Zayn
sospirò pesantemente, sedendosi ai piedi del letto matrimoniale, quello che
condivideva con Liam, sfiorando con la punta delle dita la copertina rossa,
rigida, dell’album di fotografie. Non avevano avuto tempo per riempirlo tutto,
le foto erano davvero poche, ma sapeva sarebbero bastate a rendere il suo cuore
un po’ più triste, nel ricordo di ciò che ormai aveva perso. Sospirò, voltando
la prima pagina, lasciando che un’ondata di ricordi lo travolgesse.
Remembering you standing
quiet in the rain,
as I ran to your heart to be near,
and we kissed as the sky fell in,
holding you close
how I always held close in your fear.
Zayn,
coricato sul divano in salotto, guardò l’orologio, che portava le 17:30. Sbuffò,
guardando fuori la finestra –pioveva, e quello scrosciare fastidioso lo stava
irritando un po’, chiedendosi se ne valesse la pena lasciare che Liam partisse
per Londra, dicendogli addio. Avevano litigato la sera precedente, e se
chiudeva gli occhi riusciva a sentire il rimbombo delle parole proprio dentro
le orecchie.
«Hai vinto Zayn.» aveva
mormorato sconfitto, Liam, come se pronunciare quelle poche sillabe lo avesse
provato di tutte le sue forze; maledetto orgoglio.
«Cosa?» aveva indagato il moro,
incerto.
«Ho perso, mi sono innamorato
di te.» un’ammissione difficile, ma il castano era sincero come probabilmente
non lo era mai stato.
«Non voglio soffrire per te,
Liam, mi hai ferito troppe volte.» aveva risposto Zayn, sconsolato, ripensando
a tutte le volte in cui, a causa di quell’amore non ricambiato nel confronti
del castano, si era ritrovato a leccarsi da solo tutte le ferite.
«Puoi credermi questa volta.»
aveva ribattuto serio l’altro.
«Come posso?» un sussurro
incerto, uno sguardo speranzoso comparso sul volto del corvino.
«Ti amo» aveva ammesso Liam
«Per quanto sia imbarazzante e stupido ammetterlo, è così,» aveva precisato,
con una smorfia tra il dolce e l’ironico «e mi ci è voluto un amico più idiota
di me» aveva detto, riferendosi a Niall, il suo migliore amico «per rendermene
conto.»
«Ti amo anche io, e lo sai, Lee.
Non voglio rinunciare a te, ma non voglio essere schiavo di una relazione a
distanza.» aveva detto, duro, accigliato, Zayn, riferendosi alla partenza
imminente del castano, che li avrebbe separati.
«Resterei qui, se solo me lo
chiedessi.» aveva risposto Liam, sospirando.
«Non posso lasciare che tu
rinunci al tuo sogno per me.» una risposta seria, decisa, consapevole.
«Fammi capire, sai come sono, perché
so che lo sai,» era sbottato il castano, con un gesto della mano «ti dico che
ti amo, e tu rinunci a noi?!» aveva continuato, allibito e deluso «Vaffanculo, Zayn, vaffanculo.»
Non
era mai stato un tipo razionale, lo sapeva, e forse anche per questo non si stupì
quando nella sua mente balenò l’idea di correre, sotto la pioggia, solo per
fermarlo prima che fosse troppo tardi. Perché lo amava, e non riusciva a
capacitarsi del fatto che potesse essere stato tanto stupido da lasciarlo
andare, sebbene il fermarlo implicasse automaticamente l’essere egoista.
Non
ci pensò due volte prima di catapultarsi fuori di casa –troppo agitato per
pensare di prendere un ombrello- e raggiungere la sua automobile. Mise in moto
e premé il piede sull’acceleratore, diretto, nonostante la visuale limitata dal
maltempo, a tutta velocità verso casa Payne. Quando vi giunse, ebbe seriamente
paura di aver fatto tardi, di aver perso davvero la sua occasione, e che la
vita non fosse propriamente un film a lieto fine. Gli occhi gli si illuminarono non appena lo
intravide da lontano, con il suo ombrello giallo, a controllare di aver messo i
bagagli in auto, per la partenza. Accostò velocemente e scese dalla vettura,
incurante del fatto che si sarebbe di certo bagnato.
«Liam!» urlò, per sovrastare il rumore della pioggia.
Il
ragazzo lo guardò ad occhi sgranati, stupito della sua presenza,
prima di scuotere la testa e tornare alla realtà.
«Sei
pazzo?!» gli corse incontro, il castano, per coprirlo con l’ombrello, in modo
che potesse evitare il più possibile l’acqua, nonostante ormai fosse fradicio,
sebbene fosse stato scoperto solamente qualche secondo.
«Di
te.» mormorò, sottovoce, guardandolo negli occhi, «Ti prego, non partire, Lee.»
«Te
l’ho chiesto ieri, mi hai detto di farlo. Oggi arrivi e mi dici di no. Cosa
cazzo dovrei fare, eh, Zayn? Mi stai facendo diventare matto!» sbottò
esasperato Liam, sotto lo sguardo comprensivo e pieno di scuse del corvino.
«Per
una volta voglio essere egoista, ti chiedo di restare con me. Se mi ami almeno
la metà di quanto ti amo io, resta.» gli intimò, avvicinandosi al suo viso, con
l’intenzione di assaggiare quelle labbra che ormai bramava da troppo tempo.
«Porca
puttana, ti amo pure io.» rise Liam, lasciando che l’ombrello cadesse dietro di
loro, sbaragliando ogni aspettativa, solamente per cingere con le braccia il
collo del compagno e unire le loro labbra in un bacio.
Remembering you running
soft through the night,
you were bigger and brighter and whiter than snow
and screamed at the make –believe,
screamed at the sky
and you finally found all your courage
to let it all go.
«Zayn, cosa pensi della nostra
relazione?» chiese Liam, poggiando i gomiti al materasso per sollevarsi,
guardando il moro, che era comodamente disteso sul loro letto, con la testa sul
cuscino.
«Cosa dovrei pensare?» rise quello,
divertito «ti amo, basta come risposta?»
«No.» si chinò a baciarlo il castano,
sistemandosi meglio il lenzuolo bianco e leggero addosso, «intendo, ti fa paura
l’eventualità di dire a qualcuno di noi?»
«Per niente» rispose Zayn, allungando
la mano per accarezzargli dolcemente la schiena, «sono gay dichiarato da tempo,
non mi importa quel che pensa la gente.» asserì, con un sorrisetto stampato
sulle labbra rosee e carnose, «e tu? Hai paura?» domandò «insomma, sei tu
quello che tecnicamente è stato sempre con qualche ragazza.» spiegò poi,
baciando la punta del naso del suo ragazzo, che arricciò questo, teneramente.
«No, mi sono innamorato di un certo
Zayn Malik, lo conosci?» rise Liam, cingendogli il fianco con un braccio, «e
non mi importa se mi definiscono gay, etero, bi, io sono una persona, e basta.»
«Interessante punto di vista, Lee, ma
davvero saresti capace di dirlo a tutti anche adesso?» indagò divertito e
sospettoso al tempo stesso Zayn, lasciando un bacio tra i capelli castani del
suo ragazzo.
«Vuoi vedere che lo faccio?» lo
provocò il minore tra i due, ridacchiando.
«Si.» rispose alla provocazione il
corvino, convinto esattamente del contrario.
Liam, al contrario di ogni
aspettativa, si alzò, dirigendosi verso la finestra, che aprì nonostante fuori
facesse decisamente freddo. Era pieno dicembre, loro erano in intimo dopo
essersi appartenuti nel loro letto, e, soprattutto, era notte fonda. Ma cosa
importava, poi, se il vicinato si fosse svegliato?
«Sono fottutamente innamorato di Zayn
Malik!» urlò alla finestra Liam, sotto lo sguardo sbigottito del moro, che poi
scoppiò a ridere, raggiungendolo, poggiando il mento alla sua spalla e
chiudendo la finestra.
«Tu sei tutto matto.» scosse poi la
testa, divertito.
«Però ti amo.» rispose l’altro,
avvicinandosi al suo viso per baciarlo; non ci volle molto affinché quel
contatto si approfondisse e si appartenessero ancora una volta, ripetutamente,
nel loro letto.
Remembering you how you
used to be
slow drowned,
you were angel,
so much more than everything.
Zayn entrò piano, senza fare rumore,
nella camera buia, illuminata, in quel momento, solamente dalla candelina
accesa che aveva posto sopra il cupcake collocato tra le sue mani. Si avvicinò
al letto, accese la lampada sul comodino e osservo Liam dormire. Riuscì a
scorgere nei suoi lineamenti l’affaticamento, e sospirò mentre una fitta al
cuore lo sorprendeva. Vederlo in quelle condizioni era bruttissimo,
specialmente avendo la consapevolezza di non poter far nulla per cambiare le cose.
La scoperta di quella malattia ancora in fase di studio –e quindi ancora senza
una cura, lo aveva distrutto, facendolo ritrovare senza la possibilità concreta
di dare una mano, e trovandosi così ad osservare il suo ragazzo farsi sempre
più debole; i medici più ottimisti confidavano nei progressi della medicina,
tutti gli altri non lo dicevano chiaramente, ma lasciavano intendere che ormai
non ci fosse più nulla da fare, poiché la malattia era in uno stadio troppo
avanzato e sconosciuto per essere gestibile.
«Liam, hey?» lo scuoté Zayn,
sorridendo flebilmente, baciandogli la fronte.
«Mh?» mugugnò l’altro,
stropicciandosi un occhio.
«Buon compleanno amore.» gli augurò il moro, baciandogli le labbra
teneramente «Cosa desideri per il tuo ventiduesimo compleanno?»
Liam soffiò sulla candelina, spegnendola,
respirando affannosamente per riprendere fiato.
«Te.» mormorò poi, proiettando i
propri occhi nocciola in quelli ambrati del fidanzato. «E’ possibile?»
«Assolutamente.» asserì Zayn, facendo
sfiorare dolcemente i loro nasi, dimentico, per qualche istante, di ogni
preoccupazione.
Voltando
la velina della terza pagina dell’album, Zayn trovò un biglietto, che non
ricordava di aver mai visto. Se lo rigirò tra le mani incerto, prima di aprirlo
e far scorrere lo sguardo sulle prime righe; gli bastò capire che fosse da
parte di Liam per fargli sentire un vuoto proprio al centro del petto. Si
asciugò le lacrime che aveva versato senza nemmeno rendersene conto, prima di
dedicarsi alla lettura.
“Mio amato Zayn, so che quando
leggerai questo biglietto per me ormai sarà già arrivato il momento di andare.
Non so perché il destino abbia voluto così, non so perché mi sia toccata questa
sorte; so solo che mi manchi da morire, sebbene io, adesso, sia ancora qui. So
che qualcuno, lassù, forse, ha progetti migliori per me, ma io non sono pronto
ad andare, non adesso che so cosa si provi ad amare sul serio qualcuno, come io
ho imparato a fare con te in questi mesi. Sei stato come un fulmine a ciel sereno,
sei arrivato quando non ti aspettavo e quando avevo smesso di cercarti. E ti
amo, nel modo più totalizzante e sconvolgente che l’essere umano abbia mai
sperimentato. Prendimi per egoista, ma io non posso e non voglio dire addio ai
tuoi occhi, al tuo sorriso, alle tue braccia forti che mi cullano adesso che
sono debilitato dalle terapie. Scusa, sto parlando troppo, inutile piangere sul
latte versato, e credo sia giunto il momento di salutarti in questo biglietto;
penso sia meglio passare questi ultimi giorni con il te fatto di carne ed ossa,
che è al mio fianco. Ti amo, Zaynie, non dimenticartelo, okay? T’aspetto.
–Lee.”
Il
moro si asciugò le lacrime traditrici, che avevano solcato le sue guance senza
avvisarlo, con il dorso della mano, prima di ripiegare il biglietto e
nasconderlo nell’album di fotografie, che ripose nel cassetto del comodino, per
custodirlo gelosamente al riparo da occhi indiscreti.
Non
si guardò nemmeno allo specchio, quando passò per il corridoio. Uscì
semplicemente, diretto verso l’unico luogo che potesse farlo sentire un po’ più
vicino al suo Lee.
Quando
giunse davanti ai cancelli in ferro battuto del cimitero, prese un respiro
profondo prima di entrare e muoversi tra i sentieri, in cerca della lapide.
La
scritta “Liam James Payne 29/08/1993 –
18/09/2015” troneggiava sulla pietra, nel ricordo più doloroso che Zayn possedesse.
Poco più di sei mesi erano passati dalla scomparsa prematura del suo ragazzo, e
la ferita sul suo cuore sanguinante era ancora aperta.
Il
moro si mise seduto sul terriccio, fregandosene del fatto che, probabilmente,
si sarebbe sporcato il cappotto. Sospirò nuovamente, come aveva fatto spesso in
quella giornata, sentendo le lacrime pizzicare ancora agli occhi. Con la punta
delle dita tracciò la scritta del nome di Liam, quasi come si trattasse del suo
viso, socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare ai ricordi che aveva liberato
quello stesso pomeriggio guardando l’album di fotografie.
«Mi
manchi.» riuscì a mormorare, triste, con un sorriso appena accennato all’angolo
della bocca e gli occhi umidi di lacrime che minacciavano ancora, nuovamente,
di bagnargli il viso.
«Signore,
perché piangi?» una vocina che poteva appartenere solamente ad un bambino lo
fece voltare, sorpreso. Si asciugò velocemente gli occhi, scrutando l’esile
figura dinanzi a lui.
«Sono
solo triste.» si giustificò.
«Gli
volevi bene?» lo interrogò il bambino, dopo aver letto lentamente, sillabandolo
silenziosamente, il nome sulla lapide.
«Lo
amavo tanto.» ammise.
«Anche
se eravate due maschietti?» aggrottò le sopracciglia il piccolo, che a stento
raggiungeva gli otto anni.
«Proprio
così.» riuscì a sorridere di quell’ingenuità, il moro.
Quando quel bambino di cui non conosceva nemmeno il nome andò via, Zayn pensò per la prima volta dopo mesi che, forse, era ancora il caso di riporre fiducia nell'umanità e che, forse, un giorno, sarebbe riuscito a trovare il suo posto nel mondo con Liam al suo fianco che non lo avrebbe mai abbandonato.
Salve!
Allora, questa os è piuttosto sconclusionata,
e non mi convince per nulla, ma ci tenevo a postarla ç_ç
Fatemi sapere cosa ne pensate :3
Fab. ♥
Crediti: Le frasi sono tratte dalla canzone "Pictures of you" - The Cure.