Fanfic su artisti musicali > SHINee
Segui la storia  |       
Autore: Julietaemint    31/05/2013    3 recensioni
Il suo respiro si fermò per un secondo, i suoi occhi si sgranarono. Aprì la bocca, rimasero ad osservarsi per dieci interminabili secondi.
Quando s’incontrarono, i loro sguardi s’incrociarono così intensamente da scontrarsi violentemente e allo stesso tempo sfiorarsi dolcemente; quale attrazione nasceva tra i due ogni volta che accadeva.', ecco cosa venne in mente a Jong, immediatamente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Jonghyun si svegliò pochi minuti dopo che Kibum aveva lasciato la sua casa.
Saltò quasi per aria, cercò a tentoni il corpo delicato di Key, nella speranza che quella notte non fosse finita.
Non trovandolo, spalancò gli occhi.
Yaaaaaawn’ – sbadigliò. Non aveva mai passato una notte così bella, non era mai stato così felice di alzarsi in piedi.
Subito si diresse in bagno, l’aspettava una bella giornata. Si preparò, mise una goccia del suo profumo – lo faceva solo nelle occasioni tanto speciali quanto uniche.
Tornò in camera, si vestì, prese la borsa e la preparò.
Poi si diresse nella cucina, notando qualcosa di strano sul tavolo.

Ho già voglia di rivederti. Chiamami appena esci dal lavoro, stasera.

Ho già voglia di vederti anche io, anzi, non mi è mai passata.’, pensò.

Nella sua mente, solo Kibum. Solo le sue labbra, quelle morbide e candide labbra che aveva baciato per un’intera notte. Quel corpo magro, longilineo, quasi femminile. Quella voce delicata, ma allo stesso tempo dirompente. Non c’era mai stato qualcuno in grado di farlo sentire così.
Eppure ne aveva avute di fidanzate – era un ragazzo abbastanza ambito, per quanto evitasse di farsi notare e mettersi in mostra.
Notò sul bigliettino un lieve stampo, delle labbra, quelle labbra. Le prese, e le portò alla bocca.
Ripose il bigliettino nel suo portafogli di jeans blu, si preparò dei toast fragranti e si diresse verso la scuola.
Sul pullman, estrasse di nuovo quel bigliettino. Lo prese, se lo passò fra le mani, se lo portò sotto il naso, sentì quella lieve e delicata fragranza di fragola, lo sfiorò con le sue labbra, lo rimise nel portafoglio.
L’autista non ci faceva quasi più caso – Jong era un ragazzo così per bene, non c’era da preoccuparsi.
Arrivò a scuola. Le ore passarono subito – così in fretta da non dar nemmeno minimo peso alle parole dei professori. D'altronde, dopo quella notte, cos’avrebbe potuto fare?
Si diresse a lavoro, quella giornata sembrava volare.
Una volta alla fermata, si ricordò del giorno precedente. Aveva ancora dieci minuti da aspettare, pieni zeppi di altri ricordi. Sembrava tutto un flashback della giornata precedente.
D’un tratto gli venne in mente di fare una cosa. Afferrò di getto il cellulare, estrasse con delicatezza quel bigliettino, digitò quel numero.
Portò subito il telefono all’orecchio. Uno, due, dieci, venti squilli. Niente.
Il sorriso di Jong divenne quasi rassegnato. Nessuna risposta, probabilmente Kibum non aveva sentito il telefono. Beh, toccava ritentarci.
Per tutto il viaggio – in cui si dimenticò per l’ennesima volta di salutare l’autista, ormai abitudinario – guardò il cellulare, nella speranza di un messaggio di avviso.
Estraeva il telefono dalla tasca, poi alzava gli occhi al cielo.

Eddai Kibum..’ stava quasi pregando per quel messaggio.
 
Tornò a casa, si cambiò. Prese di nuovo quel cellulare, ritentò. Nessuna risposta.
Ora, le sue diventavano preoccupazioni. Perché Kibum non rispondeva? Poteva essergli successo qualcosa? Cosa? Stava bene? O magari non aveva voglia di sentirlo, parlargli? Oppure aveva avuto qualche problema? Il respiro di Jong incominciò ad aumentare.

Rinunciò a preparare una cena e mangiar qualcosa – il suo stomaco era definitivamente chiuso.
Si stese sul letto. Fu una notte così lunga, così insonne. Il giorno dopo, era domenica. Non c’erano problemi per il ‘riposarsi’ – in quel momento sembrava non avesse affatto bisogno di dormire.
La stanchezza si era dileguata, o meglio nascosta. Era impossibile per fino riposare.
Rimase una notte a pensare, sudò tantissimo dalla preoccupazione. Si girò e rigirò.

D’un tratto, decise di inviargli un messaggio. Per quanto fosse tardi, il giorno dopo l’avrebbe letto.

Sono abbastanza preoccupato, ti prego di rispondermi. Jong.

A distanza di ore, nessuna risposta.
Si addormentò alle quattro del mattino, quando finalmente la stanchezza ebbe il sopravvento.

Alle dieci riaprì gli occhi. Per prima cosa, afferrò il cellulare, che quella notte aveva dormito al posto di Kibummie, due sere prima.
Niente, nessun messaggio. Jong si passò una mano sulla fronte. Era sudatissimo.
Si alzò di scatto, doveva far qualcosa.
Si mise sotto la doccia – era il suo luogo preferito per pensare. Non poteva far altro che star fermo ad aspettare.
 
Una volta pronto, si mise a camminare freneticamente per casa, avanti e indietro.
Poi, si sedette. Doveva calmarsi.
Decise di rimanere a casa – non aveva la forza di far niente.
Mise in ordine un appartamento intero in tre ore.
A mezzogiorno si distese per riposare. Aveva di nuovo quel telefono affianco.
Si girò su un lato, e si addormentò di nuovo.

Tan tan’ – sobbalzò. Un messaggio.

Ho ricevuto le chiamate, tra dieci minuti sono da te. Vengo a spiegarti tutto.’

Finalmente un messaggio. Le sue preoccupazioni avevano avuto tregua.
Aveva soltanto dieci minuti – sembrarono i dieci minuti più corti della sua vita.
Si alzò, si sciacquò il viso, cercando di levar via anche quel leggero velo viola che gli contornava la parte inferiore degli occhi.
S’infilò un pantalone largo, mise una t-shirt velata, quasi trasparente, con sfumature azzurre.
Rimase scalzo.

Il citofono suonò, in due minuti anche la porta.
Jong fremeva, stava letteralmente fremendo. Aprì la porta e si ritrovò Kibum davanti.

<< Ciao, lascia che ti spieg- >>

Non ebbe il tempo di parlare, Kibum. Jong gli si buttò addosso, lo abbracciò così forte da sentire il suo petto a contatto col suo, come nudo.

<< Per fortuna stai bene, stai bene.. >> sussurrò Jong. Una lacrima scese dal suo viso, quasi a rassicurarlo.

Key rimane immobile, sbarrò gli occhi. Poi si unì all’abbraccio, completandolo.

<< Jonghyun, non piangere, ti prego. >> la sua voce incominciò a tremare.
Non aveva mai sopportato le persone che piangono, non sopportava nemmeno il pianto dei bambini.
Eppure, per la prima volta, quel pianto gli toccava il cuore. Glielo stringeva così forte, lo faceva sentire così in colpa.

<< Jonghyun, basta.. >> cominciò a piangere anche lui. Strinse ancora di più l’altro.

<< Ascoltami. Non ho avuto minimamente il tempo di prendere quel cellulare – non sono stato nemmeno a scuola oggi. I miei genitori mi hanno spillato altri documenti, mio padre è addirittura venuto in quell’ufficio per me, oggi. Mi ha tenuto impegnato una giornata intera, una mattinata a firmar carte di cui non m’importava niente.
Perché in realtà l’unica cosa che avevo voglia di scrivere era il tuo nome.
>>

Chiuse gli occhi, appoggiò la testa sulla spalla dell’altro, che non cessava di piangere, in silenzio.

<< Mi sono preoccupato tantissimo, mai così tanto in vita mia.. >> sussurrò, quasi sibilando. Furono delle parole affannate, strette, compresse fra una ed un’altra lacrima.
 
Rimasero stretti in quell’abbraccio per cinque lunghi minuti.
Poi Kibum estrasse le sue braccia, e prese il viso di Jong fra le sue mani.

<< Santo Cielo, cosa ti ho fatto. Hai due occhiaie che neanche la BB cream..>> tentò d’ironizzare, e l’altro accennò un sorriso.

<< Non importa, l’importante è che tu sia quì ora. >> Jong prese Key per mano, e si diresse in camera.

Si stesero, e si strinsero in un abbraccio così perfetto, così armonioso.
Jong era rivolto sul lato destro, di spalle all’altro, che l’abbracciava da dietro , cingendogli la vita.
 
<< Ho bisogno di dirti una cosa, Kibum. >> sussurrò con un filo di voce Jong. Mai sentita tanta dolcezza in parole simili.

<< Dimmi pure. >> continuò Key, sorridendo. Si aspettava qualcosa di dolce.

<< Ti amo. >> sussurrò infine Jong.

Dolce, ma non fine a questo punto. Quelle parole erano così sincere, così dolci. Risuonavano come una melodia nelle orecchie di Key. Chiuse gli occhi, si lasciò trasportare da quella melodia.
In un attimo, si sentì rilassato, felice. Come se tutti i suoi problemi, le sue incomprensioni, fossero sparite. Tutte racchiuse quelle emozioni eliminate da quelle parole. Come una chiave che apre una cella, una rivelazione segreta che non poteva esser più nascosta.

<< Ti amo anche io. >> niente di così sincero era mai fuoriuscito dalla bocca di Kibum, niente di così dolce.
Jong si sentì mancare il respiro. Rimasero a sorridere per ancora qualche secondo, poi Jong si voltò.

Seguì un lungo bacio.

<< Sei mio, prometti di non farmi preoccupare mai più. >>

<< Sono tuo, prometti di non lasciarmi andare mai. >>
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > SHINee / Vai alla pagina dell'autore: Julietaemint