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Autore: Geko93    16/12/2007    5 recensioni
"Lo senti, Vincent? Il dolce tepore della felicità. E' proprio qui, sulla tua pelle." -Se leggete l'autrice capirete il pairing-
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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I'll be your dream

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Un ringraziamento speciale a Fed, per il suo appoggio e sopratutto, per il suo aiuto-betaggio; a tutti gli amici meravigliosi che ho, che con il loro supporto mi fanno sentire un po' meno cacca del solito; a V-Pooh, che non solo mi sopporta ogni giorno, ma ha anche il coraggio di leggere le mie fic (e dirmi che sono stata brava XD); e infine a tutti coloro che commenteranno, sia con critiche che con lodi.

Grazie, davvero.

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I'll be your dream
I'll be your wish
I'll be your fantasy
I'll be your hope
I'll be your love
Be everything that you need.
I love you more with every breath
Truly, madly, deeply, do…

I will be strong
I will be faithful
Because I am counting on a new beginning
A reason for living
A deeper meaning
I wanna stand with you on a mountain
I wanna bathe with you in the sea
I wanna lay like this forever
Until the sky falls down on me

 

-Truly, madly, deeply – Cascada

 

 

 

 

 

La luce filtra faticosamente dalle persiane, illuminando a tratti il piumone rosso. Un altro sole primaverile sta sorgendo.

Ma oggi, per la prima volta, non vado a spalancare le finestre per salutarlo. No, preferisco di gran lunga rimanere qui.

Tra le sue braccia, a farmi cullare dall’abbassarsi e alzarsi regolare del suo petto.

Che bella sensazione…

Sollevo il viso per sbirciare la sua espressione. Serio e composto, come sempre. Sorrido.

In effetti, non sono sicura che stia dormendo, ma non mi importa. Voglio rimanere ancora qui, a godere del profumo e del tepore del suo corpo. Leviathan, quanto è bello il mio vampiro…

Percepisco la sua mano accarezzarmi le scapole e scendere dolcemente lungo la colonna vertebrale, percorrendola interamente con i polpastrelli.

Mugolo di piacere, strofinando la guancia sul suo petto. Poi risollevo il viso, dubbiosa.

Spalanca un occhio e abbozza un sorriso. Porto la mano sulla sua gota, accarezzandola delicatamente.

Buongiorno, amore mio.

-Che ore sono?- chiede. La voce è roca, profonda. Sembra che le parole gli escano dalle labbra vibrando.

-Mmmh…Le sei, o le sette…non so…- sussurro, accoccolandomi di nuovo vicino a lui.

-Ci alziamo?-

Non domandarmelo, tanto sai già la risposta.

-No, dai…- mi avvinghio al suo braccio, per non farlo alzare. –rimaniamo ancora un po’ qui…- lo supplico, sbattendo più volte le ciglia.

Non puoi resistermi, Vincent Valentine!

Sbuffa. Sapendo cosa significa, sorrido euforica.

-D’accordo, principessa.- dice, girandosi su un fianco e stringendomi. Appoggio le mani sul suo petto e affondo il volto nell’incavo della spalla, inspirando avidamente l’odore della sua pelle.

- hehe…- sogghigno, compiaciuta.

Ricomincia ad accarezzarmi la schiena. Rabbrividisco.

-Solo cinque minuti, però…-

Cinque minuti? A me non basterebbe un’eternità per saziarmi del tuo profumo, Vincent.

Chiudo gli occhi e scivolo lentamente in un dolce stato di dormiveglia. Il mio corpo intorpidito rimane prigioniero del suo abbraccio, senza rispondere più ai miei comandi.

 

 

La sua voce, al telefono, mi era sembrata stranamente scossa.

-Dobbiamo parlare.- aveva detto.

-Vince, non so se te ne sei accorto, ma sono le tre di notte...A quest’ora la gente normale dorme!- mi lamentai io, ancora mezza addormentata.

-Alla piazza di Cosmo Canyon. Adesso.-

-Vincent, dannazione non...-

-Per favore, è importante.-

Rimasi in silenzio. Non era da lui, comportarsi in quel modo.

E soprattutto da dove saltava fuori quel “per favore”?

-D’accordo, arrivo.-

 

 

Socchiudo appena le palpebre, tentando di mantenere un contatto con la realtà. Noto che la luce in camera, ora, irrompe più violentemente dalle persiane, illuminando l’ambiente.

I vestiti sono ancora per terra, sparsi sul pavimento.

 

 

Indossai le prime cose che mi capitarono a tiro. E mi misi a correre. Come un cagnolino.

Ero preoccupata ed eccitata allo stesso tempo.

Quando lo raggiunsi, stava osservando la luna che splendeva alta nel cielo. Rimasi a fissarlo incantata; al chiaro lunare, era ancora più bello. Dannatamente bello.

Mi guardò stupito, appena si accorse della mia presenza.

-Hai fatto in fretta...-

-Sono arrivata il prima possibile.- dissi, tra uno spasmo e l’altro, reggendomi alla scala a pioli. -ero preoccupata...-

-Perché?- mi chiese, senza capire.

-Perché non è da te comportarti così. Chiamare la gente nel bel mezzo della notte e dirle “dobbiamo parlare”!- precisai io, gesticolando con le mani per sottolineare le virgolette.

Mi fece segno di seguirlo e ci sedemmo vicino al fuoco, in silenzio.

 

 

Riporto l’attenzione al mio compagno.

La sua mano mi raggiunge i capelli. Le dita scorrono veloci tra le ciocche, facendomi rabbrividire di nuovo.

Per quanto sia possibile, mi avvicino ancora più a lui.

 

 

Perché non parlava?

-Che bella luna che c’è oggi, vero?-

Un modo come un altro per rompere il ghiaccio e fare la mia solita figura da imbecille.

Beh, quantomeno avevo detto qualcosa...

-Yuffie...-

Si bloccò. Ma perché? Non lo avevo mai visto così dannatamente insicuro.

-Si?- cercai di incitarlo, sorridendo. -Che c’è, Vinnie?-

-Non voglio più vederti.- proferì, alzandosi ed andandosene.

Cosa? Come?

...Eeeh?

-Ehi!!- urlai balzando in piedi. -Che diavolo stai dicendo?!-

Visto che continuava ad allontanarsi, lo rincorsi e lo bloccai.

-Vincent, si può sapere che ti prende?-

 

 

Mi volto adagio verso destra, sfiorandogli il collo con le labbra. Lo risalgo lentamente, tracciando una linea irregolare con la bocca.

La sua dolce morsa si fa più decisa, quando raggiungo il lobo dell’orecchio.

 

 

Mi disse che si era innamorato di me. Che, nonostante cercasse di convincersi del contrario, mi amava.

Sì, disse proprio così.

Ma non mi voleva, perché aveva paura. Paura di amare di nuovo, paura di trascinarmi con lui nell’oblio, paura dei suoi stessi peccati. Paura dell’essere che viveva in lui e dell’uomo che era stato, in un lontano passato.

Si scusò e mi voltò nuovamente le spalle, incamminandosi. Non mi guardò neppure.

-Vincent Valentine!!- lo chiamai, gridando con tutto il fiato che avevo in corpo. Continuava a camminare.

-Razza di idiota, fermati!!!- urlai di nuovo, iniziando a piangere. Non so dire se erano lacrime di tristezza, gioia o rabbia.

Si voltò, udendo i miei singhiozzi.

-Ti ho aspettato per quattro lunghi anni, e non sarà un tuo stupido capriccio a rovinare tutto, chiaro?-

Rimase a fissarmi, sbigottito. Ebbi l’impressione che Vincent non avesse calcolato la possibilità di una mia reazione. Soprattutto di questo genere.

-Yuffie, cerca di capire, io non...-

-No, Vincent, non c’è niente da capire!- mi asciugai inutilmente gli occhi, che si rifecero subito lucidi. - Senza Galian, Chaos e la tua continua autocommiserazione, non saresti l’uomo di cui mi sono innamorata quattro anni fa, non credi?-

Gli accarezzai una guancia, sorridendo dolcemente.  Aveva lo stesso sguardo perso di un bambino.

 

 

-Yuffie...- il mio nome gli esce dalle labbra in un sussurro.

-Mh?-

Si allontana quanto basta per potermi guardare negli occhi, anche se più che altro sono io che mi sto letteralmente smarrendo in quell’oceano scarlatto.

Se continua a fissarmi così, penso che impazzirò.

-...Dobbiamo alzarci.-

 

 

-Tu non conosci il mio passato, non sai quante persone innocenti ho ucc...-

Feci scivolare la mano sulla sua bocca, per non farlo continuare.

-No.- mi avvicinai lentamente a lui -Amo ciò che sei, non ciò che sei stato.-

Fu in quel momento, che sentii il suo respiro smorzarsi di colpo. Mi allontanai, titubante.

Forse mi ero fatta prendere troppo la mano... magari l’avevo spaventato.

Sapevo che, sotto la maschera di uomo misterioso e impassibile, si celava invece un’anima distrutta dall’amore della sua vita.

Abbassai lo sguardo, senza sapere cosa dire o fare.

Improvvisamente, però, avvertii la salda presa delle sue mani sulle guance e fui guidata verso le sue labbra.

Dovetti alzarmi in punta dei piedi per raggiungerle.

 

 

Sbuffo. Non ho proprio voglia di uscire.

-Eddai, Vinnie, coccolami ancora un po’...- sbiascico, facendo di nuovo gli occhioni dolci.

-Lo farei volentieri, ma guarda che ore sono.- dice, indicandomi la sveglia. Le otto e mezza.

...Otto e mezza?!?

-Dannazione!!!- con un balzo mi fiondo giù dal letto, prendo la vestaglia appesa alla parete e corro in bagno.

Metto velocemente il dentifricio sullo spazzolino e inizio a strofinarlo sui denti, mentre con l’altra mano mi passo la spazzola tra i capelli. Sciacquo la bocca e ne approfitto per bagnarmi la faccia con l’acqua fredda, tentando di levarmi quell’espressione da beota dal viso.

 

 

Si può definire quello, l’inizio di tutto?

Quando, accecati dalla passione, consumammo la nostra prima notte d’amore?

Sono passate esattamente due settimane, da quel giorno.

...Eppure mi sembra fosse ieri...

 

Corro in camera a cambiarmi; fortunatamente avevo già preparato i vestiti ieri pomeriggio.

Mentre mi infilo la maglietta tento di guardarmi in giro, alla ricerca di Vincent.

Ma che fine ha fatto?

-Vince, dove sei? Guarda che siamo in ritardo!-

Vedo sbucarlo da dietro l’angolo e appoggiarsi allo stipite della porta, già vestito. Pantaloni neri, dolcevita e giacca.

L’ho già detto che è bellissimo?

Sorrido, mentre con una mano agguanto i calzoni sulla sedia. Saltello impacciata verso di lui, cercando di centrare con il piede la gamba dei pantaloni, inutilmente.

Vincent si avvicina a me e mi tende la mano. La afferro riacquistando l’equilibro e finalmente riesco a infilarmi i calzoni, dopo aver imprecato in tutti i modi possibili ed immaginabili.

Con un rapido movimento li allaccio e mi fiondo in cucina, senza mollare la presa sulla mano di Vincent e trascinandomelo dietro.

Apro velocemente la credenza e afferro due brioches. Poi entrambi usciamo e mentre lui chiude casa, io lo precedo, scendendo in garage per raggiungere la macchina. Ormai conosco a memoria la palazzina dove abita; sono orgogliosa di me stessa, in qualche modo.

Apro la portiera della berlina nera e mi siedo davanti, al posto del passeggero.

Inizio a scartare la prima brioche, quando arriva anche Vincent che mette in moto l’auto.

Fa un paio di manovre e finalmente siamo in strada.

  
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