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Autore: Laylath    01/06/2013    2 recensioni
"Non ci siamo promessi di coprirci le spalle l'uno con l'altro?"
Non sei mai stato in grado di farlo, Jean Havoc… sin da quando eravamo cadetti…
Fanfict sulle vicende di Breda e Havoc, prima del loro ingresso nella squadra del colonnello Mustang
Genere: Drammatico, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heymas Breda, Jean Havoc, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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“Cosa?! Fammi capire… sei fidanzato da cinque anni? – esclamò Havoc rovesciando il bicchiere – Ma se ne hai ventuno come me!”
“Io e lei ci conoscevamo fin da bambini, e ci siamo fidanzati quando avevamo sedici anni – spiegò Nick con semplicità – Abbiamo intenzione di sposarci come finisce la guerra”
“Ancora non ci credo… cinque anni!”
“Lo so, per te è una durata inconcepibile – lo prese in giro Breda, riempendosi di nuovo il bicchiere – Ma tu guarda, un brutto muso come te, Nick, che ha una fidanzata. E ce la fai vedere? Scommetto che hai una sua foto!”
“Sì dai! – sorrise Denis – Rallegra questo bivacco di poveri soldati solitari!”
“Quanto siete noiosi… - sospirò Nick; tuttavia tirò fuori una foto dalla divisa e la porse a Breda – Eccola, si chiama Nelly: qui siamo alla cerimonia di fine corso dell’Accademia”
“Accidenti è anche carina!” esclamò Havoc accostandosi all’amico per vedere la foto
“Cerca di tenere un minimo di dignità e non chiedere subito se ha sorelle”
“Mi dispiace, Havoc – ridacchiò Nick – ma Nelly è figlia unica”
Breda passò la foto a Denis, in modo che anche lui potesse vederla. Mentre lui e Havoc continuavano a fare battute nei confronti di Nick, il sergente maggiore osservò con soddisfazione il cielo stellato e si godette il calore di quel bivacco.
Erano in trincea da più di sette mesi, ormai. Il fronte contro Aerugo non concedeva nessuna tregua e la guerra lì sarebbe continuata per anni, era chiaro. Ogni tanto c’erano alcune settimane di relativa tranquillità, ma poi si riprendeva a combattere. Adesso si era in un periodo di calma dopo che, una quindicina di giorni prima, c’erano stati scontri particolarmente intensi.
La Squadra Falco si stava godendo un momento di meritato riposo: da quando erano giunti al fronte non erano rimasti un momento fermi ed ormai la loro fama era tale che persino il nemico li temeva. Il capitano Harris li aveva guidati in sortite incredibili ed il loro intervento si era rivelato diverse volte decisivo per le sorti di una battaglia.
E questo era stato un bene: forte del fatto che la maggior parte delle truppe di Amestris era stata dirottata ad Ishval, Aerugo aveva deciso di andare oltre la solita battaglia di trincea e così i confini tra i gli stati erano saltati e ora i due eserciti si contendevano piccoli centri ormai evacuati.
“Sentito Breda? – lo riscosse Havoc dandogli una gomitata – Invece il nostro Denis è ancora un verginello… ahi ahi ahi, bisognerà rimediare”
“Oh, per favore, sergente, la smetta!” protestò Denis imbarazzato
“E dai, non fare il coglione come sempre, Havoc” lo difese Breda
Negli ultimi mesi lui Havoc, Nick e Denis avevano formato un gruppo particolarmente affiatato. Forse perché avevano tutti la stessa età o forse perché lavoravano davvero bene in gruppo, sta di fatto che spesso e volentieri si trovavano a bivaccare insieme, la sera, quando potevano concedersi delle ore di riposo. Con il malinconico ma agguerrito Nick e il sorridente Denis, non si sentiva molta differenza di rango ed il senso di cameratismo era molto alto.
Queste serate facevano quasi dimenticare a Breda che si trovava in un fronte di guerra e che, a qualche centinaia di chilometri di distanza si stava consumando il peggior eccidio della storia di Amestris.
Le notizie che giungevano parlavano di Ishval ormai in ginocchio: la presa di posizione dell’esercito, unita all’intervento degli Alchimisti di Stato aveva portato la popolazione a capitolare in maniera quasi definitiva. Nel fronte di Aerugo arrivavano notizie quasi ogni settimana… bollettini di guerra che parlavano di sempre più vittime tra la popolazione. Quando Breda leggeva di qualche numero di morti particolarmente alto non aveva dubbi che era intervenuto qualche Alchimista di Stato. Ed erano scesi in campo solo a primavera inoltrata…
“Sergente Havoc, sergente maggiore Breda - li chiamò un altro loro compagno, raggiungendo il loro falò – il capitano Harris vuole vedervi”
“Oh oh! – commentò Havoc, alzandosi e accendendosi una sigaretta – Iniziavo giusto a chiedermi quando ci sarebbe stata qualche missione per noi! A dopo ragazzi, le teste d’ariete della Squadra Falco sono convocate”
“Spacca tutto, sergente Havoc!” commentò Denis
“Beh, mi stavo proprio chiedendo che stessero combinando quei cazzoni di Aerugo” ammise Breda
 
“Vi dico solo due cose: Coir e nuovo arrivato da Central City” dichiarò il capitano Harris come entrarono nella sua personale tenda.
“Ti devo una bottiglia: – sospirò Havoc dando un pugno alla spalla di Breda – c’è stato davvero qualcuno così imbecille da cercare di riprendere quel posto”
Si accostarono al tavolo dove stava la mappa del confine ed osservarono attentamente quanto segnato dal loro capitano. Coir era una minuscola cittadina che si trovata a una decina di chilometri oltre il vecchio confine di Aerugo: prima che i rapporti tra i due stati si logorassero era una sorta di centro doganale tra i commercianti dei due paesi. Adesso era ridotta a pochi edifici abbandonati, ma l’importanza strategica e ideologica era veramente notevole. Le truppe di Amestris erano riuscite a conquistarla l’anno scorso, ma Aerugo aveva ferocemente ripreso quello che era suo.
A parere di Breda, e anche del capitano Harris, non aveva senso cercare di riconquistare quella città. Era abbastanza chiaro che, con un eventuale trattato di tregua, Coir sarebbe rimasta ad Aerugo. Ma quel posto era diventato una specie di banco di prova per tutti i nuovi ufficiali che arrivavano: era quasi una sfida “Prendi Coir e avrai notorietà per il resto della tua vita”. Purtroppo per Amestris, però, Coir veniva a trovarsi totalmente isolata e parecchio lontana dalla zona delle trincee… insomma era una vera e propria oasi nel deserto, totalmente inutile. La sua riconquista era come una sorta di chimera, ma qualsiasi soldato di buon senso sapeva che era solo un dispendioso spreco di forze e uomini.
“Nemmeno una settimana fa arriva il solito imbecille da Central City. – iniziò il capitano Harris – Noi, come ben ricordate, eravamo a farci il mazzo nel settore più orientale altrimenti l’avrei subito messo a sedere questo sedicente stratega. Comunque, poche ore fa arriva il Colonnello Condra e con tono lamentoso mi dice che questo novello Comandante Supremo ha deciso di fare il figo, prendendo cinquanta uomini appena arrivati al fronte e dirigendosi a Coir… questo due giorni fa: da allora nessuna notizia, fino a stamane, quando arriva un emissario di Aerugo e ci dice che hanno preso prigionieri tutti e che vogliono un riscatto principesco… considerando l’altolocazione del capo di quell’impresa”
“Ma possibile che i soldati di Central siano tutti così coglioni? – sospirò Havoc alzando gli occhi al cielo – Nemmeno arrivato e subito abbocca a questa storia”
“E quindi tocca alla Squadra Falco recuperare quegli ostaggi, signore?” chiese Breda, intuendo che c’era altro
“Questo è il minimo, sergente maggiore… visto che dobbiamo intervenire, perché non rendere la cosa più vantaggiosa?” chiese Harris con un’occhiata significativa
“La cosa si fa interessante…” mormorò Havoc
“Breda, tu che sai parecchie cose sul principato di Aerugo… prendere prigioniero un conte imparentato con la famiglia del principe pensi sia un buon incentivo per convincere le truppe di Aerugo a spostarsi un po’ più a sud rispetto a Ermutixso? Sarebbe così fastidioso dover correggere tutte le mappe se poi si cambia il confine”
“Troppo fastidioso, signore. – sorrise Breda – Ci pensiamo noi”
“Ottimo ragazzi. Domani notte voglio la Squadra Falco in grande spolvero… Credo che a Coir le truppe di Aerugo stiano festeggiando: non è stato bello da parte loro non invitarci alle danze.”
“Ovviamente si aspetteranno le nostre rimostranze” commentò Havoc
“Ma sono sicuro che le mie due teste d’ariete sapranno come fregarli”
 
“Dovresti fare sempre missioni come queste, Breda – sussurrò Havoc, con gli occhi azzurri che scintillavano maliziosi dall’unica fessura del passamontagna nero – Il nero ti sfina parecchio”
“Ti faccio nero l’occhio se non la pianti con questa storia, idiota” gli rispose con lo stesso tono Breda
“Che permaloso… si vede che il cibo di trincea sta iniziando a venirti a noia! Allora?” chiese mentre Breda riponeva il binocolo nella custodia.
“Tutto silenzioso come pensavamo… la classica postazione abbandonata – dichiarò Breda, con un sorriso – Dieci a zero che ci stanno aspettando”
“Avviso il capitano – annuì Havoc prendendo una piccola radiolina dalla cintura – tutto procede secondo i piani” disse rivolto all’apparecchio
“Va bene: ricordate la priorità è individuare dove sono i prigionieri. Messi al sicuro loro ci possiamo sbizzarrire con i nostri cari soldatini di Aerugo” rispose la voce di Harris
Avanzarono silenziosamente in quel terreno brullo e con pochi ripari, aprofittando di quella notte particolarmente coperta. Come sempre capitava in quei momenti, Breda sentiva l’adrenalina alle stelle, ma riusciva perfettamente ad incanalarla in movimenti sicuri e veloci. Havoc, che procedeva spedito accanto a lui, con il fucile in mano, sembrava pronto a reagire al minimo movimento imprevisto.
Non era la prima volta che il capitano Harris li mandava in avanscoperta in queste missioni. Dopo circa un mese nel fronte era saltata fuori questa loro particolare sintonia per azioni che sembravano essere adatte al solo Havoc. Invece Breda si era dimostrato un elemento altrettanto valido e rapido ed in perfetta sintonia con il suo compagno. Ormai erano una sorta di squadra all’interno della squadra.
Raggiunsero i primi edifici dell’avamposto senza che nessuno li intercettasse
Ci credono così imbecilli?
Si appiattirono contro un muro e si guardarono silenziosamente. Coir aveva soltanto una decina di edifici ancora integri e dove quindi potevano essere tenuti i prigionieri. Breda ripassò mentalmente la mappa della città che aveva studiato: ufficio doganale, magazzino, locanda, prigione… man mano che prendeva nota di questi posti cercava di individuarli e vedere la loro situazione.
No… no… no… nemmeno quello… bingo!
Il magazzino per lo stoccaggio merci era l’unico abbastanza grande per poter contenere una cinquantina di soldati prigionieri. Aveva individuato il posto: adesso doveva cercare di focalizzare il nemico.
Erano passati due giorni da quando Aerugo aveva preso prigionieri i soldati di Amestris: quindi il nemico aveva avuto tutto il tempo di far pervenire nuovi uomini per l’agguato all’eventuale squadra di soccorso. Con il capitano Harris avevano stimato almeno cento nemici.
La sua attenzione fu attratta da un movimento sulla strada. Girandosi vide alcuni soldati che si muovevano sicuri verso l’ufficio doganale. Non sembravano per nulla consapevoli della presenza di due soldati nemici.
“Havoc – sussurrò – quei tre lì… senza sparare”
Havoc annuì rapidamente e all’unisono scattarono verso la strada. Fu un’azione rapida e pulita: li presero di sopresa e li stordirono con dei colpi di calcio di fucile ben assestati dietro la testa. Li trascinarono quindi in un vicolo laterale e providero a legarli e imbavagliarli.
“Ma davvero ci stanno credendo?” bisbigliò Havoc
“Hanno qualcosa in mente – annuì Breda - … ne ho contato almeno una ventina sui piani alti”
“Aggiungine almeno altri venti che ho notato io… il doppio che non abbiamo visto: sì, un centinaio di nemici, come previsto”
“Venti minuti e il capitano con gli altri saranno qui: li prenderemo di sopresa dall’altra parte rispetto al magazzino… non se lo aspetteranno. Vieni, andiamo a trovare il loro capo”
 
Ridussero al silenzio altri cinque soldati quando entrarono nell’ufficio doganale, con estrama facilità… troppa.
Breda conosceva questa tipologia di edificio: al piano terra c’erano soltanto i posti per gli impiegati, mentre al piano di sotto c’era in genere un altro ambiente, usato come cassaforte momentanea in attesa che quache inviato del governo venisse a recuperare i soldi.
Solo che al posto dei soldi laggiù troviamo un simpatico membro della famiglia del principe…
Facendo un segno affermativo ad Havoc iniziarono a scendere rapidamente le scale: trovarono una porta chiusa dalla quale provenivano alcune voci che parlavano la lingua di Aerugo.
“Almeno cinque…” mormorò ad Havoc dopo una decina di secondi
“E c’è anche il nostro pollo?”
“Oh sì – sorrise Breda prestando bene attenzione – Adesso lascia fare a me… tu tienili sotto tiro”
Con un cenno del capo, Havoc prese una breve rincorsa e sfondò la porta.
“Fermi tutti! – esclamò Breda esprimendosi in perfetto dialetto di Aerugo – Siete sotto tiro!”
Erano cinque, come aveva previsto: quello alla scrivania indossava l’alta uniforme di quell’esercito, mentre gli altri avevano ranghi inferiori.
“Conte Alessandro – dichiarò Breda con la pistola estratta – da questo momento lei è ostaggio di Amestris. Adesso verrà fuori con noi e ordinerà ai suoi uomini di liberare quelli che tenete come ostaggio”
L’uomo alla scrivania sembrava sorpreso di trovarsi davanti ad una persona che parlasse la sua lingua. In ogni caso, sotto la minaccia del fucile di Havoc, non osò opporre resistenza e fece un gesto a tutti gli altri che si levarono le pistole, posandole a terra.
“Molto bene – proseguì Breda – adesso, uscite in silenzio da questa stanza, in fila… prima lei, conte.”
Che bambino obbediente…
Tenuti d’occhio da Havoc i soldati iniziarono ad uscire dalla stanza, con Breda che chiuse quella strana fila indiana. Silenziosamente tirò fuori l’orologio che aveva in tasca: in perfetto orario.
“Ancora un quarto d’ora e le nostre truppe arriveranno – dichiarò ad Havoc – ricorda cosa ha detto il capitano, di andare nel settore opposto al magazzino dove sono tenuti gli altri”
“Certamente. Riferisci a questi tipi di non fare mosse false o li faccio secchi”
Breda ripetè la minaccia in dialetto di Aerugo ed i cinque annuirono.
Arrivati al piano terra si fermarono. Havoc si mise contro il muro, vigile, tenendo sotto tiro i nemici. Anche Breda assunse un atteggiamento più calmo, chiudendo la porta e mettendoci un tavolo a sigillarla ulteriormente: fortunatamente le finestre erano già sbarrate con assi.
“Oh, non si preoccupi per questi soldati legati, conte – disse Breda con noncuranza – li abbiamo solo messi a nanna per un po’ giusto perché non ci disturbassero mentre venivamo a prenderla”
Il conte annuì con disperazione.
“Come posso dare l’ordine di liberare gli ostaggi se stiamo chiusi qui?” chiese
Breda sorrise sotto il suo passamontagna. Quasi contemporaneamente iniziarono a sentirsi degli spari da fuori.
“Non c’è bisogno del suo ordine, signore. A noi serviva solo che i soldati che ci seguivano sentissero quanto dicevamo ed andassero a riferirlo agli altri che attendevano nascosti”
“E’ una trappola!” esclamò l’uomo, sbiancando
“Come la vostra… e adesso, signor conte – disse avvicinandosi ad uno degli altri uomini messi lungo il muro – non credo sia più necessario che lei finga di avere un rango più basso”
“Ma come…” balbettò il vero conte
“La prossima volta si faccia sostituire da qualcuno che abbia un accento della sua provincia di nascita e vedrà che andrà meglio”
 
“E’ stato fantastico vedere le loro facce quando ci hanno visto arrivare dall’altra parte” ridacchiò Denis
“Perché tu non hai visto la faccia del conte quando Breda l’ha smascherato. Credevo svenisse” commento Havoc
“Sergente maggiore, ma dove ha imparato i dialetti di Aerugo?” chiese Nick
“Ho una vera e propria predisposizione per le lingue straniere – ammise Breda – e così all’Accademia il Colonnello Grey mi propose di prendere alcune lezioni supplementari”
“Sì, ma addirittura conoscere gli accenti delle varie parti…” si sorprese Denis
“Tu non sai quante cose si imparano a fare da guardia al recinto dei prigionieri – commentò Breda con un sorriso furbo – dopo un po’ inizi a cogliere tutte le sfumature della loro lingua. Sapevo che prima o poi quest’idea del capitano sarebbe tornata utile”
“A proposito del capitano – disse Havoc – penso si starà proprio divertendo nel vedere la faccia del Generale Condra ora che vedrà che oltre i soldati di Amestris gli ha portato in omaggio anche un membro della casata del principe”
“Una missione senza nessun morto… solo con qualche ferito grave tra i nemici – constatò Nick – La Squadra Falco ha raggiunto davvero livelli d’eccellenza”
“Un centinaio di ostaggi tra cui un pezzo grosso. Sì, credo proprio che le truppe di Aerugo si sposteranno dal confine sud. E stasera si festeggia, ragazzi! Un hurrà per la Squadra Falco!” propose Breda, prendendo Denis per il collo e arruffandogli i capelli castani con entusiasmo
“E altri due per le sue teste d’ariete! Ah, signori, oggi il mondo è tutto nostro!” esclamò Havoc con altrettanto entusiasmo
Breda sorrise: in quel momento non poteva che dare ragione al suo miglior amico. In fondo per un soldato erano anche questi i momenti importanti.
  
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