Un’idea malsana che mi è balenata in
mente, in questo periodo ricco di riflessioni. Lo scopo, come sempre, è quello
di sostenere LA ship che amo profondamente.
Spero vi piaccia!
Drew
Silent Touch
Alcuni
dei pensieri di Hermione, incisi su una pagina di vita.
Piove. Ogni goccia che cade sulla terra bagnata mi ipnotizza.
Seguo con lo sguardo ogni lacrima del cielo fino a che non muore su
una foglia. Inspiro. Un attimo che per me dura secoli.
E mi sembra davvero un secolo da quando
eravamo insieme.
Innamorata. Non esisteva altra parola per spiegare come lo
guardavo, come gli parlavo, cosa gli dicevo. Le risate, le lacrime che abbiamo
condiviso mi sono penetrate nella pelle, per incidersi definitivamente sul mio
cuore.
Fu un giorno, a Diagon Alley, che tutto cambiò.
Passeggiavo.
Mi dirigevo verso il Paiolo Magico sperando di riuscire finalmente a trovare il
libro di Pozioni che aspettavo da tempo. La sciarpa della mia casata mi copriva
la bocca e, nonostante il freddo pungente, non portavo i guanti, ma solo il
cappotto marrone con i grandi bottoni neri che mi aveva regalato la signora Weasley qualche anno prima.
Raggiunsi
l’ingresso del negozio, ma istintivamente mi bloccai.
-Da
quanto tempo mi segui, Potter?-,
la mia mano era sospesa a mezz’aria sulla maniglia della porta a vetri.
-Inutile
che non rispondi: vedo la punta delle tue scarpe da sotto al mantello.- dissi,
quasi divertita.
D’improvviso
sentii due mani stringermi i fianchi e spingermi via dal negozio.
Iniziò
un a corsa tra la folla che camminava, non priva di urti
anche se lui tentava, con le sole mani, di guidare il mio corpo.
Subito,
lo stupore di ciò che aveva appena fatto prevalse, ma quando mi accorsi del
silenzio proveniente dalle sue labbra serrate, mi spaventai. Sentii le mie mani
bloccate e le gambe camminavano indipendente dalla mia volontà. Ero tentata di
fermarmi, di guardarlo negli occhi e chiedergli spiegazioni.
Perché
non parlava? Perchè non mi diceva “ora non posso spiegarti, vieni con me”? Mi
sarei fidata.
Perché?
Il
suo silenzio sovrastava gli insulti e i lamenti delle persone che travolgevamo.
Non riuscivo a percepire altro.
Poco
dopo, svoltammo in un vicolo cieco, vuoto, stretto.
Mi
condusse fino in fondo, poi ci fermammo.
Ancora
girata di spalle, sentii il suo corpo allontanarsi dal mio, forse per
assicurarsi che fossimo soli.
-Harry…-
sussurrai con gli occhi sbarrati. Avevo paura.
Si
tolse il mantello, scaraventandolo sul terreno coperto di neve sporca.
In
quel momento lo osservai, finalmente: i suoi occhi verdi, profondi, ingigantiti
da notti insonni, mi fissavano in attesa di qualcosa.
I capelli più lunghi, tenuti con noncuranza, gli donavano un’aria trasandata,
che, mio malgrado, riuscivo solo ad apprezzare.
Stranamente non portava gli occhiali.
-Va
tutto bene?- azzardai avvicinandomi di impeto verso di lui, sinceramente
preoccupata.
Indietreggiò
di scatto, poi si mosse verso di me, afferrandomi per le spalle e mi spinse contro
un muro.
Sentivo
il freddo del cemento sulla schiena.
Era
vicino a me: il suo bacino toccava il mio e iniziò a far scorrere le mani lungo
le mia braccia.
Serrai
la bocca, sicura che se avessi alzato lo sguardo, mi sarei scontrata con i suoi
occhi che, lo sapevo, mi avrebbero intrappolata.
Smise
di muovere le mani. Il suo mento toccava la mia fronte, il suo odore inondava
le mie narici.
Lentamente,
portò il suo viso accanto al mio, tuffandosi nei miei capelli. Mi baciò lungo
il collo, mentre le mie difese cadevano rovinosamente.
-Harry…-
gli dissi quasi in tono di rimprovero, mentre con le mani cercavo di portare il
suo volto lontano dal mio. I miei occhi faticavano a rimanere aperti e vigili.
Dovevo mantenere la mente lucida, dovevo riuscire a razionalizzare quello che
stava accadendo e fare qualcosa… ma sentivo solo le sue labbra sulla mia pelle.
Risollevò
il viso e prese a guardarmi. Il suo corpo aderì meglio al mio. Attraverso i
vestiti riuscivo a percepire ogni centimetro della sua pelle.
-Cosa
vuoi?- sibilai attraverso la sciarpa. Non so come, ma trovai il coraggio di
alzare lo sguardo. Lo guardai. Inizialmente decisa, poi, sempre più debole,
mentre la voglia di lui, delle sue labbra, aumentava.
Di
scatto afferrai la sua felpa sotto al collo, attirandolo verso di me.
Interruppe
il contatto con le mie braccia e con gli indici e i pollici di entrambe le
mani, piegò di poco la mia sciarpa, in modo che tutto il viso fosse
completamente nudo.
Pochi
millimetri separavano le nostre labbra, mentre i nostri corpi aderivano
perfettamente.
Chiusi
gli occhi. Sentii il suo pollice percorre le mie labbra, prima il labbro
superiore, poi si fermò a quello inferiore, in modo che lo socchiudessi.
Un
attimo dopo persi qualsiasi contatto. Dov’era?
Aprii
gli occhi e, nel giro di pochi istanti, trovai le sue labbra sulle mie, mentre
con le braccia mi cingeva un fianco e parte della schiena.
Portai
le mie mani sul suo volto. Con sorpresa, sentii la sua pelle ispida a livello
delle guance ed ero pronta. Pronta a dirgli che ero sua. Pronta a vivere con lui e non solo al suo fianco. Pronta
a dirgli che l’amavo.
Poi:
-Harry.-
sentimmo una voce femminile alle sue spalle.
Si
staccò da me, osservandomi con gli occhi sbarrati. In una frazione di secondo,
quello che sarebbe potuto essere il primo vero momento
di una vita insieme, divenne l’ultimo.
Non so chi fosse alle sue spalle. Non lo
voglio sapere. Ma ricordo il suo sguardo dopo che ci baciammo: voleva chiedermi
scusa, ma non perché si fosse pentito. Solo perché ero io. Perché sono io,
perché sono Hermione. Perché sono la sua migliore amica e non devo essere niente di più. Perché era
scritto così.
Noi non possiamo. È una questione di ruoli. Quel bacio non sarebbe
mai dovuto accadere, eppure lo ricordo come la cosa più bella che mi sia mai
capitata.
Provai più volte a parlare con lui di ciò che era successo quel
pomeriggio a Diagon Alley, ma, entrambe le
volte, declinò il discorso.
Oggi, io sono di Ron e lui è di Ginny.
Ma… perché?
-Fine-