brucia.
 
Non mi era mai capitato.
Quei sogni oramai erano una parte di me, si alternavano spesso a quelli in cui Hircine mi costringeva a cacciare anche nel sonno, ma mai i due sogni si erano confusi, mai mi avevano spaventata a tal punto.
Mai mi ero svegliata con le lacrime agli occhi.
Ogni volta che quelle voci, che si erano fatte aggressive, temibili, se ne andavano, mi sentivo sempre più debole, sempre più agitata, come se non potessi far altro che attendere un pericolo e stare alla sua mercé. Qualcosa mi sarebbe piombato addosso, mi dicevo, e non avrei potuto fare niente per evitarlo.
E la cosa più assurda era che non riuscivo a parlarne con nessuno.
I sogni di Hircine erano un tormento comune e potevo trovare conforto in Vilkas e negli altri membri del Circolo, ma gli altri, quelli che mi terrorizzavano a tal punto, erano una mia prerogativa, un mio fardello. E una parte di me sperava che, finché li avessi tenuti nascosti, mi avrebbero spaventato meno, sarebbero stati meno temibili.
Capii che mi sbagliavo.
 
-Allora, hai trovato quel baccaneve, sì o no?- mi riscossi.
-Sìsì, eccolo.- tornai dalla vecchietta con una pianta in mano e gliela porsi.
Il rametto che avevo raccolto finì sotto l'occhio piccolo e vigile dell'arzilla vecchietta, che a novant'anni suonati rimpiangeva la gioventù che le aveva permesso per anni di raccogliere le erbe e gli ingredienti da sola, prima dell'arrivo di mia madre.
-È secco.
-Cosa? Ma non è vero! E poi...
-Da quando sei tu l'esperta di erbe, ragazzina?- mi apostrofò puntandomi il baccaneve come fosse un'arma pericolosa.
Ci trovavamo nei pressi di Riverwood e l'inverno oramai si avvicinava. Un sottile strato di brina e nevischio copriva il terreno e le giornate cominciavano ad accorciarsi in quella giornata di metà Crepuscolo. Approfittando di uno dei miei momenti di pausa ero tornata a trovare mia madre ed Hannet nella speranza di riuscire a distrarmi un po'. Avevo avuto paura di farmi vedere dopo aver acquisito la licantropia, ma non potevo più rimandare. Non ero mai stata così tanto tempo senza andare a trovarle e mia madre cominciava a preoccuparsi...come potevo spiegarle tutto ciò che era successo senza spaventarla o ferirla? Non potevo, così avevo deciso di tenere tutto per me. Ma la Bestia era rimasta calma, gli allenamenti con Aela avevano dato il loro frutto e la presenza di quelle due donne mi dava pace, mi estraniava da tutto ciò che c'era a Jorrvaskr, di tutto ciò che c'era stato.
Avevo chiacchierato con mia madre, che aveva insistito nel conoscere Vilkas il prima possibile, ma io avevo tergiversato e Hannet era stata la mia salvezza quando mi aveva chiesto...ok, ordinato, di accompagnarla a raccogliere degli ingredienti.
E così eravamo fuori, la bretone avvolta in un mantello di pelliccia più grande di lei ed io con un completo fin troppo leggero che grazie al mio sangue Nord mi permetteva di sopportare il freddo.
-Non lo sono.- concessi alzando gli occhi al cielo.
-Ecco, quindi vai a cercarne un altro. E stavolta niente bacche ammaccate o l'elisir contro il freddo non viene bene.- biascicando un paio di insulti mi diressi di nuovo verso la pianta di baccaneve per coglierne altre.
-Va meglio?- chiesi una volta raccolto e Hannet annuì, mettendolo nel suo fedele cestello di vimini.
-Com'è che oggi sei così accondiscendente, eh?- mi chiese, prendendomi in contropiede -Di solito di lamenti molto di più! E biascichi, e biascichi e biascichi...
-Ma non è vero!- protestai.
-Senti un po', cocca, sarò anche vecchia e mezza cieca, ma le mie orecchie ci sentono benissimo!
-Rompiballe.
-Cosa?!
-Niente...ahi!- mi piegai per massaggiarmi lo stinco, quella gnoma malefica mi aveva appena dato un calcio -Ma sei impazzita?!
-Non fare certi giochetti con me, ragazzina! E soprattutto non fingere che vada tutto bene.- tornai a guardarla, ora seria -Tua madre potrà anche essere sveglia, ma io certe cose le noto subito, sai?- sentii la bocca farsi asciutta -E il tuo odore è inconfondibile.
Non era possibile.
-Non...so di cosa parli.- balbettai e sul vecchio volto della bretone si formò un sorriso.
-Non puoi ingannare il naso di un lupo, Iris, credo che tu lo sappia.
-M-ma...io non sento il tuo odore! Non è possibi...- con un'agilità che non credevo possedesse si avvicinò a me e mi tappò la bocca con la mano che sapeva di erbe.
-Non urlare.- sibilò, poi mi lasciò e si chinò, lentamente, a raccogliere qualche fiore caduto nello scatto. Le sue mani tremavano di fatica e mi chinai ad aiutarla.
-Come è possibile, Hann...nonna?- sussurrai -Tu...dovresti odorare di...
-Cane bagnato? Oh, sì. Ma da brava alchimista conosco qualche trucco che mi permette di mascherarmi bene.- chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì vidi che erano gialli, come quelli delle bestie, ma vi regnava una gran calma dentro, calma che non avevo mai visto nei miei occhi o in quelli dei Compagni.
-Ma come l'hai contratta?
-Esattamente come te.- disse, tendendomi una mano affinché l'aiutassi a rimettersi in piedi e lo feci -Ho fatto parte di Compagni, molti anni fa.- d'accordo, la storia cominciava ad avere dell'assurdo.
-Ma tu...io...e Kodlak?- chiesi, la mia mente elaborava un pensiero dietro l'altro, sfornando solo parole sconnesse.
Riprendemmo a camminare, affondando appena i passi nella neve.
-È stato tanti anni fa. Kodkal...è stato importante per me.- gli occhi, tornati del loro colore normale, si erano fatti lontani adesso, e non osai chiederle di riprendere -Sono arrivata a Skyrim quando ero molto più giovane di te, ma avevo sentito parlare dei Compagni. Così mi unii a loro.
-Tu?- non potei fare a meno di ridacchiare, ma stavolta evitai il calcio che cercò di mollarmi per la seconda volta.
-Non guardarmi adesso, screanzata, se avessi ancora vent'anni ti farei vedere di cosa sono capace.
-Scusa...- sussurrai infine -Mi dicevi?
-Ero un cacciatore, una piccola bretone come me non aveva futuro come guerriero, e spesso io e Kodlak ci scontravamo per questo.- non potei fare a meno di sorridere, conoscere una parte del passato di Kodlak si stava rivelando un'inaspettata quanto piacevole sorpresa -Ma alla fine imparai che quegli occhi nascondevano molto più di quanto volessero farmi credere e così...- si interruppe e, per la prima volta da quando la conoscevo, la vidi abbassare gli occhi.
-Voi?- chiesi incredula.
-L'ho amato, sai? E per un po' fummo felici, finchè...- ancora una volta stette in silenzio, ma non ci misi molto a capire.
-La licantropia.
-La accettammo insieme, ma presto fu quella forza che ci aveva uniti a separarci. Io amavo questo dono che mi donava molta forza, potevo gareggiare con qualsiasi Nord e batterlo senza problemi, ma Kodlak è sempre stato più lungimirante di me e si pentì poco tempo dopo. Discutemmo a lungo e alla fine ci separammo.
-Hai lasciato i Compagni per questo?- ignorai il dolore allo stomaco nell'apprendere che la licantropia aveva già una volta separato una coppia come aveva quasi fatto con me e Vilkas, e sentii la tristezza invadermi.
-Molte persone non sono fatte per passare la vita insieme, sai? Io e Kodlak eravamo tra queste. Le nostre strade si separarono ed io venni a vivere qui, a Riverwood.- sospirò -Avrei voluto venire a dargli l'ultimo saluto, sai? Ma queste vecchie gambe non camminano più come una volta, lupo o non lupo.- mi morsi il labbro mentre Hannet procedeva con il suo passo incerto, ora senza staccare la mano dal mio braccio -Ma forse è meglio così.
-Posso farti una domanda?- le chiesi dopo un po' per cambiare argomento, e quella annuì -Sogni ancora Hircine e la caccia?
-Ogni notte, come la prima volta che l'ho accettato in me. Spero che nei suoi campi di caccia mi conceda di nuovo la gioventù, perché non ne posso più di queste vecchie ossa...
-E non hai mai sognato nient'altro?- la vecchietta mi guardò male, forse per averla interrotta, ma nel vedere la mia espressione assente si zittì e mi squadrò a lungo.
-Cosa intendi per nient'altro?- mi chiese.
E quasi senza accorgermene mi aprii con lei. Le raccontai di quando i sogni di Hircine lasciavano spazio a quelli più inquietanti, le dissi delle voci e della strana lingua che non avevo mai sentito al di fuori di quei sogni.
-E poi c'è una parola con cui mi chiamano di continuo...
-Una parola?
-Sì. La nominano di continuo, ma ogni volta che mi sveglio non riesco mai a ricordarla. Come...come se ci fosse una specie di barriera che...- sospirai -Non lo so.- la guardai nella speranza di trovare della comprensione, ma tutto ciò che vidi negli occhi della bretone fu solo confusione.
-Non ho mai sentito parlare di niente del genere, ragazzina.- ammise continuando a stringre il mio braccio, poi si guardò attorno -Ma forse conosco qualcuno che potrebbe avere delle risposte.- spalancai gli occhi.
-Davvero? E chi, Hannet, chi?
-Nonna Hannet, ti ho detto.- mi corresse, ma non perse molto tempo a concentrarsi su questo dettaglio.
Mi lasciò il braccio e cercò qualcosa sotto la sua veste pesante, tirando fuori una pietra attaccata ad un cordoncino.
Era una semplice pietra azzurra scheggiata, sembrava essere in quelle pessime condizioni da anni, e incisa malamente sopra di esso, c'era una specie di segno, una runa.
-Che cos'è?
-Prendilo.- mi invitò la bretone, ed io allungai una mano, quasi timorosa -Avanti, non è che una pietra.- allora lasciai che il ciondolo cadesse nella mia mano, ma più lo osservavo più non riuscivo a trovare niente che lo rendesse curioso o speciale se non quella runa.
-Cosa dovrei farci?
-Il sasso non è che un mezzo che potrebbe farti ottenere le risposte.- fece una pausa, sistemandosi il mantello di pelliccia -A Witherun vive una donna, Olava. Lei potrebbe aiutarti.
-Olava?- avevo già sentito quel nome, e feci mente locale per qualche secondo prima di poterlo collegare ad un volto -Intendi la Debole?- avevo sentito Njada e Athis chiamarla così, una volta.
-Debole un corno.- mi corresse Hannet, poi mi prese la mano che reggeva il sasso e chiuse le mie dita sulla pietra, stringendole con le proprie -Quella donna ha una mente superiore a tutti noi. Conosce cose che tu non puoi nemmeno immaginare, i suoi poteri sono...
-Poteri? Io non voglio avere niente a che fare con la magia.- la interruppi, quasi schifata, ma lo sguardo della vecchietta ebbe il potere di zittirmi.
-Vuoi delle risposte o no?- annuii -Bene, allora vai da Olava il prima possibile, e allora capirai cosa devi fare...spero.- la guardai a lungo, in silenzio, finché non fu lei ad interrompere il nostro contatto visivo -Torniamo a casa. Io non sono Nord, questo freddo mi sta entrando nelle ossa.
 
La mia reticenza nei confronti della proposta di Hannet resistette due giorni. Fu all'avvicinarsi della notte che decisi che avrei potuto dare una chance alla magia, solo una, prima di tagliarla del tutto fuori dalla mia vita.
-Dove vai?- mi chiese Vilkas vedendomi infilare gli stivali.
Non gli avevo detto niente della chiacchierata con Hannet, né della mia decisione di voler incontrare Olava la Debole, perché ci eravamo riappacificati da poco e temevo che la sua reazione non sarebbe stata di certo felice. E io non avevo bisogno di litigare con lui, in quel momento, non dopo così poco tempo. Vilkas era importante per me, molto, ma ero ancora così sciocca ed egoista da credere che nascondere le mie debolezza sarebbe stato sicuramente meglio che condividerle con l'uomo che mi era più vicino.
-Ho una cosa da fare.- dissi in tono distratto, poi lo guardai cercando di sorridergli tranquilla -Tranquillo, non ha niente a che fare con la caccia.- alzò un sopracciglio.
-Non ti stai cacciando in qualcosa di strano, vero?- detto da un licantropo la parola “strano” era molto relativa, e sicuramente non stavo facendo niente di così strano rispetto a tutto ciò che avevo vissuto, perciò scossi la testa.
-Sarò di ritorno tra un'ora, non di più.- mi alzai e feci per sorpassarlo, ma sull'uscio della porta mi afferrò il braccio, in una presa non violenta ma assolutamente decisa a trattenermi.
-In questi giorni sei strana. Da quando sei tornata da Riverwood sembri non avere pace.- mi fece una carezza e sorrisi di nuovo, un sorriso falso ma assolutamente convincente.
-Una tua impressione.- e prima che potesse ribattere gli diedi un lieve bacio a tradimento e mi liberai dalla sua presa -A più tardi.- scivolai via da lui e non appena fui sicura che non potesse vedermi il sorriso sparì.
Uscii da Jorrvaskr rapidamente e non appena svoltato l'angolo mi sollevai il mantello che portava sul viso, nonostante non stessi facendo niente di illegale non volevo essere riconosciuta, e rapidamente raggiunsi la casa di quella che era chiamata Olava la Debole.
Una casetta piccola ma anche ben tenuta, almeno all'esterno: semplice, quasi essenziale, ma pulita.
Bussai rapidamente e mi guardai intorno finché Olava non venne ad aprirmi: una donna anziana, anche se non come Hannet, alta e magra, in gioventù doveva essere stata bella, ma ora il suo volto era una ragnatela di rughe ed i capelli un cespuglio bianco. Aveva gli occhi scuri e con essi mi scrutò con diffidenza, ma anche con una profonda intelligenza.
-Olava?- chiesi, e quella annuì.
-Cosa vuole l'aspirante Precursore di Jorrvaskr da una vecchia alchimista?- non potei trattenere la sorpresa, ma almeno il mio volto era coperto dal cappuccio, e subito mostrai la pietra che tenevo al collo, sotto i vestiti.
-Mi hanno detto che avrei ottenuto delle risposte con questo.- gli occhi della vecchia brillarono di curiosità e rapidamente afferrò la pietra, quasi strappandomela di mano.
-Entra.- ubbidii e rapidamente Olava chiuse la porta.
Non appena entrata mi guardai intorno: la casa odorava fortemente di spezie ed altre erbe, proprio come casa di Hannet a Riverwood, se non più, ed era piccolissima, due stanze dove nella più grande stavano un accenno di piccola cucina, un piccolo tavolo ricolmo di ingredienti strani e un camino con tanto di calderone (che mi ricordò in maniera spiacevole l'intruglio della strega di Glenmoril), mentre in quella più piccola doveva esserci la camera da letto.
-È di tuo gradimento?- mi chiese, ma prima che potessi rispondere si sedette davanti al camino, invitandomi a fare altrettanto -Abbassa quel cappuccio, so chi sei e voglio evitare simili giochetti.- si voltò a guardarmi, sorridendo -e credo anche tu.
-Credi bene.- mi abbassai il cappuccio -Ma come facevi a sapere chi ero? È stata Hannet ad avvertirti?
-Sapevo che Hannet ti avrebbe mandato da me, ma non perché me l'ha detto lei.
-E allora come?
-Questa è una storia abbastanza lunga da raccontare e non credo che tu abbia tempo da perdere.
-Effettivamente no.- mi sedetti sulla sedia accanto alla sua e subito il calore del fuoco mi scaldò le braccia. Per quanto non trovassi il freddo insopportabile fu comunque piacevole -Allora? Cosa puoi dirmi?- la vecchia rigirò quel sasso tra le mani quasi fosse un prezioso talismano.
-Senza fretta, Iris.- la guardai stranita, ma ella era ancora concentrata su quella pietra -Sappi che non so quello che vedrò stasera. Potrebbe essere qualcosa di inutile come qualcosa in grado di cambiarti la vita.
-Cambiarmi la vita?- trattenni una risatina.
Oramai ero ingenuamente convinta di aver visto di tutto e non credevo molto a quelle parole, tuttavia non mi sbilanciai più di tanto per non far irritare l'unica in grado di darmi delle risposte concrete, sempre che me l'avesse date.
-Allora?- mi chiese con tono irritato e sospirai.
-Fallo e basta, va bene?
-Porgimi la mano, allora.- ero perplessa.
-Cosa? Niente domande, niente intrugli o altro?- la vecchietta alzò un sopracciglio chiaro.
-Non sono mica un fenomeno da baraccone. Ed ora fammi concentrare.- mi prese la mano che le avevo porto.
La pelle delle mani era un po' secca, ma anche calda e morbida, ed erano anche abbastanza piccole rispetto alla mia, ma non badai molto a questo, mi concentrai sul suo volto concentrato, con gli occhi chiusi.
-Oh, sì...vedo qualcosa...- mormorò, e subito entrai in trepidazione.
-Cosa vedi?
-Non parlare, aspetta che abbia finito, altrimenti mi deconcentro.- mi morsi il labbro e annuii, poi stetti in silenzio, osservando attentamente il volto della vecchia.
Per un po' rimase tutto tranquillo in quella piccola casa, il fuoco ed il respiro regolare di Olava furono per un po' gli unici suoni che udii, ma all'improvviso qualcosa cambiò.
-Olava?- lentamente le sopracciglia della donna iniziarono ad arcuarsi, tradendo...
Paura? Dolore? O forse entrambi?
-Olava, mi senti?- cercai di sfilare la mano dalle sue, ma la sua presa si fece stranamente forte e dura -Olava, lasciami!- cercai ancora di strattonarmi dalla sua presa, ma la vecchia mi trattenne a sé nonostante la mia forza, sembrava essersi del tutto estraniata.
Iniziai ad avere paura.
Il tremore delle mani della donna si fece ancora più forte ed iniziò a sudare, e fu proprio allora che aprì gli occhi.
Essi erano diventati bianchi.
-E le pergamene hanno predetto- la sua voce era roca, sembrava non l'avesse usata per anni -Ali nere nel cielo freddo quando Fratello combatterà Fratello!
-Che stai dicendo?! Di cosa parli?
-Alduin! Sventura di re! Ombra antica mai domata con una fame sconfinata!- e come ebbe inizio, tutto ciò passò.
Gli occhi di Olava si chiusero e finalmente mi lasciò andare. Dove le sue dita avevano stretto la mia mano, la pelle era diventata quasi bianca a causa della presa, ma non bastarono che pochi secondi per tornare del solito colore scuro.
La guardai incredula mentre riapriva gli occhi, tornati normali, e si massaggiava la testa.
-Oh, per i Nove...- mormorò, e mi accorsi che mi stava guardando con paura -Come è possibile? Tu?
-Io cosa?- chiesi, più confusa di lei -Cosa hai visto? Ti prego, cosa centrano i miei sogni con...?
-Non toccarmi!- esclamò la donna, sottraendosi al mio tentativo di contatto, facendomi rimanere di sasso -Ti prego, non voglio di nuovo vedere...quelle cose.
-Ma io...ti prego, spiegami.- mormorai e mi accorsi che il mio tono rasentava la supplica -Sono anni che quei sogni non mi lasciano in pace! Ti prego, ho diritto di sapere...- la vidi calmarsi, almeno un po', e sospirò.
-Bambina, ho visto molte cose. Tutte confuse, ma una cosa è certa.- fece una pausa -La tua vita sarà continuamente segnata.
-Segnata?
-Segnata dalla battaglia, dal dolore. È stato il dolore a spingerti tra le braccia del tuo Destino.- mi accorsi di tremare -Tu sei figlia loro, sei figlia del fuoco e del sangue.- il fuoco.
Era il fuoco l'ultima cosa che vedevo prima di svegliarmi.
Trattenni il fiato.
-Tutto questo è assurdo...- sussurrai -Devi esserti sbagliata!- mi strinsi addosso il mantello, improvvisamente avevo freddo.
-Io non mi sbaglio, soprattutto dopo aver visto roba come quella.- mi tese la mano -Vuoi ancora sapere altro?
-Credevo non volessi toccarmi.
-Perdonami, ma ero spaventata. Non mi era mai capitato di vedere una cosa del genere e ti devo delle scuse, così come ti devo delle risposte. Le vuoi ancora?- le tesi la mano, oramai ero arrivata ad un punto che non potevo più tirarmi indietro.
-La tua vita è segnata in diverse tappe. sì...riesco a vederlo. Come vedo anche le cicatrici sulla schiena.- assottigliai gli occhi -E quelle sul cuore...le vedo tutte. La morte di tuo padre, la punizione, Skjor e...
-Kodlak.- conclusi portandomi una mano al petto -Non...non c'è un modo per evitare tutto questo? Insomma, non sei nemmeno capace di dirmi di cosa si tratta!
-Non ho scelto io, Iris. È un compito che ti è stato affidato da qualcun altro, qualcuno con cui non si può contrattare. È il tuo Destino.
-Smettila di tirare fuori il Destino come fosse qualcosa di vero.
-È assurdo che tu non ci creda quando hai visto tu stessa una parte di ciò che ti attende...- fece una pausa -...te e chi ti sta intorno.- quello non fu che l'ennesimo colpo al cuore.
-Chi mi sta intorno...- mi presi la testa tra le mani.
Le parole della vecchia mi confondevano e mi facevano stare male. Non sono non avevo ottenuto delle risposte, ma ora avevo anche più domande di prima. Olava non era stata in grado di aiutarmi se non mettendomi in allarme.
E se davvero la mia vita era diretta verso le fiamme chi mi stava vicino sarebbe bruciato con me.
-Cosa devo fare?- chiesi alla fine, lasciando la presa sulla testa, tradendo un disperato bisogno di un consiglio.
Qualche capello bianco sfuggì alla crocchia che li teneva legati i capelli della donna quando scosse la testa, sul volto un'espressione addolorata, ma decisa.
-Questa decisione spetta solo a te. Qualunque cosa ti aspetti dovrai affrontarla da sola. È meglio che ti abitui ad esserlo, dunque. Farà meno male.
 
Note dell'autrice
Penultimo capitolo del primo arco della storia. Lo so, doveva essere l'ultimo, ma alla fine ho deciso di spezzare il capitolo in due per una piccola indecisione su cui sto ancora combattendo xD E scusate il ritardo, ma ho finito di scriverlo giusto pochi minuti fa xD
Allora, Hannet. Ve l'avevo detto che sarebbe tornata in scena e vi informo che forse tornerà, così come dedicherò un piccolo spazietto a Sameera a tempo debito dato che qui l'ho trascurata. Questo capitolo mi convince meno del precedente, che dite? Troppa carne al fuoco?
Vi abbraccio e mando cuori a tutti xD e ci leggiamo tra una settimana.
Lady Phoenix
  
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