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Autore: LITTLETHINGS4    31/05/2013    8 recensioni
Lauren ha diciassette anni ed è innamorata di Harry, il ragazzo che lavora in una panetteria, ma quest'ultimo non sembra accorgersi della palese cotta che prova la ragazza. Al punto che..
Quattro anni dopo la vita di Lauren è cambiata: ha una vita perfetta, una casa perfetta e il lavoro che ha sempre sognato. Harry non esiste più tra i suoi pensieri, ma un giorno..
Le seconde possibilità le hanno tutti, perché anche loro non possono averne una?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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..Quel  cappellino bianco, abbinato al grembiule; quel sorriso ipnotico e quei suoi occhi così verdi, così.. perfetti, mi facevano stare bene, talmente bene che stavo male per tutte le volte in cui non ero riuscita a dire più di un semplice “Ciao, un kg di pane, grazie!”, mentre lui era sempre spigliato, conversava così facilmente con tutti, persino con me, cioè, mi correggo, lui tentava di conversare con me, io mi limitavo a fare si o no con la testa oppure se ero in vena bisbigliavo qualcosa di incomprensibile. Lui  non badava tanto al mio comportamento, oppure non insisteva perché non voleva mettermi in ulteriore imbarazzo.
Forse mi ero davvero innamorata di lui.
E quel giorno, come tutte le volte, continuavo a fissarlo mentre lui serviva i clienti e puntualmente quando i nostri sguardi si incrociavano io chinavo la testa in preda ad un imbarazzo unico, forse, nel suo genere.
“Ciao, un kg di pane, grazie.” Dissi tutto d’un fiato “il solito, quindi”  rispose lui mentre mi faceva l’occhiolino. Forse  avevo smesso di respirare, forse ero morta ed ero finita in paradiso. Feci di si con il capo.
 
“Dio santo cavatemi  gli occhi, ORA!” Mi ripetei tra me e solamente me di abbassare lo sguardo, di non guardargli il sedere, di non sbavare come una ragazzetta! Avevo 17 anni, per Dio! E lui solo 16, al sol pensarci stavo male.
“Ecco a te, Lauren, grazie e a presto!” Che sorrisone che aveva. Rimasi per un attimo interdetta, poi mi ripresi pagai quanto gli dovevo e me ne andai, senza nemmeno salutare.
Rientrai a casa.
“Mamma sono a casa! Ho comprato il pane” Lei scese dalle scale, era sempre bella. Perché non ero come lei? “Lauren, fammi indovinare. Un kg di pane, ancora.” Arrossii “Ma figlia mia con tutto il pane che c’è in casa possiamo aprirla noi una panetteria! E poi tu non ne mangi così tanto da poter giustificare i tuoi acquisti. Il che mi fa presumere che ci sia un secondo fine.”
Colpita in pieno. “ No, ma quando mai! Lo faccio perché so che a te piace.. e.. e.. ed è così buono il pane di quella panetteria, non trovi? Oggi ho visto che hanno sperimentato delle nuove focacce al….” “Signorina non me la dai a bere tu. E bada bene, se vedrò altro pane in giro per casa giuro che darò di matto.”  Aveva le mani sui fianchi ed era adirata, perfetto. “Ok”  mi limitai a rispondere.
Decise di cambiare argomento “hai già pranzato?” “si – mentii – adesso vado da Amy, a dopo.” Andai a prepararmi e mi diressi subito dopo a casa della mia amica.
Quando ci incontrammo le raccontai subito di Harold: che mi aveva detto, che avevo tentato di dirgli, che espressioni aveva fatto e quali erano i suoi atteggiamenti nei mie confronti. “Secondo me gli piaci! Lauren sei bellissima, hai un carattere meraviglioso, e vuoi che lo abbia notato? Deve essere proprio cieco” peccato che io non la pensavo ugualmente. Forse potevo essere bella dentro, ma fuori proprio no. Però non nascondevo a me stessa che un po’ ci speravo che gli piacessi, e che poteva riuscire a vedere oltre il mio aspetto. Sembrava proprio il tipo di persone che guarda oltre l’estetica. Stavo incominciando a convincermi del fatto che forse la mia amica aveva ragione.
“Che ne dici se usciamo?” Mi propose lei facendomi ritornare alla realtà “Si, Perché no?”
Quando ormai eravamo arrivate in centro le proposi di andare a mangiare un boccone, visto che non avevo visto ancora del cibo dalla mattina “si, andiamo, ho una fame da lupi!” e ci dirigemmo verso il fast food più vicino.
 
Si fece sera e io ed Amy decidemmo di rientrare a casa “ Ciao ci si vede domani” la salutai con un abbraccio “Ciao Lauren”.
Proseguii da sola la strada verso casa, quando arrivai a destinazione notai che le luci dell’ufficio di mamma erano accese. “se le sarà dimenticate sicuramente” pensai.
Ancor prima di dare la buonanotte a quella smemorata di mia madre passai per spegnere le luci, ma quello che trovai in ufficio non furono solo due luci accese, ma mia madre in accappatoio che parlava con.. Harold! Sbattei le palpebre per  l’incredulità. Cosa ci faceva a quest’ora a casa mia? Come faceva a sapere che questa era la mia casa? Un sacco di pensieri affiorarono nella mia mente.
Mi accorsi del silenzio imbarazzante che si creò; sembravano secoli, ma forse tutto sommato erano solo pochi secondi “Amore che ci fai qui? Lo sai che non voglio che mi disturbi quando sono in ufficio” ecco il suo solito tono d’avvocato che odio così tanto “credevo avessi lasciato le luci accese e sono venuta a spegnerle” Harold mi guardò come per dire “allora sai dire anche qualcos’altro, eh?” “Come vedi ci sono io, adesso fila in camera tua, stiamo trattando cose serie qui”
Girai spalle, ero arrabbiata, imbarazzata e stanca. Volevo piangere per il modo in cui mi aveva trattata mia madre e per di più lo aveva fatto davanti a lui. Filai in camera mia e mi buttai sul letto, mi accorsi che stavo iniziando a piangere. Cosa ci faceva Harold in ufficio? Che poteva mai essere successo?  
 

  
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