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Autore: Last Hope    01/06/2013    4 recensioni
Bella è chiusa in un manicomio a Seattle, questo perchè continua a parlare di una famiglia,i Cullen. Nessuno però a Forks li conosce.
Cosa succederà?
Dal primo capitolo:
"Accesi l’abatjour che era sul comodino e mi guardai intorno, le mura bianche, le tende bianche, le lenzuola bianche; tutto intorno a me era bianco, e non era difficile capire dove mi trovassi. In manicomio, ecco dove ero finita.
Chiusi gli occhi e mi rigettai a peso morto sul letto, portandomi una mano sugli occhi.
I Cullen non esistevano, nessuno li conosceva, non erano mai stati a Forks. "
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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<< Sarà come se non fossi mai esistito . >>  Sentii le sue labbra ardere sul lembo di pelle su cui erano poggiate. 
<<  No, Edward! >>  I miei occhi si riempirono di lacrime, e in un battito di ciglia mi ritrovai a fissare il vuoto. Ero sola.
<< Edward! >>  Mi alzai di scatto nel buio della stanza, cercando in qualche modo di regolare il respiro affannato.  Accesi l’abatjour che era sul comodino e mi guardai intorno, le mura bianche, le tende bianche, le lenzuola bianche; tutto intorno a me era bianco, e non era difficile capire dove mi trovassi.  In manicomio, ecco dove ero finita.
Chiusi gli occhi e mi rigettai a peso morto sul letto, portandomi una mano sugli occhi.
I Cullen non esistevano, nessuno li conosceva, non erano mai stati a Forks.
Il giorno dopo il mio compleanno mi alzai con una strana sensazione, ma non ci badai più di tanto, credevo che i rapporti con Jasper sarebbero cambiati dato lo spiacevole incidente della sera prima, non che avessimo un rapporto chissà quanto stretto, a malapena ci salutavamo, ma cercai di giustificare il nodo allo stomaco in qualche modo. Mi feci una doccia e scesi in cucina, Charlie stava bevendo il suo caffè.
<< Allora, ti sei divertita ieri da Jessica? >> scoppiai a ridere e scossi il capo.
<< Ieri ero dai Cullen papà, lo hai dimenticato? >> mi sedetti a tavola e misi i cereali nella tazza di cereali bianca. << I Cullen? >> ripetette Charlie confuso.
<< Si, ero da Edward papà, il mio fidanzato. Ma che hai? >>  lui si sedette di fronte a me e mi guardò serio.
<< E’ di Port Angeles? Perché non me lo hai fatto conoscere? >>  il mio  cucchiaio cadde nella tazza producendo un tonfo sordo. << Ma certo che lo conosci, si è venuto a presentare qualche mese fa,ed è di Forks, è il figlio del dottor Cullen. Smettila di prendermi in giro Charlie, mi sto innervosendo .>> Borbottai prendendo la tazza e buttandola in malo modo nel lavello.
<< Bella, ieri è venuta a prenderti Jessica con Angela. E a Forks non c’è nessun dottor Cullen. >> Spiegò come se stesse parlando con una malata di testa. Ma in realtà il malato di mente era lui, come faceva a dire che i Cullen non esistevano? Come faceva a dire che Edward non esisteva? Mi era venuto a prendere la sera prima, diamine! E lo aveva anche salutato!
<< Ora chiamo Edward, e lo faccio venire qui, okay? >> afferrai il telefono e composi il suo numero. La vocina meccanica mi disse che il numero era inesistente. Lo ricomposi, ma era la stessa storia. Composi ogni numero della famiglia Cullen, persino quello di Rosalie, ma nessuno di quei numeri sembrava esistere.
Il campanello suonò, e io sorrisi; era Edward, ne ero sicura.
Corsi ad aprire ma mi ritrovai Jessica e Angela all’uscio, con un sorriso smagliante.
<< Allora, come stai? >> mi domandò la figlia del pastore Weber, abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio delusa, e le feci entrare in casa. Jessica mi porse un pacchettino e io lo afferrai, non capendo.
<< Hai dimenticato il tuo regalo ieri sera, da noi. >> spiegò. Charlie entrò e le salutò.
<< Allora Jessica, tu conosci per caso un certo Edward Cullen? >> Jessica guardò mio padre e scosse il capo. << E’ un nuovo studente che verrà  a studiare alla Forks High School, capo Swan? >>  
<< Adesso basta con gli scherzi, tutti e tre. Mi state davvero urtando. Perché diavolo volete farmi credere che ieri sono stata da Jessica ? Ieri ero dai Cullen, a festeggiare il mio compleanno! >> Era troppo, il gioco è bello quando dura poco, no? Eppure loro la tiravano per le lunghe! Era il primo aprile e non me ne ero resa conto? Oppure era il prendiamo il giro Isabella –Day?
<< Isa, ieri sei stata con noi tutta la sera >> disse Angela Weber, guardandomi con i suoi occhioni neri.
Jessica afferrò il suo Iphone di ultima generazione e mi fece vedere delle foto e dei video, e il  mondo mi crollò addosso.
Afferrai le chiavi del pick-up  e senza dare una spiegazione a nessuno, mi diressi verso casa Cullen, ma la stradina sterrata non c’era, eppure ero sicura che fino a ieri era intatta! Scesi dal pick-up e a passo di carica mi introdussi nella boscaglia; questa giuro che me l’avrebbero pagata, sicuramente era stata un’idea di Emmett.  Vagai per ore nella boscaglia, ma di casa Cullen, nemmeno l’ombra.
<< Bella! >> la voce di Charlie e di altre persone rimbombava nel bosco, ma io imperterrita continuai a cercare la casa dalle mille  vetrate.
<< Edward, basta con questo stupido scherzo! Mi sto arrabbiando seriamente! >> Urlai con tutta la voce che avevo in corpo, le lacrime minacciavano di uscire da un momento all’altro. Poi sentii una presa decisa sul mio braccio, e una lacrima solitaria scese sulle mie gote. << Edward >> sospirai voltandomi.
Ma gli occhi con cui mi scontrai non erano quelli di Edward, ma di Jacob.
<< Bella, torniamo a casa >> mi disse prendendomi in braccio. Iniziai a dimenarmi e a piangere.
<< Edward, basta! Esci fuori! >>
Ma di Edward e dei Cullen, nessuna traccia.
Nessuno li conosceva, nessuno li aveva mai visti, non erano registrati nei documenti scolastici, e il Dottor Cullen non aveva mai fatto trasferimento a Forks.
Ero pazza.
O per meglio dire, ero schizofrenica.
Charlie mi chiuse in manicomio due mesi fa, quando i miei incubi iniziarono a farsi persistenti e la mia voglia di vivere era agli sgoccioli, quando inseguendo l’immagine di Edward mi buttai da una scogliera.
Sospirai e guardai fuori dalla finestra, il sole iniziava a fare capolino anche a Seattle.
La porta della mia camera si aprì, rivelando la figura massiccia di Anne, l’infermiera che aveva iniziato il turno di mattina.
<< Ti ho sentita urlare Isabella, tutto bene? >> domandò, mettendo sul comodino i miei psicofarmaci.
<< Un brutto sogno >> Spiegai.
<< Dovresti  uscire dalla tua camera. E’ due mesi che sei rinchiusa qui dentro, non esci mai. Perché non vai a fare una passeggiata nel giardino? >> mi diede il bicchiere d’acqua con le pillole, e aspettò che le ingerissi.
<< Andrò. >> uscì dalla mia camera e sospirai.
In realtà avevo paura ad uscire, era pieno di pazzi.
Un  sorriso amaro si dipinse sul mio volto, anche io ero una pazza in fin dei conti, avevo creato un mondo immaginario fatto di vampiri bellissimi, e uno di loro si innamorava anche di me.
Leggere faceva male alla salute, ora ne sono consapevole.
Mi  cambiai e uscii dalla mia camera, stringendo le braccia al petto, andai verso la sala ristoro e vidi un bellissimo pianoforte a coda nero.
Se ci fosse stato Edward avrebbe suonato la mia ninnananna…Le lacrime minacciarono di uscire di nuovo, inghiottii il magone e sospirai. Edward non esisteva, nessuno aveva composto la mia ninnananna, e nessuno si era innamorato di me.
<< Isabella >> , il dottor Payton mi comparve davanti con un sorriso dolce. Era il classico psichiatra con gli occhiali tondi, i capelli castani ricci, e di corporatura esile.
<< Dottor Payton >> lo salutai.
<< Come ti senti oggi? >> mi domandò mettendomi una mano sulla spalla. << Anne mi ha detto che hai avuto un incubo >>.
<< E’ difficile ammettere che alcune persone siano solo frutto della tua immaginazione >> mormorai, guardando fuori dalla grande vetrata.
<< Sei sulla buona strada però, hai ammesso che non esistono, è già un bel passo. >> la sua aria soddisfatta mi fece male, perché significava che davvero quei sette vampiri non esistevano.
<< Già >> sorrisi falsamente. Mi salutò, e mi diressi in giardino. L’aria era fredda, e per essere quasi Dicembre, il sole illuminava la città come se fosse pieno Agosto.
I Cullen non esistevano, ero io ad essere una brava sognatrice.
Feci un sogno in passato
Quando la speranza era tanta e la vita meritevole di essere vissuta
Sognai che l’amore non sarebbe mai morto
Sognai che Dio sarebbe stato clemente
Allora ero giovane e priva di paura
E i sogni venivano fatti e usati e sprecati
Non c’era nessun riscatto da pagare
Nessuna canzone non cantata, nessun vino non assaggiato
Ma le tigri vengono di notte
Con le loro voci delicate come il tuono
Quando distruggono le tue speranze
Quando riducono i tuoi sogni alla vergogna
E ancora sognai che lui sarebbe venuto da me
Che avremmo vissuto per anni insieme
Ma ci sono sogni che non possono essere
E ci sono tempeste che non possiamo superare
Ho fatto un sogno di come sarebbe la mia vita
Così diversa dall’inferno in cui vivo
Così diversa ora da ciò che sembrava
Ora la vita ha ucciso il sogno che feci

Si, sono di nuovo io.

Oggi tento la fortuna. Ho molte storie su Word, ma non ho mai avuto il coraggio di pubblicarle. Per il momento mi limito a queste due, spero che vi piacciano.

Un bacio, Mary.

                                                                  UNFORGETTABLE

 

CAPITOLO1

 

 

<< Sarà come se non fossi mai esistito . >>  Sentii le sue labbra ardere sul lembo di pelle su cui erano poggiate. 

<<  No, Edward! >>  I miei occhi si riempirono di lacrime, e in un battito di ciglia mi ritrovai a fissare il vuoto. Ero sola.

 

<< Edward! >>  

 

Mi alzai di scatto nel buio della stanza, cercando in qualche modo di regolare il respiro affannato.  Accesi l’abatjour che era sul comodino e mi guardai intorno, le mura bianche, le tende bianche, le lenzuola bianche; tutto intorno a me era bianco, e non era difficile capire dove mi trovassi.

 In manicomio, ecco dove ero finita.

Chiusi gli occhi e mi rigettai a peso morto sul letto, portandomi una mano sugli occhi.

I Cullen non esistevano, nessuno li conosceva, non erano mai stati a Forks.

Il giorno dopo il mio compleanno mi alzai con una strana sensazione, ma non ci badai più di tanto, credevo che i rapporti con Jasper sarebbero cambiati dato lo spiacevole incidente della sera prima, non che avessimo un rapporto chissà quanto stretto, a malapena ci salutavamo, ma cercai di giustificare il nodo allo stomaco in qualche modo. Mi feci una doccia e scesi in cucina, Charlie stava bevendo il suo caffè.

<< Allora, ti sei divertita ieri da Jessica? >> scoppiai a ridere e scossi il capo.<< Ieri ero dai Cullen papà, lo hai dimenticato? >> mi sedetti a tavola e misi i cereali nella tazza di cereali bianca. << I Cullen? >> ripetette Charlie confuso.<< Si, ero da Edward papà, il mio fidanzato. Ma che hai? >>  lui si sedette di fronte a me e mi guardò serio.

<< E’ di Port Angeles? Perché non me lo hai fatto conoscere? >>  il mio  cucchiaio cadde nella tazza producendo un tonfo sordo. << Ma certo che lo conosci, si è venuto a presentare qualche mese fa,ed è di Forks, è il figlio del dottor Cullen. Smettila di prendermi in giro Charlie, mi sto innervosendo .>> Borbottai prendendo la tazza e buttandola in malo modo nel lavello.

<< Bella, ieri è venuta a prenderti Jessica con Angela. E a Forks non c’è nessun dottor Cullen. >> Spiegò come se stesse parlando con una malata di testa. Ma in realtà il malato di mente era lui, come faceva a dire che i Cullen non esistevano? Come faceva a dire che Edward non esisteva? Mi era venuto a prendere la sera prima, diamine! E lo aveva anche salutato!<< Ora chiamo Edward, e lo faccio venire qui, okay? >> afferrai il telefono e composi il suo numero. La vocina meccanica mi disse che il numero era inesistente. Lo ricomposi, ma era la stessa storia. Composi ogni numero della famiglia Cullen, persino quello di Rosalie, ma nessuno di quei numeri sembrava esistere.Il campanello suonò, e io sorrisi; era Edward, ne ero sicura.

Corsi ad aprire ma mi ritrovai Jessica e Angela all’uscio, con un sorriso smagliante.<< Allora, come stai? >> mi domandò la figlia del pastore Weber, abbracciandomi. Ricambiai l’abbraccio delusa, e le feci entrare in casa. Jessica mi porse un pacchettino e io lo afferrai, non capendo.<< Hai dimenticato il tuo regalo ieri sera, da noi. >> spiegò.

Charlie entrò e le salutò.<< Allora Jessica, tu conosci per caso un certo Edward Cullen? >> Jessica guardò mio padre e scosse il capo. << E’ un nuovo studente che verrà  a studiare alla Forks High School, capo Swan? >>

 << Adesso basta con gli scherzi, tutti e tre. Mi state davvero urtando. Perché diavolo volete farmi credere che ieri sono stata da Jessica ? Ieri ero dai Cullen, a festeggiare il mio compleanno! >> Era troppo, il gioco è bello quando dura poco, no? Eppure loro la tiravano per le lunghe! Era il primo aprile e non me ne ero resa conto? Oppure era il prendiamo il giro Isabella –Day?

<< Isa, ieri sei stata con noi tutta la sera >> disse Angela Weber, guardandomi con i suoi occhioni neri.Jessica afferrò il suo Iphone di ultima generazione e mi fece vedere delle foto e dei video, e il  mondo mi crollò addosso.

Afferrai le chiavi del pick-up  e senza dare una spiegazione a nessuno, mi diressi verso casa Cullen, ma la stradina sterrata non c’era, eppure ero sicura che fino a ieri era intatta! Scesi dal pick-up e a passo di carica mi introdussi nella boscaglia; questa giuro che me l’avrebbero pagata, sicuramente era stata un’idea di Emmett.  Vagai per ore nella boscaglia, ma di casa Cullen, nemmeno l’ombra.

<< Bella! >> la voce di Charlie e di altre persone rimbombava nel bosco, ma io imperterrita continuai a cercare la casa dalle mille  vetrate.<< Edward, basta con questo stupido scherzo! Mi sto arrabbiando seriamente! >> Urlai con tutta la voce che avevo in corpo, le lacrime minacciavano di uscire da un momento all’altro. Poi sentii una presa decisa sul mio braccio, e una lacrima solitaria scese sulle mie gote. << Edward >> sospirai voltandomi.

Ma gli occhi con cui mi scontrai non erano quelli di Edward, ma di Jacob.<< Bella, torniamo a casa >> mi disse prendendomi in braccio. Iniziai a dimenarmi e a piangere.<< Edward, basta! Esci fuori! >>Ma di Edward e dei Cullen, nessuna traccia.Nessuno li conosceva, nessuno li aveva mai visti, non erano registrati nei documenti scolastici, e il Dottor Cullen non aveva mai fatto trasferimento a Forks.

 


Ero pazza.O per meglio dire, ero schizofrenica.

Charlie mi chiuse in manicomio due mesi fa, quando i miei incubi iniziarono a farsi persistenti e la mia voglia di vivere era agli sgoccioli, quando inseguendo l’immagine di Edward mi buttai da una scogliera.Sospirai e guardai fuori dalla finestra, il sole iniziava a fare capolino anche a Seattle.

La porta della mia camera si aprì, rivelando la figura massiccia di Anne, l’infermiera che aveva iniziato il turno di mattina.<< Ti ho sentita urlare Isabella, tutto bene? >> domandò, mettendo sul comodino i miei psicofarmaci.<< Un brutto sogno >> Spiegai.

<< Dovresti  uscire dalla tua camera. E’ due mesi che sei rinchiusa qui dentro, non esci mai. Perché non vai a fare una passeggiata nel giardino? >> mi diede il bicchiere d’acqua con le pillole, e aspettò che le ingerissi.<< Andrò. >> uscì dalla mia camera e sospirai.In realtà avevo paura ad uscire, era pieno di pazzi.Un  sorriso amaro si dipinse sul mio volto, anche io ero una pazza in fin dei conti, avevo creato un mondo immaginario fatto di vampiri bellissimi, e uno di loro si innamorava anche di me.Leggere faceva male alla salute, ora ne sono consapevole.

Mi  cambiai e uscii dalla mia camera, stringendo le braccia al petto, andai verso la sala ristoro e vidi un bellissimo pianoforte a coda nero.Se ci fosse stato Edward avrebbe suonato la mia ninnananna…Le lacrime minacciarono di uscire di nuovo, inghiottii il magone e sospirai. Edward non esisteva, nessuno aveva composto la mia ninnananna, e nessuno si era innamorato di me.<< Isabella >> , il dottor Payton mi comparve davanti con un sorriso dolce. Era il classico psichiatra con gli occhiali tondi, i capelli castani ricci, e di corporatura esile.

<< Dottor Payton >> lo salutai.<< Come ti senti oggi? >> mi domandò mettendomi una mano sulla spalla. << Anne mi ha detto che hai avuto un incubo >>.<< E’ difficile ammettere che alcune persone siano solo frutto della tua immaginazione >> mormorai, guardando fuori dalla grande vetrata.<< Sei sulla buona strada però, hai ammesso che non esistono, è già un bel passo. >> la sua aria soddisfatta mi fece male, perché significava che davvero quei sette vampiri non esistevano.<< Già >> sorrisi falsamente.

Mi salutò, e mi diressi in giardino.

L’aria era fredda, e per essere quasi Dicembre, il sole illuminava la città come se fosse pieno Agosto.I Cullen non esistevano, ero io ad essere una brava sognatrice.

 

 

 

 


Feci un sogno in passato,quando la speranza era tanta e la vita meritevole di essere vissuta.

Sognai che l’amore non sarebbe mai morto,

Sognai che Dio sarebbe stato clemente.

Allora ero giovane e priva di paura,

E i sogni venivano fatti e usati e sprecati

Non c’era nessun riscatto da pagare,nessuna canzone non cantata, nessun vino non assaggiato.

Ma le tigri vengono di notte,con le loro voci delicate come il tuono,

Quando distruggono le tue speranze,Quando riducono i tuoi sogni alla vergogna.

E ancora sognai che lui sarebbe venuto da me,he avremmo vissuto per anni insieme,

Ma ci sono sogni che non possono essere,E ci sono tempeste che non possiamo superare.

Ho fatto un sogno di come sarebbe la mia vita,Così diversa dall’inferno in cui vivo,

Così diversa ora da ciò che sembrava.

Ora la vita ha ucciso il sogno che feci.

( I dreamed a dream- Les Miserables).

 

 

 

-- Mary's Place--

La canzone mi ha ispirata tanto, e continuerà a farlo, ne sono sicura.

Amo questa canzone immensamente.

Alla prossima, Mary.

 

   
 
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