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Downfall

Un altro giorno di scuola, un altro stupido giorno di scuola. Ero ormai vicina all’entrata del grigio edificio, e ancora non riuscivo ad accettare di dover sopportare due stupide ore di matematica, un’ora di chimica e due ore di fisica.
Benissimo, sarà una giornata orribile. E il non aver studiato chimica non collaborerà di certo a migliorare la giornata.
E se nargiassi?
Ero fortemente decisa a ‘girare i tacchi’ e scappare il più lontano possibile da quel luogo che tanto odiavo; ma appena i miei piedi svoltarono, fino a far girare all’indietro il mio corpo, mi urtai con quello che doveva essere un altro povero studente, prigioniero come tutta quella massa di ragazzi che si dirigeva all’entrata.
Inutile dire che caddi rovinosamente a terra.
- Scusami. - sussurrai al prigioniero, del quale non conoscevo ancora il sesso.
Tenevo lo sguardo in basso, e quando feci pressione sulle miei mani per alzarmi, mi resi conto che non avevano voglia di aiutarmi e rimanendo seduta a terra, riuscì solo a emettere un gemito di dolore.
Il palmo delle mani era pieno di taglietti e piccole pietre, ficcate prepotentemente dentro di esso.
Le miei mani sanguinavano. Bene, avrei dovuto reprimere il mio senso di nausea e fare leva sulle mie esuli gambe per alzarmi. Cosa potrebbe andare peggio?
A interrompere i miei pensieri fu una grande mano rivolta verso di me. Confusa, alzai lo sguardo.
Due limpidi occhi verdi mi scrutavano con attenzione. Il ragazzo su cui ero andata a sbattere, era di fronte a me, a guardarmi, con un sorriso incoraggiante e con una mano che aspettava stringessi.
Giusto, mi ero completamente dimenticata di lui; che sicuramente aveva assistito alla mia caduta, alla mia smorfia di dolore, ai miei costanti sbuffi e alle mie imprecazioni; maledizione.
Un’ondata di calore travolse le mie guancie, causandone il rossore. Con imbarazzo e buffonaggine afferrai la mano calda del ragazzo, facendo leggermente leva su di lui per sollevare il mio esile corpo.
Alzai lo sguardo verso di lui e dopo averli accennato un sorriso, gli dissi:
- Grazie. -
Contraccambiò il sorriso, facendo comparire sulla sua guancia due adorabili fossette.
- Ti sei fatta male? - la sua voce era roca.
- Niente di che, grazie. - risposi in imbarazzo.
Riportò lo sguardo sulle sue mani, e compose con il viso un’espressione corrucciata. Dopo di ché, afferrò la mia mano e lievemente sfiorò con la sua le piccole ferite.
- Dovresti andare a disinfettarti. -
- Oh si, lo farò. -
- Bene, ora vado. Ciao. -
- Ciao. - pronunciai flebilmente mentre osservavo il suo corpo allontanarsi sempre di più verso l’entrata del liceo.
E dopo averlo perso di vista nella marea di studenti, mi costrinsi letteralmente a dirigermi anch’io verso quell’inferno.


Ciao belas,
per favore, vi supplico, vi prego, vi imploro, recensite?
ddai, se lo fate vi lecco el culo. Okay, questo no.
Siete le mie piccole bitchess, se recensite continuo. #macclavv
ma quanto sono trasgry io che uso il cancelletto anche su efp? ah? lolly.
orass vadoss, ciao belen.