Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: Friedrike    01/06/2013    1 recensioni
Ludwig Beilschmidt e Felicia Vargas (rispettivamente Germania e Fem!Italia del Nord), in un contesto AU, quello della Seconda Guerra Mondiale. Non più Nazioni, bensì un uomo ed una donna che s'innamorano l'uno dell'altra. Si conoscono ad un ballo in Italia ed è subito amore. Ma la guerra li separa e quando il soldato della Wehramcht ritornerà dal fronte niente sarà più come prima.
Genere: Angst, Fluff, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sud Italia/Lovino Vargas, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
[ RECENSITE. <3 ]









Altro cielo per il pilota della Luftwaffe, eppure non così lontano dal fratello. 
Squarcia le nuvole, e non gli importa.
Saint-Nazaire è sotto di lui, a chissà quanti metri di distanza. Lui è dentro il suo Junkers Ju 88, le croci teutoniche splendono al sole, gli occhiali da pilota sugli occhi vermigli, i quali, non hanno una vista poi così perfetta. 
Gli venne attribuito il merito di aver fatto esplodere un treno di civili, qualche tempo prima, ma lui non lo fece di proposito. Sbagliò mira, ecco cosa successe. Ha mantenuto il segreto, ma ha avuto a lungo i sensi di colpa per aver ucciso donne e bambini senza volerlo. 
Oggi non sbaglierà, si sente ottimista e positivo, così vira sul ponte e lascia pure che una bomba colpisca il suo obbiettivo: soldati inglesi.
La Lancastria stava portando via acqua in salvo le truppe alleate. 
E' il 18 giugno del 1940 e nell'aria c'è eccitazione. Sulla terra ferma, no. Piuttosto, lì c'è paura. 
L'acqua è coperta di sangue e di morti. Alla fine dell'operazione, i morti saranno più di 2.500. Gilbert sta tenendo il conto, per quanto la cattiva vista gli permetta di farlo. Vira sulla costa, lasciando anche lì un bomba, poi vira ancora in modo da mettersi in salvo. 
Ama l'aereo che porta. 
Ne aveva visti solcare i cieli già nella metà degli anni trenta. Adesso è usato dal suo governo, quello nazista, come bombardire, caccia notturno, zerstörer, ricognitore, bombardiere in picchiata, aereo da attacco al suolo ed aerosilurante. E'... è perfetto, riesce a fare qualsiasi cosa. E' adatto a lui in tutto e per tutto. 
-Figlio di una puttana inglese- mormora tra i denti il pilota, bestemmiando come del resto sta facendo nelle ultime ore perché non riesce a colpire bene la nave. 
La Lancastria sta già rischiando l'avaria e tra qualche momento affonderà se qualcuno non fa qualcosa. Ma cosa si può contro i piloti esperti e veloci della Luftwaffe? 
Essi fanno ciò che gli compete, poi andranno via, tornando a bere della birra fresca.
Gilbert si mette d'impegno e s'abbassa un po' con l'aereo pronto a sganciare l'ennesima bomba. Stavolta centra il suo bersaglio. Molti uomini i buttano in mare, altre tentano un'azione di salvataggio con le scialuppe.
In pochi ne escono vivi. 
Winston Churchill nelle stesse ore annuncia da Londra che la guerra continuerà ad oltranza contro l'Asse, ed i francesi intanto, vengono incitati da  Charles De Gaulle a resistere all'occupazione nazista. 
La parola Resistenza viene utilizzata per la prima volta in Francia, in Italia è già una dolce melodia da tempo.
Con un ghigno l'albino si prepara a colpire ancora.  
 



 
 
Non è ancora l'alba. 
Il cielo è nero, non si vede nulla. Nessuno parla.
E' tutto coperto da una sottile nebbiolina estiva, l'atmosfera è elettrica. Tutto li fa sussultare, tutti li spaventa. I loro cuori sobbalzano un paio di volte. 
Ma continuano ad andare avanti. 
Sono vicini ad un stazione, non ci sono molti civili nei paraggi. 
Simonetta inciampa e finisce quasi tra le braccia di Romano, che assottiglia le sguardo e le intima di stare attenta. Sospira lievemente, poi, nascondendosi dietro un muretto. Non c'è che la luce di un lampione ad illuminare il marciapiede di fronte. Quello sulle loro teste è rotto.  I due ragazzi imbracciano le armi. 
Silenzio.
Lontano da loro, Francesco, Giuseppe ed Ettore. 
Anche loro hanno dei fucili, li tengono strette al petto. I due uomini guardano il ragazzino, il diciassettenne gli sussurra: -Francesco, tu rimani qui.- 
-No!- esclama lui, forse a voce fin troppo alta. 
Ettore per questo gli molla uno scappellotto. -Stai zitto! Farai saltare il piano.- 
Si decide che il giovinotto rimanga lì e lui non ha molto da obbiettare. 
Dunque, loro due, fanno dei passi in avanti. Si ritrovano sulla strada di fronte quella di Silvano e Aldo. Vedono appena la partigiana, le fanno un cenno. 
Lei capisce, e allora il piano ha inizio.
Sono le nove e cinque, come ha modo il maggiore di tutti, il quarantenne, di capire dal suo orologio da polso.
Simonetta e Romano si scambiano un'occhiata d'intesa, nascondono il fucile lui, la pistola lei. 
Il ragazzo sistema il cappello sul capo, poi la prende per mano ed esce allo scoperto. 
Nessuno lo sa, ma quella presa si fa più stretta da parte di entrambi quando i soldati di guardia, puntano gli occhi su di loro. Roma le carezza piano la mano col pollice, per cercare di renderla più calma, sa che ha paura ed anche lui ne ha un po', ma è naturale; e comunque, presto verrà sostituita dall'adrenalina. Si scambiando un'occhiata d'intesa, la seconda. Lei accenna un sorriso, poi ridacchia, si mette davanti a lui -dando così le spalle ai fascisti- e gli prende il volto tra le mani, baciandolo dolcemente. Gli sporca le labbra di rossetto rosso, ma non se ne cura più di tanto. Scostandosi di pochi centimetri gli chiede se stiano guardando. Risposta negativa. Allora, lei si fa più provocante e lui sta al gioco. 
Le due guardie fasciste, forse un poco invidiose, si lanciano un'occhiata e si avvicinano a loro, blaterando qualcosa. 
Simonetta ha le mani appoggiate sulla schiena del partigiano, in prossimità del suo sedere, quando lui le dice -Adesso!- lei prende la pistola e la punta contro le due guardie, facendo fuoco su di una, colpendola alla spalla. Nello stesso tempo, anche Romano prende l'altra pistola e spara alla seconda guardia.
Sentendo gli spari, altre due camice nere che stavano all'interno del luogo escono alla scoperto con i fucili stretti tra le dita, le cui nocche sono diventate bianche tanto sono tenute sotto pressione. Appena mettono un piede sull'uscio, vengono fatte fuori dagli altri partigiani, i quali, subito dopo entrano per dare un'occhiata. 
La ragazza si china e tende una mano sul cappello della vittima che ha ucciso con due colpi di pistola (il secondo proiettile lo ha presto sul collo). Vuole scostarlo e vedere il volto dell'uomo o del ragazzo a cui ha tolto la vita.
Contemporaneamente però, anche il ragazzo si china. Le prende il polso, impedendole di compiere quel gesto. -Non importa sapere che faccia aveva. Era un fascista, se lo meritava- commenta, guardandola negli occhi. Lei rimane in silenzio, ma socchiudendo per un momento i propri e facendo un lievissimo gesto del capo, gli fa capire di avergli dato ragione. Lui le riprende la mano e corrono dentro, a loro si unisce il quindicenne, il quale ha evitato di guadare i cadaveri dei quattro.
All'interno di quell'ufficio, sembra non esserci nulla. 
Rovistano ovunque, nei cassetti, negli armadietti, ma nulla. Non c'è nulla che gli sembri utile, se non futili rapporti di routine.
-Non ci posso credere, che abbiamo fatto tutto questo per nulla. Per una supposizione!- commenta Giuseppe, dando un calcio ad un cassetto aperto, quello di una scrivania. Ma in questo gesto, fa sussultare il suddetto, rivelando così un doppiofondo. Si guardano tutti, poi lui stesso, il diciassettenne, tira fuori quei documenti segreti. 
-Cos'è?- iniziano a chiedere tutti gli altri. 
-Sono dei rapporti...- risponde il ragazzo, leggendo e corrugando la fronte. 
Non tutti sanno leggere, tra loro. 
Roma sa farlo, anche Giuseppe, Ettore e pure Silvano. Simonetta un pochino. Francesco e Aldo, no. Così loro due attendono impazienti, facendo mille domande, come due bambini. Anche lei è ansiosa e guarda incessantemente fuori dalle finestre e dalla porta ancora aperta, per vedere se qualcuno li ha visti. 
-Da qua! Ci stai impiegando una vita- commenta Romano, afferrando quei documenti e leggendo velocemente tra le righe. E' il più dotto tra tutti, il nonno gli ha dato una buona istruzione. Intanto i due analfabeti vedono in giro se c'è qualcosa che valga la pena portare con loro, munizioni o qualcos'altro. Il comunista torna da loro qualche minuto dopo con un panino tra le labbra, il fucile tenuto con la mano destra. 
Qualcuno lo guarda un po' male. 
-Che c'è?- dice lui. -L'ho trovato, e avevo fame!- borbotta poi. 
Sentono dei rumori, così lui afferra il ragazzino per la collottola ed escono di lì, tutti quanti, tutti partigiani, con alcuni di quei documenti dietro. 
Hanno lasciato parecchia confusione dietro di loro, fascicolo stracciati, cassetti buttati per terra, soprammobili in frantumi. 
Sono le undici e trenta, non hanno molto tempo. Così corrono ed in pochi minuti, si allontanano da lì. 
 
 
Se ne stanno a studiar quelle carte per almeno due ore, nel loro posticino nascosto dalla città e dai fascisti, dopodiché possono finalmente tornare a casa. 
Simonetta e Romano sono ancora vicini, sempre mano nella mano, benché non debbano più mettere in atto alcuna scenetta. D'un tratto lui le prende il viso con la mano sinistra, l'altra ancora stretta alla sua, e l'avvicina a sé baciandola, gli occhi socchiusi.
-Romano...- sussurra lei, concluso il bacio, puntando gli occhi sui suoi. -Romano, io credo di am...-
Lui, però, non le da il tempo di finire. Le da un altro bacio, più lungo, più dolce e più passionale insieme, stringendola poi a sé. 
Sono da soli, stretto l'uno all'altra, appoggiati al tronco di un albero al chiarore della luna.
E' strano a dirlo, ma sono due assassini. Si guardano negli occhi e si accarezzano dolcemente per tutta la sera. 
-Romano, io mi sono innamorata di te- confessa lei, stringendosi al suo petto. 
Il ragazzo lo sa. L'aveva capito da tempo, forse prima aveva dei dubbi ma la conosce da troppo e ha passato con lei momenti troppo importanti per non capire ciò che nasconde e ciò che prova. 
-Ti amo anch'io- commenta, carezzandole una guancia. Scosta un ciuffo di capelli castano scuro dal viso, osservando quegl'occhi color del cioccolato. Lei li spalanca, stupita, le sue labbra poi si schiudono appena in un sorriso. Si stringe a lui, silenziosa, felice.
 
 
 
E' da poco passata l'ora di pranzo e le loro pance sono piuttosto piene.
Il bambino è accoccolato alla sua mamma, gli occhioni verdi però sono volti all'attenzione di tutto. Lo zio è seduto vicino a lui e lo guarda, così, il piccino curioso tende una manina verso di lui. 
E' una calda giornata di metà giugno, il papà è ancora lontano, però l'italiana gli racconta spesso di lui. Mette tra le braccia del fratello il figlioletto e prende carta e penna, ha voglia di scrivere al suo uomo.
Inizia a scrivere "Caro Ludwig, amore mio" ma non ha tempo di aggiungere altro. Qualcuno suona alla porta, lei si alza per andare ad aprire, ma Roma la ferma. Ha una brutta sensazione addosso da un paio di giorni. 
Col nipote tra le braccia, apre la porta, il cuore gli rimbomba nel petto, forse glielo spaccherà tanto batte forte. 
Ma non è nulla. E' Simonetta. 
Corruga la fronte vedendola lì, tuttavia ne è segretamente felice. E' da qualche giorno che non si vedono. Nascosti dalla geometria della casa, possono baciarsi senza esser visti, dopodiché escono alla scoperto. Felicia la conosce bene, sospetta quell'amore da tempo ormai. 
La saluta con un sorriso, l'altra ricambia un po' fredda. 
Mathias guarda la nuova arrivata, poi però pensa che mangiarsi il pollice sia più divertente, così perde del tutto interesse per lei, alla quale i bambini non piacciono proprio.
La sorella si alza e va a prendere il pargoletto. -Vieni qui con la mamma- gli dice. 
Torna sul divano, tenendolo sulle proprie ginocchia. Ha un vestito celeste con delle decorazioni rosse ed un cardigan grigio sopra. Sistema il figlio nella copertina celeste, facendo finta di non riconoscere gli sguardi languidi che i due si scambiano. 
Con la scusa di aver dimenticato dell'inchiostro in camera propria, li lascia da soli, dando attenzioni soltanto al suo piccolino. 
Perciò, quando lei scompare dalla loro vista, la ragazza partigiana butta le braccia intorno al collo del fidanzato.
-O-oh! Guarda che non devono saperlo!- dice lui. 
-Perché no? Ti vergogni di me?- gli domanda. 
Il ragazzo apre la bocca per rispondere, ma ecco di nuovo qualcuno bussare alla porta.
La guarda negli occhi, quell'occhiata vuol dire molte cose.
Calibrando ogni passo, regolando il battito del suo cuore impazzito, appoggia la mano alla porta. E li vede. Due fascisti che gli puntano contro le armi.
-Romano Vargas?- chiede uno di questi. Lui annuisce debolmente. 
-Sei in arresto.-
Dieci minuti dopo, è costretto a lasciare quella casa. 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Friedrike