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Autore: bennina_bennina    01/06/2013    0 recensioni
Delilah è una sedicenne che viene da Chicago, ma è costretta a Hearltown, una piccola cittadina della Virgina, con la madre, per andare a vivere con il patrigno e i suoi due figli. Delilah partirà per la Mason School, prestigiosa scuola/collegio femminile, dove conoscerà le persone che cambieranno il suo mondo. La vità nel collegio non è come sembra: feste clandestine, votka camuffata da acqua nelle bottigliette della mensa, torbide storie amorose con gli studenti della vicina scuola maschile Berstein School, spinelli sul terazzo e poi musica, baci, parole non dette, promesse infrante, lacrime, storie nascoste, segreti... Grazie a May, Bex e Val, Delilah conoscerà tutto questo e molto altro; conoscerà l'amore, amerà, tradirà, fino a ritrovarsi irriconoscibile ai propri occhi. E ben presto non riuscirà ad uscire dalla ragnatela di segreti, inganni e bugie che lei stessa si è creata intorno..
" Che cos’è che ci da davvero la felicità, cosa ci rende soddisfatti? Anche se l’uomo avesse in mano tutto ciò che desidera, non sarai mai soddisfatto, non sarà mai abbastanza per lui, vorrà sempre di più, chiederà sempre di più. L’uomo è insaziabile."
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Threesome, Triangolo, Violenza | Contesto: Scolastico
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Guardò l’orologio, stava correndo da venti minuti ormai. Non sentiva la fatica, non troppa, era abituata a correre, le piaceva. Non c’era nessuno, il sentiero nel bosco vicino alla scuola era deserto, ma questo non le faceva paura, anzi, la rilassava. Sentiva i propri piedi toccare la terra, poi rialzarsi, non le piaceva ascoltare musica quando correva, le piaceva concentrarsi sui piccoli rumori. Ad un certo punto vide qualcosa, in lontananza di fronte a lei, una figura. Passò poco tempo che vide precisamente chi era davanti a lei. Era un ragazzo, più o meno della sua età, dai capelli biondi che correva. Lei rallentò e lui fece lo stesso. I due si guardarono.
  • Non vengono molte persone a correre qui – disse lui dopo qualche secondo, aveva uno strano accento, sembrava australiano.
  • Mi piace proprio per questo – rispose lei – Vai alla Berstein? Non ti avevo mai visto prima
  • Si – rispose lui
  • Io sono Rebecca, Rebecca Winston – si presentò lei, porgendogli la mano.
Lui le guardò la mano per un po’, per poi stringerla, aveva la mano fredda. Rebecca lo guardò in volto, notò che il suo naso era leggermente storto; non sapeva perché, ma non stonava assolutamente, anzi, se era possibile, gli donava.
  • Io sono Jacob Green – rispose lui, serio.
  • Vieni spesso a correre qui? – gli chiese lei; non sapeva perché ma qualcosa in lui l’attraeva.
  • Si, abbastanza spesso – rispose lui – credo sia un posto molto rilassante
  • Si lo è
  • Ti sei mai inoltrata un po’ più fondo nel bosco? C’è una radura bellissima.
  • Ehm no – fece lei confusa.
  • Ti andrebbe di vederla? – chiese lui, guardandola negli occhi.
  • Si – rispose lei, spiazzata.
 
 
 
 
  • Hai qualcosa che non va – fece May, accendendosi una sigaretta.
  • Che?! Scherzi – fece Brody.
I due erano seduti sull’erba, ai limiti dei campi da gioco. Davanti a loro ragazzi e ragazze giocavano, parlavano, si allenavano.
  • Ti conosco come il palmo della mia mano
  • Non ho niente che non vada
  • Io lo vedo, lo vedo nei tuoi occhi – insistette lei , dopo aver dato un tiro alla sigaretta ed avergliela passata.
  • Beh – fece lui, dopo qualche attimo di silenzio – cosa vuoi che ti dica? Che va tutto bene? A nessuno va tutto bene e tu dovresti saperlo!
  • Non stiamo parlando di me, quindi non cambiare argomento.
Lui la guardò ridacchiando e lei rispose facendogli la linguaccia.
  • Sei proprio una tipetta strana, un po’ una rompiscatole
  • Ma è per questo che ti piaccio – rispose lei alzando le spalle
  • Si, è per questo
  • Quindi, mister Nonhoniente, che cos’hai?
  • Non so.. Grace.. David
  • Cosa centra David?
  • Ultimamente lo vedo un po’ giù.
  • Era stato insieme a quella ragazze per tre anni, è normale che non stia bene!
  • Lo so, lo so. Ma deve smetterla di stare così male
  • E Grace?
  • Beh, con lei è un problema continuo. Sembra che non le vada mai bene niente
  • Sai che a me non è mai piaciuta, quindi non posso darti un’opinione oggettiva su questo argomento.
  • Tu non dai mai un’opinione oggettiva
  • Perché non mi hai detto che Delilah è la tua sorellastra?
  • Non.. non lo so. Sinceramente non le ho dato molto importanza, ne io ne David. David per i suoi ovvi motivi, direi. Io, non so, ero molto concentrato su come stava lui.
  • Beh, potresti fare di meglio
  • Si, potrei
  • Dovresti farlo – sentenziò lei, guardandolo, per poi dare l’ultimo tiro alla sigaretta.
 
 
Erano arrivati. Il luogo dove l’aveva portata Jacob era una piccola radura, a dieci minuti di cammino dal sentiero. Era davvero incantevole, sembrava uno di quei posti che si trovano solo nei film della Disney.
  • È bellissimo – disse, girandosi verso Jacob, che sorrideva
  • Si, lo è davvero  - rispose lui, guardandola in un modo strano
Lui fece qualche passo in avanti; erano così vicini che lei poteva notare le sue lentiggini appena accennate e sentire il suo respiro, ancora leggermente affaticato dalla corsa. Continuavano a guardarsi negli occhi. Poi, mossa da chissà quale forza, anche lei si avvicinò leggermente. Erano sempre, sempre più vicini. Poi qualcosa in lei sembrò scattare e si allontanò all’improvviso. Poteva leggere la sorpresa sul viso di lui, scioccato, e si pentì.
  • S..scusa devo andare – si scusò, ancora confusa.
  • Certo – rispose lui, ricomponendosi.
  • Ci vediamo – lo salutò lei, lasciandolo lì nella radura.
 
 
 
Era la terza volta che guardava dentro l’armadio, finalmente era riuscita a disfare le valigie, ma non c’era nulla, nulla che le sembrasse adatto. Non era mai stata una ragazza troppo attenta a quello che metteva, non le era mai importato più di tanto, ma ora, in qualche modo, le importava, ci teneva, voleva apparire bella. La giornata era andata bene, il professore di lettere, il signor Roberts, era davvero bravo, oltre ad essere l’uomo più bello che avesse mai visto. Tutto sembrava aver preso il verso giusto, le paure del giorno precedente se ne erano andate, lasciando spazio alla curiosità. Nella stanza c’era solo May, che si stava truccando seduta sul letto. Delilah aveva paura di chiederle un’opinione sui vestiti, non erano abbastanza in confidenza, e così continuò a rimuginare in silenzio. La porta della stanza si aprì ed entrò Rebecca, vestita con un paio di pantaloncini, una canotta ed una faccia che Delilah reputò essere scossa.
  • Dov’eri finita? – le chiese May.
  • A correre – rispose l’altra – vado a farmi una doccia veloce e poi mi vesto. Tra cinque minuti sono pronta.
  • Tanto manca anche Val
  • Dov’è finita ? – chiese Rebecca, prima di entrare nel bagno.
  • Non chiederlo a me – fece May, alzando le mani
Rebecca sbuffò ed entrò nel bagno. May si alzò e si avvicinò a Delilah.
  • Hey, va tutto bene?
  • Ehm, si – rispose Delilah, sorpresa – ho solo qualche problema a scegliere i vestiti
May guardò attenta i vestiti all’interno dell’armadio.
  • Mi piace quella maglia – disse indicando una maglietta azzurra, che Delilah tirò subito fuori – potresti abbinarla con dei pantaloncini e saresti perfetta. Hai delle gambe così belle e così lunghe!
  • Grazie, grazie per l’aiuto – disse Delilah e May le sorrise, per ritornare vicino al suo letto.
La porta si aprì per una seconda volta ed entrò Valerie, già vestita di tutto punto, ma con i capelli scombinati.
  • Qualcuno ha appena fatto sesso! – esclamò May, guardandola ridacchiando.
  • Chissà – fece Valerie, strizzandole l’occhio – allora, siete pronte?
 
 
Mezz’ora dopo erano lì, sul terrazzo che univa la Mason con la Berstein. I ragazzi avevano portato delle sedie pieghevoli, delle birre e uno stereo. C’era una trentina di persone, per la maggior parte facce che Delilah non aveva mai visto prima. Appena raggiunsero gli altri, May e Valerie si buttarono nella mischia, mentre Rebecca rimase con lei. Delilah la guardò, sembrava scossa, ma aveva paura a chiederle qualcosa. Rebecca le rivolse un sorriso gentile.
  • Allora – le disse, cercando di farsi capire nonostante la musica – chi hai puntato?
  • Cosa? – le chiese Delilah, confusa
  • Dai, mio fratello ti guardava continuamente oggi! – esclamò l’altra, sorridendo – secondo me gli piaci, ma io non ti ho detto nulla – le fece l’occhiolino.
  • Davvero? – Delilah non poteva credere alle parole della compagna
  • Si, non sto scherzando! – fece l’altra – dai, vallo a cercare! - esclamò dandole una spintarella.
Delilah si mosse tra la folla, cercandolo. Vide May ballare con un ragazzo biondo, molto muscoloso e la salutò con un cenno, che lei ricambiò. Poi vide David ballare con alcuni amici, quando la vide le rivolse un timido sorriso, che lei ricambiò stupita. E poi lo vide, vide Thomas, che parlava con alcuni amici mentre beveva una birra. Sorrideva, sembrava divertito da chissà quale battuta. Poi si girò verso di lei e la vide. Il suo volto cambiò espressione, sembrava sorpreso, ma anche contento che lei fosse lì. Delilah si sentì avvampare, non era abituata ad essere l’oggetto dell’attenzione di un ragazzo.
  • Hey! – disse lui, avvicinandosi sorridendole.
  • Hey – rispose lei.
  • Com’è andato il primo giorno?
  • Tutto bene – rispose lei
  • Ne vuoi una? – fece lui offrendole una birra
Lei osservò la lattina. Non poteva dire di no, sarebbe sembrata una pappamolla e poi sarebbe suonato scortese.
  • Certo! – rispose, preoccupata.
  • Ecco – lui aprì la lattina con un gesto veloce e gliela offrì.
Lei bevve un sorso, mentre lui guardava. All’inizio pensò che era amara, molto amara, ma poi assaggiandola meglio capì che non era male.
  • Buona – disse e lui sorrise.
  • Credimi, lo so. Allora, stavolta verrai a ballare?
Delilah spalancò gli occhi. Cos’avrebbe dovuto rispondere? Non poteva dire di no anche stavolta, non poteva proprio.
  • Si – rispose, sorridendo, per poi bere un altro sorso di birra.
Lui le afferrò la mano che era libera dalla lattina e la portò in mezzo al gruppo di persone che stavano ballando. Delilah si muoveva come poteva, c’erano troppo persone che la sgomitavano, cercando di non rovesciare la lattina. Dopo un po’, troppo preoccupata per la birra, decise di finirla tutta in tre ultimi sorsi. Thomas la guardava compiere questo gesto, sorridendo e muovendosi a ritmo con la canzone. Appena le mani di Delilah furono libere, lui gliele afferrò e le strinse. Delilah pensò che le mani di Thomas fossero le mani più morbide e belle che avesse mai toccato. I due si persero nella musica. Ballarono insieme un numero infinito di canzoni, muovendosi, saltando, dandosi la mano. Poi, durante una canzone un po’ più lenta delle altre, Delilah sentì un tocco sulla sua spalla. Si girò e vide Brody, che sorrideva.
  • Hey Winston, mi lasci mia sorella per questo ballo? – disse a Thomas, facendogli l’occhiolino.
  • Certo, Bro – rispose Thomas, dando una carezza sul braccio di Delilah, come un saluto temporaneo - Dov’è tuo fratello?
  • Credo sia su una di quelle sedie con tua sorella – rispose Brody, per poi afferrare Delilah e trascinarla in un ballo lento.
  • Che c’è? – chiese Delilah, confusa dal suo comportamento.
  • Nulla, volevo solo farti ballare. Non posso forse ballare con la mia sorellina?
  • Strano, dato che mi hai ignorato per un’intera estate – fece Delilah, decisa delle sue parole.
  • Lo so, lo so. Io e Dave ci siamo comportati male, ma ci sono stati dei problemi quest’estate
  • Che tipo di problemi? – Delilah era sorpresa, il tono di  Brody sembrava serio, nonostante il ghigno che aveva stampato sul volto
  • Problemi – ripeté lui, vago.
Il due stettero in silenzio, continuando ad ondeggiare, lasciandosi guidare dal ritmo della musica.
 
“ A volte mettersi in gioco è la migliore delle opzioni”
 
  
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