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Autore: R Artemis    31/05/2013    2 recensioni
Angeli e demoni. L'eterno conflitto tra bene e male. Ma chi ha deciso cos'è il bene e cos'è il male?
L'amore, puro sentimento umano, è bene o male?
Gwen, protagonista di un mondo più grande di lei, non sa trovare risposta a ciò.
Entrambe le fazioni sembrano opporsi a lei e ad un batterista che entra nel suo mondo per caso.
Che lo scontro abbia inizio.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shannon non aveva più resistito, dopo averle sussurrato un "buonanotte, piccola mia", era crollato nel mondo dei sogni. In fondo, la notte precedente non aveva dormito, per tenerle compagnia, ed ora era inevitabilmente stanco.
Gwen lo osservava, osservava ogni suo più piccolo dettaglio. Quel viso le era così familiare ormai, che avrebbe saputo disegnarlo ad occhi chiusi. Le palpebre chiuse che nascondevano due profondi occhi che la incantavano, le folte sopracciglia, quel naso forse un po' grande ma che per lui era perfetto, le labbra piene che, anche in quel momento, formavano un piccolo, dolce sorriso, quelle labbra di cui amava sentirne il contatto sulle sue, quelle labbra circondate da un filo di barba incolta che lo rendeva anche più perfetto, se possibile. I capelli coprivano in parte quella triad tatuata vicino all'orecchio. Osservava il suo petto alzarsi ed abbassarsi regolarmente, il braccio che la circondava, che la teneva stretta a lui come per paura che potesse scappare.
Mai in vita sua aveva visto qualcosa di più pacifico. Ma lui stava solo dormendo, come chiunque altro potrebbe dormire. Non era la pace di Shannon a sorprenderla, ma la propria. La pace che sentiva quando era con lui era qualcosa che non aveva mai conosciuto prima.
Le ricordò la prima notte che aveva passato con lui, così simile e così differente. Anche quella volta si trovavano in quella posizione, ora ancora più vicini l'uno all'altra, ma loro erano diversi, ora si conoscevano davvero, ora si volevano anche di più.
Restò lì, ferma ad osservarlo, per molto tempo, finché non si decise ad affrontare la sua vita reale. Scese piano dal letto, attenta a non fare il minimo rumore per non svegliare Shannon, infilò l'intimo ed una maglietta del batterista abbastanza lunga da farle da vestito, perché non trovava la sua, e uscì dalla stanza. Ricordò di aver lasciato la sua borsa sul divano, durante la piccola 'fuga' di quella notte, così si diresse in sala, trovò il suo cellulare e compose il numero che conosceva ormai a memoria.
Solo dopo il sesto squillo, l'uomo rispose.
"Gwen! Stavo iniziando a preoccuparmi. Va tutto bene?"
Solo allora si accorse di aver trattenuto il respiro mentre il cellulare squillava, e riprese fiato solo quando rispose. Per loro, ogni saluto, ogni sguardo, ogni parola, poteva essere l'ultima. La loro vita era costantemente appesa ad un filo. "Oh si certo, benissimo. Scusami Matt, sono stata un po'..impegnata, non preoccuparti. Tu?" Sentì la risata di Matt nel cellulare e sorrise. "Cosa c'è?"
"Impegnata..bhè, ti stai divertendo eh?" Gwen pensò al concetto di 'divertimento' di Shannon e sorrise a sua volta, ricordando quei momenti di poco prima. Era appoggiata allo schienale del divano, rivolta verso le porte finestre, osservando i primi raggi del sole che illuminavano Los Angeles. Improvvisamente ricordò la notte scorsa, passata proprio lì, vicino alla piscina. 
"Io gli ho raccontato tutto." 
"Tutto..cosa?" chiese un po' esitante Matt.
"Tutto. Dalla storia degli angeli, alla mia, alla profezia.."
"E lui.."
"Shannon è rimasto con me. Non è scappato, non mi ha dato della pazza, non mi ha puntato contro un crocifisso.." ricordando quello che era successo le ultime volte che aveva raccontato a qualcuno ciò che era realmente. "Forse.. forse è un po' spaventato, ma con me è così..normale. Ed è così strano per me.. Ma sappiamo cosa sono in realtà, tutto questo non può durare. Apparteniamo a mondi diversi" continuò la ragazza, ritornando in qualche modo alla realtà. "Hai qualche caso per le mani?"
Matt sospirò. "Sì, ma me ne posso occupare tranquillamente da solo, è un semplice fantasma." 
"No non andrai da solo, potrebbe essere una trappola o.."
"Tu devi restare lì con lui, mi sono spiegato? Me la caverò da solo. Devo ricordarti che sconfiggevo demoni da prima che tu venissi al mondo?"
"Ma.."
"Niente 'ma'." Matt si fermò un istante, poi riprese. "So che hai paura di quello che stai vivendo. Ma scappare non servirà a nulla, ti farà solo stare peggio. Resta con lui." 
Si salutarono, con la promessa di Matt di richiamarla al minimo problema, e riattaccarono. 
Forse aveva ragione, pensò Gwen continuando ad osservare la luce che illuminava pian piano tutta la sala. Aveva paura. Non aveva mai affrontato una cosa simile, e di certo non era qualcosa che si poteva facilmente sconfiggere con un pugnale o altro. Lei con Shannon stava bene, non si era mai sentita così, ma aveva paura, paura di perderlo, paura che il mondo a cui lei apparteneva lo travolgesse, paura di spaventarlo, di farlo soffrire, paura che, a causa sua, gli succedesse qualcosa. La soluzione migliore era forse scappare? Secondo Matt no. E decise di ascoltarlo.
Provava ancora i brividi al pensiero di lui che la sfiorava, che la baciava. La canottiera che indossava aveva il suo odore. Solo questo bastò per calmarla e per convincersi che voleva restare con lui, a qualunque costo.
Con il sole già alto, tornò pian piano di sopra, in camera da letto. Shannon dormiva ancora, beatamente. Ad un tratto mosse un po' la mano e strinse il lenzuolo, nel punto in cui avrebbe dovuto esserci Gwen. Aggrottò le sopracciglia, strinse gli occhi, e il piccolo sorriso scomparve. La ragazza si avvicinò al letto, spostò dolcemente il braccio del batterista, e si sistemò esattamente com'era prima che se ne andasse, poggiando di nuovo il braccio intorno a sé. Ora il viso di Shannon si rilassò di nuovo.
La ragazza continuò ad osservarlo attentamente, e senza neanche rendersene conto, avvicinò la mano al viso dell'uomo, e percorse quei lineamenti con le dita, dolcemente, sfiorandolo. Aveva bisogno del contatto con la sua pelle. Ma quel piccolo gesto bastò a svegliare Shannon dal suo sogno e a riportarlo alla realtà. Aprì piano gli occhi e si meravigliò di ciò che aveva davanti, quasi come se avesse avuto paura che fosse stato tutto solo un sogno, e che, trovarla lì davanti a sè era la prova che invece era la realtà. Lei c'era ancora, ed era lì, al suo fianco. Sorrise notando le sue dita che lo sfioravano. "Buongiorno"
"Buongiorno a te" rispose lei, continuando il suo percorso, quando arrivò alle labbra e lui posò un piccolo bacio sui polpastrelli.
"Pensavo fossi andata via. Credo di averlo anche sognato alla fine, ma..sei qui." I suoi occhi erano rapiti dallo sguardo vivace della ragazza, mentre con la mano con la quale le circondava il bacino, le accarezzava la schiena, sopra la canottiera.
"Sono qui.." sussurrò lei, quando con quello stesso braccio, Shannon la avvicinò ancora di più a sè, prima le sfiorò il naso, poi posò le labbra sulle sue, in un bacio prima dolce, poi sempre meno casto.
"Non era il caso di rivestirti" le disse sulle labbra, mentre le sfiorava una coscia, salendo più su ed incontrando la sua canottiera. Questo non lo fermò, spostò la canottiera e continuò il suo viaggio, sfiorando la schiena della ragazza. Sorrise quando sentì la pelle di Gwen rabbrividire sotto le sue dita.
"Non avevo previsto questo bel buongiorno.." rispose.
"Non hai dormito?" le chiese all'improvviso.
"Non ne ho bisogno tanto quanto voi umani."
Shannon le sorrise sulla labbra. "Io conosco molti modi per passare la notte, potrei mostrartene qualcuno la prossima volta.."
"Non vedo l'ora" rispose Gwen, riprendendosi le labbra del batterista. Si spostò piano sopra di lei, e la ragazza sentì il battito dell'uomo accelerare, così come il suo. Le mani di Shannon viaggiavano intanto sul suo corpo, sfiorando parti più sensibili di altre. Ogni qualvolta quelle mani, così grandi e forti, e così delicate allo stesso tempo, la sfioravano, Gwen sentiva un tremito percorrerla.
All'improvviso lui la guardò con uno strano sorriso. "Che ne dici di una doccia?" 
Lo sguardo confuso che gli rivolse fece sorridere ancora di più Shannon. "Perché ora..ma cosa.." finì con un piccolo urlo, quando lui la prese senza preavviso in braccio con sicurezza e la portò fuori dalla camera, diretto verso il bagno. Ridendo per i tentativi della ragazza di liberarsi, la lasciò solo nella doccia.
Non fece in tempo a chiedergli perchè l'avesse portata lì, che Shannon aprì il getto dell'acqua e lei si trovò in un attimo completamente fradicia, la canottiera attaccata alla pelle.
"E' congelata!" urlò lei, mentre l'uomo se ne stava lì davanti, appoggiato alla parete della doccia, fuori dal getto, a ridere di lei. Notò solo in quel momento che lui, a differenza sua, non indossava nessun indumento. Senza pensarci due volte, circondandogli il collo con le braccia, lo attirò a sè, sotto il getto dell'acqua. Osservò divertita la sua faccia sbalordita, le gocce bagnargli pian piano tutti i capelli e scorrergli veloci su tutto il corpo. La sua espressione sorpresa si trasformò in un attimo, e Gwen riconobbe subito lo sguardo dell'uomo, gli occhi illuminati da uno strano bagliore ed un piccolo sorriso sulle labbra.
"Intendevo proprio questo, per doccia"
La prese per i fianchi e la bloccò alla parete. Le sfilò via la canottiera e l'intimo, completamente bagnati, poi la sollevò e lasciò che le gambe della ragazza le si avvolgessero intorno ai suoi fianchi. L'acqua continuava a scorrere, ma i due sembravano non farci caso. Gwen gemette ed infilò le mani tra i capelli del batterista, quando sentì il petto bagnato di Shannon contro il suo, i fianchi premere per entrare in lei e le labbra dell'uomo rapirla in un lungo bacio che la portarono, ancora una volta, in paradiso.
 
 
 
"Potremmo quasi sembrare una coppia normale"
"Un angelo e il batterista di una band che si fa chiamare '30 seconds to mars'. Non so tu, ma questo rientra sicuramente nel mio concetto di normalità." ribatté lui, sorridendo, mentre sistemava i caschi sulla moto e lei lo osservava con un sorriso triste. Quando finalmente riuscì ad agganciare i caschi, Shannon si avvicinò a Gwen, cingendole un fianco e premendo per un attimo le labbra sulle sue. "Non c'è niente di cui preoccuparsi, forza andiamo." La mano scivolò dal fianco fino ad incrociare le dita con le sue. Gwen sorrise, eliminando ogni traccia di preoccupazione dal viso, ma si promise di restare vigile e attenta perchè, se c'era una cosa che tutti quegli anni le avevano insegnato, era proprio questa: non illudersi per i piccoli momenti di felicità, i demoni non ti lasceranno mai.
Aggrappandosi a quel piccolo contatto della mano, la ragazza si lasciò guidare dal batterista verso quelle luci che illuminavano Los Angeles.
Quella sera, Santa Monica sembrava più affollata del solito.
Gwen spostava lo sguardo da un gruppo di ragazzi ad un altro, da una madre con i due figli, un bambino contento per aver vinto un peluche, ad una coppia di ragazzi, osservando intanto le attrazioni che quel parco ormai famoso in tutto il mondo offriva. Sembrava passato così tanto tempo dall'ultima volta che Gwen aveva potuto osservare quelle piccole cose, entrare così nella vita degli umani, solo per il piacere di farlo, non per scopi sovrannaturali. Il mondo continuava, gli umani non fermavano la loro vita, nonostante una guerra tra due mondi fosse alle porte. Ma loro erano all'oscuro di tutto questo, ovviamente, ed era meglio così dopotutto. 
"Santa Monica. Cosa ne pensi? Sono sicuro che tu ci sia già stata, anzi, non so se ci sia un luogo che tu non abbia visitato, ma...questo è uno dei posti di Los Angeles che preferisco. Basta voltare lo sguardo ed osservi decine di vite, incontrarsi, sfiorarsi o non avvicinarsi mai. Qui sono sempre tutti così felici.. ti perdi nelle loro vite per un attimo, cerchi di immaginare la loro professione, che scuola frequentano, la loro band preferita, se si sentono soli, se si sono mai innamorati, se hanno mai perso qualcuno.. Incontro sempre molte persone in giro per il mondo, ma questo luogo ha qualcosa di speciale." si fermò un attimo, lo sguardo perso tra la folla.
"Faccio la stessa cosa." riprese la ragazza, sorprendendo il batterista. Non si era neanche reso conto di aver detto tutte quelle ad alta voce... Lui era quello che non parlava, quello che piuttosto preferiva ascoltare, ma con lei era diverso. Si sentiva libero, come se sapesse che qualunque cosa lui dicesse, lei l'avrebbe ascoltato. Come se in qualche modo lei riuscisse a tirargli fuori tutti i suoi pensieri. "Osservo lo sguardo di voi umani, osservo la vostra ingenuità, la vostra spensieratezza. Siete ignari di cosa succede, proprio accanto a voi, o almeno la maggior parte delle persone lo è. E vivete la vostra vita senza timore...deve essere bello. Le vostre emozioni, i sentimenti.." sospirò e portò lo sguardo su Shannon, che, scoprì, la stava osservando rapito. "Comunque non sono mai stata qui." ammise alla fine.
Shannon si fermò un momento, distratto da qualcosa. "Vieni." incitò la ragazza, che lo seguì confusa. Vicino ad una delle giostre predisposte per i bambini, c'era un piccolo carretto dove un signore vendeva pop corn. Shannon ne comprò un sacchetto e, quando si voltò di nuovo, notò lo sguardo divertito di Gwen. "Adoro i pop corn" confessò, mangiandone una manciata, mentre la ragazza rideva dell'uomo, contento come un bambino quando riceve il regalo di Natale.
"Benvenuta a Santa Monica" posò un dolce bacio sulle labbra della ragazza, che sentì il sapore salato dei pop corn. "Vieni" disse Shannon quando notò qualcuno avvicinarsi alla banchina che affacciava sulla spiaggia, così vi condusse anche Gwen.
Lei si appoggiò alla transenna, l'uomo al suo fianco, sotto di loro si estendevano le acque del pacifico. Quando si voltò, osservò le luci di tutte le attrazione e della grande ruota panoramica che si stagliava sopra di loro, sentiva le urla dei bambini e le loro risate.
"Non avete emozioni, sentimenti.." le parole di Shannon la fecero voltare, riportando lo sguardo negli occhi nocciola del batterista. "non provate tutto quello che proviamo noi?" 
Dopo un attimo, Gwen capì che si riferiva a ciò che aveva detto prima, sul suo mondo. "Devi capire che gli angeli non sono quelle figure perfette e buone che tutti si immaginano. Loro vivevano nel loro mondo, in paradiso, seguendo il Suo volere, vivendo per Lui. Possono essere delle creature spietate e pericolose. Gli uomini, siete voi ad aver cambiato gli angeli, quelli caduti. L'amore, la compassione, il desiderio, perfino pensare con una propria volontà..tutto questo l'hanno imparato da voi. I caduti sono completamente diversi dagli altri, ora. Sono cambiati. I demoni, invece, non riescono a vedere cosa avete da offrire. Io..sono nata tra di voi, tra mondi opposti, ma dall'amore, amore nato tra un angelo ed un demone. E' contro ogni logica. Per questo sono così..diversa, da tutto."
Shannon allungò una mano per cingerle il fianco e l'attirò a sè. Lui c'era, sarebbe stato con lei, non importa quanto fosse stata diversa.
"Scusami, per te deve essere tutto piuttosto sconcertante." continuò sorridendo. 
Lui annuì "Direi proprio di sì", poi sorrise a sua volta. "Un mondo intero, proprio accanto a noi, e non ne conoscevo neanche l'esistenza..ed è tutto così diverso da come pensavo."
"Hai paura?" chiese lei, senza pensarci. Pensava fosse normale temere tutto ciò e non gliene avrebbe fatto nessuna colpa anzi..avrebbe dovuto temere perfino lei, e invece eccolo lì, a tenere stretta una creatura di cui fino a poco fa non conosceva neanche l'esistenza. Ma il deciso "no" di Shannon la sorprese. "Non di quello che possono fare a me. Ho paura che possano portarti via da me." precisò.
Shannon ormai era così vicino, i loro nasi si sfioravano. Gwen si avvicinò ancora e poggiò le labbra su quelle dell'uomo che ricambiò con dolcezza.
"Non ho mai sentito di appartenere a nessun posto, ma tu mi fai sentire come se ci fosse un posto, per me.." sussurrò la ragazza sulle sue labbra, e un attimo dopo un forte e lungo fischio proveniente dal mare li riscosse entrambi. 
"Eccoli.." sussurrò Shannon, tenendo sempre stretta la ragazza. Subito dopo il cielo si colorò di rosso, verde, blu.. Quei fuochi d'artificio formavano forme differenti, tutti di diversi colori, e tutto si rispecchiava nelle acque scure che si estendevano in lontananza confondendosi con il cielo altrettanto scuro.
Gwen si stupì di tutto questo, osservando i fuochi e sorprendendosi ogni qualvolta esplodevano illuminando ogni cosa. Shannon intanto osservava lei, la felicità dipinta sul suo viso, quegli occhi lucidi, quasi come se sorridessero anche loro. Non le aveva detto di questo piccolo spettacolo e sperava di sorprenderla, in qualche modo e a quanto sembrava, ci era riuscito. Erano poco distanti dal resto della folla accorsa per assistere ai fuochi e Gwen era così presa dai colori del cielo che non si accorse neanche quando un uomo si avvicinò tranquillamente a loro. Non percepì la natura di quell'uomo.
"Bello spettacolo, non trovi Ginevra?" 
Non appena sentì quel nome, la ragazza si voltò, pugnale angelico, che teneva sempre con sè, stretto in mano, puntato nel punto esatto da cui proveniva la voce. Se quello non si fosse spostato, sarebbe stato colpito. Invece ora, aveva sentito cadere il sacchetto di pop corn prima di vedere la scena, era dietro Shannon, un altro pugnale puntato sul collo del batterista. Se solo avesse premuto di più, per Shannon sarebbe stata la fine. Il terrore si impossessò per un attimo di Gwen, la paura, che quella stessa mattina aveva cercato di accantonare, ora la stava assalendo. Se gli fosse successo qualcosa per colpa sua, non sarebbe mai riuscita a perdonarselo. Riuscì a ritrovare la sua solita lucidità e freddezza, nascondendo il suo timore, attenta ad ogni movimento del demone. Si, ora percepiva il suo sangue demoniaco. Aveva calato la guardia, attratta da quello spettacolo e da Shannon, e ora doveva affrontarne le conseguenze. Fortunatamente si trovavano più in disparte rispetto agli umani ed erano tutti concentrati sullo spettacolo dei fuochi.
"Lui è Shannon, non è così? Si parla così tanto di voi, ultimamente.." la sua voce era molto roca, ma in qualche modo non si addiceva a quell'uomo e questo gli conferiva un'aria terrificante.
Mostrò per un attimo i suoi occhi completamente neri.
"Lascialo andare. Cosa vuoi?" Gwen sapeva che, se i demoni non attaccavano subito era perchè avevano bisogno di qualcosa.
"Davvero non lo sai? Voglio te, cara, piccola Ginevra. E' aperta la caccia alla mezzosangue che risveglierà Lucifero. E, visto che sarò io..potrei anche diventare il braccio destro del Re..proprio così, sarò io a portargli la sua arma migliore."
"Non verrò mai con te" rispose, ma sentì la sua voce vacillare quando la lama del pugnale del demone sfiorò la pelle di Shannon, da dove uscì una goccia di sangue che scivolò poi lungo il collo. Gwen leggeva puro terrore negli occhi di Shannon, ma anche una certa sicurezza che stava cercando di mostrare all'esterno.
"Non lascerai mai che faccia del male a questo umano a cui tieni così tanto. Così come agli altri. Guardati intorno, come puoi pensare che sia venuto da solo?"  e infatti non mentiva. Quando Gwen puntò lo sguardo verso la folla, ancora assorta dai fuochi, notò delle figure di cui sentiva la parte demoniaca anche da così lontano, che si aggiravano intorno alle famiglie, quelle con i bambini più piccoli, brandendo il loro pugnale, pronti ad attaccare al minimo segnale.
Gwen sentì una strana forza attraversarle il corpo, come delle forti vibrazioni, un'ira che si riversò tutta nelle mani. Vide una scintilla attraversare lo sguardo del demone che teneva Shannon, come di paura, timore, quando percepì la sua forza aumentare. Forse lui lo percepiva, o forse i suoi occhi azzurri riflettevano questo suo cambiamento, infatti divennero di un intenso blu scuro, quasi come l'acqua sotto di loro. Si sentiva impotente davanti a tutto ciò e forse fu proprio questa sua disperazione a scatenare quel potere in lei. La sua mano agì da sola, fece un rapido movimento e in quello stesso istante tutti i pugnali nelle mani dei demoni caddero a terra: i demoni erano ripiegati su loro stessi, le mani che premevano sulla testa, le urla strazianti che riscossero tutti gli umani presenti sul molo, che si voltarono a guardarli, il terrore dipinto sul loro volto. Era come se sentissero la loro testa scoppiare, come un continuo suono assordante. E Gwen lo sapeva, perchè in parte lo sentiva anche lei, il suo sangue demoniaco stava andando a fuoco.
Con un altro gesto della mano, colonne di denso fumo nero uscirono dalla bocca di quei corpi che si contorcevano al suolo, finchè gli umani che li avevano ospitati non furono liberi dai demoni. Ora i corpi restarono lì, immobili, la folla che osservava ancora scioccata. Solo quando un uomo si avvicinò ad uno di loro per controllare il battito cardiaco, anche gli altri si mobilitarono, mentre alcune famiglie si allontanavano tra i pianti dei più piccoli.
Shannon osservava ancora il ragazzo che solo pochi istanti prima gli puntava un coltello alla gola, ora disteso per terra, gli occhi chiusi come se dormisse. Ricordò ad un tratto quando un demone si era impossessato di lui, quando sembrava solo spettatore di ciò che faceva, come messo da parte all'interno di se stesso, e quando lei, Gwen, lo liberò senza fargli alcun male. Anche loro si riprenderanno, pensò.
Si voltò verso Gwen e in quello stesso istante le gambe della ragazza cedettero. Doveva essere stato lo sforzo per aver usato quel potere ancora sconosciuto, pensò. Si ritrovò le braccia di Shannon intorno a sostenerla, prima di riprendere l'equilibrio.
"Gwen, come stai? Rispondimi ti prego!" Di nuovo quel terrore nel suo sguardo riapparse, ma questa volta non fu nascosto da quella sicurezza che cercava di mostrare prima.
"Sto bene, sto bene" rispose pronta la ragazza, ritrovando stabilità nelle gambe. Sentiva ancora la testa dolerle, ricordo di ciò che aveva fatto prima. "Tu? Non ti ha fatto male, vero?" Quel dolore non era nulla, era preoccupata per lui. Non avrebbe mai dovuto imbattersi in tutto questo.
"No, tranquilla. Andiamo prima che inizino a fare domande." cingendole ancora il fianco, la condusse fuori dalla folla, ancora più numerosa, che si era riunita intorno ai corpi, e arrivarono alla moto. In pochi minuti erano ormai lontani da Santa Monica.
"Dove siamo?" chiese la ragazza, non appena Shannon fermò la moto. Si trovavano su una rupe, intorno a loro il nulla. Lui non rispose, sistemò la moto ed i caschi, prese la mano della ragazza e la condusse più avanti, poco prima dell'orlo del ripido precipizio.
"Sopra la città degli angeli." rispose alla fine. Sotto di loro si estendeva Los Angeles in tutta la sua maestosità. Le mille luci della città resistevano all'oscurità della notte che si estendeva all'orizzonte, riunendosi con le acque del mare. Tutto sembrava così piccolo da lassù, così impotente. 
Gwen, quando volava, ammirava sempre le città sotto di lei, e ogni volta si stupiva dello spettacolo. "E' magnifico.." sussurrò. "Perchè mi hai portata qui?"
"Volevo portarti in un luogo sicuro, e ho pensato a questo. Siamo solo io e te." 
Shannon si sedette, per terra, appoggiandosi alla roccia, e la ragazza seguì il suo esempio, poggiandosi al suo fianco.
"Mi dispiace." disse, continuando ad osservare l'orizzonte. "Non saresti mai dovuto finire in mezzo a tutto questo. Ho messo in pericolo la tua vita, e anche quella degli altri. Non so come abbia fatto a fare..quello che ho fatto. Tu non..."
"Tu mi hai salvato la vita." la fermò Shannon, sfiorando il piccolo segno sul collo che restava dalla lama. "Non so cosa tu abbia fatto ma..ha fatto male anche a te. Non farlo più, ti prego. Hai rischiato tanto anche tu stanotte." con un braccio circondò la spalla di Gwen, la strinse a sè e le posò un piccolo bacio sulla testa, tra i capelli, sussurrando un "grazie". "Allora, tutti parlano di noi quindi, giù agli inferi?" chiese poco dopo ridendo, facendo spuntare un sorriso anche sulle labbra della ragazza.
"La profezia è vera. L'ora è arrivata. Dovrei risvegliare Lucifero.." Gwen si lasciò cullare dall'uomo mentre pensava alle conseguenze di questo ritorno dagli inferi. 
"Ma tu non vuoi, vero? Hai rifiutato di andare.."
"Ho detto di no a quel demone, ma altri ne verranno, tutti. Hai sentito cos'ha detto, la caccia è iniziata. Sarà solo questione di tempo, mi troveranno ancora ed allora tu sarai di nuovo in pericolo..tutta la razza umana sarà in pericolo, quando Lucifero si risveglierà. Non posso permetterlo." rispose con decisione.
"Tu non andrai da nessuna parte, ora sei mia, quei demoni da quattro soldi dovranno vedersela prima con me!" Gwen sorrise alle parole del batterista, che sorrise a sua volta, osservandola con la coda dell'occhio. "Posso chiederti una cosa?" appena lei annuì, continuò "ricordo vagamente quando il demone si era impossessato di me, quando tu mi hai liberato.. Ti avevo chiamata Ginevra, e anche questo demone, stasera ti ha chiamata così. Ma.."
"Mi fu dato questo nome per la sua origine, splendente, purezza.." lo interruppe, capendo cosa stava per chiedere. "mio padre insistette.. ricordo quella notte, quando i demoni vennero per finire il loro lavoro, con me e mia madre. Ricordo l'urlo di mia madre, la sua ultima parola, i suoi ultimi respiri furono il mio nome. E subito dopo, quel demone si voltò e sussurrò quel nome..non dimenticherò mai quell'orribile suono. 'Ginevra' mi ricorda sempre quella notte così..preferisco Gwen."
"Gwen è perfetto." Lei si voltò verso di lui, al suono della sua voce, e ammirò per un attimo i profondi occhi nocciola del batterista, finchè lui non si avvicinò di più a lei e posò le labbra sulle sue. 
Gwen si aggrappò a quel bacio come se valesse mille parole, quelle parole che non aveva il coraggio di dirgli, quelle paure e quelle emozioni che provava. Shannon si sentiva impotente davanti al mondo della ragazza. Come poteva un semplice umano, come lui, salvarla, salvare quell'angelo? Si sentiva così piccolo...l'unica cosa che poteva fare era farla stare bene, quando era con lui. Gwen desiderava vivere, una vita normale, ed era proprio questo che intendeva offrirle.
"Ora che ci penso, Shannon è anche un nome femminile!" disse la ragazza ridendo, allontanandosi dalle labbra del batterista.
Shannon fece una piccola smorfia e si finse offeso. "Bhè, ti sembro per caso una femmina? Penso che tu abbia appurato bene che sono un maschio.." rispose, con un piccolo sorrisino per l'allusione. "Dovresti chiedere a mia madre, secondo lei mi stava bene..forse desiderava una femmina in realtà.."
"Ha avuto Jared poi..è stata accontentata in parte!" scherzò la ragazza, ma notando lo sguardo dell'uomo, cercò di trattenere la risata. "Sono sicura che non avrà rimpianto neanche per un minuto di avere avuto te...e anche Jared poi. Anzi dovrei ringraziarla per aver messo al mondo l'uomo che mi sta sopportando!" anche Shannon sorrise e le diede un piccolo bacio sulle labbra.
"Dovrei fartela conoscere davvero..le piaceresti."
"Non sono esattamente la ragazza che si presenta alle madri..'ciao mamma, ti presento Gwen. Sai, è mezzo angelo mezzo demone, ma tranquilla, non morde!' Vedi, non suona molto bene!" Gwen cercò d imitare la voce profonda di Shannon, senza molti risultati, facendo ridere il batterista.
"Forse ometteremo qualche parte.."
"Sarà meglio! Sai, pensandoci, io non conosco la tua storia. Com'eri da bambino? I tuoi? Come sei diventato quello che sei?"
Shannon non amava rivivere certi momenti della sua vita, ma le raccontò tutto, dalla madre adolescente che si ritrovò da sola ad accudire lui e, poco dopo, il fratello, dei lunghi spostamenti per le città americane con gli amici della madre, tra la scuola e la musica. Le raccontò piccoli aneddoti di quando improvvisavano piccoli concerti con il fratello, o di quando, a scuola, cercavano di fargli imparare uno spartito ma lui si rifiutò, mandando all'aria perfino l'esibizione di fine anno. Arrivò al suo 'periodo buio' tra compagnie poco raccomandabili, fino a quando il fratello, dopo aver lasciato la scuola, l'aveva aiutato ad uscire da tutto questo, facendo in modo che la musica diventasse la cosa più importante per entrambi. Osservando prima il cielo pieno di stelle, poi la ragazza, raccontò di come formarono la band, dei tentativi di diventare qualcuno e di tutti gli alti e bassi, fino ad allora, quando ancora stavano vivendo il loro sogno, insieme.
Dopo un lungo sospiro, realizzò di aver raccontato tutto di sè, come non era mai successo con nessun altro, se non, forse, con Tomo.
"Hai realizzato il tuo sogno, quindi."
"Esatto." confermò Shannon.
"Lo meriti davvero." Il batterista si voltò verso di lei, mentre gli occhi della ragazza erano ancora puntati sulla città. Senza accorgersene, sorrise osservandola e subito dopo lei si voltò. Ogni volta che incontrava quegli occhi riusciva a sentire il battito del suo cuore più intenso. Vedeva in quell'azzurro la ragazza che lo aveva conquistato, che, senza accorgersene, gli aveva cambiato la vita. Possibile che fosse successo tutto così all'improvviso? Ah, basta pensare, voleva solo baciarla.
"Cosa c'è?" chiese Gwen notando il sorriso sulle labbra dell'uomo. Ma, come un riflesso, anche lei sorrise, quando, subito dopo, lui la baciò. Sentì il bisogno che lui aveva di lei, in quel dolce bacio, e si perse così in quel suo piccolo mondo, con la consapevolezza di essere ciò che lui era per lei, semplicemente essenziale.
  
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