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Autore: Emy93    16/12/2007    1 recensioni
Il mondo è cambiato. Dopo un’enorme catastrofe naturale, al posto dei uomini è nata una popolazione più forte e più potente, gli Youkay. Ma cosa è accaduto realmente? Chi sono in realtà Claire e Theresa, le famose dee che hanno creato questa nuova civiltà e che ora la governano? Che cosa trama l’avido regnante di Arran , il sacerdote Naraku? E in particolare, chi è il pericolo ibrido mezzodemone e l’umana dagli strani poteri che l’accompagna? Parti con noi per un viaggio dalle pieghe insospettabili e dalle mille sfumature. Una nuova avventura ti attende.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Capitolo 4

 

Il vento spira giocoso

Tra le fronde di un cespuglio odoroso

Da cui una giovane trae conforto

Sfogliando una rosa con trasporto

Tentando la sua antica vita di rammentare

Per il nuovo presente sopportare

                                                         Sara Florey 12-03-2007

 

 

 

“-Avanti.- mormorò la voce dall’altra parte della porta.

Era una voce seccata e un po’ acuta.

Lo youkay aprì la porta, entrò, si inchinò e presentò Kagome alla nuova padrona.

-Padrona Kikyo, la vostra nuova serva.-

La prima cosa che pensò Kagome vedendola fu che era bellissima.

Avvolta nella sua vestaglia con gli orli di pizzo e seduta davanti allo specchio si passava dolcemente una grande spazzola tra i capelli mori.

-Era ora.- sibilò la ragazza –Su, spicciati, vieni qui.-

Kagome scattò verso la nuova padrona.

-Tieni, - le lanciò la spazzola tra le mani – prova a farmi male e ti faccio uccidere.-

Kagome si posizionò dietro a Kikyo formulando il suo secondo pensiero sul suo conto.

Accidenti che strega.

Kagome passò delicatamente la spazzola lungo i capelli mori della padrona.

Una forte fitta le attraversò la testa.

-Vieni, tesoro, ti pettino i capelli.-

Una donna dal viso a cuore e i corti capelli neri chiamava a se una bambina dagli occhioni color cioccolato con in mano una spazzola.

La piccola si avvicinò e si sedette al mobiletto con lo specchio che c’era in camera della madre.

-Non tirare, per favore.- la pregò ancor prima di cominciare.

La donna ridacchiò.

-Non ti preoccupare.-

Cominciò a pettinare i lunghi capelli corvini della figli con gesti dolci e decisi.

-Hai dei capelli stupendi.- le sussurrò con dolcezza la madre.

La bambina sorrise contenta.

Nei denti davanti una simpatica finestrella.

-Si, sono bellissimi.-“

Kagome appoggiò velocemente una mano alla tempia.

Poi continuò a spazzolare i capelli alla padrona.

Non capiva.

Chi era quella donna?

Perché a vederla le stringeva forte il cuore?

Perché voleva piangere?

E come si faceva a piangere?”

Kagome ci pensava spesso a quel giorno.

Aveva avuto un lungo tremito ed era stata richiamata più volte.

Che inizio terribile.

Adesso era seduta sotto ad una vecchio albero, accanto a dei cespugli che emanava un odore dolciastro e un poco strano.

Kagome allungò la mano e raccolse una rosa da uno dei cespugli e cominciò a sfogliarla seguendo un gioco che non ricordava di saper fare.

- M’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama…-

Chissà dove l’aveva imparato.

Chissà chi erano la donna e la bambina.

Le parevano così familiari, così vive tra le sue dita.

Continuò a spogliare il fiore dei suoi profumati e nobili petali.

- M’ama!- esclamò deliziata.

Una forte emicrania si abbatté su di lei.

“ –Mi ama, mi ama…- canticchiava una ragazzina con lunghe trecce e una corta gonna, uno scintillante apparecchio ai denti.

Qualche libro abbandonato sul prato dove era stesa, davanti a lei una mezza ghirlanda di fiori, in mano una margherita spoglia.

Sorrideva tranquilla e felice osservando il fiore spoglio tra le sue esili dita.

Che belle le prime cotte.”

Kagome quasi svenne.

Tutto era solo una macchia confusa.

Poi il nero.

Parole.

Suoni ovattati.

Caldo.

Morbido.

Carezze.

Socchiuse leggermente gli occhi.

Davanti a lei un’anziana donna dai tratti sciupati la guardava sorridendo.

-Buongiorno, principessa.-

Kagome sorrise leggermente.

-Salve, Amelia. Cosa è successo?-

La donna passò la mano tra i capelli della ragazza.

-Ti hanno trovato svenuta in giardino che respiravi male. Cosa è successo?-

Kagome si passò il palmo della mano sull’occhio.

-Io…io non saprei. Dei pensieri lontani e strani mi hanno assalita e io…io sono qui.-

Sul volto della vecchia si accese uno sguardo impaurito e sorpreso.

-No…bambina mia, non dirmi che è come penso.-

Kagome si tirò preoccupata sui gomiti.

- Cosa state dicendo, Amelia?-

Amelia la guardava incerta.

-Quali problemi ti assillano, bambina?-

Kagome portò una mano alle tempie.

-Non saprei definirli. Paiono ricordi, ma non ne sono certa. Sembrano di un altro mondo, un altro pianeta.-

Amelia la guardò stranamente, come assente.

-Ho da farti vedere una cosa.- mormorò e dopo essersi alzata recuperò un vecchio tomo – Questo è un libro proibito.-

Kagome arrossì violentemente .

-Ma cosa vai a pensare, sciocca. Ti sembro il genere di persona?-  sbottò Amelia.

-No, certo che no.- si scusò l’altra.

Amelia aprì il libro vecchio e consunto.

-Appartiene…-cominciò poi abbassò il volume della voce – appartiene all’altra era. All’era degli uomini. Conosci un po’ di storia, bambina? Prima che i demoni abitassero questo mondo era degli uomini, era nostro.

-Un cataclisma ci spazzò via tutti tranne alcuni dentro ad un edificio.

Erano stati tutti congelati o qualcosa del genere e il Signore Naraku ci riportò in vita. Questo libro appartiene all’era Umana.-

Kagome osservava affascinata le pagine ingiallite.

Prese delicatamente il libro tra le dita e cominciò a sfogliarlo.

Tante parole sconosciute ed arcane sfilavano sotto i suoi occhi.

-Denise era una semplice ragazza che non voleva nulla dalla vita, solo il vero amore. E questo in realtà era una richiesta davvero enorme, ma Denise ci sperava vivamente.- lesse Kagome.

Amelia aggrottò la fronte.

-Cosa?-

Kagome alzò le spalle.

-Cosa hai appena detto?-

-Ho letto, tu non lo sai fare? Non sei mai andata a scuola? I miei professori sono davvero degli stronzi …. Tranne forse quella di scienze della terra, sai , due occhialini e una faccia da gufo…-

Amelia la afferrò per le spalle: - Tu sai leggere queste cose?-

Kagome ebbe un sussulto.

-Cos’è la scuola? Cosa sono i professori? Dimmelo bambina, forza.- continuò Amelia.

-Cos…Cosa è successo?- chiese Kagome scossa.

Amelia la guardava esterrefatta.

-Hai appena letto quel libro.- disse indicando il tomo tra le dita di Kagome – Oh, bambina, lo sapevo. Sei una dei Risvegliati… piccola quel libro te lo regalo. È molto prezioso, non parlarne con nessuno, usalo e tenta di ricordarti chi sei.-

Kagome non capiva.

-Capirai, piccola, forse anche troppo presto. Su vestiti, ti devo dare una grande notizia.-

***

Inuyasha camminava accompagnato dalla futura sposa dallo sguardo malinconico.

-Siete bellissima.- le disse lui facendole d’improvviso un baciamano.

Sentiva di non ragionare con la testa, un’insistente formicolio nel basso ventre.

-Come siete galante Inuyasha. Sono lieta dei sui complimenti, ma vi prego ancora di chiamarmi per tu.-

-Allora fallo anche tu.- le disse afferrandole un fianco.

-Va bene. Lo farò.-

-Sai Aky…- disse Inuyasha avvicinandola sempre di più al suo corpo –Non so proprio cosa mi prenda. Mi fate… scusa, mi fai impazzire.-

Con le dita cominciò a giocherellare con i bei boccoli della ragazza.

-Sono lusingata.- mormorò la bella fanciulla con un sorriso che però aveva qualcosa di falso.

Qualcosa che Inuyasha non colse, o che non voleva cogliere.

-A breve ci sposeremo e non vedo perché rimandare una nostra, magari, conoscenza più intima.- commentò aderendo il proprio corpo a quello della giovane e avvicinando le labbra al suo candido collo.

-Inuyasha, secondo il protocollo voi correte troppo. Non dovreste avere una candida vergine come sposa?- rispose la ragazza tentando di sembrare un poco maliziosa, ma la sua voce tradì una nota di incertezza e disappunto.

Ma Inuyasha aveva lasciato la testa sul cuscino quella mattina e non colse i messaggi velati della ragazza.

Venne salvata però da un servitore.

-Signorino!- chiamò il servitore.

-Cosa vuoi?- sbottò il ragazzo, irritato – non avevo forse chiesto di non essere disturbato?-

Il servitore fece un piccolo inchino.

-Lo so bene, ma ho ritenuto opportuno avvertirvi dell’arrivo della serva di madam Kikyo.-

Qualcosa dentro ad Inuyasha scattò.

La ragazza approfittò della situazione.

-Carissimo, mi sa proprio che sia il momento di tornare alla mia casa. Ci vediamo la prossima settimana.- sorridendo amabile la venere malinconica sfuggì dalle dita del ragazzo eccitato.

Inuyasha sospirò irritato e carico di rabbia e frustrazione.

-Portate la serva nelle mie stanze. Provvederò io a darle istruzioni.-

Il servo fece un breve inchino e scappò via.

***

A Kagome pareva davvero di venir buttata da una parte all’altra come una palla.

Saltava da un luogo all’altro e non riusciva nemmeno a capire se stessa.

Varcò l’ampio ingresso degli appartamenti del suo nuovo padrone.

Camminò un poco per una grande sala poi si fermò ad osservare il magnifico quadro appeso ad una parete, raffigurante una donna delicata con in grembo un bambino di pochi anni, apparentemente entrambi umani.

***

Inuyasha uscì silenziosamente dalla sua stanza entrando in un’ampia sala antistante.

Davanti a lui, a dargli la schiena, c’era una ragazza dai capelli scuri ed ondulati.

Aky!” pensò Inuyasha confuso, eccitato ed arrabbiato.

Era frustrato.

Aveva scoperto tramite una chiacchierata passeggera con Kikyo la tendenza della sorella per il fratello di Inuyasha.

A quanto pareva Aky non era quella santa verginella che tutti pensavano, ma una puttana che amava segretamente il fratello disconosciuto della casa reale di quel regno, Sesshomaru.

Questo faceva salire la rabbia di Inuyasha e ancora di più l’assurdo desiderio di possedere quella ragazza saliva.

Con passo felpato si posizionò dietro di lei poi, con un ampio e fluido gesto le cinse fortemente la vita aderendosi al suo corpo.

-Per quanto tempo ancora speri di sfuggirmi?-

La ragazza emise un verso sorpreso e spaventato.

La mano di Inuyasha scivolò sotto il corpetto e palpò il seno della giovane.

-Lo consideri per caso inopportuno? Pensi per caso che se io faccia così tu perda la tua adorabile figura di santissima e candida vergine?- gli sospirò nell’orecchio i suoi pensieri, scendendo tavolta lungo il collo con lunghi e lascivi baci.

Con una mano slacciò il corpetto abbandonando momentaneamente i seni.

Quando questi assaporarono l’aria fredda Inuyasha prese tra le dita i capezzoli turgidi e strine, provocando un piccolo gemito di piacere nella ragazza.

-Pensi per caso che io non lo sappia? Tu non sei vergine, tu non vuoi essere mia perché preferisci le mani esperte di qualcun altro, qualcuno che non puoi amare alla luce del sole, non è vero? Non sei forse già stata di mio fratello? Tua sorella ha la lingua lunga, sai?-

Le succhiò violentemente il lobo delle orecchie, tenendole saldamente la vita da dietro.

La sua evidente eccitazione premeva contro i glutei della ragazza e si sentiva anche attraverso la spessa gonna dell’abito.

Con la mano libera palpava senza contegno i seni della giovane a cui strappava sempre più gemiti e singhiozzi.

-Perché fuggi da me?- le chiese con voce roca.

Prese i suoi fianchi e la voltò lentamente in modo di vederla in viso.

- Aky io…- non finì la frase.

Davanti a lui non c’era Aky.

C’era una ragazza dai tratti non del tutto sconosciuti che gli aveva mollato un bel ceffone.

-Porco!- gridò lei coprendosi i seni.

-Chi sei?- chiese stupidamente lui.

-Io…io…- singhiozzò la ragazza tremando e stringendo convulsamente la sua borsa al ventre.

-Tu sei la serva di Kikyo…-

Umh….che colpo di genio. Inuyasha accende il cervello, prima azione decente nella giornata.

Inuyasha si sentì estremamente stupido, ma non poteva che pensare che qualcosa nello sguardo della ragazza gli aveva trapassato il cuore.

Il ragazzo provò deglutendo ad allungare le mani verso la ragazza.

Istintivamente lei si ritrasse.

-Non ti faccio nulla.- sussurrò lui.

Lei cinse delicatamente le spalle, con l’orrore di farle male.

La condusse spingendola con delicatezza estrema, come se fosse del cristallo più fragile e prezioso, verso la sua stanza.

Lì la avvolse con una coperta, poi si sedette e si appoggiò le mani sul volto.

-Mi dispiace.- le disse, senza guardarla negli occhi –Ti ho visto e sono come impazzito.-

Era impazzito.

E pensare che non assomigliava per niente ad Aky. E pensare che in fondo non gli aveva dato fastidio scoprire che Aky non era vergine e che era l’amante del fratello reietto.

Aveva digerito tutto con incredibile indifferenza.

Se avesse visto Aky in quel momento in viso probabilmente non avrebbe detto nulla.

C’era un motivo subconscio per cui aveva aggredito quella ragazza.

Un motivo che non si sapeva spiegare.

Inuyasha si alzò dalla sua poltrona e misurò a grandi passi la stanza mantenendo lo sguardo basso.

Poi si sedette di fianco alla ragazza, che era troppo impaurita perfino per pensare di spostarsi, di scappare.

All’improvviso, senza neanche pensarci, istintivamente Inuyasha abbracciò la ragazza.

Un abbraccio amaro di lacrime e scuse sospese nell’aria, di vergogna, ma anche carico di un calore che non si sapeva né si poteva spiegare. Non ora non lì. Non durante quell’abbraccio carico di profumo e di parole sepolte nel cuore.

 

 

Ciao a tutti! Ringrazio di cuore chiunque commenti o legga soltanto, sono lusingata dalle vostre premure! Spero che anche questo quarto capitolo si attenga alle vostre aspettative e col vostro permesso mi ritiro fino al nostro prossimo incontro. Arrivederci Gente!

  
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