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Autore: LuceBre    01/06/2013    0 recensioni
Anna e Nicola.
Due fratelli con un forte legame.
Ognuno con i propri problemi. Alcuni più importanti, alcuni meno.
*
La conosceva quasi meglio delle sue tasche.
Gli bastava osservarla per capire subito il suo umore.
Gli bastava sentire la sua voce per capire il suo stato d'animo.
Gli bastava guardare dentro di se per capire come stava.
E questo valeva palesemente anche per lei.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Decimo capitolo.


Anna camminava per strada. Ritornava a casa dopo aver passato un paio di ore con quei bambini che tanto adorava. Con quei bambini che la facevano sentire ancora come se avesse sette anni.
Si divertiva un mondo a giocare con loro. A giocare con Filippo e Daniele.
Filippo. Otto anni di gioia, forza, entusiasmo. Non aveva problemi a scuola. Se poteva però cercava di farsi aiutare da Anna. Era convinto che in futuro lui ed An si sarebbero sposati, perciò voleva renderla partecipe di tutte le sue imprese. Cercava di passare più tempo possibile con lei. Le raccontava dei suoi compagni di calcio. Di quanti goal avesse parato e di quanto fossero forti o scarsi i suoi avversari. La invitava alle partite. Quando perdeva o secondo il suo punto di vista accadeva qualcosa di grave, il suo visetto dolce diventava triste ed Anna non poteva che riempirlo di baci per la sua tenerezza. La cosa lo faceva tornare a ridere ed aumentava le sue fantasia sul loro matrimonio.
Daniele, invece, era un bambino più tranquillo. Frequentava il primo anno di scuola elementare e aveva incontrato qualche difficoltà. In particolare nella lettura. Per questo Anna aveva passato ore a leggere con lui e per lui allo scopo di aiutarlo. Parlava poco e adorava giocare con le macchinine sul tappeto del soggiorno mentre faceva merenda con un bel panino con la nutella. Tutte le volte che lei doveva tornare a casa lui l'abbracciava forte forte e la lasciava sulla porta senza aver detto una parola ritornando alle sue macchinine.
Camminava con Demons nelle orecchie a volume abbastanza elevato.
Era preoccupata.
Erano le sette e voleva solo andare a casa e parlare Nicola.
Quel martedì era stato parecchio movimentato.
Inizialmente tutto era andato bene. Tutto era tranquillo. Verso le cinque però suo fratello si era agitato tutto d'un tratto.
Era andato in crisi.
Lo sentiva dentro di sé e non poteva fare nulla. Non poteva chiamarlo.
Sapeva cosa stava succedendo. Sapeva che finalmente Emma aveva trovato il coraggio per parlargli.
Non poteva interromperli.
Doveva lasciargli il suo spazio.
Non poteva assillarlo e fargli da balia come con Filippo e Daniele.
Perciò non aveva chiamato. Non aveva fatto nulla. Aveva fatto finta di niente.
Come se lei non sapesse.
Si era comportata come sempre con i due fratelli. A quanto pare però non ci era riuscita.
Daniele oltre al suo solito abbraccio le aveva dato anche un bacio. Un bacio che l'aveva stupita e tranquillizzata.
L'agitazione però dopo un po' era ricomparsa.
Sentiva che la situazione era migliorata. Sentiva che Nic non ce l'aveva più con Emma nonostante An non capisse il perché.
Lo immaginava. Lo percepiva. Ma non lo comprendeva.
Aveva sentito pure un cambiamento improvviso. Di pura gioia. Sapeva non essere collegato ad Emma, ma era troppo preoccupata per la loro discussione da riuscire a capire cosa avesse cambiato l'umore del gemello così rapidamente.
Si fermò davanti al cancello e si mise a cercare le chiavi. Se le portava nonostante sapesse che a casa ci sarebbe stato qualcuno.
Odiava il suono del citofono. Non lo sopportava.
Sperando che Nicola e i genitori la imitassero usava sempre le chiavi. Così da non disturbare in caso ci fosse stato qualcuno in casa.
Lo aprì e presa da un gesto automatico, nonostante sapesse essere inutile, guardò se fosse arrivata posta.
Sempre la solita pubblicità.
Le dava fastidio.
Dovevano riempirle la cassetta di pubblicità quando avrebbe preferite ricevere lettere.
Sedersi sul letto.
Aprirle con il massimo dell'attenzione.
Emozionarsi alla prima parola.
Sorridere in lacrime all'ultima.
Aperta la porta di casa la invase un bel tepore.
A quanto pare qualcuno aveva acceso la stufa.
Si tolse al volo le scarpe bagnate mettendole sopra alla legna lì vicina così da farle asciugare.
Si diresse verso la cucina per salutare i suoi genitori e avvisarli di essere arrivata, prima di andare da Nicola. Aprendo la porta però trovò una sorpresa.
Seduti a tavola c'erano pure i suoi nonni.
Era una vita che non li vedeva. Un paio di mesi.
Abitavano circa a una settantina di chilometri di distanza.
Di per sé non erano neppure molti, ma per loro era un viaggio duro da affrontare essendo ormai anziani. Loro, invece, avevano poco tempo disponibile per andare a trovarli. Nonostante si sentissero molto spesso al telefono, averli davanti era tutt'altra cosa.
Vedendoli Anna si dimenticò per mezzo secondo di Nicola, dell'incontro, delle domande che voleva fargli. Si dimenticò di tutto.
Era felice.
Capì allora a cosa era dovuta la felicità improvvisa del fratello.
An e Nic erano molto legati ai genitori del loro papà.
Quando i due gemelli erano piccoli, avevano passato moltissimo tempo insieme, in quanto erano vicini di casa. Erano loro che li avevano tirati su andando entrambi i genitori a lavorare.
Col nonno Anna aveva imparato ad andare in bicicletta senza le rotelle all'età di quattro anni per fare una sorpresa ai suoi.
Con la nonna Nicola aveva sviluppato il suo palato. Rimaneva in cucina con lei quando cucinava e si divertiva ad assaggiare per capire se mancava sale, se la cottura era giusta. Ironico era che lui non sapesse cucinare. Che pur provandoci era totalmente negato.
Dalla nonna Anna aveva preso la passione per i libri. Lei le era stata dietro quando aveva imparato a leggere e dall'età di otto anni aveva cominciato a consigliarle libri che alla sua età aveva letto pure lei.
Dal nonno Nicola aveva preso la passione per lo studio, per la cura in tutto ciò che faceva.
Il nonno pure per tagliare il prato lo faceva impegnandosi. Voleva fare un buon lavoro e così faceva.
Il ragazzo aveva imparato a fare il meglio che poteva, a dare il massimo in tutto ciò che faceva.
Erano stati una grande fonte di ispirazione. Un grande modello.
Durante l'estate dei loro undici anni, prima di iniziare la prima media, si erano dovuti traferire.
Il loro papà era uno dei capi di un'azienda alimentare, la quale aveva deciso di allargare i suoi orizzonti creando una filiale ad un'ottantina di chilometri di distanza. Avevano offerto a Giacomo, il papà, di prendere le redini della nuova fabbrica e lui aveva accettato, dovendosi così trasferire non potendo andare avanti e indietro tutti i giorni.
Per Anna e Nicola il colpo fu duro. Dovevano ambientarsi in un piccolo paese in cui ci si conosceva tutti già dall'infanzia.
Anna fortunatamente non aveva mai avuto problemi a fare amicizia. Era sempre stata una bambina solare, con un grandissimo sorriso. Ispirava simpatia e gli altri ragazzi erano come attratti da lei. Dalla sua forza d'animo, dalla sua innata simpatia e dal suo modo di fare.
Nicola era sempre stato più timido e introverso. Non che non gli piacesse conoscere altre persone, solamente nei primi incontri preferiva rimanere in disparte e guardare. E fu proprio mentre guardava la sorella parlare durante la ricreazione con i loro nuovi compagni di classe che si avvicinò ad Emma.
Era pure lei una loro compagna, ma non avevano mai avuto l'occasione di parlarci.
Anna ci aveva pure provato, ma lei era talmente timida da balbettare qualche semplice monosillabo. Nicola l'aveva semplicemente osservata. La trovava un soggetto curioso. Gli sarebbe piaciuto conoscerla.
Emma era seduta sulle scale d'entrata che mangiava la sua merenda da sola.
Non sembrava triste, però Nic si sentì mosso da un sentimento che lo portò a sedersi accanto a lei.
Forse lo aveva fatto perché pensava di assomigliarsi. Forse lo aveva fatto perché voleva capire come mai fosse lì sola. Forse era solo curiosità.
Seppe di star facendo la cosa giusta quando le domandò di assaggiare il nuovo tipo di cracker che aveva visto in una pubblicità e che lei stava mangiando, ma che non era ancora riuscito a trovare. Seppe di star facendo la cosa giusta quando le offrì le sue schiacciatine in colpa per aver fatto cadere la merenda di lei. Seppe di star facendo la cosa giusta quando tutti i giorni si sedeva lì affianco a lei.
Se Anna entrava nella vita come un fiume in piena, Nicola bussava delicatamente e aspettava che qualcuno gli aprisse.
Ritrovarsi i suoi nonni a casa quindi per An fu una pura sorpresa e fu gioia.
Tanta gioia.
Giacomo e Letizia, la moglie, avevano voluto fare una sorpresa ai figli perciò finito il lavoro, la madre era andata a prendere i suoceri.
Tornata a casa, aveva trovato il figlio sdraiato sul divano a guardare il soffitto, come in catalessi. Non volle fare domande, preferì comunque fargli pensare ad altro.
 - Nicola, ti sembra il caso di occupare tutto il divano? Abbiamo ospiti.
Il tono era allegro, gioviale.
Si girò a guardarla, stupito di sentire qualcuno parlare.
Era talmente assorto nei suoi pensieri da non essersi accorto dell'arrivo in casa della mamma.
Affianco a lei vide i suoi nonni.
Li vide e un grande sorriso spuntò sulle labbra.
Si alzò velocemente in piedi e corse ad abbracciarli.
Gli erano mancati tanto e lui era mancato a loro.
Avevano passato il tempo a parlare in cucina davanti ad una tazze di te fino all'arrivo di Anna.
Anna pure sorpresa, lì abbracciò e si sedette al tavolo con loro e chiacchierarono aspettando che la cena fosse pronta.
Un ottimo risotto ai funghi preparato da Letizia che nel tempo libero si divertiva a provare nuove ricette scovate su internet, in televisione o passate da amiche.
Giacomo era arrivato subito dopo Anna il quale si era unito pure lui alla conversazione felice di vedere i suoi genitori e felice di vederli stare bene.
Dopo aver mangiato in tranquillità i due gemelli si guardarono e dopo un cenno si alzarono dal tavolo con la scusa di finire alcuni compiti.
Non avevano la minima intenzione di mettersi davanti ai libri di scuola. Volevano parlare tra di loro senza alcuna interruzione.
Anna avrebbe preferito affrontare subito il discorso, ma l'arrivo dei nonni aveva scombussolato i suoi piani e aveva dovuto posticipare.
Ora erano entrambi in camera di Nic.
Seduti sul letto.
Lei a gambe incrociate che fissava Nicola. Lui appoggiato alla testiera che guardava Anna.
Non era un semplice vedersi.
Era un'indagine.
Stavano esaminato le emozioni, gli stati d'animo dell'altro. Capivano senza aver bisogno di parlare.
An ad un tratto interruppe quell'avvolgente silenzio.
 - Cosa hai intenzione di fare, ora?
 - Cosa ho intenzione di fare? Sicuramente starle accanto. È il minimo che posso fare, ma è pure quello che voglio. Voglio aiutarla. Il problema è un altro. Non so quanto accetterà il mio aiuto e quanto impiegheremo a risolvere tutto questo casino.
Era preoccupato.
Voleva tirarla fuori da quella situazione. Voleva vederla sorridere di nuovo come un tempo. Voleva farla sentire bene.
Non sapeva però cosa fare. Non sapeva cosa le serviva per andare avanti e crescere grazie a questo periodo. Non sapeva come rendersi utile.





 

E finalmente siamo arrivati a giugno.
Alleluia!
Come capitolo non mi convince molto,
ma io spero comunque a voi piaccia.
Se così non fosse, non abbiate problemi a dirmelo.
Spero non ci siano errori, ma nel caso in cui ci fossero,
sarei contenta se me li faceste notare.
Niente, io vi voglio ringrare ancora.
Si ancora perché siete un incentivo a scrivere e a dare il meglio di me.
Perciò grazie mille gente ( ':
Un abbraccione enorme,
Vostra Luce.

Dora, questo capitolo è per te.
Buon diciottesimo compleanno!

   
 
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