Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma della loro mamma, J.K. Rowling, io
mi limito solo a cambiare un pochino le cose, per mio puro divertimento, nella
speranza di divertire anche voi, almeno un pochino, e non a scopo di lucro. Non
tiene conto di quello che accade alla fine del sesto libro, tanto meno del
settimo…
Buona lettura!
Non sai cosa hai fatto, ron!
Da qualche giorno, Harry era
strano, di questo Ronald Weasley era più che sicuro. Anzi,
adesso che ci pensava, era più di qualche giorno, forse addirittura da
mesi. Ma quello che Ron non riusciva a capire
era il motivo.
Non solo se gli parlavi Harry
era diverso, ma anche nei suoi comportamenti c’era qualcosa che non
andava.
E se se
ne era accorto lui, potete ben immaginare quanto la cosa fosse evidente. Aveva
provato a parlane con Hermione, ma lei gli aveva
risposto con un secco –Dacci un taglio, Ron, non c’è niente
che non va-.
E da quel momento Ron aveva
capito che realmente c’era
qualcosa che non andava, e che Hermione ne era
perfettamente a conoscenza.
Così da quel momento
aveva iniziato ad osservare Harry con molta più attenzione, deciso a non
perdersi nessun particolare di quello che faceva o che gli accadeva.
Harry non era mai stato una
persona molto loquace, affatto, si limitava a prendere ogni tanto parola nelle
conversazioni con gli altri, solo con lui e Hermione si apriva di più, e
fino all’anno prima anche con Ginny.
Ma da quando si erano lasciati, Ginny non passava molto
tempo con il trio dei miracoli, come li aveva soprannominati Malfoy anni prima.
Ultimamente però Harry
non parlava quasi neanche con loro, se non era per chiedergli che lezione avrebbero avuto dopo, o di passargli il sale a tavola.
Dire che Harry si era isolato sempre di più era un
eufemismo.
Forse tutte le riunioni che aveva con Silente nel suo studio non davano i frutti
cercati.
Anche quella era una cosa
strana, se prima Harry raccontava ogni cosa a loro due su quello che accadeva
durante quelle riunioni, ora si limitava a dire che
non poteva dire niente, e che quando avrebbe potuto loro sarebbero stati i
primi a saperlo.
Ma non era stato proprio
Silente a dirgli che doveva confidarsi con i suoi
amici quando aveva saputo della profezia?
Anche in quel caso aveva
provato a parlarne ad Hermione, e la risposta era
stata pressappoco la stessa.
Ad ogni riunione il moro
aveva iniziato a tornare sempre più tardi a letto, e per più di
una notte non era affatto ritornato, e lui
l’aveva ritrovato comodamente seduto a colazione la mattina successiva,
con un enorme sorriso stampato in faccia, e non si era minimamente sentito di
chiedergli dove fosse stato.
Il sorriso, ecco un’altra
cosa che ultimamente avveniva poco sul volto di Harry, e quando succedeva non era affatto come quelli di una volta, capaci di far star
meglio chiunque fosse stato il destinatario. La risata, invece, quella era da
molto, molto tempo che mancava.
Avrebbe dato qualsiasi cosa
per poter risentire la risata squillante di Harry risuonare per i corridoi ad
una sua stupida battuta. Non si potevano nemmeno più contare sulle mani
le volte che ci aveva provato.
C’era anche il fatto
che Harry fosse praticamente diventato un genio a
scuola, quasi in ogni materia.
Non eccelleva più solo
in Difesa, materia che ormai, al settimo anno, era quasi solamente pratica, ed
Harry padroneggiava già da anni la maggior parte di quegli incantesimi,
ma anche in erbologia, in incantesimi e in trasfigurazione era praticamente perfetto, quasi da superare Hermione.
E per non parlare poi di Pozioni. Ogni sua pozione
fatta dall’inizio dell’anno era risultata
perfetta, e Lumacorno ogni volta andava in brodo di giuggiole. Ron aveva
pensato che Harry avesse di nuovo il libro del Principe, ma aveva visto perfettamente quando Harry stesso gli aveva dato fuoco,
nella Stanza delle Necessità.
Quell’anno Lumacorno
aveva deciso perfino di dividerli in coppie con una persona dell’altra
Casa, ovviamente loro erano con i Serpeverde, e a lui era toccata Pansy
Parkinson, che almeno se la cavava abbastanza da non far scoppiare il calderone
come lui, Hermione invece era con Zabini, e il professore non la smetteva un
secondo di dire che aveva proprio azzeccato la coppia
con loro due.
Ma quello che veramente lo mandava in estasi era la
coppia formata da Harry e da Malfoy.
Harry non aveva aperto bocca quando Lumacorno aveva fatto i loro nomi, e si era
limitato a spostare le sue cose nel posto accanto a quello del Serpeverde. E
quello che era apparso veramente strano a Ron era il
fatto che i due non si rimbeccavano neanche una volta. Si poteva pensare che si ignorassero proprio, ma i risultati perfetti che avevano
non erano decisamente come quelli che potevano avere due persone che non si
parlano.
Quello che di fatti non si era accorto Ron era che Harry parlava con Malfoy.
Proprio così, niente
insulti, sfrecciatine o incantesimi lanciati fra i corridoi.
E adesso torniamo all’inizio, quando Ron decise
che doveva assolutamente osservare Harry e capirci qualcosa.
Era una normalissima mattina
di metà dicembre, Natale era alle porte e si poteva già sentirne
l’aroma nell’aria, il parco di Hogwarts era completamente bianco,solo le porte del campo da quidditch svettavano là
in fondo.
Quando Ron si svegliò potè subito notare che
le tende del baldacchino di Harry non erano state tirate, così come il
letto era completamente fatto.
Si sforzò di ricordare
se la sera prima l’amico avesse avuto una delle lezioni con il Preside,
ma il risultato che ottenne fu solo il ricordo del visione
di sua sorella avvinghiata a Dean nel letto della loro camera (e ne
profittò in quel momento per controllare che Ginny non fosse più
lì).
Scese in Sala Comune, dove
trovò Hermione intenta a leggere un pesante tomo di Antiche
Rune e la salutò con un leggero cenno della mano.
Mentre si avviava solo verso la Sala Grande non potè
far altro che pensare a quanto poco fosse rimasto del vecchio trio.
Certo, erano ancora amici, ma
non era più la stessa cosa degli anni prima.
Precisamente tutto era cambiato quando quell’estate Harry non era stato alla
Tana neanche per un giorno. Non sapevano cosa aveva fatto, o dov’era
stato, lui non aveva voluto dirlo, ma il risultato che avevano ottenuto era
l’Harry che vedevano ogni giorno.
Fisicamente sempre uguale, ma
dentro qualcosa di diverso era accaduto di sicuro.
Lui ed Hermione erano stati insieme per qualche settimana, ma poi tutto era
finto. O meglio, lui credeva che stessero insieme, dopo che lui l’aveva
baciata l’ultimo giorno di scuola, ma poi lei era partita con i suoi e
non ne avevano più parlato fino al suo ritorno,
quando lei era stata perfettamente chiara su quello che provava nei confronti
del suo migliore amico. E ora era più o meno
tornato come prima, fra loro due.
In quel momento Ron era
sicuro che avrebbe trovato Harry seduto al tavolo, intento a mangiarsi fette
biscottate alla marmellata e succo di zucca.
E di fatti, eccolo là,
da solo nella Sala, ma questa volta aveva anche una
tazza fumante di caffé nero accanto.
Stava sorridendo, e, come
sempre, sparirono dalla tesata del rosso tutte le domande che voleva fargli.
Si sedette accanto a lui, e
solo in quel momento si accorse che l’amico non era l’unico nella
stanza, ma che anche Draco Malfoy era seduto, solo, al suo tavolo, nel posto
esattamente di fronte a quello di Harry.
Non lo aveva mai notato fino
a quel momento, ma quelli erano i posti che sia Harry che
Malfoy occupavano sempre.
-Buon giorno, Harry!- lo
salutò
-Oh, ciao Ron. Non ti avevo sentito-
-Immaginavo. Come mai il caffé?-
domandò alludendo alla tazza che il moro stringeva ancora nella mano destra
-Lo bevo sempre Ron-
-Davvero? Io però non
ti ho mai visto…-
-Perché quando tu
arrivi io l’ho già finito, è quasi una droga per me-
Si servì lui stesso la
colazione e iniziò a magiare troppo velocemente.
Poco dopo sentì un
rumore proveniente da dove si trovava Harry, ma ascoltando meglio capì
che veniva proprio da lui.
Harry stava
ridendo, sghignazzando è meglio, senza un motivo apparente.
Ma a questo Ron non ci fece caso, era solo molto sorpreso, e contento, dal fatto
che Harry stesse proprio ridendo.
Doveva aver assunto
un’espressione piuttosto strana, perché Harry si affrettò
subito a scusarsi.
-Ron, scusami, non…non
era mia intenzione! È solo che sei così buffo
quando mangi- riuscì a dire fra le risa
-Non fa
niente Harry…mamma me lo dice sempre! Credo che abbia ragione, io
non mangio, mi abbuffo-
Per tutta risposta Harry si
limitò a ridere ancora, lanciando poi una strana occhiata al tavolo di
Serpeverde, dove ancora Malfoy sedeva solo.
Nel momento esatto in cui Ron
se ne accorse, vide il biondo scuotere la testa, con
un sorriso sulle labbra, guardando fisso davanti a se, mentre Harry continuava
a sghignazzare.
Il rosso non fece in tempo a
chiedere spiegazioni ad Harry, perché la sala
andò riempiendosi e ben presto gli fu impossibile parlare con lui, tanto
più che dopo poco Harry si alzò e uscì dalla Sala Grande.
L’ora dopo avevano
pozioni, e Ron lo ritrovò seduto composto al suo banco. Stava decidendo
se andare da lui o no, quando Malfoy entrò con la sua solita aria da
superiorità e andò a sedersi accanto a lui.
Nel giro di cinque minuti
accaddero alcune cose che in parte sconvolsero il povero Ron.
Come il biondo si sedette
vide Harry che gli sorrideva.
Poi Malfoy disse qualcosa,
che il rosso non sentì per via della confusione nell’aula, e vide
Harry ridere, esattamente come poco
prima.
Si accorse subito che Harry
non stava ridendo di Malfoy, come
aveva sempre fatto, ma stava ridendo con Malfoy.
Però non ebbe il tempo di immagazzinare la cosa, visto che
Hermione entrò anche lei, mano per mano con Blaise Zabini.
Non so se potete immaginarvi
la scena:
Hermione Granger che entra
nell’aula di pozioni con le mani intrecciate con il bel Serpeverde dagli
occhi blu, in sottofondo la risata di Harry che non si sentiva da tanto tempo,
seduto accanto a Draco Malfoy, mentre anche lui rideva.
E Ron Weasley, immobile in piedi al suo banco, con la
bocca spalancata egli occhi azzurri che scorrevano da una parte all’altra
della stanza.
Pansy entrò poco dopo,
spingendo il compagno di pozioni verso la sedia, con ben poca delicatezza.
Per tutte le due ore, dire che Ron era come in catalessi non era affatto
sbagliato.
Non ci stava capendo
più niente, quella era la verità, e ora era deciso a capirci
qualcosa. A tutti i costi.
Da solo nella sua camera si
mise a sfogliare il libro di incantesimi, alla ricerca
di quello che faceva al caso suo.
Ci mise circa una settimana a
mettere a punto il suo piano, e nel frattempo era
saltato a capo di alcune cosine.
Aveva parlato con Hermione, o
meglio, Hermione aveva parlato con lui e gli aveva confessato di stare con
Blaise, raccontandogli come era accaduto.
Alla fine non aveva potuto
far altro che essere felice per lei, e di dirle di riferire al Serpeverde che
se l’avesse fatta soffrire avrebbe dovuto
vedersela con lui.
Non aveva più visto
Harry e Malfoy ridere come quel giorno, e questo l’aveva spinto a
procedere con il suo piano.
Finalmente la verità
sarebbe venuta a galla.
Era la sera della Vigilia di Natale, e quell’anno tutti gli studenti erano
rimasti a scuola, dato che era il luogo più sicuro al momento, con la
guerra là fuori.
Stava aspettando che Harry
scendesse in Sala Comune, seduto sul bracciolo di una poltrona giocherellando
con la bacchetta.
Poco distante Ginny era
avvinghiata questa volta a Seamus, e non si accorsero
che quando Harry scese dalle scale, si ritrovò in poco tempo sdraiato a
terra, colpito da un raggio rosa spuntato dalla bacchetta di Ron, che ora
sorrideva soddisfatto.
-Ron!- esclamò
Hermione, scendendo in quel momento –Che è
successo ad Harry?-
-Oh, niente, non ti
preoccupare, tra un paio di minuti si sveglierà e allora saprò
finalmente cosa diavolo sta succedendo-
-Vuol dire
che sei stato tu?-
-Sì…ho usato
l’incanto Sentimentus Revelius *, mi sono informato è innocuo-
-Ma perché?-
-Perché così anche io potrò capirci qualcosa!
Non mi dite mai niente, in qualche modo dovevo pur fare, no?-
-Non sai cosa hai fatto,
Ron!-
-Perché? Cosa ho fatto? Quando si
sveglierà mostrerà semplicemente quello che mi tiene nascosto-
-Ma non hai pensato che forse
c’è un motivo per cui te lo tiene
nascosto?-
-E che
motivo ci deve essere?-
-Oh, Ron!- Hermione scosse la
testa, preparandosi ad un lungo racconto.
-Quest’estate, sai
perché Harry non è stato con noi? Perché ha passato tre mesi insieme a Piton per un
addestramento extra, in previsione dell’incontro con Voldemort. E con loro c’era anche Draco-
-E tu come
fai a saperlo?-
-Le ho scoperte per caso. Ora
posso continuare? Bene. Allora, in quei mesi i rapporti tra Harry e Draco sono
molto cambiati, si sono, come dire, approfonditi…-
-Insomma, se è amico
di Malfoy poteva anche dirmelo…io non mi offendo
mica! Ho capito anche io che è non così
stronzo-
-Ma mi fai finire? Allora…-
Ma anche quella volta Hermione fu costretta a zittirsi,
perché Harry si era appena alzato da terra.
Con uno sguardo vacuo
fissò i due amici, che gli chiesero se andava tutto bene
-Sì,
sì…devo solo fare una cosa- fu la
risposta, e un secondo dopo sparì oltre il ritratto della signora
grassa.
Con uno sguardo preoccupato
Hermione si fiondò dietro di lui, mentre Ron aveva solo capito che il
suo incantesimo sembrava aver funzionato, e si mise a correre anche lui.
Arrivò in Sala Grande,
elegantemente addobbata per il Natale, dove si bloccò all’istante
di fronte alle scena che si formò davanti a
lui.
Harry era immobile, in piedi
al tavolo di Serpeverde, con Malfoy, che lo fissava con una strana espressione,
davanti a lui.
Harry lo aveva
afferrato per un polso, e l’altro non sembrava minimamente
contrariato.
Da dove era lui non poteva
vedere l’espressione di Harry, ma potè
vedere quella di Malfoy, e notò che i suoi occhi avevano uno sguardo
vacuo molto simile a quello che aveva Harry poco prima.
Fu un
attimo, e con gli sguardi di tutta Hogwarts su di loro, Harry passò la mano ancora libera sulla nuca di Draco,
attirandolo verso di sé e intrappolando le sue labbra in bacio.
Che di dolce e delicato non aveva proprio niente, anzi.
Ron, come poi tutti, si era
aspettato che il biondo si staccasse immediatamente dal bambino sopravissuto, ma invece Draco attirò Harry ancora di più a
se, avvolgendolo con tutte e due le braccia una volta che il moro gli ebbe
lasciato il polso.
E al più giovane di casa Weasley non rimase
altro che osservare a bocca aperta la scena, ormai sconvolto.
Quando Harry e Draco si staccarono, dopo un tempo che a Ron
parve interminabile, il rosso sentì distintamente la voce di Zabini:
-Te lo avevo detto che non sapevi cosa stavi facendo, Pansy-
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Lo so, potevo anche evitare
di scriverla, ma è stato più forte di me!!
Invece di studiare Storia dell’Arte ecco cosa mi metto a fare…
L’ho scritta di getto
in poche ore, e ci tenevo a pubblicarla…Me lo lasciate un commentino? Così tanto per
sapere se avrei fatto meglio a studiare…
Ah…l’incanto
Sentimentus Revelius è di mia intenzione. Per chi non avesse capito come
funziona, in pratica consiste nel rivelare quello che nasconde la persona che viene colpita a quello che lo scaglia, facendoglielo vedere
in “diretta”. Anche Pansy aveva scagliato
lo stesso incantesimo su suo migliore amico, mi piace pensare per gli stessi
motivi di Ron…
Sperando che un pochino
almeno vi sia piaciuta, vi ringrazio anticipatamente
per il tempo che avete dedicato alla lettura della mia shot…
Baci
Kel