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Autore: Alwaysnape    02/06/2013    5 recensioni
''- Dobbiamo aiutare degli… ehm… amici- disse Chirone lanciando uno sguardo alla donna ignota.''
Una scuola di magia e un campo di semidei. Uniti per sconfiggere un unico nemico.
Tra amori, conflitti, tradimenti, nuove amicizie e sconcertanti verità.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Percy Jackson, Rachel Elizabeth Dare, Talia Grace
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
POV Rachel
-Crono si sta servendo di Voldemort per tornare.
Silenzio. Silenzio. Ed ancora silenzio. Così per qualche minuto.
Passai lo sguardo su ogni presente, aspettando che qualcuno parlasse.
Prima su Nico. Annuiva; lui sapeva tutto fin dal primo momento. Nico c’era quando ebbi la visione e, avendo bisogno di parlarne a qualcuno, fu proprio lui il primo a saperlo. Poi passai a Talia. Guardava la punta di una freccia; i suoi sentimenti erano incomprensibili già da un po’ di tempo: non era né impaurita, né arrabbiata, ma chiaramente non era tranquilla. Poi ad Annabeth e Percy. Si tenevano per mano e lei gli sussurrava qualcosa all’orecchio. Probabilmente per calmarlo, infatti, non appena aveva sentito del ritorno del suo nemico, si era irrigidito come se Medusa lo avesse appena pietrificato. I tre professori. La McGranitt tentava di parlare col preside, ma lui, assorto nei suoi pensieri, si limitava ad annuirle. Invece, la Cooman borbottava e, occasionalmente, tentava di condividere i suoi pensieri con Silente. Poi posai lo sguardo sui tre ragazzi. La ragazza, Hermione, sfogliava decisa un libro e, quando il rosso la chiamava, lei gli rispondeva in malo modo. La copia di Percy con gli occhiali meditava a braccia conserte.
 Mi chiesi a cosa potesse pensare, cosa stesse facendo prima di essere chiamato qui, com’era la sua vita. E poi compresi di non sapere nulla di lui come lui non sapeva nulla di me.
L’ultimo che guardai fu Lanx, che sgranocchiava spasmodicamente il colletto della camicia. Poi il preside parlò.
-No. Non si sta servendo di Voldemort. Obbiettivamente non stanno nemmeno collaborando, i due. Perché, in effetti, non sono nemmeno due.
-Cosa vuole dire con questo?- Annabeth titubante.
-Loro hanno la stessa essenza.
-Si spieghi professore.- Il rosso.
Io sapevo di cosa si trattava, ma speravo che non fosse vero.
-Ogni persona ha la stessa essenza di un’altra. Beh –sorrise- si può dire che Voldemort e Crono siano anime gemelle. Ciò sarebbe perfino divertente in altre circostanze. Infatti, se le anime si ricongiungono i loro poteri si fondono e, a volte, creano l’invincibilità.
Le mie idee furono confermate.
-Quindi ognuno di noi potrebbe essere invincibile, se solo trovasse quell’altra persona.- Nico sembrava piuttosto interessato.
-Ecco non è così semplice. L’anima gemella potrebbe essere già morta o non ancora nata. E poi è molto complicato far emergere il collegamento o anche solo scoprire la sua esistenza.
-Preside…- dissi esitante pronta a raccontare le mie visioni.
Silente mi guardò negli occhi. Senza che mi facesse alcun cenno, compresi che non dovevo parlare. Annuii.
 
 
//POV PERCY\\
Rachel annuì al preside.
-Crono e Voldemort… l’hanno scoperto il collegameto.- farfugliò.
Era chiaro che non era ciò che voleva dire, sembrava come se Silente le avesse detto telepaticamente di non fiatare.
-Beh- pure la McGranitt aveva capito che c’era dell’altro –possiamo solo sperare che non sia così.
-Bene – esordì il preside- si è fatto tardi. Harry, Ron e Hermione voi potete tornare nei vostri dormitori. Invece, voi potrete passare la notte nella Stanza delle Necessità.
 
 
La riunione era finita e la McGranitt ci stava portando in questa ‘’Stanza delle Necessità’’. Rachel era l’ultima nella fila e palava animatamente con Nico.
-No!- disse decisa
-Ma…
-Sh.
-Rachel- la chiamai a bassa voce. Era chiaro che lo aveva zittito a causa del mio arrivo.
-Percy…
-Ho interrotto una conversazione importante vedo.
-Si- sbottò Nico.
-No…- l’Oracolo lanciò un’occhiata arrabbiata al figlio di Ade.- Dimmi.
-Che cosa è successo là dentro con il preside?
-Cosa?- era come spaesata- No, nulla. Tranquillo.
Fece un sorriso. Uno di quelli che si fanno solo per nascondere qualcosa. Magari, qualcosa di terribile.
Li lasciai soli. Non c’è modo di estorcere a Rachel un’informazione che non vuole darti.
Andai da Annabeth, le misi un braccio sulla spalla e lei mi stampò un bacio.
-Andrà tutto bene- mi sussurrò all’orecchio.
Quasi pensai che sarebbe stato realmente così. Pensai che fosse tutto uno scherzo. Immaginai di stare sdraiato sul mio letto della Casa Tre ad ascoltare lo scroscio dell’acqua. Immaginai che da un momento all’altro sarebbe entrata Annabeth per chiedermi di dare insieme le lezioni di scherma. E io avrei annuito, sovrappensiero, l’avrei presa e fatta sdraiare sul letto, accanto a me, solo per sentire che c’era e che stava con me. Non avrei fatto altro. Semplici baci. Ma sul più bello sarebbe entrato Grover che, imbarazzato, avrebbe bofonchiato qualche scusa.
-Eccoci.- la McGranitt mi riportò alla realtà. La dura realtà.
La realtà in cui Voldemort stava per attaccare. In cui Ginny stava con Dean.
Ebbi un sussulto. Quelli non erano i miei pensieri.
-Percy- Annabeth mi scosse.- Testa d’Alghe stai bene?
Lo disse in modo scherzoso ma si capiva che era davvero preoccupata.
La professoressa guardava un muro.
Dovevamo essere arrivati all’incirca al settimo piano. Sulla parete opposta all’interessante muro della McGranitt c’era un arazzo raffigurante dei mostri che bastonavano un uomo basso e tozzo.
La professoressa iniziò a passare davanti al muro e, prima che Nico riuscisse a protestare, apparve una porta.
-Prego.
Entrammo uno ad uno, sbalorditi.
La stanza era rettangolare e piuttosto ampia, c’erano tre letti lungo i due lati e, in fondo, una porticina faceva supporre l’esistenza di un’altra stanza.
-Bene, fatevi trovare pronti alle sette e mezza di domani, qui fuori. Vi auguro una buona dormita, se avete bisogno di qualcosa, basta pensarci molto intensamente.
La professoressa uscì chiudendo dietro di se la porta. Rachel, seguita da Lanx e Nico, andò subito in avanscoperta per scoprire cos’era la porticina. Talia posò il suo zaino sul primo letto a sinistra e iniziò a pulire il suo arco. Io mi sedetti su un letto. Annabeth si posò delicatamente sulle mie ginocchia e mi mise le braccia intorno al collo. Quando le nostre labbra si sfiorarono, tutta la stanchezza della giornata sembrò sparire. Approfondii il bacio. Avevo bisogno di lei più di ogni altra cosa.
Mi sdraiai non staccandomi dalle sue labbra. Sentivo i suoi riccioli biondi sotto una mano mentre con l’altra le accarezzavo i fianchi. Lei si staccò solo un istante da me, per sussurrarmi a fior di labbra una semplice parola: ‘’insieme’’.
Credo che a tante persone quella parola non avrebbe fatto molto, ma per me era rassicurante, magnifica. Questo perché durante la Seconda Guerra con i Titani non eravamo così, combattevamo spesso insieme, ma non era la stessa cosa. C’era Rachel, la gelosia e, beh, sua madre.
Annuii quasi impercettibilmente, per poi reimmergermi in quel bacio.
-ehm, ehm.
Forse non me ne ero accorto oppure non m’importava, ma era da qualche secondo che Nico mi chiamava imbarazzato.
-Percy, non volevo, ecco, interrompervi, ma c’è un messaggio-Iride per te.- disse indicando la porticina.
Mi alzai lasciando Annabeth con un unico bacio sulla guancia.
Percorrendo la stanza verso quell’unica porticina mi domandai chi potesse essere. Sperai in mio padre, Poseidone. Poi in mia madre. Infine a Chirone. Ma non era nessuno di loro.
-Jackson!
Era una voce che mi aveva insultato talmente tante volte, che ormai era impossibile per me non riconoscerla.
Una ragazza massiccia con dei capelli rigorosamente lisci e un viso corrucciato.
-Clarisse.
-Jackson! Voglio una spiegazione per la tua assenza.
-Chirone non vi ha detto nulla…?
Sembrava che Carisse fosse preoccupata o, persino, intimorita.
-No! Non cambiare discorso.
-Ma, veramente io… Ok, stiamo in una scuola di magia in Scozia. Crono non è stato distrutto.
-Chirone è scomparso da stamattina- disse solennemente.
-Cosa…?
-Ha lasciato una lettera.
-Che dice?
- ‘’A Clarisse La Rue’’- iniziò con fare altezzoso- ‘’Torno presto. Percy e gli altri sono partiti per un’impresa. Se non torno entro cinque giorni mandagli un messaggio-Iride. Finché starò fuori tu sei il capo. Buona Fortuna, Chirone.’’.  L’ha scritta di fretta, si vede dalla calligrafia.
-Non ho la più pallida idea di dove possa essere andato.
-Jackson, non sai mai nulla. Vammi a chiamare Annabeth!
L’insulto non mi sfiorò nemmeno, mi alzai, uscii dalla porticina e chiamai Annabeth.
-Percy, -iniziò titubante- che…?
-Chirone, è scomparso. C’è Clarisse.
Ma in realtà non c’era più. Appena entrammo, sentimmo solo un urlo. Acuto. Di paura.
-Clarisse!- Annabeth corse verso l’acqua.
Non c’era più nulla, solo l’eco di quell’urlo nelle nostre orecchie.
-An.- le dissi nel modo più dolce possibile- non c’è nulla lì. Se sta succedendo qualcosa di importante ci ricontatterà.
-Ha urlato! Avranno attaccato il Campo?
Risi.
-Perseus, stanno attaccando la tua casa e tu ridi?
Risi ancora di più.
-Sapientona, prima di tutto il Campo è protetto dal Vello che, a sua volta, è protetto da Peleo. Secondo, sei adorabile quando sei preoccupata.
Sorrise anche lei.- Hai ragione. Testa d’Alghe.
La abbracciai tentando di tranquillizzarla e ancora tenendoci per mano ritornammo nell’altra stanza.
-Che è successo?- chiese Nico esitante.
-Clarisse, Chirone è scomparso. –disse Annabeth rassegnata.
Nico mormorò qualcosa a Rachel. Talia sembrò ancora più triste del solito.
-Ma aveva lasciato una lettera- dissi per tirare un po’ su il morale- Diceva che sarebbe partito e che presto sarebbe ritornato. Nulla di cui preoccuparsi.
O almeno speravo fosse così.
 
 
Era notte. Buio. Silenzio. Ad un tratto qualcosa di freddo mi sfiorò la gamba. Allungai la mano verso Vortice la quale giaceva sul comodino. La stavo quasi per far scattare quando una voce che amavo mi sussurrò:- Sono solo io, non mi infilzare. Ho freddo e non riesco a dormire.
A me andava più che bene.
Annabeth mi diede un bacio e poi si accucciò sul mio petto.
Così, alla semplice luce di una luna che non c’era, sembrava così spaurita e indifesa. Invece, io sapevo com’era in battaglia. Sapevo che quegli occhi, ora chiusi, riuscivano a terrorizzarti con un solo sguardo. Sapevo che non sarei riuscito a proteggerla più di quanto lei non ci riuscisse da sola. Sapevo di amarla. La maga.
La stavo ancora studiando quando sentii il suo respiro cambiare. Si era addormentata.
Mamma me lo diceva sempre da piccolo: ‘’Lo capisco quando ti addormenti, sai, ti cambia il respiro.’’
Baciai Annabeth sui suoi ricci biondi e poi cedetti anch’io al sonno.
 
 
 
Alle sette e mezza precise la McGranitt ci bussò. ‘’Bussò’’ per modo di dire perché, obbiettivamente, aprì solo la porta con quel suo modo magico.
-Buongiorno ragazzi. Prego, seguitemi in Sala Grande, così vi smisteremo in una delle quattro case di Hogwarts.
-Ci smisterà? Che vuol dire?
-Vedrete, nulla di pericoloso.
Scendemmo fino a una stanza enorme.
Più di un centinaio di ragazzi erano seduti su quattro lunghissimi tavoli. In fondo alla sala, su una piattaforma rialzata, c'era un altro tavolo, probabilmente dei professori poiché era posto perpendicolarmente rispetto a quelli degli studenti e, al centro su una grande sedia d’oro, sedeva Silente. Poteva sembrare una semplice mensa, ma, solo alzando lo sguardo, potevi notare un cielo azzurro screziato da qualche nuvola.
La professoressa, probabilmente, notò come fissavo il soffitto. –È solo un incantesimo, signor Jackson, nulla di cui preoccuparsi.
Un incantesimo. Altra magia.
Il preside si alzò non appena entrammo- Ehm, ehm, attenzione prego.
Tutti i ragazzi guardarono Silente, il quale ci fece segno di avvicinarci.
-Ieri sera sono arrivati i nostri tanto attesi ospiti. Vengono dalla scuola di Arte Magica Olympus, sono qui per prova. Alla Olympus usano un altro metodo di magia. Noi abbiamo il compito di far ambientare questi ragazzi, iniziando dallo smistamento.
La McGranitt prese un cappello logoro e iniziò a spiegare. Il sunto era che c’erano quattro diverse case: Tassorosso, per i leali, Grifondoro, per i coraggiosi, Serpeverde, per gli astuti, e infine Corvonero, per gli intelligenti.
Mentre la professoressa continuava a parlare, iniziai a pensare: Annabeth, da brava sapientona, sarebbe stata di sicuro una Corvonero, Nico, astuto com’era, sarebbe potuto diventare un Serpeverde, Rachel e Lanx, così leali e gentili, davano l’idea di due allegri Tassorosso, Talia non poteva essere nulla, se non una Grifondoro. Ma io? Non ero particolarmente intelligente, né astuto, coraggioso solo in casi eccezionali, forse leale, ma nemmeno, basta pensare al mio bagnetto nello Stige.
-Chase Annabeth.- iniziò a chiamare la McGrannit.
La Sapientona fece qualche passo avanti, poi la professoressa le mise il cappello in testa.
Ci fu più di un minuto di silenzio e alla fine il cappello urlò:-GRIFONDORO.
Coraggiosa. La mia ragazza era una maga sapientona e coraggiosa.
Annabeth si avvio verso il tavolo rosso-oro.
-Dare Rachel Elizabeth.
Il cappello stette qualche decina di secondi sulla sua testa, poi con decisione enunciò:-CORVONERO.
-Di Angelo Nico.
-SERPEVERDE.
-Grace Talia.
Non appena il cappello si posò sulla sua testa, Talia assunse una faccia preoccupata. E dopo qualche secondo di silenzio:- SERPEVERDE.
-Grasscann Lanx.
Il cappello ci mise mezzo secondo a smistare quel buon satiro:- TASSOROSSO.
-Jackson Percy.
Come la McGranitt mi mise il cappello in testa ebbi una visione: un ragazzino corvino durante lo smistamento. ‘’Non Serpeverde, non Serpeverde.’’ Continuava a ripetersi.
-Si, Perseus- gli iniziò a sussurrare il Cappello- ma la tua mente è più complicata della sua. Coraggio, tanto coraggio, bagno nello Stige, astuzia, intelligenza, sei più intelligente di quanto dai a vedere, e sicurmente una buona dose di lealtà. Ma credo che la scelta migliore sia…GRIFONDORO.
Feci un sospiro di sollievo. Ero con Annabeth.
Andai al tavolo rosso-oro cercando con gli occhi gli altri.
Al tavolo verde-argento Talia guardava spaventata un ragazzo biondo.
-Malfoy, Draco.- disse Harry.
-Uhm, già. Chi…?
-Beh, ha l’obiettivo di rovinarci la vita da sei anni.
Risi -Ecco…
-Ciao, ragazzi che mi sono persa?
Una ragazza con i capelli rosso fuoco.
-Vediamo- iniziò Ron- sono arrivati i sei ragazzi del Campo e gli hanno smistati. Ecco qua le nuove reclute di Grifondoro, sorella!
La ragazza guardò me e Annabeth.
-Piacere, Ginny Weasley.
-Annabeth Chase. E lui è il mio ragazzo, Percy.
-Percy Jackson? Ho sentito molto parlare di te. Hai distrutto Crono.
-Non da solo. Senza aiuti non ce l’avrei mai fatta.
-Mi ricordi Harry.
L’interessato stava fissando Ginny dal momento in qui era arrivata.
-Vabbene- concluse la ragazza guardandosi intorno- avete visto Dean?
Lo sguardo di Harry si rabbuiò.
-Infondo al tavolo- Disse il fratello in tono accusatorio- Non fate...
-Ron, pensa a Lavanda!
 Forse fu solo una mia impressione ma Hermione alzò gli occhi al cielo.
Ebbi un’altra impressione: con questi ragazzi, saremmo diventati amici.
Dopo tutto, Hogwarts non era per niente male.



SPAZIO AUTRICE
Eilà. 
Ancora non sono morta. Sono solo lenta.
Comunque vi annunciò che ora ho gli esami quindi i capitoli usciranno ancora con più lentezza, però vi prometto che da luglio parto in quarta :)
Ok, torniamo al capitolo. Spero vi sia piaciuto perchè io, sinceramente, sono piuttosto fiera di come è venuto. E, soprattutto, sono contenta di aver messo squarci di Percabeth che, invece, negli altri capitoli avevo quasi ignorato. 
Spero che sia chiara questa cosa dell'essenza, se non lo è fatemelo presente ;)
Vabbene grazie a tutti, 
alla prossima :*
CF

  
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