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Autore: Tigre Rossa    02/06/2013    7 recensioni
“Sono venuto a prendere qualcosa che mi appartiene. O, per meglio dire, qualcuno. Siete voi il tutore della maestra Tigre, no?”
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Non si può fuggire dal proprio passato, per quanto oscuro possa essere. E quando quello di Tigre torna a reclamarla nella figura misteriosa e crudele di Shang Chiang, la giovane maestra è costretta ad abbandonare ogni sua certezza per un lungo viaggio verso l'Est e verso le sue origini. Un viaggio che dovrà affrontare solo con la guida di un paio di occhi di giada e il ricordo evanescente di un sacrificio coraggioso. Un viaggio da cui potrebbe non tornare.
TiPo- Non tiene conto degli avvenimenti di Kfp3
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Po, Shifu, Tigre
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Pulizie

 
 
La lieve luce del sole appena sveglio ed ancora un po’ addormentato illuminò le stanze del palazzo di Giada, dando inizio a un nuovo giorno.
 
Il gong suonò come ogni mattina, come se nessun forestiero misterioso fosse giunto la sera prima al Palazzo presentandosi come il padre di Tigre.
Cinque dei sei allievi uscirono dalle loro stanze quasi immediatamente, lanciandosi uno sguardo preoccupato vedendo che mancava ancora Tigre.
 
La felina era sparita dalla sera scorsa, dopo la loro ‘tranquillissima’ cena. I cinque non erano andati a cercarla, perché avevano immaginato (o meglio, Vipera aveva immaginato)  che volesse restare un po’ sola con i suoi pensieri. Insomma, non è una cosa da tutti i giorni incontrare il padre che non hai mai conosciuto e scoprire che ti vuole allontanare da tutto ciò che hai di più caro. I ragazzi avevano discusso tutta la notte su quello che era opportuno fare e dire. Sapevano che Tigre era . . . si, diciamolo, suscettibile, e avevano paura che, cercando di consolarla, sarebbero finiti per offenderla e farla stare ancora peggio.
 
“Comportiamoci come al solito” aveva suggerito Vipera, che conosceva Tigre meglio di tutti “e cerchiamo di distrarla.”
 
“Buongiorno, maestro!” dissero i cinque ad alta voce, visto che il maestro era all’entrata dei dormitori, in attesa del loro saluto.
Il panda minore fece scorrere lo sguardo lungo i suoi allievi e si fermò sulla porta chiusa della stanza di Tigre.
“Avete visto Tigre?” domandò con una strana voce, come se si stesse informando sul tempo meteorologico.
I ragazzi scossero la testa e Shifu sospirò piano, un sospiro così piccolo che lo percepirono solo le pareti del dormitorio.
“Bene, quando la vedrete riferitele quello che vi sto per dirvi.” disse “ Partiremo tra tre giorni, il tempo di aspettare l’arrivo dei maestri Croc e Bue Infuriato. In questi tre giorni potrete fare ciò che volete, ma vi voglio freschi e riposati per il lungo viaggio che ci attende. Durerà a lungo e faremo poche soste in città, anche perché le città dell’Est non sono molto numerose. Però sono sicuro che ci fermeremo per breve tempo da tuo padre, Vipera.” continuò rivolgendosi alla ragazza “Il suo palazzo è sulla nostra strada e avremmo bisogno di riposarci e rifornirci.”.
Il volto di Vipera si scurì, ma ls guerriera non disse una parola.
Shifu continuò “Naturalmente nel viaggio continuerete tutti ad allenarvi, soprattutto tu, Po. Anzi” e si rivolse al panda “questa sera tu e Tigre dovete venite nella mia stanza. Devo dirvi alcune cose.”
Po era sorpreso, ma annuì “Va bene, maestro.”.
“Bene, non ho altro da dirvi. Io vado a meditare. Non disturbatemi per alcun motivo tranne, naturalmente, in caso di attacco. Ah, a proposito del generale Shang Chiang, vi chiedo di essere rispettosi verso di lui e di mostrargli le stanze del Palazzo, nient’altro. Fategli fare ciò che vuole. Buona giornata.” concluse il maestro con voce atona.
“Buona giornata, maestro.” risposero gli allievi.
 
Quando il panda minore si fu allontanato i cinque si diressero verso la cucina, discutendo delle ultime informazioni ricevute da Shifu.
“Deve essergli successo qualcosa” disse Mantide “Avete visto com’era moscio? E ci ha dato tre giorni di completa libertà! Quello non era Shifu, era una sua brutta copia!”
“Mantide, è normale che sia moscio” ribatté Vipera “ha appena scoperto che il padre biologico della sua figlia adottiva è ancora vivo e che la rivuole indietro: tu come ti sentiresti?”.
“Uno schifo.” rispose Mantide “Ma Shifu non prova sentimenti, tranne la rabbia.”
“Non dire così, Mantide, sai anche tu che non è vero.” esclamò Gru “Anche Shifu è un essere umano e sai bene che è molto affezionato a Tigre, anche se non lo dimostra.”.
“Tra l’esserle affezionato ed amarla come una figlia c’è molta differenza, Gru.” rispose Scimmia “Io sono d’accordo con Mantide. Anzi, secondo me lui e Tigre hanno litigato ieri sera, e di brutto, per una buona volta. Hai visto come ha reagito quando ha visto che non c’era? Normalmente avrebbe fatto crollare il palazzo con le sue grida, ma stavolta non ha fatto niente. E hai visto come si è comportata Tigre con lui ieri sera? No, è successo qualcosa, me lo sento.”
“Ragazzi, io passo un attimo nella sala degli allenamenti” si intromise Po, interrompendo la loro discussione “Devo vedere una cosa. Voi andate in cucina, vi raggiungo subito.” .
I ragazzi lo salutarono e ripresero a chiacchierare.
 
Il guerriero si diresse verso la sala degli allenamenti, dove vide le porte socchiuse.
Un sorrisetto si dipinse sul suo volto ed egli entrò piano piano, cercando di non fare rumore.
 
Una snella figura arancione stava affrontando il percorso ad ostacoli con tutta la sua maestria ed abilità, non a conoscenza dello sguardo affascinato ed ammirato del panda fisso su di lei.
Po seguì incantato i suoi movimenti precisi ed eleganti mentre ella affrontava la foresta di uomini di legno e quando giunse alla distesa di fuoco, come la chiamava lui, la figura aspettò fino all’ultimo secondo prima di saltare in aria con una complicata acrobazia, atterrando in perfetto equilibrio dall’altra parte.
 
Po aprì la bocca per dire una frase ad effetto, ma una voce glielo impedì “Cosa ci fai qui, Po?”.
Egli rimase un attimo con la bocca aperta, sorpreso che Tigre si fosse accorta della sua presenza, e poi la chiuse, ringraziando che lei non l’avesse visto con quell’espressione da ebete.
La ragazza si voltò e lo raggiunse all’entrata.
 
La prima cosa che giunse a Po fu il suo profumo, quel odore particolare che aveva imparato ad associare alla felina : rose selvatiche e fiori di loto. Era un bel profumo, discreto ma perfetto, che il panda adorava.
 
“Non hai risposto alla mia domanda.” disse lei quando gli fu accanto, distraendo Po dall’esaminare il suo profumo.
“Scusa. Ti stavo cercando. Come ti sei accorta che ero qui?” domandò il guerriero, curioso.
“Ti ho visto mentre affrontavo gli uomini di legno.”
“Ah.” aggiunse lui deluso “E io che volevo fare un entrata ad effetto. Uffa, con te le cose divertenti non funzionano mai!”.
“ Con un po’ di attenzione in più riuscirai a prendermi di sorpresa, vedrai.”
Po sbruffò “Certo, quando non cadrò più dalle scale del palazzo e Shifu smetterà di chiamarmi ‘panda’.”.
Gli occhi di Tigre ebbero un guizzo al nome del loro maestro e a Po tornarono in mente l’atteggiamento freddo del panda minore e le parole di Scimmia: ‘lui e Tigre hanno litigato ieri sera, e di brutto ’.
Il panda si affrettò a cambiare argomento.
“Hai passato tutta la notte qui?” domandò.
 “No. Sono andata in giro, mi sono addormentata in un bosco qui vicino e sono tornata circa un’ora fa. Non sono andata nel dormitorio per non svegliarvi e ho pensato di allenarmi.”
Po ebbe  la sensazione che non gli stesse raccontando tutto, comunque decise di non indagare oltre. Sapeva che Tigre era sempre stata estremamente riservata riguardo ai suoi pensieri e alle sue emozioni e non voleva costringerla a dirgli più di quanto lei volesse.
“A proposito di allenamento” la informò il panda “ abbiamo tre giorni completamente liberi, prima di partire per l’Est.”
“Come?”
“Ce lo ha detto il maestro, poco fa: partiamo tra tre giorni e ci ha dato questi giorni di libertà. Però continueremo ad allenarci in viaggio e il maestro a detto che vuole vedere noi due nella sua stanza, questa sera . . . per parlare di allenamento, suppongo.”
“Ah.” la voce di Tigre era incredibilmente fredda “Grazie per avermi informato, allora. Se non hai altro da dirmi tornerei ad allenarmi, se non ti dispiace.”
“Ma è possibile che tu non abbia mai altro da fare che allenarti?” domandò Po, innervosito da tono di lei “Ho capito che sei mitica e tutto, ma un giorno di vacanza non può mica farti male!”
“Po, non hai ancora capito che per me il kung fu non è solo un dovere, ma anche un piacere? Non mi alleno solo perché è mio dovere come maestra di kung fu e leader dei Cinque Cicloni, ma soprattutto perché mi piace. È una delle poche cose capace di farmi dimenticare i miei problemi e di farmi sentire bene! Hai il coraggio di rimproverarmi per questo, Po? Per il mio desiderio di pace?” esclamò la ragazza, con gli occhi che le si illuminavano.
 
Po abbassò lo sguardo a terra, colpito da quelle parole. Era la cosa più intima che Tigre gli avesse mai detto.
 
“Scusa, ho parlato senza dare troppo peso a ciò che dicevo. Non volevo offenderti, è che . . . secondo me non dovresti stare sempre sola, soprattutto in questo momento.” Si giustificò il panda alzando lentamente lo sguardo “Allenarsi è giusto e bello, ma anche stare con chi ti vuole bene e si preoccupa per te lo è. E io sono preoccupato per te, Tigre. Molto. Lo so che sono affari tuoi, ma sono tuo amico e vederti soffrire è orribile. Posso solo lontanamente immaginare cosa provi adesso, ma ciò non cambierà rimanendo chiusa qua dentro.”
Tigre rimase in silenzio a quelle parole, con lo sguardo sorpreso, e il guerriero si accorse con orrore di aver usato solo il singolare.
“Cioè, lo pensano anche gli altri . . . non sono solo io, ecco . . . insomma . . . ” cercò di correre ai ripari, spaventato per ciò che le sue parole avrebbe potuto causare.
Ella lo zittì “Ho capito, Po, non preoccuparti . . . ho capito. E . . .”
Po deglutì, preoccupato.
“Penso che tu abbia un po’ ragione.” Ammise la felina tutto d’un fiato, troppo orgogliosa per ammettere che aveva sbagliato a trattarlo in quel modo e per chiedergli perdono.
Il guerriero non credette alle sue orecchie.
“Come?”
“Hai sentito.” sbottò lei ”Ma . . .”
“Dimmi.”
“Non voglio andare ancora dagli altri. Non . . . non me la sento.” disse lei, abbassando lo sguardo.
Po annuì. Anche lui non aveva avuto voglia di stare con gli altri, dopo aver scoperto di essere stato abbandonato dai suoi veri genitori.
“Non devi per forza, se non ti senti pronta. Ma non ti conviene rimanere al palazzo, oggi, visto che dobbiamo mostrarlo a quella sottospecie di gatto arancione con la luna storta.”
Un lieve sorrisetto illuminò il volto di Tigre, divertita dalla definizione più che appropriata che Po aveva dato di Shang Chiang.
A quella vista un’idea si accese nella mente del panda, ma era un’idea troppo insolente e coraggiosa per poter funzionare. Eppure . . .
“Io avevo intenzione di scendere alla Valle e di passare a salutare mio padre: perché non vieni con me?” le propose il Guerriero Dragone, chiedendosi dove diavolacci avesse trovato il coraggio di fare una proposta simile a Tigre, che l’avrebbe sicuramente scorticato vivo appena quelle maledette parole avrebbero lasciato le sue labbra.
La leader alzò lo sguardo confusa, certa di aver capito male.
Po prese un respiro profondo e spiegò “Sai che mio padre adora la tua compagnia: sarebbe sicuramente contentissimo di vederti. Inoltre oggi il negozio è chiuso per pulizie e quindi non gli daremo nessun disturbo, né verranno a cercarci fan o altri. Cosa ne dici?”
“Ma Po” disse la tigre “tuo padre si aspetta di vedere solo te.”
“Non sapeva neanche che avevamo la giornata libera. Sarà tutta una sorpresa. E poi lo sai che ti adora : ti accoglierebbe anche se lo andassi a trovare a mezzanotte. Allora, vieni?”
“Non lo so . . .”
“Dai Tigre! Per favore, fallo per me!” esclamò lui unendo le zampe in segno di preghiera e usando il tono più supplichevole che aveva.
“Vengo solo se la smetti di fare così. Sei ridicolo.” Si arrese lei con uno sguardo severo, ma anche divertito e grato “Vado in camera a cambiarmi, allora. Tu vai a mangiare nel frattempo, ti aspetterò qui.”
“Farò subito, allora!” rispose Po “Vedrai che non te ne pentirai!”
Mentre la felina si allontanava con un sorriso, il panda notò che aveva la pelliccia lievemente arruffata.
Po sospirò. La pelliccia arruffata di Tigre significava sempre e solo una cosa: incubi.
 
Il panda andò velocemente in cucina per avvisare gli altri che aveva trovato Tigre e che la ragazza aveva intenzione di stare fuori per buona parte della giornata ad allenarsi (una scusa troppo plausibile per far dubitare gli altri quattro).
“E tu cosa fai, Po?” domandò Vipera curiosa, vedendolo addentare un biscotto in modo sbrigativo.
“Scendo da mio padre e ci starò per tutto il giorno, credo” spiegò il guerriero con la bocca piena “ anzi, sono in ritardo! Scappo, ci vediamo dopo!” e così dicendo Po uscì dalla cucina con una mezza dozzina di biscotti tra le zampe, non volendo far aspettare Tigre a lungo.
“Ehi!” esclamò Scimmia arrabbiato “Si è preso i miei biscotti! Torna qui, razza di brutto ladro ingordo!!!”
Dopo che il primate si fu calmato per il furto subito (anche se tra sé pensava a un modo per fargliela pagare) i ragazzi ripresero a mangiare e a parlare fra loro.
Solo Vipera mangiava silenziosamente, guardando pensierosa l’entrata della cucina.
Prima di quel momento Po non aveva mai fatto un pasto di corsa e, soprattutto, non si era mai accontentato di una mezza dozzina scarsa di biscotti per colazione.
“C’è sotto qualcosa . . .” pensò la ragazza mentre sorseggiava il suo tè.
 
Il Guerriero Dragone mangiò tutti i biscotti prima ancora di giungere alla sala degli allenamenti, benché corresse come un matto. Voleva sorprendere la sua amica, facendosi trovare lì ad aspettarla.
“Chissà che faccia farà, essendo convinta di arrivare sempre prima lei!” pensò.
Ma Po non poté mai vedere la faccia sorpresa di Tigre, perché la guerriera era già lì, appoggiata alla parete ad aspettarlo.
“Ma . . . ma come diavolacci hai fatto?!” il panda era scioccato. I dormitori erano distanti il doppio della cucina, eppure eccola lì!
Tigre sorrise alla sua faccia scioccata “Sono sempre stata più veloce di te, Po, dovresti saperlo. Comunque potevi mangiare con calma, non scappo mica, sai?”
“Cosa ti fa pensare che io non abbia mangiato con calma?” chiese lui.
“Le briciole dei biscotti sulla tua bocca.” rispose con calma lei.
“Oh.” Il ragazzo si tolse le briciole dalla bocca con la zampa, imbarazzato. “Meglio?”
La ragazza annuì “Molto.”
“Allora, andiamo?”
“Andiamo.”
 
 
 
I guerrieri camminavano a passo sostenuto, chiacchierando fra loro. O meglio, Po parlava e Tigre lo ascoltava, lasciandosi scappare ogni tanto qualche sorrisetto.
 
La giovane maestra sorrideva molto di rado e per di più era proprio il Guerriero Dragone a farla sorridere.
Quel giovane panda un po’ ingenuo e impacciato, con il suo modo di fare allegro e spensierato e con il suo cuore d’oro aveva una strana influenza su di lei.
Era come un leggero vento di primavera che riusciva a togliere dal suo cuore pensieri bui, preoccupazioni e dubbi ed a portargli pace e tranquillità.
Quando stava con Po, Tigre si sentiva diversa. Non sapeva neanche lei perché, ma c’era qualcosa, in quel buffo ragazzo, che riusciva a scacciare il gelo che le aveva avvolto il cuore negli anni passati. Qualcosa che le faceva sentire un calore mai provato prima, un calore dolce e rassicurante che si estendeva per tutto il suo corpo e tutta la sua anima.
Con lui non c’erano barriere, non c’erano muri, non c’erano confini : era come se si conoscessero da sempre e sapessero l’uno cosa pensava l’altra.
C’era un strano legame fra di loro, un legame ancora fragile, ma già forte. Un legame che la felina non aveva mai avuto con nessuno.
 
Le case della Valle iniziarono a farsi più vicine e i ragazzi presero delle stradine secondarie per giungere al negozio senza essere seguiti da sguardi indiscreti.
A nessuno dei due piaceva essere seguito ovunque da folle e folle di fan, soprattutto quando avevano il desiderio di stare tranquilli come lo aveva in quel momento la guerriera più giovane.
Quella mattina però furono molto fortunati, perché era ancora molto presto e in giro non c’era nessuno.
Quando i due arrivarono al negozio Po entrò per primo, facendo attenzione a non fare rumore per poter fare una sorpresa a suo padre.
La vecchia oca era già in cucina, intenta a controllare gli ingredienti arrivati quella mattina.
Il panda sorrise e disse ad alta voce “Ciao, papà!”.
Il vecchio sobbalzò e si girò verso suo figlio, sorpreso “Po! Che bella sorpresa, non ti aspettavo!” esclamò abbracciandolo.
Poi il signor Ping si accorse di Tigre. “Oh, hai portato pure la piccola Tigre!” disse sottraendosi all’abbraccio e sorridendo alla felina.
 
Po arrossì imbarazzato.
Nessuno aveva mai chiamato Tigre ‘piccola’, tranne lui. Era una cosa buffa che faceva sentire il panda a disagio, perché quel aggettivo gli ricordava costantemente che lei era più piccola di lui di ben quattro anni, ma suo padre non vedeva dove fosse il problema.
Il vecchio adorava la ragazza e la trattava con gentilezza ed affetto, considerandola quasi come una seconda figlia. Aveva un buon rapporto con lei, se la coccolava tutta e la guerriera lo lasciava fare, anche se trovava molto buffo essere chiamata in quel modo.
 
“Non sai che piacere che mi fa la tua visita, cara! È da tanto tempo che non vieni a trovarmi, sai? Iniziavo a sentirmi trascurato!” disse lui prendendo due sedie per i suoi ospiti.
Tigre sorrise “Perdonate la mia negligenza, signor Ping, ma ho dovuto allenarmi molto. Inoltre pensavo che volevate stare un po’ con vostro figlio.” rispose sedendosi.
“Ma ragazza mia, lo sai che apprezzo tantissimo la tua compagnia! Comunque lo avevo detto, a questo mio figlio ingrato, di portare pure tutti i suoi amichetti, ma lui non mi ascolta mai! Credo che voglia le mie prelibatezze tutte per sé!” esclamò l’oca.
“Papà!” esclamò Po, imbarazzato.
Tigre trattenne a stento una risatina.
“Ditemi, avete fame? Sono certo che vi fanno mangiare pochissimo, lassù.” continuò il vecchio. Quando diceva ‘lassù’ intendeva il Palazzo di Giada, quel posto che gli sembrava così lontano e così distante, ma anche così vicino e concreto da avergli sottratto il suo unico figlio.
“Non direi, signor Ping. È Po il nostro cuoco.” rispose la guerriera.
“Oh, davvero? E dimmi, ragazza mia, come se la cava ai fornelli il mio giovane erede? È all’altezza del nome della nostra famiglia? ” domandò il padre ansioso. Per lui la cucina era tutto.
Po voltò lo sguardo verso l’amica, preoccupato per il suo giudizio. Raramente Tigre diceva cosa pensava di ciò che faceva, che fosse kung fu, cucina o altro. E nei suoi commenti era sempre molto severa. Beh, anche in tutto il resto, a dire il vero.
La ragazza sorrise “È bravo quanto voi. Anzi, forse anche un po’ di più.”
Il Guerriero Dragone rimase a bocca aperta. Mai, prima d’ora, Tigre, la grande Maestra Tigre, Leader dei Cinque Cicloni, gli aveva fatto un complimento del genere. Era una cosa incredibile, fantastica, grandiosa, mitica, impossibile. Eppure era vera.
 “Oh, adesso non esagerare, piccola. Deve ancora lavorare molto per superarmi, in fondo ha solo 21 anni! Non dovresti farti influenzare dai tuoi sentimenti, sai?” disse l’oca, ma gli si leggeva negli occhi che era veramente felice e fiero di suo figli.
“Il fatto che io e Po siamo amici non c’entra niente!” esclamò Tigre, imbarazzata dall’insinuazione del signor Ping “Ho detto semplicemente il mio giudizio!”
“D’accordo . . .” il vecchio si voltò e mise via gli ingredienti “ Po, adesso che ci sei perché non mi dai una zampa a pulire? I tuoi fan fanno un mucchio di casino, sporcano sempre tutto. Puoi aiutare anche tu, piccola, se vuoi.”
“Ma papà!” esclamò il panda “Io sono venuto a trovarti e tu mi metti a lavorare? Ma che padre sei? Sai bene che il maestro Shifu ci fa allenare come matti e mi chiedi anche di fare le pulizie quando potrei riposarmi? Inoltre Tigre è un’ospite, non puoi farle pulire il negozio!”
“Po Ping! Sei si il Guerriero Panzone o come diavolo ti chiami, ma sei anche mio figlio! Sei così crudele da non aiutare un povero vecchio come me, quando dovresti essere il bastone della mia vecchiaia?” l’oca era arrabbiatissima e il Guerriero ‘Panzone’, come lo aveva chiamato per sbaglio, si fece piccolo piccolo sotto la sua furia.
“Scusa, papà. Hai ragione, ho esagerato. Però . . .” fece il ragazzo, pentito, quando il signor Ping finì la sua sgridata.
“Però?” lo interruppe suo padre con le ali sui fianchi e uno sguardo che ricordava tanto quello di Tigre.
“Tigre non centra niente in questa faccenda. Non fare lavorare anche lei!” disse muovendo una zampa verso la felina.
“Non preoccuparti Po, ti aiuto volentieri. Lo sai che non mi piace stare con le zampe in zampe.” rispose la guerriera gentilmente.
“Oh, ecco una brava figliola!” esclamò il signor Ping prendendo un scopa, due strofinacci e una paletta “Ecco, prendete e andate a pulire le stanze di sopra. Sono sempre le più sporche, anche se ormai ci salgo solo io.” C’era un pizzico di malinconia in quell’ultima frase.
Po sbruffò lievemente mentre prendeva uno strofinaccio e la paletta “Possibile che io debba sempre lavorare?”.
“Dai, muoviti, Guerriero Panzone.” lo chiamò Tigre dalle scale, con la scopa e l’altro strofinaccio già in pugno.
Il panda la raggiunse sulle scale e le sussurrò innervosito “Non è divertente.”
La felina gli sorrise con uno dei suoi sorrisi strani, quelli che la facevano somigliare ad un gatto che aveva appena acchiappato un uccellino “È molto divertente invece, Guerriero Panzone.”
Po emise un suono molto simile ad un ringhio.



La tana dell'autrice

Ciao! Eccomi qui con un nuovo capitolo!

Allora, cosa dire? Vi avevo promesso un capitolo allegro e ho mantenuto la promessa. Ed il divertimento non finirà qui perchè anche il prossimo sarà un po' divertente, anche se più profondo sotto l'aspetto sentimentale (non posso farci niente, sono fatta così!!!).

Comunque fatemi sapere cosa ve ne pare, perchè non sono sicura di come ho scritto questo capitolo.

Un bacio

T.r.


  
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