Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: justwannabewithyou    02/06/2013    1 recensioni
Io ed Eva continuammo così, nei mesi a seguire.
Prendevamo il pullman, salutavamo Mike l’autista e sceglievamo una fermata a caso. Dimenticavamo tutto e poi, a una certa ora, riprendevamo lo stesso pullman e tornavamo a casa.
Era ormai la nostra routine, aiutarci a non pensare e a vivere ogni secondo di quella realtà che prima ci uccideva lentamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sapevo che ciò che stavo facendo era sbagliato, sapevo che non dovevo essere lì e che me ne sarei pentito.
Sapevo tutto questo eppure non me ne curai.
Il mio passato che ogni giorno tornava a galla, che si scontrava con l’ “io” presente, quello che voleva cambiare, che voleva dimenticare.
Dimenticare ciò che era diventato due anni fa, un pazzo.
Un pazzo che per colpa di un brutto periodo era passato dall’auto-lesionarsi, al volersi morto.
Lesionarsi per colpa dei suoi genitori, della sua religione, della sua famiglia, della sua vita, di se stesso.
E non poteva accettarsi di star rovinando pian piano la vita degli amici che ancora riuscivano a stargli vicino, che ancora riuscivano a dirgli che un domani migliore poteva arrivare, che cercavano di capirlo in tutti i modi pur di non vederlo crollare.
 
“Crollare”
Era quello il verbo giusto, quello che più mi si associava.
Che strisciava sulla mia pelle e si insinuava dentro di me, nell’anima.
Un verbo passivo, come me, come il ragazzo che stavo diventando.
E più ogni giorno mi dicessi di ricominciare, più diventavo passivo, non c’era niente da fare.
Schivavo ogni amico, evitavo le uscite, non rispondevo a messaggi o chiamate; perché non ne valeva la pena.
 
Ma l’orgoglio, che più di tutti mi era rimasto in minima parte, mi convinse a uscire quella sera, con gli altri.
Andammo in un locale, uno di quelli dove trovi gente sballata al minimo passo, dove la castità e la sanità mentale si fottono.
Eppure una volta mi piacevano i locali, fino a che non mi fecero capire cosa stavo diventando, chi stavo diventando.
 
Quella sera decisi che mi sarei trattenuto e avrei provato a divertirmi, o anche solo a sopportare tutto quello per qualche ora, e anche se era fottutamente difficile non mi accorsi che un’ora l’avevo già superata.
“Un’ora in meno al tuo letto caldo Zayn, sii positivo” questo mi ero detto, per convincermi. Perché era ciò di cui avevo bisogno: la convinzione che qualcosa può andare bene, dopotutto.
Poi ecco che la riconobbi, riconobbi un’altra anima vuota, che si sentiva tremendamente fuori luogo, a disagio.
Aveva i capelli rossi fuoco e le punte blu elettrico, tremendamente strani, quanto intriganti oserei dire.
In men che non si dica me la ritrovai davanti, vicino. E la sfacciatezza con cui l’avevo fissata era scomparsa, ed era tornato il mio solito guscio, con cui mi difendevo dall’esterno, dagli altri.
 
“Credi che un giorno, anche noi, troveremo il nostro posto nel mondo?”e quella domanda non potè sembrarmi più fuori luogo, quanto giusta.
Avremmo mai trovato un posto per noi, in questa fottuta realtà?
 
“Le anime vuote non hanno posto, solo ricordi” mi stupii della mia stessa risposta, così chiara e diretta, così vera.
 
“Tutto ciò che ha un ricordo vive, esiste. E tutto ciò che esiste ha un posto al mondo…ma mi chiedo sempre più spesso se il mio esista”angoscia nella sua voce, ma un forte coraggio nel parlarne con me, un estraneo.
 
“Beh, io so che il mio non è questo”
 
“E allora andiamocene di qua, l’uscita non è poi così lontana” e aveva ragione, eravamo praticamente lì attaccati, ma nessuno dei due si era ancora mosso.
 
“Non credi che questo sia come scappare?”non avevo coraggio di andarmene, quando andarmene era l’unica cosa che volevo, possibile?

“Andarsene da qualcosa che non ci piace non è scappare, è voglia di esplorare” era sicura di ciò che diceva. I suoi pensieri erano così maturi, per l’età che doveva avere, questo mi fece capire che anche lei ne aveva probabilmente passate tante.
 
Il suo coraggio, cosa che a me mancava, espresse con azioni quello che io non avrei fatto.
Mi prese per mano e corse verso l’uscita, una volta fuori si fermò un secondo a riflettere e riprese a correre verso la fermata di un pullman, saltammo sopra ad esso prima che si richiudesse e partisse, diretto chissà dove.
 
“Dove stiamo andando di preciso?”chiesi col fiatone.
 
“A cercare il nostro posto nel mondo, semplice”mi sorrise. Solo ora, sotto la luce del pullman, cominciai a guardarla.
 
Aveva gli occhi azzurri e blu, ma al centro, vicino alla pupilla vi era un alone giallo. Le ciglia nere e lunghe, volumizzate dal mascara, glieli contornavano.
La bocca un poco sporgente e rosea, alla vista morbida. Il naso all’insù, alla francese. Fisico normale, con qualche chilo in più di sicuro non sprecato, perché era bella comunque.
Maglione blu della “obey”, jeans chiari, vans rosse. Una bella ragazza, che forse stavo fissando troppo.
 
“Sono Eva, fissone” sorrise alzando un sopracciglio.
 
“Zayn. E non sono un fissone” usai un tono da finto offeso, cosa che fece ridere entrambi.
 
“No, mi fissi solo da quando mi hai vista nel locale, una cosa normale direi” e lei usò il tono ironico, mi sembrò giusto dopotutto.
 
Ci distrammo quando l’autista ci avvisò essere l’ultima fermata di quella notte, possibile che non mi accorsi neanche se ne erano state fatte altre?
Comunque sia ci ritrovammo lontani da dove eravamo, in una città che sognavo ma di cui avevo anche paura. Las Vegas.
Rimasi incantato quando scesi dal pullman e, guardando al di sotto di quella specie di montagna, vidi sotto di me le luci della città.
Eva, al mio fianco, non era da meno. Le brillavano gli occhi e non era dovuto al riflesso di quelle presenti sotto di noi.
 
“Non penso ti serva sapere la mia storia, anche perché non credo di essere pronta a raccontartela, ma ti basti sapere che stasera voglio divertirmi. Senza pensare a conseguenze e robe varie, voglio svuotarmi da ogni pensiero. Voglio sentirmi libera” c’era desiderio nelle sue parole, desidero di qualcuno che per troppo tempo è stato chiuso in gabbia, in una gabbia creata da se stessa. Così la assecondai e ci precipitammo nella notte.
 
Una notte da ricordare.
Ecco cos’era diventata quella, una notte da ricordare.
Riuscimmo a intrufolarci ovunque e a vincere anche un bel po’ di soldi in qualche casinò.
Inutile dire che ci ubriacammo entrambi, ma riuscimmo a rimanere almeno un po’ sobri alla fine, per tornare a casa, o almeno fermarci da qualche parte.
 
“Il lupo perde il pelo ma non il vizio..” dissi più a me che a lei, ma che sentì ugualmente.
 
Cosa intendi?” chiese curiosa.
 
“La mia storia. Ho avuto tanti problemi che non ti starò ad elencare, ma uno di questi era proprio l’ubriacarsi; quasi ogni notte di ogni fottutissimo giorno. Pensavo che non avrei più bevuto e invece..”risi, perché era buffo. Sapevo che alla fine tutto sarebbe tornato come prima.
 
“E’ capitato anche a me, perché forse le nostre storie sono più simili di quanto crediamo. Ma è inutile pensarci adesso no? Godiamoci questa ultima ora, che tra poco sarà di nuovo l’alba e avremo un altro giorno da affrontare”alzò le spalle mentre risalivamo sul pullman, lo stesso autista di qualche ora prima ci salutò, incredibile quanto sembrava sveglio nonostante le poche ore di sonno che doveva avere fatto.
 
Io ed Eva continuammo così, nei mesi a seguire.
Prendevamo il pullman, salutavamo Mike l’autista e sceglievamo una fermata a caso. Dimenticavamo tutto e poi, a una certa ora, riprendevamo lo stesso pullman e tornavamo a casa.
Era ormai la nostra routine, aiutarci a non pensare e a vivere ogni secondo di quella realtà che prima ci uccideva lentamente.
 
“Sai, Eva, credo di aver finalmente trovato il mio posto nel mondo”mi rivolsi a lei, ancora sotto effetto dell’alcohol, mentre tornavamo a casa da una festa a New York.
 
“Davvero Zayn? E quale è?”chiese dondolando le gambe dal sedile, mentre rimaneva sdraiata, con la testa appoggiata sulle mie.
 
“In questo pullman, con te” e la baciai, perché mi sembrò la cosa più naturale da fare.
 
“E io chi sono scusa? Anche io ne faccio parte”ridemmo di gusto alla battuta appena fatta da Mike.
 
“Zayn?”
 
“Mmmh?”le rivolsi il mio sguardo stanco, sorrise, anche lei stanca.
 
“Sei tu, il mio posto nel mondo sei tu” e ci addormentammo, con la consapevolezza che da quella sera tutto sarebbe stato più semplice, perché anche due anime vuote come noi, ora, avevamo un motivo per andare avanti: l’altro.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: justwannabewithyou