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Autore: Book boy    01/06/2013    1 recensioni
Una pioggia di ordigni nucleare oscura il cielo e si schianta sulla terra, trasformandola in un Inferno.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il fuoco si avvicina e mi scotta la pelle. Lo sento, è vicino ormai. La luce mi acceca gli occhi. Dietro di me sento alcune persone gridare frasi sconnesse, alcune senza senso, altre non le sento nemmeno. Un voce spicca fra le altre. La voce di un uomo, che grida “Vieni dentro!” io mi sento perso, quasi come se fossi già morto. All’orizzonte un altro lampo di luce squarcia il celo terso e pieno di nuvole del tardo pomeriggio. Poi un altro lampo, ancora più lontano. Ormai i miei occhi non vedono quasi più niente. Mi lacrimano copiosamente. Le palpebre mi si chiudono quasi d’istinto, per salvare la vista. O almeno ciò che ne rimane. Sento il fuoco che mi scotta la pelle. Poi due braccia possenti mi stringono le spalle e vengo spostato di peso verso le voci dietro di me. Un altro bagliore all’orizzonte, un altro lampo. La paura mi attanaglia le viscere. Non so cosa fare. Spero che duri poco e che in pochi secondi io muoia. Ma invece la tortura continua e sento la pelle iniziare a scivolarmi giù dal corpo, mentre le mani che stringono le spalle mi stanno letteralmente spellando. Il calore è a dir poco insopportabile. Sento gli occhi che iniziano a uscire fuori dalle orbite. Ormai non sento nemmeno più il dolore. Cerco di spostare lo sguardo e guardandomi intorno vedo l’inferno. Ovunque ci sono cadaveri carbonizzati e persone che urlando mentre i brandelli di pelle gli cadono dal viso e dalle mani. Le mani che mi stringevano e mi tiravano hanno lasciato la presa, l’uomo è scappato via andando a rinchiudersi in un edificio. Io non so cosa fare, ormai sento che la mia ora è giunta e che ormai sto per morire. Sento il cuore che rallenta i battiti. Lentamente, prolungando la mia sofferenza. Spero che finisca presto. Improvvisamente sento che mi sale su per la gola un conato di vomito e rigetto sulla strada la bile. Capisco che si tratta delle radiazioni. Mi guardo le mani. Sono un ammasso di carne bruciata e marcia, che cade a pezzi. Guardo il cielo e vedo migliaia e migliaia di particelle radioattive ricadere su di me. La mia sorte ormai è segnata ma mi chiedo perché non sia ancora morto. E’ una punizione probabilmente, o almeno credo. Guardo verso l’orizzonte e intravedo svariati funghi atomici che si innalzano verso il cielo, che è ormai diventato rosso per il tramonto. Coperto dalle nubi radioattive. Sento un brivido che mi percorre la colonna vertebrale. Ecco, la sento. È arrivata anche per me. La morte. Non ho paura, non più ormai. Chiudo gli occhi che ormai lacrimano sangue e mi sdraio sull'asfalto bollente. Un ultimo respiro e un pensiero fisso che mi si è piantato in testa. Una domanda: perché?
  
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