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Autore: xirresistjble    02/06/2013    1 recensioni
Ho scritto questa storia per raccontare il concerto dei One Direction a Verona, dal punto di vista di due ragazze, rimaste fuori dall'Arena perché senza biglietto.
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Non feci in tempo a rispondere che mi sentii morire: Niall si era affacciato! Le grida che si alzarono non appena lo vedemmo non riuscirò mai a dimenticarle. Continuavamo a gridare, ad agitare le mani, mentre il ragazzo faceva lo stupido, incitandoci ad urlare di più, per poi mettersi a ridere.
“Oh Dio, non ci credo” sussurrai.
Genere: Commedia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OS – 2013, Verona.

“Mio dio, non vedo l’ora di arrivare” disse Anna, iniziando a saltellare sul sedile dell’auto.

“Lo so, anche io, ma non è che se me lo ripeti venti volte riesci ad accelerare il tempo, babbea” le dissi, stanca di sentirmi dire quanto sia eccitata, ma morendo dalla voglia di arrivare. Forse tra le due io ero quella più introversa, più ostinata a lasciar trasparire i miei sentimenti, ma solo all’idea di poterli vedere mi sentivo morire. Le lanciai un pacchetto di fazzoletti – uno delle migliaia che mi ero portata via – per infastidirla un po’.

“Pensa se solo avessimo i biglietti, non credo sarei sopravvissuta al viaggio” esclamò lei, in un misto di ironia e tristezza.

“Già..” fui in grado di rispondere io, pensierosa. Ma faceva male, troppo male, pensare che non avrei potuto vedere i miei idoli, che non avrei potuto assistere al loro primo concerto in Italia. Volevo cantare con loro, emozionarmi alle splendide voci che hanno, ma tutto quello che potevamo fare era cercare di ascoltare le canzoni al di fuori dell’Arena, forse assieme a molte altre ragazze.

 

“Oddio, guarda! Verona, c’è il cartello con scritto Verona! Manca poco, vero?” chiese vivace ai suoi genitori.

“Si, Anna, tra poco raggiungeremo il centro, ma penso che dovremmo lasciarvi scendere, perché non penso troveremo parcheggio. Quei quattro ragazzini stanno per mettere in subbuglio la città.” Proferì suo padre, con una vena di umorismo, ma probabilmente già immaginandosi la camminata chilometrica che lo aspettava per raggiungere l’Arena.

“Sono cinque, papà, te l’ho già detto. C-I-N-Q-U-E e non sono dei ragazzini” disse convinta, mentre io sorrisi: quel monologo l’aveva già sentito miliardi di volte, ed ero giunta alla conclusione che suo padre si divertiva a chiamare così i nostri idoli, giusto per vedere le reazioni della figlia.

“Si, si, cinque.. ora dammi una mano con la cartina e dimmi che strada devo prendere” disse suo padre, passandole il pezzo di carta raffigurante la mappa di Verona.

Anna scrutò con gli occhi i nomi delle vie, fino a trovare quella giusta e dare le indicazioni al padre.

“Oddio, guarda quanta coda! Ci sono un sacco di macchine” disse lei, indicando fuori. C’erano tre file di macchine, praticamente ferme, e noi eravamo in mezzo. Mi girai dal lato sinistro, e non potei fare a meno di sorridere.

“Ehi, Anna, guarda là” le indicai la macchina a fianco a noi: nei sedili posteriori erano sedute tre ragazze, più o meno della nostra età; attaccato al finestrino c’era un foglio, ‘One Direction, Arena di Verona’, nel cui angolo era stato disegnato un cuore.

“Salutiamole, dai!” disse Anna, così aspettammo che una di loro ci guardasse e facemmo un cenno con la mano, che venne ricambiato. Chissà se loro ce l’hanno, il biglietto mi ritrovai a chiedermi.

Dopo qualche minuto di coda, riuscimmo a scendere dall’auto, per dirigerci a piedi verso la rinomata Arena.

 

“Sai da che parte dobbiamo andare, vero?” le chiesi, convinta che avremmo finito col perderci, ma consapevole del fatto che almeno lei, un po’ di orientamento ce l’aveva.

“L’istinto mi dice che è per di qua?” affermò convinta, spingendomi verso il lato destro del marciapiede “Si dai, guarda: quella bambina ha i poster dei ragazzi dentro lo zaino, di sicuro sta andando all’Arena. Cristo, ma quanti anni avrà? Sette?” mi fece notare, irritandosi poco; già, perché magari lei il biglietto ce lo aveva, e si portava con sé anche madre e padre.

“Sai, se c’è una cosa che mi da fastidio, forse più di non avere i biglietti, è che parteciperanno anche degli adulti, solo perché non si fidano a lasciare la propria figlia da sola. Non si rendono conto che così occupano solo del posto che potrebbe far realizzare tanti sogni?” dissi esprimendo quello che pensavo, per poi distrarmi a calciare un sasso.

“Promettimi che il prossimo anno, se fanno un concerto, riusciremo ad ascoltarli dal vivo..” disse lei, quasi supplicandomi.

“Non sai quanto lo vorrei, Anna..”

 

Non appena arrivammo di fronte all’Arena, ci era già possibile vedere la folla di ragazze che avevano preso posto in piedi; mancavano più di quattro ore all’inizio del concerto e la piazza era già gremita. Sembrava di essere a casa: tutte quelle ragazze, tutte noi eravamo accomunate da un’unica cosa: l’amore per i nostri idoli. Quell’amore che ti spinge a piangere di gioia, quello che ti fa sentire la persona più triste e felice al mondo. Ero contenta da morire perché molte delle sorelle che avevo acquisito diventando parte di questo fandom avevano l’opportunità di realizzare il loro sogno, ma al solo pensiero di averli a pochi metri di distanza ma non poterli vedere mi faceva morire dentro.

Al centro della folla c’erano delle ragazze, vestite con la stessa maglia, che intrattenevano le persone intonando canzoni o facendo brevi balletti; altre, giravano tra la gente con un megafono, cantando a squarciagola e ridendo; avrei voluto rimanere lì tra loro in eterno.

Dopo aver preso posto, se così si può dire, restammo ferme per un periodo di tempo che mi sembrò infinito.

“Pst..” la chiamai “Anna..! Chiediamo a queste qui dietro se hanno il biglietto” le sussurrai.

“Okay.. vai”

“Veramente quando ho detto ‘chiediamo’ intendevo che dovevi farlo te” ammisi ridendo, e trascinando con me anche lei. Dopo aver ricevuto uno sguardo minaccioso da parte sua, mi convinsi.

“Scusate” le chiamai sorridendo; “Voi avete il biglietto?”

Una ragazza, alta più o meno sul metro e sessanta, si girò verso di noi, e ci donò un sorriso amareggiato; “No, di noi sette solo lei ce l’ha” rispose gentilmente, indicando una ragazza mora dagli occhi marroni.

“Oh.. nemmeno noi. Ma di dove siete?” si intromise la mia amica.

“Di qui, di Verona” disse, appena prima che gli cadesse l’ombrello. Si chinò a raccoglierlo, e appoggiò sopra il manico entrambe le mani; “Voi? Da dove venite?”

“Venezia”

 

“Oddio, guarda, si sta affacciando qualcuno!” urlò Anna, ma non feci in tempo a realizzare ciò che aveva detto che già si erano alzate le grida delle ragazze; guardai in alto, ma rimasi interdetta.

“E quello chi cazzo è?” domandai ridendo, notando che ad affacciarsi non era stato uno dei ragazzi, ma un vecchio dai capelli bianchi.

“Non lo so, dev’essere uno dello staff dell’Arena” disse lei alzando le spalle.

La ragazza con cui avevamo parlato prima dovette sentirci discutere, poiché rispose che anche lei non sapeva chi fosse.

“Se per uno sconosciuto urliamo così, non voglio immaginare cosa succederà quando si affaccerà uno di loro” dissi ridendo.

“Crolla l’Arena, me lo sento”

 

C’erano varie persone, ora, a guardarci dall’alto dell’Arena; eravamo riuscite a vedere la madre di Lux, la quale aveva tirato fuori il telefono e ci aveva scattato qualche foto, ma dei nostri idoli non c’era nemmeno l’ombra. Lo spettacolo da lassù doveva essere fantastico, sotto tutti i punti di vista; pioveva a tratti, e le ragazze attorno a me urlavano, qualunque movimento sospetto ci fosse sopra le nostre teste. La cosa mi faceva divertire, e cominciavo a urlare anche io, ansiosa di vedere la reazione di una folla enorme come quella che c’era, non appena fosse spuntata la testa di anche uno solo dei nostri ragazzi.

“Dio mio, ma quando escono? Giuro che sclero!” disse Anna emozionata, costretta ad urlare un po’ per sovrastare le altre ragazze.

Non feci in tempo a rispondere che mi sentii morire: Niall si era affacciato! Le grida che si alzarono non appena lo vedemmo non riuscirò mai a dimenticarle. Continuavamo a gridare, ad agitare le mani, mentre il ragazzo faceva lo stupido, incitandoci ad urlare di più, per poi mettersi a ridere.

“Oh Dio, non ci credo” sussurrai, tra un urlo e l’altro. Non riuscivo ancora a realizzare che lui, Niall Horan, era a una ventina di metri da me. Ebbi giusto il tempo di capire quello che stava succedendo, che si affacciò Harry. Sentivo che a quel punto potevo davvero morire.

Non mi piaceva quando una ragazza, che si definiva Directioner, amava solo uno del gruppo, ma odiavo il fatto che se avevi un membro preferito, venivi considerata una bambina. Non so se l’amore sia alchimia, o chimica, ma se lo è, ero tremendamente attratta da Harry, e tutto quello che faceva. Le sue fossette, quei pozzi verdi, il sorriso sghembo; la sua ostinazione a farsi vedere un duro, ma la sua umana fragilità di fronte all’odio delle persone; la sua troppa considerazione di ciò che pensa la gente, e la sua preoccupazione verso tutti. Ora, vederlo dal vivo, assieme ai miei idoli, era una cosa fantastica. Intorno a me tutto fremeva e emanava amore verso quei ragazzi, così giovani e così amati.

“Fai un video, fai un video!” disse Anna, e tirai fuori il telefono. Quasi non riuscivo a tenerlo, le mani che mi tremavano.

Harry se ne andò quasi subito, lasciando posto, in compenso, a Liam, che si affiancò a Niall. Continuammo a urlare, seguendo le indicazioni dei due, che ci facevano segno prima di stare zitte, e poi di alzare a squarciagola.

“Ma dimmi te, esiste qualcuno di più idiota?” chiesi retoricamente ad Anna scoppiando a ridere.

Continuammo a urlare e a chiamarli, finché non sparirono, e quella fu l’ultima volta in cui li vedemmo. Mi sentivo talmente felice per averli visti da non sentire il vuoto che si era già creato dentro di me. Ora non restava che aspettare che, tutte quelle che potevano, entrassero in quel monumento magico e ci rappresentassero nel miglior modo possibile.

Mano a mano che passavano i minuti, c’erano sempre meno ragazze, ma eravamo comunque in un numero molto elevato, e la cosa era orrenda da vedere; pensare che solo alcune riuscivano a realizzare il loro sogno, pensare di avere i propri idoli ad una distanza relativamente piccola ma non poterli vedere, sentire, ed emozionarsi con loro, era straziante.

Non appena cominciò il video di inizio del concerto, o così immaginammo noi, sembrò che l’Arena tremasse, tanto potenti erano le urla delle fan. C’erano davvero tante ragazze fuori dall’Arena, troppe

Fu in quel momento, non so se per la tristezza o per l’amore verso i miei idoli, ma mi promisi che non mi sarei mai arresa, che prima o poi, l’anno prossimo o quello dopo ancora, li avrei visti, li avrei abbracciati, gli avrei fatto sentire l’amore di una fan che ha finalmente raggiunto il suo sogno.

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EHI CENTE!

è da un po’ (troppo) che non mi faccio viva su questo sito, ma vi prego di perdonarmi çç (come se mi cagasse qualcuno AHAH)

allora, mi è venuta l’ispirazione per questa storia dopo essere stata a Verona. Premetto che non l’ho scritta per deprimere le ragazze che non ci sono andate, anche perché io stessa non ho partecipato al concerto #ticketonemerda

Mi dite cosa ne pensate, con più di dieci parole?

So che è un po’ depressa, ma io non mi arrendo.

- xirresistjble

  
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