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Autore: Julietaemint    01/06/2013    2 recensioni
Il suo respiro si fermò per un secondo, i suoi occhi si sgranarono. Aprì la bocca, rimasero ad osservarsi per dieci interminabili secondi.
Quando s’incontrarono, i loro sguardi s’incrociarono così intensamente da scontrarsi violentemente e allo stesso tempo sfiorarsi dolcemente; quale attrazione nasceva tra i due ogni volta che accadeva.', ecco cosa venne in mente a Jong, immediatamente.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Taemin
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Rimasero in quel letto, in quella stessa posizione, per altre due ore.
Nessuno poteva interrompere quell’armonia – ne erano certi. Era tutto perfetto, si sentivano, per la prima volta, al posto giusto, nel momento giusto, con la persona giusta.
Qualcosa, però, gli interruppe.

‘driiiin’ – il telefono di Kibum emise un suono, una chiamata.

<< Santa miseria, ancora loro. >> afferrò il telefono, pronunciando quelle parole con un tono così annoiato, quasi maledicendo quella telefonata.

Jong si girò di scatto e si mise ad osservare l’altro, che intanto si era seduto con le gambe incrociate sul letto.
Amava osservarlo, in tutti i suoi particolari che nessuno avrebbe mai notato, tranne lui, in quell’emblema di bellezza che sembrava emanare da tutti i pori della delicatissima e rosea pelle.
Non aveva mai visto niente di più perfetto – la sua carnagione, le sue labbra, gli ricordavano la delicatezza dei fiori di ciliegio a primavera.
 
<< Sì, va bene. Adesso? Come vuole, ho capito. Arrivederci. >> Kibummie si passò una mano sul volto, poi guardò Jong.

<< Mi accompagni, vero? >> fece un’espressione dolcissima, sembrava un bimbo che chiedeva disperatamente del gelato alla sua omma, con il musetto di fuori e gli occhi che brillavano, a differenza che i suoi brillavano ogni qualvolta incontrassero quelli di Jonghyun.
 
Jonghyun sorrise, si morse il labbro. Poi realizzò quella domanda – quello sguardo riusciva sempre a distrarlo. Fece una faccia interrogativa.

<< Mi han detto che ho una comunicazione importante da parte di mio padre, che addirittura è tornato nuovamente in ufficio per parlarmi. >>

<< Niente di grave? >>

<< Non penso. >>

I due si alzarono, si prepararono, e si diressero all’ufficio.
Era carino come Jong potesse, in ogni modo, far sentire Kibum importante. Gli aprì la porta e gli fece cenno di precederlo, gli porse il cappotto, gli allacciò le scarpe. Poi lo baciò.

Una volta in ufficio, Jong si sedette nella sala d’attesa, mentre Key si diresse nella stanza.
Non era affatto preoccupato, stava seduto composto, sfogliando una rivista che aveva trovato lì, notando le Chanel bianche di Key proprio sotto un outfit costosissimo, uscito la settimana precedente.
 
Dopo una mezz’oretta, vide una cosa che non s’aspettava affatto.
Kibum gli venne incontro, con una faccia stanca, quasi rassegnata. Non l’aveva mai visto così.

<< Andiamo. >> si limitò a dirgli soltanto questo, senza neanche incitarlo ad alzarsi.
Jong non fece domande, lo seguì e basta. Per il tragitto di ritorno alla fermata del bus, tacettero.

<< Kibum, cos’è successo? Ti si legge negli occhi che qualcosa non va. >>

<< L’ultima cosa che volevo sentire, che vorrei. L’ultima cosa che immaginavo, ora. >> il tono di Kibummie era tanto serio da far quasi rabbrividire Jong.

<< Cosa? Kibummie cosa? Ti prego devi dirmelo. >> Jong sembrava sbiancare, a quelle parole.
 
Key stette in silenzio. Incominciò a tremare, dalle gambe fino alle labbra. Gli occhi si riempirono di lacrime. Quelle parole non volevano proprio uscire dalla sua bocca – probabilmente era lui a non volerle più sentire pronunciare, nemmeno da se stesso.
 
<< Jong io..i miei genitori mi hanno annunciato che, per motivi di lavoro, non ci sarà più la possibilità che io resti in questa città. Anche l’ufficio si trasferisce, con tutti i suoi funzionari.
Per giunta, c’è nuova possibilità di lavoro anche per i genitori di Taemin. >> quelle parole erano uscite di getto, così confusamente, dalla bocca di Kibum, che era ormai il lacrime, quasi di liberazione. Aveva parlato di Taemin a Jong – infondo non c’era niente di male.
Non poteva crederci, non riusciva quasi a realizzare.

Jonghyun si bloccò, non mosse un passo.

<< Kibum, dimmi che è una bugia. Dimmi che stai scherzando, che è tutto un sogno. Dimmi che non è vero, che non te ne andrai, che non mi lascerai da solo. Ti prego.. >> quelle ultime parole si erano unite ad un pianto supplichevole. Jonghyun era distrutto, aveva realizzato subito.
Il suo più grande incubo, la sua più grande disperazione.
 
Kibum si buttò fra le sue braccia. Lo strinse per quanto potesse. Sembrava non ci fosse alcuna soluzione.  
 
Tornarono a casa, stavolta in quella di Kibummie. Non avevano intenzione di separarsi, non potevano perder tempo. Non sapevano neanche di quanto gli fosse rimasto.
Key aveva provato in tutti i modi, cercando di convincere suo padre, che davanti alla sua richiesta di restare era rimasto rigido, sempre devoto al suo lavoro e non alla felicità di suo figlio.

L’appartamento di Key appariva sfarzoso, quasi lussuoso. C’erano mobili moderni costosi dovunque – non amava il mobilio d’antiquariato.
Ma, in quel momento, a Jong non venne nemmeno minimamente in testa di mettersi ad osservare.
Si stesero sul letto, stavolta quello di Key, matrimoniale, con un copriletto di cotone rosso, vellutato.
Jong si portò le mani al viso – il suo pianto era incessante.
Kibummie non sapeva se a fargli più male era quella notizia – che ancora non realizzava a pieno – o quel viso così pieno di dolore, quanto il suo.

Si strinse in un abbraccio fortissimo all’altro.

<< Io non voglio lasciarti. >> sussurrò, fra il sapore di sale di una lacrima e l’altra.

<< Promettimi che troveremo una soluzione. >> ansimò Jong. Il suo respiro era smozzato da quelle lacrime, così fredde, così dirompenti.

I due si addormentarono insieme. A nessuno importava realmente, ancora di più, di quello che fosse successo il giorno seguente. Sembrava tutto finito, come se un domani non fosse realmente esistito, o almeno non avrebbe avuto alcun senso.

Quello che, ora, aspettava Kibum, era comunicare del trasferimento a Taemin.
Suo padre gli aveva raccomandato di parlargliene, perché sarebbe di sicuro stato maggiormente capace di spiegargli le motivazioni.
Sapeva che gli aspettava una giornata peggiore di quella corrente, sapeva cosa gli andava incontro, pur non volendolo nemmeno immaginare.
  
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