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Autore: Kristi 87    19/12/2007    2 recensioni
Ancora una volta si imbracciano le armi. Ancora una volta il sangue scorre. Ancora una volta il male torna, svegliandosi dal sonno più profondo.
E ancora una volta la giustizia sarà lì a combattere, e i più grandi fra i guerrieri vestiranno le loro armature per l'umanità, combatteranno per la gloria, per la pace, per la giustizia.
Ma... Un segreto oscuro stavolta intralcia l'operato di Atena e un alleato insospettato e pericoloso agirà per svelarlo.
E ancora una volta qualcuno aprirà il vaso di Pandora...
Genere: Romantico, Commedia, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Pandora_10

TA-DAAAN... Ok sono leggermente in ritardo.Ma su che alla fine l'importante è che ho scritto il capitolo, no? Come, NO?

Dawn Lily: Sì ho frequentato il classico. Grazie dei complimenti

Killkenny: Grandi, grandissime gatte da pelare.

Shun di Andromeda: Sinceramente aveva paura di aver sbagliato, il mio greco è un po' arruginito ^^". Sì, cerco sempre di non rendere troppo pesante il capitolo, anche perché preferisco un fine capitolo leggero rispetto ad uno pesante, grazie anche a te dei complimenti ^^.

Ora. Io riesco a scrivere scene di combattimento realmente orribili, con questo non vi chiedo di chiudere un occhio, ma per carità se volete... Tuttavia se avete dei consigli da darmi in proposito ve ne sarò gratissima.

Mi dispiace dei cosmici (tanto per rimanere in tema con la storia) ritardi, però è un periodo un po' affollato, oltre alla totale mancanza di voglia di scrivere, senza scordare la confusione in cui vegeta la trama di questa storia ma cercherò di essere un po' più produttiva in futuro ^^. Ancora grazie a tutti ^^.

P.S.: Il narratore è onniscente, ovvero sa tutto ciò che accade, che è accadutò e che accadrà. Beato lui.

Non si può dire che quella notte fu tranquilla. Il destino aveva appena cominciato a muovere le sue pedine, su una scacchiera ferma da troppo tempo, facendo non poco rumore. Non fu tuttavia un notte infausta, anzi, tirando le somme, si può azzardare che fu quasi positiva.

Ma ancora pochi sapevano ciò, e tra questi 'pochi' non rientrava Shion, Gran sacerdote di Atena, che quella notte non riusciva a dormire, e scrutava le stelle.

Nonostante la dea si fosse incarnata, potendo quindi occuparsi del suo Santuario e dei suoi fedeli lei stessa, la figura di Shion era stata necessaria. La giovane nella cui la dea ora era ospitata, era abile nel gestire un impero di stampo moderno, non una società rimasta ferma all'epoca dell'antica Grecia. Si era mostrata quindi la necessità di una figura a cui la giovane potesse appoggiarsi, e dalla quale apprendere come governare il Santuario.

Shion aveva cercato di rifiutare l'incarico, sentendosene indegno, ma le insistenze erano state tante e tali che era tornato a sedere sul trono della Tredicesima, quando non vi era la sua pupilla ovviamente. Ed erano servite tutta l'esperienza e tutta l'abilita del Gran Sacerdote per rimettere in piedi quello sperduto luogo vicino ad Atene. Le abilità congiunte di Lady Isabel e del vecchio cavaliere dell'Ariete avevano fatto rifiorire tutto il Santuario, ed ora, vicino all'acropoli, ove c'erano le Dodici Case e la dimora della dea, era sorto un piccolo e pacifico borgo che dava l'impressione che l'epoca degli dei greci non fosse mai tramontata.

Ma. C'era un 'Ma'. Non fu una semplice questione pratica a indurre Atena a manifestarsi in sogno alla giovane Isabel ed a comandarle di far tornare Shion. Fu una questione più importante. Shion semplicemente sapeva .

Sapeva, ma ancora non conosceva gli eventi, tutto qui.

Il Gran Sacerdote stava scrutando le stelle quella movimentata notte, e si interrogava su quel senso di inquietudine che da qualche tempo a quella parte lo accompagnava. La pace, ottenuta con fiumi di sangue e sacrifici, gli appariva ora più simile alla quiete prima della tempesta che effettivo ristabilimento dell'ordine. Ma come detto ancora non poteva sospettare nulla.

-Siete inquieto mio Gran Sacerdote?-

Shion si voltò e accennò un lieve inchino alla fanciulla che era appena entrata senza il bisogno di farsi annunciare da voce umana.

-Mia dea, cosa vi conduce qui?-

Vicino alla grende statua di Athena, stavano una ragazzina e un guerriero, diversi per età e fisico, ma lo smarrimento che si depositava nel loro animo, mischiandosi all'ansia e all'attesa di un qualcosa, in un certo senso li rendeva simili.

Solo che la fanciulla sapeva.

-Ho bisogno di parlarvi Shion, e ancora una volta del vostro consiglio...- Athena si fermo e guardò il perplesso Sacerdote -...è una storia che dovreste conoscere molto bene. Una storia che ebbe inizio all'epoca del mito...-

E Shion capì.

***

Sotto un olivo senza foglie un carillon, neglettamente abbandonato tra le radici dell'albero, suonava la sua melodica canzoncina e una bimba dai capelli neri danzava a quel suono armonioso. I suoi capelli svolazzavano intorno fendendo l'aria scura, confondendosi con essa. La bimba accompagnava la danza con il canto, la sua voce infantile attirò un uomo che camminava tra le tenebre, che si fermò a guardarla affascinato

-Canti ancora per Lui Beatrice?-

La bimba si fermò e aprì gli occhi di Demone sorridendo all'uomo

-È l'unico che mi possa sentire da dove mi hai ordinato di rimanere...-

-Non manca molto e poi potrai tornare tra i viventi- le disse dolcemente

-Sì, manca veramente poco Innominato. Presto i cancelli si apriranno e le catene saranno spezzate...-

Isilpeko sorrise alla 'piccola' che lo guardava in attesa

-...E presto avrai la tua ricompensa Beatrice.-

La bambina sorrise di più

-Ma prima devo terminare il mio compito, vero?-

-Tutti abbiamo la nostra parte in questa recita, nessuno escluso...-

***

Sotto le stelle stava anche un'altra fanciulla, ignara della sua parte, seduta sul terreno coperto di rada erbetta. Vicino a lei una maschera bianca era lasciata sul terreno, e la pelle chiara del viso godeva della carezza dell'aria notturna. Sapeva che non avrebbe dovuto togliersi la maschera dal viso quando si trovava fuori dal gineceo, ma non aveva saputo resistere alla tentazione di rimanere qualche tempo sola con se stessa, lontana dalle sue compagne.

Rimanere da sola per riflettere.

Pareva inutile essere arrivata fino a lì, non aveva ottenuto nulla.

Le tornavano in mente, senza sosta, tutti i pensieri che l'avevano portata fino a quel momento; tutte le decisioni prese in modo forse troppo avventato, ma con una decisione, una sicurezza che andava ora scemando.

Cosa si era aspettata?

Cosa voleva veramente ottenere con quella decisione, con quella scelta?

Aveva davvero creduto che divenire una sacerdotessa di Athena avrebbe cambiato le cose?

Lo aveva visto, il giorno dell'assegnazione, entusiasta, felice di vederla. Ma quell'entusiasmo era ora svanito come neve al sole.

Shunrey aveva immaginato diverso quel momento: aveva sognato che lui aprisse le braccia per accoglierla in un abbraccio e che poi le levasse la maschera per baciarla dolcemente.

Asciugò rabbiosamente, con il dorso della mano, le lacrime che scendevano lungo le guancie morbide. Ma per quante ne asciugava altrettante rotolavano giù dalle ciglia nere.

Aveva fatto tanto per poter essere al suo fianco in ogni momento, per poter amarlo da pari a pari... Un singhiozzo impietoso le sfuggì, e poi un altro e un altro ancora...

-Shunrey? Ehi? Shunrey? Guarda che ti sta cercando la responsabile del gineceo!-

La ragazza sobbalzò al richiamo e asciugò frettolosamente le lacrime

-Sei qui? Ehi?-

-Sì sono qui Cristina...- la voce uscì più tremolante di quel che aveva previsto

Con la consueta grazia elefantina Cristina si sedette vicino alla compagna, scrutandola attentamente

-Ma hai pianto?- chiese senza la minima ombra di tatto

-N-no...- mugolò l'altra

-Ma se hai gli occhi rossi!-

-È notte fonda come accidenti fai a vedere se ho gli occhi rossi?-

-Ehi calma ho solo fatto una domanda...!- esclamò l'altra alzando le mani

Un silenzio imbarazzato calò fra le due, finché l'Italiana non indagò, sempre con la più assoluta mancanza di tatto, sullo strano comportamento dell'altra.

-Dannazione ti ho detto che non ho niente!- sbottò mentre una lacrimuccia le rigava di nuovo

Al che l'altra la osservò un minuto per poi abbassare gli occhi e borbottare qualche parola per scusarsi, giocherellando con la maschera appoggiata in grembo. Il silenzio di Cristina, troppo imbarazzata dalla situazione per parlare, incoraggiò Shunrey a sfogarsi.

-È che...Che...Sono venuta qui per una persona... E-e ora...- la ragazza si buttò al collo dell'altra che si paralizzò all'istante, tra le frasi sconnesse della compagna -...O-ora n-non so p-più cosa f-fare!-

Cristina le passò goffamente una mano lungo la schiena, in quello che doveva essere un gesto consolatorio. Dopo qualche minuto i singhiozzi di Shunrey si calmarono

-Grazie di avermi ascoltato- disse timidamente con un lieve rossore, non dovuto al pianto, rivolta a Cristina

-M-ma figurati- balbettò questa confusa, per poi riprendersi e sbadigliare sonoramente -...Hmf, credo sia ora di tornare nel gineceo, prima che alla nostra cara responsabile parta un embolo- disse alzandosi

-Hai ragione...- e dicendò così si alzò a sua volta e seguì l'altra

E mentre le due scomparivano velocemente dietro una curva del piccolo sentiero, una figura avvolta in un lungo mantello appariva nello stesso spiazzo erboso in cui le due si erano fermate prima, accasciandosi a terra...

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