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Autore: Vale    16/07/2003    32 recensioni
Da un banale equivoco si può ottenere tutto ciò che si è sempre desiderato. Per chi come me ama la coppia Ron/Hermione
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTTE D’ESTATE

La casa era completamente al buio. Nessuna luce rischiarava i locali.

Meglio, così non dovrò sorbirmi un’altra ramanzina di mia madre, pensò Ron.

Il ragazzo aprì a fatica la porta della cucina e si trascinò fino alle scale dove si lasciò cadere stancamente.

- Sei di nuovo ubriaco.

Ron bloccò a mezz’aria la bottiglia di liquore che stava per accostare alle labbra.

- Chi è?- fece lui brusco. Non si era accorto che in casa ci fosse qualcuno.

- Sei così sbronzo che nemmeno mi riconosci?- Hermione gli si parò davanti. Era visibilmente arrabbiata.

- … Hermione. Cosa ci fai qui?

- Sono venuta per portare a tuo padre dei documenti del Ministero e poi ho deciso di aspettarti. Non ci vediamo da un po’ e avevo pensato…

- Beh, mi spiace. Ho avuto da fare.

- Lo vedo- rispose seccamente lei. Poi, con mossa decisa, strappò dalle mani del ragazzo la bottiglia. La accostò alle narici solo per allontanarla disgustata subito dopo. – Se il tuo obiettivo è quello di ucciderti prima dei trent’anni, hai intrapreso la via giusta!

La giovane si diresse verso il lavandino e gettò il contenuto della bottiglia nello scarico.

- Cosa diavolo credi di fare?- urlò Ron alzandosi di scatto.

- Sto solo impedendoti di continuare a fare la figura dello stupido.- La ragazza si voltò verso di lui- Ma si può sapere che cosa ti è successo? I tuoi sono preoccupatissimi… Torni a casa ubriaco un giorno sì e uno no; non ti presenti al lavoro; sparisci per intere settimane e non ti fai più sentire dai tuoi amici. Cosa stai combinando, Ron?

Hermione lo aveva preso per le spalle e lo guardava fisso negli occhi.

- Ti ha chiesto mia madre di venire qui a investigare o è stata una tua idea? Cos’è, visto che in questo periodo c’è poco da fare al Ministero hai pensato bene di cercarti un diversivo?

Lui la guardò intensamente. Se avesse saputo che era a causa sua che tornava ubriaco tutte le sere probabilmente gli avrebbe riso in faccia.

Tutto era cominciato due mesi prima. Quel giorno si trovava a Londra per lavoro e aveva deciso di invitare a pranzo Harry e Hermione. Era un po’ che non si vedevano: sarebbe stato come tornare ai vecchi tempi, anche se solo per un paio d’ore. Prima di tutto era passato a casa di Ginny e Harry ma i due ragazzi avevano declinato l’invito perché Harry doveva accompagnare sua moglie alla visita medica alla quale la giovane donna si sottoponeva mensilmente da quando aveva saputo di essere in dolce attesa.

Allora si era materializzato nell’ufficio dove Hermione lavorava: lo aveva trovato vuoto così aveva chiesto di lei alla sua segretaria che lo aveva indirizzato al bar di fronte all’edificio in cui si trovavano.

Mentre si era incamminato verso il luogo indicatogli aveva provato ad immaginare la reazione della giovane nel vederlo comparire di sorpresa. Sicuramente - aveva pensato – si sarebbe arrabbiata con lui perché non si faceva mai sentire ma poi gli avrebbe riservato uno dei suoi sorrisi e avrebbe iniziato a raccontargli della sua vita.

Appena era uscito dall’imponente edificio aveva allungato lo sguardo verso i tavolini del bar posti all’aperto dall’altra parte della strada trafficata. La aveva individuata subito. E come non avrebbe potuto farlo? Era la donna più bella che conosceva e non poteva passare inosservata. I capelli mossi le arrivavano alla vita; una vita che, poteva scommetterci, avrebbe potuto contenere senza sforzo fra le sue mani. Le lunghe gambe erano incrociate sotto il tavolino fasciate da dei pantaloni blu notte.

All’inizio non si era accorto dell’uomo che si era fermato proprio davanti al tavolo della sua giovane amica. Ma quando Hermione si era alzata per dare al nuovo arrivato due baci sulle guance si era bloccato.

Hermione che baciava un uomo? A lui si avvicinava a mala pena nonostante lo conoscesse da più di dieci anni e lo considerasse il suo migliore amico e a quel damerino aveva riservato un’accoglienza che avrebbe sciolto una statua di cera!

Li aveva osservati attentamente ma soprattutto aveva osservato lei. Gli era sembrata così… serena. Aveva continuato a ridere per tutto il tempo che erano rimasti seduti al bar. Poi entrambi si erano alzati e si erano allontanati a braccetto.

Lui non li aveva seguiti. Quello che aveva visto gli era bastato. Fino a quel momento non aveva provato nulla di simile. Vedere Hermione insieme a quel tipo l’aveva paralizzato. Un gusto amaro gli era salito su per la gola e le sue mani si erano strette involontariamente a pugno. Gelosia, pura e semplice gelosia. Non pensava di poter provare qualcosa del genere. Da quel giorno aveva accuratamente evitato di incontrarla e aveva iniziato a bere per stordire, almeno momentaneamente, le sue sensazioni.

E ora lei gli stava lì davanti e gli chiedeva che cosa gli era successo.

- Tu ce l’hai con me.- Disse Hermione riducendo gli occhi a due fessure.

- … No.

- Stai mentendo. Vieni – disse cercando di farlo sedere su una sedia – Prima ci beviamo un caffè e poi risolveremo la questione da buoni amici.

- … Amici?- Disse Ron trattenendola per un polso – Gli amici dovrebbero dirsi tutto, non è vero Hermione?

- Certo – rispose lei ingenuamente.

- E allora perché non mi parli del tipo con cui vai a letto?

Hermione lo guardò stralunata. – Il tipo con… Ron, ma ti ha dato di volta il cervello? Di cosa diavolo stai parlando?

- Adesso non fare la santarellina con me.- Le urlò Ron alzandosi di scatto – Vi ho visto. Ti ho visto mentre lo baciavi in quel bar.

- Tu mi hai spiato!- Lo accusò lei – Come hai potuto fare una cosa del genere?

Le prese le braccia e la strattonò – Vai a letto con lui? Dimmelo!

- Smettila, Ron! Mi stai facendo male.

Ron la lasciò all’istante. Dei segni rossi spiccavano nitidi sulle braccia nude della ragazza.

Lei tremava; ma non di paura: sapeva che Ron non le avrebbe mai fatto del male anche se pieno di liquore. No, lei tremava dalla rabbia.

- Chi ti credi di essere per farmi il terzo grado? Non sono affari tuoi con chi vado a letto o meno.- Urlò indignata.

- Certo, è chiaro… Tu puoi venire qui a sputare sentenze su come “rovino” la mia vita e io non posso fare lo stesso con te! Sai cosa penso? Che sei solo un’ipocrita. A te non interessa veramente capire quello che provo… Tu vuoi solo ficcare il tuo grazioso nasino in questioni che non ti riguardano ed elargire consigli che non ti sono stati richiesti.

Hermione era sconvolta. Non riusciva a capire perché Ron ce l’avesse tanto con lei. Cosa gli aveva fatto per meritarsi quelle parole? Sentiva le lacrime pungerle gli occhi.

- Se questo è quello che pensi di me, è inutile continuare a discutere.- Sussurrò.

Anche Ron era scosso. Perché l’aveva aggredita così? Le aveva urlato cose che non pensava solo per il gusto di ferirla come lei aveva fatto con lui. Ma ora, leggere la delusione nei suoi occhi lo stava uccidendo.

Lei si lasciò cadere su una sedia, incapace di reggersi ancora in piedi. Non era certo la prima volta che litigava con Ron, ma quella sera avevano entrambi superato il limite.

- Credo che sia meglio che me ne vada.- disse. Ma quando alzò lo sguardo in cerca di lui, non lo vide. Si era smaterializzato lasciandola sola. Un’altra volta.

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Ron chiuse silenziosamente la porta della sua camera da letto per non svegliare i suoi genitori che dormivano nella stanza accanto. Dopo essersi smaterializzato aveva continuato a vagare per le vie di Londra. L’aria fresca della notte gli aveva fatto passare la sbronza e gli aveva portato consiglio. Aveva deciso di andarsene e lasciarsi tutto alle spalle. Non sopportava l’idea di vedere la donna che amava con un altro uomo. Su una cosa però Hermione aveva ragione: si stava distruggendo e non poteva andare avanti così. L’unica soluzione era quella di partire. Forse rompendo tutti i legami prima o poi l’avrebbe dimenticata.

Scese le scale ed entrò in salotto. Aveva deciso di lasciare un biglietto ai suoi, giusto per non farli preoccupare. Ma appena entrato spalancò gli occhi.

Lei era lì. Accoccolata sul divano. Sua madre doveva averle chiesto di rimanere. Dormiva. Aveva le guance umide: doveva aver pianto a causa sua.

Sembra che io riesca solo a farti piangere, pensò Ron guardandola. Avrebbe voluto prenderla fra le braccia e cullarla; avrebbe voluto baciarla fino a farle dimenticare tutto e tutti. Avrebbe voluto accarezzarla e farla sua; avrebbe voluto fare l’amore con lei e dichiararle il suo amore mentre la prendeva. Aveva sognato così tante volte di farlo, ma non l’aveva mai fatto. E perché poi? Per paura di perderla, si disse mentalmente.

Si sedette per terra proprio davanti a lei. Le stava così vicino che poteva sentire il suo respiro regolare uscire dalle labbra socchiuse. Quelle stesse labbra che solo poche ore prima gli avevano urlato tutta la sua delusione.

Hermione si agitò nel sonno. -… Ron…- bisbigliò, mentre una lacrima ritardataria scendeva lentamente dalla sua guancia.

In un primo momento il ragazzo pensò che si fosse svegliata ma poi si rese conto che stava ancora sognando.

- Mi dispiace amore – sussurrò – Ti ho delusa ed era l’ultima cosa che volevo fare…

Le fece scorrerre il pollice sulla guancia umida per asciugargliela. La sua pelle era così morbida e liscia, così diversa dalla sua.

– Ti giuro che questa sarà l’ultima volta. Non voglio più farti soffrire. Ho deciso di andarmene, così non dovrai più piangere.- Tacque qualche minuto contemplando la sua figura e quel viso che tanto tempo prima lo aveva fatto innamorare. – Non vederti più, non sentirti più, mi spezzerà il cuore.

Il ragazzo si accostò ancor di più al viso della donna. – Una cosa però voglio dirtela prima di uscire definitivamente dalla tua vita…Tu sei l’unica donna che io abbia mai amato ; l’unica che con il semplice tocco di una mano mi porta in paradiso; l’unica che con uno sguardo mi fa dimenticare il resto del mondo; l’unica che riesce a farmi sentire forte e buono. Ti amo.- Poi le sfiorò le labbra con un bacio veloce. Si alzò e uscì dalla stanza senza più voltarsi.

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Hermione si svegliò improvvisamente. Istintivamente si portò una mano alle labbra. Che strano, pensò, mi è sembrato che… Si guardò intorno. La stanza era buia ma i raggi della luna, entrando dalla finestra, rischiaravano l’ambiente creando un’atmosfera quasi magica. Hermione appoggiò i piedi nudi sul pavimento ma rimase seduta. Una strana sensazione si era impadronita di lei. “ … Mi dispiace… Ti ho delusa… Sei l’unica…”. Queste parole le rimbombavano nella testa. Le pareva di vedere Ron accucciato ai suoi piedi che si scusava e le diceva di amarla.

- Non è possibile.- Si alzò di scatto e iniziò a vagare per la stanza. Lo sguardo della ragazza fu calamitato verso un portaritratti appoggiato sul tavolo. Hermione prese in mano la fotografia e un piccolo sorriso le rischiarò il volto.

Ricordava benissimo il giorno in cui era stata scattata. Lei, Ginny, Harry e Ron erano andati a fare una gita al lago per risollevarsi dagli impegni quotidiani. Harry e Ginny, che ormai facevano coppia fissa da due anni, si erano allontanati e lei e Ron erano rimasti seduti su una panchina a parlare.

Improvvisamente una bambina di quattro o cinque anni al massimo era caduta proprio davanti a loro e aveva iniziato a piangere. Ron si era alzato prontamente e l’aveva aiutata a rimettersi in piedi sussurrandole di calmarsi. La bambina lo aveva guardato come se davanti a lei non ci fosse stato un semplice ragazzo dai capelli rossi, ma come un cavaliere dall’armatura scintillante che era corso in suo aiuto nel momento del bisogno. Timidamente gli aveva offerto uno dei fiori che teneva fra le braccia e dopo averlo ringraziato era corsa via.

Hermione era rimasta a guardarlo mentre lui osservava la bambina che si allontanava. Si era accorta di amarlo in quel preciso momento e la consapevolezza di provare un tale sentimento per colui che fino a pochi istanti prima considerava come uno dei suoi migliori amici aveva rischiato di paralizzarla. “Tieni.” Le aveva detto porgendole il fiore. “Starà meglio fra i tuoi capelli che in mano a me!”

Poi Ginny ed Harry erano tornati. Chissà, forse se non fossero ricomparsi proprio in quel momento…

La ragazza fissò più intensamente la fotografia soffermandosi sul viso dell’uomo che amava. – Sei proprio uno stupido Ronald Weasley!- bisbigliò.

“… Sarà l’ultima volta… Ho deciso di andarmene…”. Ancora la sua voce. Quelle parole. La giovane si riscosse e appoggiò con forza il ritratto sul tavolo. Possibile che io me le sia solo sognate? No, sembrava tutto così reale…

Il suo sguardo venne catturato da un piccolo biglietto appoggiato vicino alla fotografia. Curiosa, lo aprì e lesse.

- Ma questo…- Poi uscì di corsa dalla stanza, attraversò velocemente il corridoio e la cucina. Aprì la porta e uscì in giardino. Una fresca brezza le scompigliò i capelli e le modellò la lunga camicia da notte intorno al corpo snello.

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Lui era lì. In piedi con una piccola valigia in mano. I raggi della luna giocavano con il colore dei suoi capelli, rendendoli più luminosi.

- Dove stai andando?

Ron si voltò verso di lei. Non l’aveva sentita uscire di casa.

- Non dovresti essere qui. Torna dentro.- disse prima di incamminarsi verso il cancello.

Hermione non si fece scoraggiare da quelle parole. Gli corse dietro e lo superò parandoglisi di fronte e bloccandogli il passo. Devo sapere se quello che ho sentito era solo un sogno o…

-- Dove stai andando?- tornò a chiedergli.

Lui abbassò lo sguardo per incrociare i suoi occhi. Dio, quanto era bella! Anche solo quella camicia leggera e i piedi nudi.

- Spostati, Hermione. Lasciami passare.- le disse invece.

- No.

- Non ho voglia di discutere ancora con te.- la oltrepassò scartandola sulla sinistra.

Ma la ragazza, che non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare, lo prese per un braccio e lo strattonò per farlo voltare nuovamente verso di sé.

- Dimmelo, Ron.- Improvvisamente si accorse della valigia – Stai scappando! E’ così? Rispondimi.- gli urlò.

Lui non disse nulla e continuò a guardare per terra, troppo scosso per posare i suoi occhi su di lei.

- Perché? Dimmi solo il perché…

- Io…Non voglio più farti soffrire.

Lei spalancò gli occhi. Quelle parole. Allora le ho sentite per davvero. Non è stato solo un sogno…

- E credi veramente che andandotene da qui, scappando da tutto ciò che conosci, lasciando le persone che ami e che ti amano risolveresti il problema? Se c’è qualcuno che se ne deve andare, quella sono io. Questa è la tua casa, la tua famiglia. Come credi mi guarderà tua madre domani mattina quando si accorgerà che sei fuggito per colpa mia?

- Tu non capisci…- tentò di dire Ron.

- No. Ti sbagli. Io ho capito. Ho capito di averti fatto male con il mio comportamento. Non avevo il diritto di dirti quello che ti ho detto. Non avevo il diritto di piangere per te… Tu sei padrone della tua vita e io non avrei dovuto assalirti come ho fatto. Mi dispiace.

- Non sei tu a doverti scusare. Mi sono comportato come un perfetto idiota e ti ho detto cose che non pensavo. Mi devi credere, Hermione.- le disse, alzando finalmente lo sguardo. Ron sussultò. Lei stava piangendo. Di nuovo. Calde lacrime le solcavano il viso.

- Ti prego. Non andare via. Io non…

Ron la prese tra le braccia affondando il viso tra i suoi capelli profumati. Lei sapeva di lavanda e di rose, di pulito e di buono. Sapeva di Hermione. Lei era Hermione e lui la stava tenendo stretta come aveva sempre sognato di fare. Restarono abbracciati per alcuni minuti che a Ron parvero interminabili. Lei aveva smesso di piangere e ora teneva la testa abbandonata sulla spalla del ragazzo.

-… Hermione…- la scostò leggermente da sé.

-… Ron…- Alzò lo sguardo su di lui solo per vedere riflesso nei suoi occhi la sua stessa pasione.

Lentamente Ron annullò la distanza tra i loro visi e sfiorò le labbra della giovane. Non appena le loro labbra si incontrarono lei ebbe la sensazione che le gambe non la reggessero più. E sarebbe caduta veramente se lui non l’avesse tenuta stretta al suo corpo. Il bacio, da timido e delicato, divenne sempre più profondo: entrambi ci stavano mettendo l’anima. Lui continuò a baciarla fino a quando i suo polmoni chiesero aria. Poi la scostò leggermente da sé per poterla vedere in viso. Hermione teneva ancora gli occhi chiusi; le sue labbra erano gonfie e tremavano. Ron avrebbe voluto dirle mille cose ma lei gli era ancora troppo vicina per riuscire a pensare lucidamente. Allora le prese il volto fra le mani e, a quel contatto finalmente lei aprì gli occhi. Quello che vi lesse lo lasciò stupito: passione, dolcezza, innocenza e …amore. Sì, non poteva sbagliarsi: aveva visto troppe volte quella stessa espressione dipinta sul viso di sua madre mentre guardava suo padre. Quante volte aveva sognato di trovare una donna che lo guardasse nello stesso modo? E ora che era proprio lei a farlo non riusciva a far altro che perdersi in quello sguardo.

Hermione aprì la bocca per parlare ma Ron le appoggiò un dito sulle labbra. – Lo so, perché è la stessa cosa che provo io.- Poi le prese una mano e gliela fece appoggiare sul suo petto, proprio all’altezza del cuore.

– Lo senti?- lei annuì incapace di emettere alcun suono. – Batte forte quanto il tuo. Batte insieme al tuo. Tutte le volte che ti sfioro o sento la tua voce lui prende questo ritmo e non accenna a frenarsi fino a quando tu non ti allontani. Ma quando lo fai diventa pesante e mi fa male come se una mano nera volesse stritolarlo.- Ron le passò una mano tra i capelli per poi ritornare a posargliela sulla guancia. – Ho bisogno di te come dell’aria che respiro. Tu sei l’aria che respiro.- le sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.- Ti amo come non ho mai amato nessuno ma se non provi lo stesso sentimento per me, allora lasciami andare perché non credo che riuscirei a vederti tra le braccia di un altro e a non impazzire dal dolore.

Hermione, che era stata in silenzio fino a quel momento si staccò dal giovane e gli voltò le spalle. Lui, che si aspettava una risposta fu sorpreso da quel gesto: forse ho capito male. Forse quello che ho visto nei suoi occhi non è amore. Sconvolto da quell’idea fece per allontanarsi quando la voce della ragazza lo bloccò.

- Credo di essermi innamorata di te quasi subito, solo che non volevo ammetterlo nemmeno con me stessa. Avevo paura che tu potessi ridere di me e rifiutarmi ed è per questo che ho sempre cercato di mantenere una certa distanza da te. Continuare a litigare e a provocarti era l’unico modo che io conoscessi per difendermi. Se tu avessi capito ciò che provavo e non lo avessi corrisposto sarei potuta morire.- Hermione si voltò nuovamente. Non si era accorta che Ron aveva riaccorciato la distanza tra di loro e si sorprese a fissare l’ampio petto del giovane. – Sono stata una stupida a pensare che la tua amicizia mi sarebbe bastata. Mi dispiace, ma non mi è sufficiente. Io voglio il tuo amore perché non potrei accontentarmi di meno di quello che provo io.

Lui la strinse nuovamente tra le braccia appoggiandole la guancia sulla testa. Lei gli passò le braccia intorno alla vita, affondando il viso nel suo petto.

- Lo so che questo non è il momento adatto, ma io devo sapere.- disse Ron scostandola da sé quel tanto per poterla fissare negli occhi. – Altrimenti rischio di impazzire.

Lei capì immediatamente a cosa si stava riferendo e soffocò una risatina nel suo petto.

- Ronald Weasley, sei un perfetto idiota! Ti stavi distruggendo solo perché ho baciato mio cugino Peter?

- Tu-tuo cugino?

-… Già. Se invece di fantasticare sui miei possibili amanti tu fossi venuto subito da me, ti saresti risparmiato molti mal di testa post-sbronza. Peter mi aveva chiesto di aiutarlo a scegliere un anello per la sua fidanzata e…

Ma Ron la interruppe con un bacio. Che stupido sono stato! Ho rischiato di perdere l’amicizia di Hermione e di non conoscere i suoi veri sentimenti a causa del mio carattere impetuoso!

- Non mi hai visto baciare Peter così…

- No, altrimenti cugino o meno lo avrei preso a pugni.- Poi tornò a baciarla e a stringerla a sé, consapevole di aver finalmente trovato il suo amore.

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Ora tutto è a posto, pensò Molly Weasley allontanandosi dalla finestra e rinfilandosi sotto le lenzuola di fianco al marito.

- Credo che presto avremo un’altra figlia in famiglia!- sussurrò la donna prima di riaddormentarsi.

FINE.

Vale.

Se siete arrivati a questo punto, molto probabilmente questa fanfiction vi è piaciuta. Spero proprio che sia così. Ringrazio subito tutti quelli che vorranno recensire questo mio lavoro (forse l’unico) e spero di avervi tenuto compagnia almeno per un po’. Tanti baci.

P.S Tutti i personaggi appartengono a J.K. Rowling

  
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