Io ed Eva continuammo così, nei mesi a seguire.
Prendevamo il pullman, salutavamo Mike l’autista e sceglievamo una fermata a caso. Dimenticavamo tutto e poi, a una certa ora, riprendevamo lo stesso pullman e tornavamo a casa.
Era ormai la nostra routine, aiutarci a non pensare e a vivere ogni secondo di quella realtà che prima ci uccideva lentamente.