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Autore: _Ineedahug_    31/05/2013    10 recensioni
"Io ti salverò, Brì."
"Nessuno può Zayn!"
"Allora io diventerò Nessuno!"
Nello stesso momento in cui il moro pronunciò quelle parole, con sicurezza, se ne pentì: sapeva che non sarebbe mai riuscito a mantenere la promessa. Ma l'avrebbe salvata. Quella, di promessa, l'avrebbe mantenuta. Ne era certo.
Perché? Semplice, leggi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It Really Happened To Me..?!
 
Benvenute! Spero vi piaccia la storia, è la prima che scrivo per tanto sono inesperta.
Buona lettura!
M;

 
"Guarda avanti ragazzina!"
Il clacson di un'auto grigio metallizzato mi riportò alla realtà.
Non diedi minimo peso all'insulto, ne volli vedere il viso del conducente. Continuai a camminare, stringendo un po' le braccia al petto. La brezza fresca mattutina di Milano, anche se a metà Giugno, si faceva sentire. 
Forse non avrei dovuto mettere i pantaloncini. L'ho fatto più per dispetto in realtà, quella stronza di Borghesi si farà salire di nuovo la pressione pur di farmi la ramanzina.
"Esposito! Le sembra il modo di presentarsi in aula? Dal preside, immediatamente!" la immaginai con quel dito grinzoso che indicava la porta del preside, di fronte l'aula di biologia, con quello sguardo inceneritore che non mi intimidiva minimamente.
Non ero una ribelle a scuola. Anzi, la mia media era buona e sapevo stare al mio posto, ma quella rana rinsecchita aveva qualcosa contro di me. Pagella di tutti 7, biologia: 4. Ho sprecato un'estate della mia adolescenza a recuperare quel fottuto debito. 
Non è il caso di passare anche il diciottesimo compleanno sui libri, ma la scuola è finita ormai, e ho preso 6 a tutte e quattro le interrogazioni.
"Ciao bella."
Mi fermai di fronte la mia migliore amica, accostata al muretto del parco giochi come ogni giorno.
"Ciao Bridget."
Sorrise lei di rimando.
"Andiamo?"
Aggiunse, sollevando pesantemente la cartella di Brontolo dal marciapiede. Alle 8 del mattino erano praticamente uguali.
Sbuffai.
"Andiamo."

"Oggi cos'abbiamo insieme?" mi chiese non distogliendo lo sguardo dalla strada.
" Borghesi e Martinez se non sbaglio."
"Sai che Borghesi ti spedirà dal preside vero?"
Ridacchiò, alludendo agli shorts jeansati.
"Sopravviverò."
Sogghignai.
"Oggi sei distante."
Cominciò. Sospirai.
"Sai perché."
Inchiodò le converse al suolo, penetrandomi con quegli occhi oceanici.
"Brì se non vuoi..io non ci vado, res-"
"Fede tu andrai con Chiara al concerto, non dire stronzate."
Non la lasciai neanche terminare la frase. Andiamo, era assurda anche solo pensarlo.
"Sai quanto ci tengo ai ragazzi, ma mi sento in colpa a lasciarti a casa."
"Non ne hai motivo. Non sei tu che non hai voluto comprarmi il biglietto. E se papà non si sentirà mai in colpa per aver infranto il mio sogno, perché tu dovresti? Smettila di parlare a vuoto e andiamo a scuola, sennò Borghesi ci manda anche te dal preside."
"Abbiamo biologia alla prima ora?"
Gridò spalancando gli occhi.
La guardai ovvia.
"Quando avevi intenzione di dirmelo?! Muoviti!"
Mi afferrò un polso cominciando a correre, piantai i piedi all’asfalto.
"La scuola è di là."
Soffiai. Sbuffò, correndo nel lato opposto, ma non liberando la presa.
I lunghi capelli castani mi ondeggiavano dietro le spalle, mossi dal vento.
"Giorno ragazze."
"Ciao Chiara."
Rispondemmo in coro.
"È già suonata?"
"Si F, da circa 5 minuti."
"Cazzo, Borghesi!"
Mi afferrò l'altro polso, camminando velocemente -correndo- all'interno dell'istituto. Terza porta a sinistra.
Mi ero già preparata psicologicamente alla voce stridula che avrebbe rimbombato nelle mie orecchie per qualche minuto.
E invece entro, e la vecchia non c'è.
"Marco dov'è Borghesi?"
Chiesi al primo che trovai sotto tiro.
"Non lo sapevi? Oggi non c'è. Dovrebbe venire quello di arte a sostituire, quello rincretinito che non ricorda neanche che auto ha. Ma è sempre in ritardo."
Io avevo smesso di ascoltare a "Oggi non c'è". Aw, che bella cosa.
"Ultimo?"
La ragazza annuì, così attraversammo la stanza arrivando al solito banco.
Per tutta l'ora scarabbocchiai sul banco. '19/06 One Direction: -1' padroneggiava in grassetto a pennarello nero.
Fissai la scritta per un po', sospirando più di una volta. Erano due anni che aspettavo quella sera, e invece sarei rimasta a casa. Non avrei potuto neanche ammazzare il tempo con la mia migliore amica, perchè lei domani, a quell'ora, realizzerà il mio stesso sogno. Non potevo chiederle di rinunciare solo perché io ero la sfigata che rimaneva a letto mangiando cereali.
"Signorina!"
La gomitata di Fede mi fece realizzare che da 10 minuti era me che il prof richiamava.
"Si?"
"Di cosa stiamo parlando?"

Prima ora - prima nota.

"Ci vediamo alla penultima ora."
“Ciao F.”
Raggiunsi l'aula di tecnologia. 

Dopo anche fisica, 2 ore di astronomia e diritto, ero a dir poco distrutta.
“Oggi uscite?”
Chiesi, sfilando la cartella e appoggiandola sulla panchina, per poi sedermici accanto alle mie –probabilmente uniche nella scuola- due amiche.
“Non so, forse. Te esci?”
“Non ne ho voglia.”
Soffiai guardando la massa di liceali che si affrettava ad uscire dall’istituto.
Sentii Chiara sospirare. Potei riconoscerla dal duo modo più rumoroso di farlo, rispetto a Federica.
“Che avete fatto oggi?”
Iniziò quest’ultima.
Non risposi, semplicemente perché non ne avevo idea. Ero totalmente scollegata, ho cambiato aula 5 volte e su tutti e 5 i banchi c’erano gli stessi scarabocchi, seguiti dagli stessi sospiri, dagli stessi pensieri.
“Io ho preso 8 alla verifica di filosofia.”
Affermò orgogliosa Chiara.
“Devo andare.”
Issai la cartella in spalla alzandomi, avevo fame. 
Come al solito per la fretta avevo saltato la colazione e dimenticato la merenda.
“Ciao Brì.”

Nel tragitto che divideva la scuola da casa i pensieri mi assalirono ancora.
Non potevo accettarlo. Non era una stronzata, come tutti la definiscono.
Beh, se proprio si vuole definirla tale, la mia vita è una stronzata. Il mio mondo, è una stronzata. Il mio sorriso, è una stronzata. La parte più importante di me, è una stronzata.
E so che non vale solo per me. So che c’è qualcun altro, che prova quello che provo io. Lo so. Le mie migliori amiche, ad esempio. Ad essere sincera, io sono quella che ci tiene di più. Forse perché ho sofferto più di loro due, ho avuto bisogno del supporto dei miei idoli più di loro.
A pensarci, è strano per davvero. È strano che quando sto male, il mio primo pensiero è di infilare le cuffie, anziché parlare con qualcuno. So che è stupido, me ne rendo conto. E pure mi viene così naturale. È così naturale premere play sull’Ipod, e ascoltarli. È naturale sorridere guardando un loro video, una loro foto, una loro esibizione. È naturale stare meglio, con loro. Lo è per me. Per il mondo “razionale” è una cazzata. In realtà non m’importa molto di ciò che pensa il mondo, ma quando questi pregiudizi ti intralciano, allora si, che vado in bestia. È assurdo come sia difficile per i miei genitori fidarsi di me. Se io affermo e ribadisco che i One Direction sono importanti, perché non credermi? Perché pensare che si solo uno spreco di soldi e tempo, anziché il compimento del mio sogno? Questa è una stronzata. Non fidarsi dei miei sentimenti. Non mi capiranno mai, ne sono certa. Ma neanche ci hanno mai provato.
“Mamma sono tornata.”
Urlai serrando la porta d’ingresso. Lanciai –letteralmente- la cartella sul divano in salotto, raggiunsi la cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
“Tra poco si mangia.”
“Okay.”
Neanche un ‘com’è andata a scuola?’ ‘come stai?’ ‘c’è qualcosa che non va?’ ma no, a chi importa? A mia mamma no di sicuro. Si fanno in quattro per darmi il benessere economico, ma quello emotivo non conta.
 
“E’ pronto!”
“Vengo.”
Urlai di rimando, arrotolando le cuffie. Scesi in cucina, il telegiornale di Rai 1 spezzava il silenzio.
 
 
Play.
Ciao mondo.
 
 
‘And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
And I can't change
Even if I tried
Even if I wanted to
My love
My love
My love’

 
“Fede?”
Risposi al cellulare.
“Brì, devi venire subito.”
“Non piangere. F che succede?”
“E’ Chiara. Ti prego, vieni in ospedale.”
“Vengo.”
 

 
 
Here I am!
Ciao a tutti, grazie se avete letto fin qui. Dovrei presentarmi, vero? Beh non è che ne abbia tanta voglia ahahahah le cose essenziali: mi chiamo Emanuela –preferisco Manu-, ho 13 anni, e sono una directioner (ma va) da quasi due anni. È la mia prima fan fiction, spero non siate troppo crudeli lol ma ovviamente mi farebbero molto piacere critiche costruttive, perché il mio obbiettivo è migliorare, ci tengo davvero molto. Questo capitolo è più corto dei successivi, perché non vorrei annoiarvi da subito ahahah Ve lo dico da ora: la storia all’inizio sarà un po’ banale, semplicemente perché volevo descrivere un po’ ciò che sono un po’ le directioner, quello che pensano/sognano –almeno io lo sono lol. Spero continuiate a leggere, e che vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate!
M;
  
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