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Autore: They dont know about us_    01/06/2013    0 recensioni
Vagavo per le strade di New York, avvolta nei miei pensieri, con la sigaretta in una mano, e il cellulare nell’altra; stavo scrivendo un messaggio a Jade, nel quale la avvisavo che stavo per andare a casa sua. Mentre schiacciavo invio, mi portai la mano alla bocca per prendere un’ultima tirata dalla mia sigaretta, ma sbattei contro qualcuno, e caddi per terra. “Cazzo…” Imprecai vedendo il fumo della sigaretta spenta nella pozzanghera. “Oddio, scusami…” disse il ragazzo, allungandomi un braccio; alzai lo sguardo ,che fino ad ora era rimasto a fissare la sigaretta, verso il suo viso. Rimasi sorpresa di vedere il suo viso dolce, innocente e pieno di felicità, dalla quale balzavano due stupendi occhi azzurri e una testa di capelli biondi, chiaramente tinti...
Attenzione: contenuti forti (AUTOLESIONISMO).
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La campanella suonò, per la mia salvezza, e uscimmo tutti dalla nostra classe, come un branco di pecoroni. Beh, dopo tutto era quello, che la maggior parte dei miei compagni di classe era. Quando uscii ammirai il cielo nuvoloso, che si estendeva sopra le nostre teste, e aspirai a pieni polmoni, l’aria pungente, e male odorante della nostra città; con quel clima mi sentivo quasi bene, dato che esprimeva tutto quello che c’era nella mia mente. Salutai Jade con un semplice abbraccio, che mi riscaldò , per un momento, il cuore; lei sapeva sempre bene, quando ne avevo bisogno; e in quel momento ne avevo la fame. Arrivai a casa e vidi mia sorella stravaccata sul divano, da dove si alzò appena entrai in casa; le feci un cenno della testa, come saluto. "Lei c’è?" chiesi, conoscendo già la risposta. "No…" rispose lei venendomi ancora più vicino, vedendomi non per niente sorpresa. Ormai sapevo cosa aspettarmi da mia madre. Mia sorella mi abbracciò forte." È tutto a posto… " le sussurrai; non riusciva a darmi alcun tipo di calore il suo abbraccio, diversamente da Jade; lei non provava le stesse cose, e nemmeno provava a parlare con me. Quell’abbraccio sapevo, che serviva più a lei che a me. Lei si indirizzò al tavolo, già apparecchiato esclusivamente per due persone. Mi fece cenno di sedermi al tavolo. "Non ti preoccupare, io non mangio" le dissi fredda, indirizzandomi già verso l’uscita della cucina. "Tu, non mangi? E invece io dico di sì, ti prego Hope, non fare così, di nuovo…"mi bloccai, e riflettei su quelle parole, espresse così dolcemente e premurosamente. “Già, di nuovo. È brutto da dire, vecchia mia, ma ci siamo già cadute dentro a questa trappola”. Feci marcia indietro e afferrai un mela, mordendola, lasciando che il succo dolce, e la polpa dura, mi solleticassero il palato. "Contenta?" biascicai, vedendo una piccola luce accendersi nei suoi occhi. "Sì…Ehi aspetta, non resti a farmi compagnia?" vedendomi abbandonare la mela sulla tavola, e dirigermi verso il piano superiore. "No , devo fare alcune cose, e poi esco…>> << A ok…" disse rassegnandosi. Feci le scale di corsa. Quel giorno era diverso, ne sentivo veramente il bisogno, non resistevo. Entrai in camera velocemente, sbattendo la porta per la fretta che mi premeva il petto. Entrai nel bagno, accessibile dalla mia cameretta, e chiusi la porta a chiave. Misi lo sgabellino di legno vicino al lavandino, ci salii sopra e mi allungai per prendere l’oggetto che tenevo nascosto sopra al mobiletto; un’oggetto pericoloso in mano di una bambina, ma essenziale nella mia. Quando lo afferrai, sentii un dolore acuto, ma familiare, provenire dal mio palmo. Quando avvicinai il pugno alla mia faccia, vidi scendere un rivoletto rosso di quella cosa, di cui ne amavo l’odore. Il sangue. Avvicinai il pugno ai miei occhi, che erano completamente sbarrati e pieni di una strana gioia, come quella che un’innocente bambina ha quando scopre il sapore della vendetta. Ne fiutai l’odore, dopo di scesi dallo sgabello, appoggiai il pezzetto di vetro sul lavandino, aprii l’acqua fredda e misi sotto il pugno. Dopo di che lo aprii, rivelando la ferita, non troppo profonda. Quando l’acqua ghiacciata mi bagnò la ferita, sentii la mano che iniziava a intorpidirsi, e ma mano che il dolore diventava straziante, la mano diventava viola. Ad un certo punto decisi che era abbastanza così, spensi l’acqua e asciugai la mia mano dolorante. La mia concentrazione andò verso il pezzettino di vetro, posato sul bordo del lavandino. Mi avvicinai e lo afferrai saldamente, dopo di che afferrai il lembo della mia felpa e tirai su, mostrandomi le cicatrici già presenti sul braccio e ,alcune, ne ancora rimarginate del tutto. "Cazzo, questa settimana ci ho dato dentro" sussurrai osservando il mio braccio. Bene, solo che bene, dato che avrebbe bruciato di più, e scivolai lungo la parete fredda del mio bagno. Presi il vetrino, ed iniziai ad incidere. " Non…sei…abbastanza…" sussurrai, osservando la scritta sul mio braccio. Iniziai a piangere. Era molto strano che piangessi, di solito il dolore acuto mi faceva smettere di pensare ai brutti ricordi, ma sta volta non era così, evidentemente. Mi alzai traballante, dato le poche forze, e misi nuovamente il braccio sotto l’acqua. Quando ebbi finito la lunga agonia, osservai la mia felpa. "Grande, non l’ho sporcata." Asciugai il mio braccio; non curandomi del bruciore che il tessuto provocava sulle ferite, tirai giù la manica della felpa blu elettrico che indossavo, e aprii la porta del bagno. Con mia sorpresa, trovai fuori, seduta sul mio letto, mia sorella con le lacrime agli occhi. Quando sentì aprire la porta, balzò in piedi, asciugandosi con la manica della sua maglietta, gli occhi. "Lo hai fatto di nuovo, vero?". Sapeva che mi ero ancora tagliata. La guardai fredda, senza neanche risponderle. Lei si avvicinò velocemente, e allungò le mani verso il mio braccio, ma la fermai prima che potesse alzami la manica. "Lascia stare…" le sussurrai con la mia voce dolce, ma fredda. Uscii di fretta da camera mia, scesi le scale e presi il mio giubbino di pelle. Aprii la porta, e sentii lo sguardo di mia sorella sulle spalle. "Non puoi risolvere i problemi in questo modo, Hope…" si avvicinò e mi mise la sua mano sulla spalla, ma io mi divincolai e uscii dalla sogliola di casa mia. "Perché sei sempre così fredda Hope ? " mi urlò dietro, in preda alla disperazione. Non risposi e, continuando a camminare, mi accesi una sigaretta. Spero che vi piaccia, mi raccomando recensite! Baci, Hope ♥
   
 
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