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Autore: Trillo Sbadiglio    01/06/2013    1 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Tra i banchi".
 
“Lato destro.
Sono innamorata di te.
È difficile ammetterlo a me stessa, figuriamoci dirlo ad alta voce.
A volte penso sarebbe tutto più dannatamente semplice se non mi fossi così vicino. A meno di un passo da me.

[...]
Lato sinistro.
Sei stata una scoperta. Devo ammettere che non mi aspettavo fossi così.
Sei simpatica, intelligente, spiritosa. Scherzare con te è uno vero spasso.
Scherzare con te non mi fa pensare ai drammi della mia vita.
In più, sai anche ascoltare. E capire. Non ci riescono in molti.
Credo che tu sia una delle amiche migliori che abbia mai avuto.”

 
Che sapore ha l’amore? Sa di legno e di carta e di stridore di sedie per terra. È tra i banchi.
 
                                             Sbadiglio
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra i banchi'
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Fila di sinistra, secondo banco.
 

Siete mai stati innamorati? Orribile, vero? Vi rende così vulnerabili. Spalanca il vostro petto ed il vostro cuore, e questo significa che qualcuno può entrarci dentro e sconvolgervi. Tirate su tutte queste difese, costruite una vera a propria armatura, in modo che nessuno possa farvi del male, e poi una persona stupida, non più stupida di qualunque altra persona stupida, entra nella vostra stupida vita... E gli date una parte di voi. Non lo chiede mica... un giorno fa solo qualcosa di scemo, come baciarvi o rivolgervi un sorriso, e la vostra vita non vi appartiene più. L'amore fa ostaggi. Ti entra dentro. Ti corrode e ti lascia in lacrime nell'oscurità, così che una semplice frase come “forse dovremmo essere solo amici' si trasforma in una scheggia di vetro che trova la strada verso il vostro cuore. E fa male. Non solo nell'immaginazione. Non solo nella testa. Fa male nel profondo dell'anima, è uno di quei dolori che ti entrano dentro e ti distruggono. Niente dovrebbe essere in grado di fare una cosa simile. Soprattutto l'amore."
 

Neil Gaiman

 
Lato destro.
Sono innamorata di te.
È difficile ammetterlo a me stessa, figuriamoci dirlo ad alta voce.
A volte penso sarebbe tutto più dannatamente semplice se non mi fossi così vicino. A meno di un passo da me.
Le nostre braccia si sfiorano, i nostri piedi condividono lo stesso maledettissimo metro quadrato.
E io non posso stringerti. Non posso guardarti negli occhi e dirti quello che provo. Non posso accarezzare il tuo viso quanto vorrei.
Ti sono vicina, sono la tua ombra. Proprio come la tua ombra sarò sempre troppo lontana per toccarti davvero.
Mi dici “sei bella”, mi chiedi se c'è qualcuno che mi fa battere il cuore.
No, non sono tanto bella e no, nessuno mi fa battere forte il cuore. A parte te. Questo non lo dico, però.
Maledetta me e la mia vigliaccheria.
Mi chiedi se in un'altra vita mi saresti piaciuto. Che tu sappia?
Non serve un'altra vita per farmi innamorare di te.
Arrivi, mi oltrepassi, ti siedi accanto a me. Il cuore perde un battito.
Tu-tum tu-tum tu-...
Mi saluti, mi abbracci. Ora il cuore recupera i battiti perduti.
Tum tum tum tum.
Come va, Tutto bene e tu, Mah come al solito, Che hai fatto ieri, Sono stato da lei, Sono contenta, Lei è fantastica.
Mi racconti di quello che fate, mi parli della tua vita con lei. Fa male, ma non abbastanza da farmi allontanare da te. Ipnotizzata, resto ad ascoltare il mio sogno.
Mi dici “mi sento meno degli altri, non sono attraente” e io ti rispondo che sei bello e che è sciocco pensare che non sei alla loro altezza.
Tu non attraente? Sciocco ragazzo. Tra cinquant'anni, forse, non sarai attraente. Ora sei bello, giovane e vivo. Tutto in te, in noi, trasuda vita.
In me non tanto, in realtà. La mia vitalità l'ho persa anni fa, seduta su un divano scolorito, ascoltando quello che mai avrei voluto sentire.
Mamma e papà hanno deciso che è meglio non stare più insieme, tesoro mio.
Cos'ho avuto in cambio? Il mio piccolo mondo di cristallo a pezzi, ai miei piedi.
Tagliarsi con quei cocci non è stato così difficile. Sono stati calpestati, meticolosamente, fin quando non è rimasto altro che polvere e sangue. E io ho respirato quella polvere, come fosse aria pura. Ma era veleno e io non lo sapevo.
Quando l'ho capito, è stato troppo tardi per smettere.
Non so più piangere, perché tutte le lacrime che dovevo versare sono rimaste al sicuro, chiuse dentro di me. Si sono fossilizzate, aspettando di uscire. Ora non possono più farlo e rimango lì, a pesare sul mio cuore. Solo altra sofferenza potrà scioglierle, ma vale la pena?
Piangere per te vale davvero la pena? Non ho pianto quando dovevo farlo, perché iniziare proprio ora?
In fondo in fondo Eraclito aveva ragione: non ci si immerge due volte nello stesso fiume.
I dolori scorrono come acqua e mi immergo in essi, come tanto tempo fa.
Ma se prima le acque erano tiepide, ora sono gelide come ghiaccio, rimango senza fiato e il non è affatto vero che “naufragar” potrebbe essere una bella sensazione.
Vorrei dirti come sei per me. Vorrei descrivere quanto mi piaccia il tuo viso affilato che no, non è affatto strano, e i tuoi occhi, dio, i tuoi occhi. Quelli che, se fissano i miei, dentro fremo.
Il tuo sguardo non è più verde, ma nero. Annegare nell'intensità di un oceano tanto scuro, tanto profondo non è mai stato così desiderabile.
Per non parlare delle tue labbra, sottili ma non troppo.
Fisicamente abbastanza vicine da poterle baciare. Troppo lontane per poterlo fare.
A volte la tentazione è così forte da uccidermi.
Il tuo naso sfiora il mio. Quanto ci separa? Cinque centimetri? Cinque e mezzo? Ma anche uno solo è sufficiente.
I tuoi occhi parlano. Tu non vuoi baciarmi, vuoi solo che io scherzi con te.
Una boccaccia e una smorfia. La distanza torna quella di sempre. Meno di un passo, ma più di cinque centimetri.
Torno a respirare. Standoti vicino tendo spesso a dimenticare come si fa.
Un bacio sul collo. Anche questo un gioco. Mi chiedo, ogni tanto, se io non sia questo per te: solo un gioco.
Per le attenzioni che mi rivolgi, a volte temo di perdere la testa. Tu sei così con molte, ma solo ad una va la tua fedeltà.
Mi sono lasciata coinvolgere. Sono dell'idea che neanche tu sappia di essere seducente. Con le tue frasi ad effetto, le carezze, la tua presenza, ogni certezza scivola via ed io mi chiedo come ho fatto a non vederti così per così tanto tempo.
Tempo sprecato, forse. O tempo risparmiato alla sofferenza.
Necessito i tuoi abbracci, ma sono troppo orgogliosa per chiederne uno. Codarda, mi sistemo di fianco a te e attendo. Aspetto che ti accorga che sono proprio lì, che le mie braccia vuote non aspettano altro che le tue.
E la tua stretta arriva. Sei caldo, sei vivo. Ascolto il battito del tuo cuore. Vorrei rimanere per sempre così. Al sicuro.
Ma non c'è un posto al sicuro da me stessa, neanche stretta a te: sono io che mi stacco per prima, io che ti dico di smettere. Una voce dentro di me urla chiaro e forte che devo stare attenta, nascosta, che esporsi porterà solo dolore. Tutto vero.
Ma quanto è difficile crederlo, inebriata dal tuo odore?
Spero termini presto, questa pazzia. Contemporaneamente, prego perché non abbia mai fine. Non voglio vederti mai più, eppure voglio stare con te ogni singolo giorno.
Ti desidero e allo stesso tempo tremo al pensiero di averti.
Che Follia sia un altro nome per Amore?
 

***

 
Lato sinistro.
È bella.
Non bella tipo figa. Solo bella.
L' ho osservata con attenzione, in questi mesi. Per capire se c'è davvero una possibilità, per noi. Credo di piacerle. E anche lei mi piace, mi piace molto. Sono sempre più convinto che funzionerà.
Le sfioro i capelli, corti fino alle spalle, lei si gira verso di me.
Sorride.
Anche io sorrido, stupendomi ancora una volta di quanto stia bene in sua presenza.
Le sposto una ciocca dal viso, sfiorandole contemporaneamente una guancia con le dita. Arrossisce e, se possibile, sorride ancor di più.
Le sue labbra invitanti si avvicinano, le sue braccia mi circondano le spalle, il suo respiro accelera.
Mi abbasso verso di lei, stringendole la vita sottile, premendo i nostri corpi l'uno contro l'altro. Anche il mio respiro non è più quello di cinque minuti fa.
È perfetto, questo momento.
Mi specchio nei suoi occhi e mi sento amato, come mai lo sono stato fino ad ora. Colmo la distanza tra di noi, le nostre labbra si sfiorano.
Un ultimo sospiro e...
DRRRRIIIIINNNNNNNNNNNNNNNN!!
Maledizione. Odio la scuola. Profondamente.
Quanto costava a quella stupida campanella suonare tra tipo trenta secondi?
Non si può nemmeno fantasticare in pace.
Sbatto le palpebre, contrariato. Dovrò aspettare altre cinque ore, prima di mettere in atto il sogno ad occhi aperti di poco fa.
Per fortuna ci sono gli amici. Una, in particolare.
Già, proprio tu, che sei già seduta al tuo posto e mi guardi entrare.
Sei stata una scoperta. Devo ammettere che non mi aspettavo fossi così.
Sei simpatica, intelligente, spiritosa. Scherzare con te è uno vero spasso.
Scherzare con te non mi fa pensare ai drammi della mia vita.
In più, sai anche ascoltare. E capire. Non ci riescono in molti.
Credo che tu sia una delle amiche migliori che abbia mai avuto.
Come diavolo farò, tra pochi mesi, senza di te? È stato un sollievo, sentirti dire che non mi libererò facilmente di te. Non preoccuparti, sarà lo stesso anche per me.
Arrivo, ti oltrepasso, siedo accanto a te.
Le tue spalle fremono per un istante, i tuoi pugni si serrano. Che tu stia male?
La porta si apre e la mia attenzione si focalizza sulla cariatide che ha appena varcato la soglia.
Buongiorno ragazzi, Buongiorno prof.
Buongiorno un corno, vorrei dire. Per avere la parvenza di un giorno buono, per prima cosa la campanella sarebbe dovuta suonare qualche istante dopo. O meglio, non suonare per niente.
Mi volto di nuovo verso di te.
Mi dai il benvenuto con una smorfia, arricciando il naso e facendo la linguaccia.
Sembra che mi sia immaginato tutto, poco fa. Si direbbe che tu stia alla grande.
Come va, Tutto bene e tu, Mah come al solito, Che hai fatto ieri, Sono stato da lei, Sono contenta, Lei è fantastica.
Le ore trascorrono, lente e inesorabili. Fortuna che sto vicino a te.
Sei timida e metterti in imbarazzo è un gioco da ragazzi.
Non esagero mai troppo, però. Non voglio perderti.
Ti osservo, mentre prendi appunti, quando rispondi alla tua migliore amica davanti a noi, mentre ridi di una battuta del banco a fianco.
Ti sei accorta che quando sorridi ti si formano delle fossette intorno agli occhi?
È stata la prima cosa che ho notato, da quando siamo vicini.
Quello e quanto i tuoi occhi siano limpidi. Non è granché, il loro colore, ma sono sinceri.
Sono poche le volte in cui si intorbidiscono, o peggio, diventano vuoti e inespressivi.
In quei momenti non sembri neanche tu. Sei come... spenta.
Vorrei che non lo fossi mai.
Mi sento solo, a volte. Come se tutti quelli che mi circondano parlassero una lingua diversa dalla mia e mi schernissero, per questo.
Mi sento insicuro e inferiore a loro, a volte.
Te l'ho detto e tu mi hai risposto che è da sciocchi pensarlo, perché sono bello e perché nessuno può mettere in dubbio il mio valore. Neanche io.
Sei stata così seria, quella volta, da riuscire quasi a convincermi. I tuoi occhi erano più limpidi che mai.
La campanella suona, questa volta per annunciare la tanto desiderata pausa di dieci minuti.
Mi stiracchio e mi alzo in piedi. Contemporaneamente fai lo stesso e quasi inciampiamo, intralciandoci l'un l'altra.
Scoppiamo a ridere.
Ti abbraccio e tu, un po' esitante e rigida, fai lo stesso. Pochi mesi fa mi avresti scacciato, ora invece poggi il capo sul mio petto, ascolti uno o due battiti del mio cuore.
Presto scivoli via. Le abitudini sono dure a morire, eh?
Ti guardo uscire, insieme alle tue amiche.
Sento un vuoto e, all'altezza dello stomaco, qualcosa si rigira spiacevolmente. Possibile che abbia ancora fame? Eppure ho appena mangiato un panino.
Rientri in classe, chiacchieri fitto fitto con la tua migliore amica.
Ti osservo ancora.
Chissà se ti piace qualcuno. Mi hai detto di no, ma non so quanto sia vero.
Hai distolto lo sguardo, in quel momento, e non ho potuto guardarti negli occhi.
Mi chiedo se mi saresti piaciuta, in un'altra vita. Perché solo in un'altra vita non mi sarei innamorato di lei.
La campanella suona ancora, rumorosa e detestabile come al solito.
Solo due ore e sarò da lei.
Qualcuno siede alla cattedra, ma non ci faccio caso.
Ti accarezzo un polso, tu lo scansi. Insisto un bel po' e tu, infine, cedi.
È rilassante disegnare ghirigori sulla tua mano, dalle nocche fino al bordo della manica della tua maglietta a maniche lunghe.
Non mi dai soddisfazione però, sembra che il mio tocco ti sia indifferente.
Eppure sono bravo in queste cose. La tua unica reazione è stata smettere di prendere appunti.
Poi viene il mio turno, dopo un altro quarto d'ora di discussione.
E dai, Ho detto che non mi va, Ti prego, Direi di no, Ma che c'è di male, Niente, E allora fallo, Quanto sei noioso, Lo prendo per un sì?
Brividi e scie di piacere seguono il tocco gentile e quasi impalpabile delle tue dita che salgono e scendono lente, dal polso fino all'incavo del gomito.
Serro i pugni, trattenendomi dal sospirare dalla soddisfazione.
Ti fermi troppo presto per i miei gusti ed esprimo il mio disappunto con un mugolio di protesta.
Mi guardi e una scintilla passa nei tuoi occhi. Dolore? Patimento? Senso di colpa? È così rapida che mi sembra di averla immaginata.
Con un'occhiata di rimprovero, mi dici di dover seguire la lezione. Cosa che dovrei fare anch'io, aggiungi. Fiato sprecato.
Osservo ancora il tuo profilo.
Mi rendo conto che anche tu sei bella, a modo tuo. Lo sei come le ragazze carine, mediamente attraenti, che diventano belle solo dopo averle conosciute.
Mi saresti piaciuta, in questa vita. Se solo non ci fosse stata lei.
 

*

 
 
 
N.d.A.
Saaaaalve!
Ecco a voi il secondo banco. Che ve ne pare? Personalmente, questo è quello che preferisco, soprattutto la seconda parte. Tentare di guardare il mondo dal punto di vista di un ragazzo è stato… strano. Ma sono abbastanza orgogliosa di quello che ne è venuto fuori.
Mi sono divertita a scrivere di questi due, così vicini e allo stesso tempo distanti anni luce. Che ne dite?
Un abbraccio a tutti,
Sbadiglio
 
  
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