Hurt
in Love
[ seguito di l’Amore… ]
[
tragedia - I atto ]
Bene.
Era
il momento.
Quello che aveva aspettato da tutta la sua vita. Ma… era
pronto?
No.
Non sei pronto, e lo sai. Ma cocciuto non
ascolterai nessuno. Nemmeno te stesso. Anzi, forse te si, dopotutto,
hai fatta
una promessa.
Una
promessa che nessuno ha sentito, solo tu e
questo ti basta per mantenerle fede.
Dicono,
i più, che non hai un cuore, un’anima, una
coscienza…
Eppure
la notte sogni. Tanti sogni.
Per
la maggior
parte incubi, vero, ma che finiscono sempre con l’arrivo di
un angelo. Una
creatura scesa dal cielo solo per lui, che si macchiava! E lui, bimbo
piccolo,
piangeva, nel vederlo coperto dei suoi peccati. L’angelo gli
si avvicinava,
bello, e gli donava pace e serenità, in un mondo di
malvagità. E lui sorrideva
beato. Ecco cosa era Harry per lui.
Chissà
se anche il quel momento il tuo angelo
sarebbe arrivato per salvarlo dal suo fato. Un fato che egli stesso ha
deciso.
Non era la via giusta? Non gli importava, perché il moro, il
suo pensiero, era
con lui. Non fisicamente, certo, e neanche spiritualmente, dopotutto lo
ha
sempre trattato male, e lui lo ha odiato ma… non
è mai tardi. Mai.
L’Oscuro
è sicuro,
così come Harry: quella era l’ultima volta. La
volta giusta che uno dei due
moriva. Il mondo era stanco di quella situazione e anche loro due, in
primis,
non ce la facevano più. Tom voleva tornare alla sua vita di
prima, quando
nessuno lo poteva contrastare, ed Harry voleva poter vivere una vita
degna di
questo nome. Si rendeva perfettamente conto di essere
nient’altro che una
pedina nella mani del nemico di Harry, ma non lo aveva chiesto lui.
Il
marchio sul braccio è come brace che non ha mai
smesso di ardere, anche se il suo fuoco è spento. La pelle
candida diffamata da
quell’orrenda immagine. Per sempre… Non vuoi
essere un eroe per il mondo, basta
che tu lo sia per Harry. Non poteva molto contro Voldemort, ma almeno
avrebbe
tentato, senza morire. Ma… se solo fosse stato necessario
per il suo angelo,
sarebbe morto ben volentieri. Tutto. Pur di renderlo felice.
Avrebbe
fatto
vedere a Voldemort che l’amore è più
forte di qualunque cosa, che vale la pena
combattere solo per difendere chi si ama, non solo i propri ideali.
Harry
avrebbe dimostrato che non ha paura della bacchetta di Tom, anche a
pochi
millimetri di distanza da lui, disarmato! Gli avrebbe spiegato che non
c’è
bisogno di uccidere per farsi sentire, ma, se è un sordo che
non vuol sentire
allora lo avrebbe ucciso senza pensarci due volte.
In
questo caso non valeva la soluzione: il male
non va distrutto ma trasformato in bene. Ha sognato spesso incubi in
cui Tom
abusava sessualmente di lui, che si doveva solo sottomettere,
altrimenti…
Lucius avrebbe ucciso Draco, il figlio, e il suo unico amore, lo
avrebbe
ucciso. Non gli importava che il biondo non lo amava, basta che stesse
bene, in
salute. Andava bene anche se lo odiasse, che lo uccidesse, che
calpestasse il
suo cuore finchè volesse. Basta che a lui andava bene e
allora si che era in
paradiso. Perfino quando quel viscido lo penetrava con violenza,
bastava il suo
pensiero per fargli accettare tutto.
Hogwarts,
come
molti si aspettavano, sarebbe stato il campo di battaglia.
-Pronto?-
fece
Hermione, affianco al Salvatore.
Harry
chiuse gli
occhi. Un profondo respiro, li aprì di scatto –
Sempre stato – tono deciso e
combattivo. Un tono che non pareva il suo. La ragazza
acconsentì con la testa.
-Dunque…
è ora?-
-Si,
Ron. E’ ora-
Ron
ispirò
pesantemente.
-Andiamo?-
-Si-
-Uniti-
esordì
Harry
-Sempre,
amico-
rispose Ron.
Harry
si rivolse
alla folla della luce, urlò – Solo rimanendo uniti
vinceremo. Aiutiamoci a
vicenda, non dimentichiamo il compagno…- un velo di
tristezza gli attraversò
gli occhi, solo la riccia se ne accorse. Si riprese. – Ho
fiducia in voi,
quindi andiamo. – brandì la bacchetta, alzandola
– Combatteremo per la gloria,
o morte, o vittoria – il fuoco negli occhi.
Nessuno
mai aveva
visto Harry così determinato, neanche gli insegnati. Pareva
un leone alla quale
erano state invase le proprie terre. Un leone che poteva avere
qualunque
leonessa per se, ma solo un dio affianco a se, non una leonessa. Era
scatenato.
I sui amici credettero che avesse perso il senno, perché
pareva battersi per
qualcosa che già persa, avendone piena coscienza, ma senza
volerlo ammettere a
se stesso, neanche sotto tortura.
Harry
vide
l’Oscuro circondato dagli insegnati in difficoltà
e i suoi occhi si
assottigliarono
Eccoti,
bastardo!
Corse
verso di
lui, uccidendo vari finti dissennatori che non gli facevano ne caldo ne
freddo,
ma una figura incappucciata gli si parò dinnanzi
-Dove
credi di
andare Potterino?- alle sue orecchie giunse quella voce da ragazzina
nel corpo
di una adulta pazza.
-Letrange…-
sibilò.
Aveva
un conto in
sospeso con quella donna, ma ora… basta distruggere
l’origine del dolore ed
esso sparisce, non serve a nulla sbarazzarsi della nausea. Si deve
disintegrare
il capo branco. Lui lo era per Hogwarts e così Tom lo era
per i mangiamorte.
Non c’erano dubbi su questo.
-Levati-
gli urlò
-Oh,
il piccino
non vuole giocare con la zietta?- cantilenò la pazza.
-Ho
di meglio da
fare che giocare con una ragazzina psicopatica troppo cresciuta!-
Bellatrix
lo stava
per attaccare, quando venne disarmata, si girò al suo
fianco, furiosa –La
mezzosangue- esordì maligna.
Hermione
aveva la
bacchetta davanti a se, ferma e calcolatrice più che mai. Lo
sguardo che
bruciava come quello di Harry –Vai pure Harry, ci penso io!-
urlò, e lui le fu
ben grato.
Fuoco
e fiamme verdi e di ghiaccio in
quest’inferno in terra. Ella, sempre stata presente, ha
sempre assistito,
rimanendo talvolta vittima innocente, della stupidità umana.
Stava assistendo
alla disfatta, e non lo sapeva, di lei stessa, oppure si? Se lo sentiva
nel suo
nucleo, che c’era qualcosa che non andava. Che le uniche
persone che
l’avrebbero potuta salvare erano l’uno contro
l’altro, senza sapere che si
amavano come pochi al mondo. Loro due, quei due ragazzi, con la loro
stupidità,
avevano segnato le sorti del pianeta e, con esso, della specie umana e
non.
Draco
credeva di
essere preparato a tutto. Infatti lo era, si, ma non a quello che aveva
davanti. Suo padre, con la madre, giacevano al suolo, senza vita,
così come
tanti studenti, un tempo suoi compagni. Gli pareva ancora di vederli,
di
sentirli. Le chiacchere, le risate, le corse per i corridoi della
scuola.
Sapevano che c’era la guerra, ma vivevano al meglio appunto
perché c’era. Non
erano certi di quando sarebbe arrivato il momento, per questo si
gustavano ogni
istante di quei giorni spensierati tra i banchi. E ora, quelle stesse
persone,
ragazzi, li vedeva lottare senza sosta per la vita. Unica carta senza
copia tra
di esse. Per questo non se la sentiva di attaccarli, si limitava a
parare i
colpi. Ron lo colpì, ma lui si parò e gli
rispedì l’incantesimo. Poi gli passò
vicino e gli sussurrò
-Vattene
da qui
Weasley- e se ne andò.
Ma
Ron lo afferrò
per una caviglia. Si girò e lo vide fissarlo cattivo
–Da quando ti preoccupi
per me, Malfoy?- sputò.
Draco
si strappò a
quella stretta – Da quando sei il miglior amico di Harry,
stupido –
-Cos..?-
Un
mangiamorte
stava per colpirlo, e lui era disarmato. Draco disarmò
l’essere di nero e lo
uccise. Ron lo guardò disorientato e smarrito, -
Perché? –
-Le
domande idiote
me le farai quando saremo fuori da qui- e se ne andò,
ridandogli la bacchetta
in mano.
Dove
sei? Dove sei? –non lo vedeva- Amore, dove
sei? –in quell’inferno non vedeva nulla a un passo
da se- Cazzo!
Ora
lo vedeva.
Trafelato. Che si reggeva a stento in piedi. Il respiro affannato e il
corpo
pieno di ferite. Pareva una macchia rossa in movimento. Non sembrava
neanche
più lui ma… gli occhi, quegli occhi meravigliosi,
sarebbero sempre rimasti
vivi, anche dopo la morte, ne era certo. Ma a quanto pare Tom era
allenato e
non mostrava alcun segno di fatica. Lo sentiva che beffeggiava il suo
amore con
strafottenza.
-Ti
facevo più
forte, Harry, lo sai?-
-Taci-
sputò
sangue il moro contro la serpe.
Voldemort
rise di
gusto –La verità fa male, vero, Harry?-
ghignò, e ripetè le stesse parole di
quando tornò a nuova vita, - Io ti ucciderò, ora,
Harry Potter –
Come
se un forte
pugno lo avesse colpito, Harry si portò le mani al ventre e
cadde a terra.
Iniziò a contorcersi come sotto Cruciatus, ma
L’Oscuro non aveva fatto nulla.
Possibile che fosse diventato tanto potente? Ma nonostante il dolore,
Harry
parlò
-Te
l’ho già
detto, schifoso, finchè io… - ma venne interrotto
da Tom.
-Avrai
cosa,
l’amore? Ah, ma non farmi ridere Harry- una risata
cristallina invase il campo,
nonostante tutto il rumore della battaglia era perfettamente udibile,
ma
nessuno si fermò –Tu non hai l’amore,
non sai neanche cosa sia. E vieni a
rinfacciarmelo a me?- gli occhi rossi brillavano.
-No…-
disse
debolmente Harry.
Nella
sua mente si
fecero largo immagini del suo amore segreto, e gli parve che gli occhi
iniziassero a pizzicare –Io non sono come te –
urlò, nonostante il dolore che
sentiva ovunque, anche nello spirito. Era sempre stato il suo peggiore
incubo
quello di essere come quella serpe. –Tu hai rifiutato
l’aiuto di tutti. Perfino
dell’unico uomo che credeva in te. Silente – e
anche il preside fece capolino,
stavolta nelle menti di entrambi – Lui ti voleva aiutare, ti
aveva dato
fiducia. Credeva in te! – sottolineo alzando la voce, poi il
suo timbro si fece
più basso, quasi un sussurro, ma perfettamente udibile
– E tu l’hai ucciso -.
Le lacrime stavano per vincere le sue difese.
-Chi
non sa le
cose dovrebbe tacere- sembrava che si stesse controllando, - CRUCIO! -.
No.
Fottuto assassino! Non può finire così, non
può! Gli devo dire… glielo devo dire. A tutti i
costi!
-Se
continua così
lo ucciderà- si girò alla sua destra
-Granger?-
fece
Lei
si girò verso
di lui, con occhi decisi. Draco potè vedere sua zia che
giaceva per terra, dietro
la riccia, senza vita.
E
tu. Tu, riuscirai a mantenere la parola data nel
tuo cuore? Sei solo tu che devi decidere. Scegli, fai la cosa che ti
risulta
più facile; uccidi
Draco
chiuse gli
occhi, Hermione non toglieva i suoi da lui.
Sentiva
un rumore indescrivibile intorno a lui. I
respiri di tutti, perfino dei morti. Ma sentiva solo un battito, quello
di
Harry. Del suo amore. E, stranamente, ma non tanto, non riusciva a
distinguerlo
ad suo. Sentì la mezzosangue proteggerlo da un anatema,
scagliato probabilmente
da uno studente dell’ultimo anno. Gli dava tempo per
riflettere. La senti
urlare “non importa cosa scegli, basta che sia la cosa
giusta, per te e per
Harry”. Fu come se il mondo attorno si fosse fermato, nessuno
più si muoveva.
Come se tutto aspettasse lui. Il cielo, la terra, il mare, il fuoco,
pazienti
attendevano l’ultimo arrivato quale era.
Harry
avrebbe
preferito mille volte morire piuttosto che continuare quella inutile
tortura.
Perché era il momento di ammetterlo, di finire con questa
farsa! Lui era solo
un ragazzo, totalmente impotente dinnanzi al Lord. Come
l’avrebbero presa i
suoi amici se avessero saputo che più di una volta aveva
seriamente pensato di
consegnarsi a Voldemort, diventando un mangiamorte? E cosa avrebbero
detto che
avessero saputo che, ancora prima di scendere in battaglia sapeva
già l’esito? Era
stanco di tutte quelle responsabilità. Fosse stato per lui
sarebbe già tornato
in mezzo ai babbani. Ma sentirsi tutti quegli occhi addosso, pieni di
una
speranza che lui non aveva mai avuto, lo metteva in soggezione. Ma cosa
pretendevano? Non aveva chiesto lui tutto quello. Ma il mondo
è pieno
d’ingiustizie e allora va bene, combattiamo, per un mondo
ormai come lui,
sull’orlo della pazzia. Sia così.
Gli
occhi di Tom
erano piene di scintille maligne – Non ho mai negato che
Silente fosse un grand’
uomo. Ma aveva la malsana idea che c’era qualcosa peggiore
della morte -.
Harry
non trovava
il coraggio di parlare, perché anche lui la pensava
così.
-Era
convinto… -
proseguì il Lord - … che una vita senza amore era
la cosa più orribile del
mondo. – chiuse gli occhi – Questo
perché egli stesso non ha mai conosciuto
l’amore. Ecco perché. – li
riaprì e si avvicinò a lui, si chinò
– Capisci
Harry, tu che ne pensi? -.
Apri
gli occhi, Malfoy. Apri questi fottutissimi
occhi e guarda. E, per una volta, fai la scelta giusta.
Perché,
qualsiasi essa sarà, non ti tirerai mai
indietro.
Riaprì
gli occhi,
li mise sulla Granger, che non aveva distolto i suoi. Uno sguardo che
lo
rimproverava e lo incoraggiava al tempo stesso.
-Cosa
hai deciso?-
gli chiese.
Aveva
il volto e i
vestiti pieni sangue, come il resto dei presenti, eppure non voleva
mollare.
-Perché…
hai
deciso, vero?- domandò e lui non rispose, sospirò
– Non importa – la guardò
spaesato – Segui il tuo cuore e vedrai che andrà
tutto per il verso giusto –
sorrise, poi rialzò la bacchetta – Vai.
– lo esordì – Ti copro io -.
Ma
lui non si muoveva. Era
paralizzato, impaurito… come faceva quella ragazza ad essere
così ferma in un
momento simile? Parlava bene lei, che non doveva affrontare il suo
cuore. Lei,
che ragionava solo con la testa. Gli diceva di ragionare con il cuore,
di
dargli ascolto… a lui, che tutti credevano che ne fosse
privo. Ma forse, in
questi casi, non c’è bisogno né del
cervello né del cuore, ma solo della
volontà. Il coraggio di fare la casa giusta nel momento
sbagliato.
-Vai.
Muoviti Malfoy – lo prese per la manica e lo
spinse verso la direzione di Harry.
Iniziò
a correre verso di lui, facendosi largo tra
quelle acque di fuoco verde e d’argento. Verde. Come gli
occhi del suo amore.
Argento. Come i suoi occhi di ghiaccio e nebbia fusa. Un minuto. Solo
un
piccolo, fottutissimo minuto e…
Draco
strattonò
via Voldemort con un incantesimo ben assestato. Che andò a
segno perché il Lord
era perso negli smeraldi di Harry e si stava avvicinando alle sue
labbra.
Troppo vicini. E Draco non aveva potuto resistere.
-Draco…-
sussurrò
Harry che ancora non riusciva ad alzarsi. –
Cosa… cosa ci fai… -
Bella
domanda Harry; cosa ci faccio qui?
Draco
si abbassò
su Harry, gli prese il volto stanco tra le mani e lo
avvicinò a se.
-Hai
ragione,
Harry, cosa ci faccio qui- la sua voce era calda e rassicurante - E
non… qui… -
colmò le distanze tra di loro con un bacio lento e profondo.
Senza
perdere
tempo schiusero entrambi i loro mondi all’altro; e quando la
lingua di Draco si
abbracciò con quella di Harry, seppero che il sesso era roba
di molti ma i baci
roba per pochi privilegiati. Harry piegò la testa di lato
per permettere al
bacio di farsi più forte. Perché sapevano che era
l’ultimo, così come era il
primo.
La
tua bocca calda… non mi sono stancato e ne
voglia ancora. Ancora di più. Voglio morire così.
Fanculo
il mondo!
Il
sapore del sangue di Harry inebriava di sensi
di entrambi.
Harry
portò le sue
mani dietro la nuca di Draco, e lui gli fece piegare la testa di lato,
poi
insinuò la lingua più a fondo che poteva. Ma
Harry non aveva paura di
soffocare, anzi, se fosse morto così sarebbe stato
l’uomo più felice del mondo.
Lo
stupido più felice del mondo…