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Autore: trajektoria    03/06/2013    3 recensioni
Tenera storia su come la relazione tra Sherock e John sia affiorata e si sia trasformata in qualcosa di più. Tutte le gioie dello stare insieme e gli sforzi di capire cosa si prova l'uno per l'altro, il primo bacio da ubriachi - un esperimento, ovvio (per la scienza, John!)- il primo appuntamento e forse pure la prima volta. Naturalmente se Sherlock mai volesse farlo, dato che si considera un asessuale. Ma John è paziente e come al solito comprensivo...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Altra simpatica Johnlock che spero possa piacervi! L'autrice ancora non ha terminato la storia perciò mi terrorizzano i risvolti che potrà prendere e che dovrò per giunta tradurre, ma ormai ho preso un incarico e lo porterò a termine!;)

Storia originale qui x.


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Mentre John barcollava pateticamente del 221B di Baker Street, pensò che l'aver passato l'intera serata al "Red Lion", scolandosi una pinta dopo l'altra, fosse stata una pessima idea.

Come al solito era stata tutta colpa di Sherlock. Poche ore prima aveva annunciato che era annoiato più del solito e, siccome non vi erano nuovi casi disponibili, passare del tempo in un pub a spiare la clientela sarebbe stato interessante e fruttuoso. Dopo tutto gli ubriachi sono più propensi a vuotare il sacco e a rivelare dei succulenti segreti. O almeno questo è quello che Sherlock ha detto usando un vocabolario più sofisticato e facendo quegli occhioni da cucciolotto a cui John non poteva negare nulla. La verità era che il dottore non voleva proprio opporsi questa volta perchè la prospettiva di un pomeriggio al pub suonava fantastica! Immaginò che un po' di relax sarebbe stato più piacevole degli inseguimenti dei criminali londinesi a cui era solito prendere parte. Perciò John fu piuttosto felice quando lui e Sherlock si incamminarono verso il "Red Lion".

Non tutto però andò come previsto. Saltò fuori che lì nel locale un tizio polacco stava festeggiando la sua promozione al lavoro con un mucchio di altri compatrioti. L'esaltato gruppo stava festeggiando alla grande cercando di coinvolgere nei loro festeggiamenti il resto del pub. E se John aveva imparato qualcosa degli immigrati a Londra era che non era certo così semplice dire di no ad un polacco quando questi stava cercando di coinvolgerti in una bevuta. Nessuno ha mai rifiutato un invito del genere per poi sopravvivere e raccontarlo. Così John finì con in mano un boccale di birra che, nonostante le sue ampie sorsate, pareva non finisse mai.

L'alcol ha questa straordinaria capacità di riunire le persone, e fu così che il buon dottor Watson estese ben presto il proprio repertorio di polacco imparando a dire "Buon giorno", "Cin cin" e un sacco di ignobili parolacce. Fu davvero un'esperienza divertente ma, come tutti i piaceri della vita, per espiare c'è bisogno di affrontare un breve periodo di pentimento. Ecco perchè John s'era ridotto a barcollare così disperatamente desideroso di rientrare nel proprio appartamento.

Sherlock, dopotutto, sembrava essere in perfetta forma. Salì su per le scale senza alcuno sforzo e pareva sorprendentemente sobrio. L'unico indizio che lasciava intuire che avesse bevuto era un leggero rossore che si era dipanato sulle sue, altrimenti pallidissime, guancia. John ebbe il sospetto che Sherlock avesse continuato a versare il proprio drink nel suo boccale per tutto il tempo ma, sfortunatamente, non ne aveva le prove.

Almeno John ebbe modo di vendicarsi di ritorno dal pub durante la corsa in taxi. Il tassista doveva essere un grande fan di Madonna, dato che per tutto il tragitto aveva cantato a squarciagola "Like a Virgin". Lo sguardo di disgusto e di orrore che si era dipinto sul volto di Sherlock era inestimabile.

Finalmente gli scalini finirono e John si afflosciò contro la parete del salotto.

"Mio Dio, un altro scalino e avrei rimesso. Di sicuro non salirò fino alla mia camera da letto. Penso proprio che mi accontenterò del tappeto", disse John incespicando un po' per l'ubriacatura.

"Puoi sempre dormire con me. Il mio letto è grande abbastanza per due", propose Sherlock inaspettatamente, mentre si toglieva il cappotto e lo appendeva sull'attaccapanni.

John lo fissò incredulo. "Cosa? Sherlock dici seriamente?"

"Si. Problemi?"

"La gente inizierà di sicuro a parlare se ci vedesse dormire insieme!"

"Quale gente, John? Guardati intorno, ci siamo solo noi due qui", affermò altezzoso e osservatore come sempre.

"Si... Bè hai ragione ma..."

Sherlock non alzò le spalle, perchè non era nel suo stile, ma la sua espressione del viso diceva tutto.

"Come vuoi. Spero che il pavimento sia abbastanza comodo per te." Sherlock si girò e andò in camera sua senza guardarsi indietro.

John fissò il pavimento e realizzò che, effettivamente, dormire lì non sarebbe stata una grande idea. Il suo sguardo si spostò sul divano che, dopotutto, poteva essere un altro accettabile appoggio per la notte. Ma era ricoperto da tutte le cianfrusaglie di Sherlock – John non ne riuscì ad identificare neanche la metà e, a dire il vero, non ne aveva granchè voglia. Ripulire tutto a quest'ora era fuori discussione così John, in un ultimo ed estenuante tentativo, cercò di prendere il considerazione la poltrona ma si ricordò che lì sopra ci aveva già dormito in passato e il giorno dopo le sue ossa non lo avevano di certo ringraziato.

"Oh, al diavolo!", sospirò con rabbia e si trascinò vero la camera di Sherlock. Il padrone era già disteso sul suo letto e non dimostrò alcuna sorpresa nel vedere entrare il proprio coinquilino nella stanza. John si tolse le scarpe, impresa che richiese del tempo e delle capacità sorprendenti, e si distese accanto a Sherlock.

"Se qualche paparazzo dovesse scattare una foto di noi in queste condizioni e pubblicarla su un tabloid non sarà colpa mia", disse John imbronciato.

"Ti darebbe così tanto fastidio?", disse Sherlock, voltandosi verso John.

"Si!"

Sherlock sorrise.

"Presti troppa attenzione a ciò che la gente pensa. Sono tutti degli idioti."

"Oh si, tutti eccetto l'eccelso e onnisciente Sherlock Holmes!" commentò John sarcasticamente.

Rimase per un po' in silenzio per cercare di mettere insieme i pensieri. "Sai, c'è una cosa che vorrei chiederti e sono abbastanza ubriaco da poterlo fare".

"Chiedi allora."

"E' vero ciò che Mycroft ha insinuato?"

"E cosa avrebbe insinuato Mycroft?"

"Bè, che non sei mai andato a letto con qualcuno!"

"Sono a letto con te ora, no?"

"No! Intendevo "a letto" nel senso... nel senso di essere intimo con qualcuno, ecco!"

Sherlock strabuzzò gli occhi. "E perchè mai vorresti saperlo?"

"Nessun motivo, sono solo curioso. E per quanto ne sappia cedi alla curiosità gran parte del tuo interesse." aggiunse John con casualità.

Sherlock continuò a fissarlo senza tuttavia rispondere.

"Oh bè, se non vuoi parlarne mi sta bene..." cominciò a scusarsi John, ma Sherlock lo interruppe.

"Se proprio vuoi saperlo, non ho mai provato alcuna necessità di... accoppiamento", quasi sputò quella parola.

John non sembrò sorpreso. "Capisco... Bè, guardandoti e considerando che non hai mai avuto nessuno, posso dedurre che tu sia un asessuale, giusto?"

"Brillante deduzione, John. Stai migliorando. Forse un giorno diventerai un consulente investigativo per conto tuo" sentenziò rudemente Sherlock.

John lo conosceva troppo bene per credere che si fosse offeso e rise. "Bè, come definizione ti sta a pennello!"

"A pennello?"

"Si. Cerchi di mantenere le distanze da tutti, perciò è ovvia la tua mancanza di desiderio verso chiunque!"

"Non fare sesso non mi rende meno umano, a differenza di quanto tu creda." L'espressione di Sherlock era estremamente seria e un po' ferita.

"Lo so, Sherlock, lo so," disse dolcemente John. "Scherzavo dai, non prenderla troppo seriamente. E l'alcol che parla dopotutto. Ma mi stavo chiedendo anche... Bè, sei mai stato innamorato?" John si sentì alquanto imbarazzato nel chiederlo.

"Innamorato?"

"Si, hai mai amato qualcuno?

Sherlock guardava così intensamente il soffitto che pareva stesse succedendo qualcosa di estremamente interessante lassù.

"...Non lo so."

"Cosa? Come puoi non sapere una cosa del genere?!" chiese John a dir poco confuso.

"Sentimenti, John! Sono pericolosi, irrazionali e vaghi! Come puoi ricavare un senso da loro?" Chiese il detective frustrato.

"E' questo il punto dei sentimenti, Sherlock, non devi analizzarli, devi solo... provarli!"

"La mia mente non funziona in questo modo, John."

Watson non sapeva come rispondere, così restò in silenzio.

Fu Sherlock a rompere il silenzio dopo pochi minuti.

"Facciamo un esperimento, John."

"Un esperimento? Che tipo di esperimento?" Chiese John.

"Baciami"

"Cosa?!"

"Baciami, John!" Ripetè pazientemente il detective.

"Baciarti? Non sono gay, lo sai!".

"Non ti sto chiedendo se sei gay o no. Ti sto solo chiedendo di baciarmi. Sei sordo per caso?"

"E perchè mai dovrei baciarti?" Tentò di provare un approcciò differente.

"E'un esperimento. Non posso dirtelo, altrimenti invaliderei i risultati".

John non sembrava tanto convinto.

"Esperimento? Solo un esperimento?"

"Lo giuro! Potrei giurarlo sul mio cervello se servisse a convincerti ulteriormente!".

John gemette rassegnato. "Oh, che diavolo sto facendo... Se qualcuno dovesse vedermi... ti ucciderò!" borbottò avvicinandosi a Sherlock. Posò un esitante e delicato bacio sulle sue labbra e se ne discostò immediatamente, come se le avesse trovate roventi. Sembrava ridicolmente turbato.

"E'così che baci le tue ragazze? Non mi sorprende che ti scarichino alla prima e buona occasione!" lo schernì Sherlock con una smorfia di sfida sul volto.

"Oh, che tu sia dannato, Sherlock Holmes!" gridò John e premette le sue labbra contro le sue. Era così euforico (un po' per l'alcol, un po' per la situazione) che l'unica cosa che riusciva ad intendere era che voleva far tacere quel odioso so-tutto-io. Nel momento esatto in cui perse ogni inibizione riversò in quel bacio tutta la rabbia e tutti i sentimenti repressi nel tempo, accarezzò con le dita quegli zigomi marcati e continuò a baciarlo intensamente, stuzzicando incessantemente la sua lingua. Il tutto sembrava così... giusto.

Quando finalmente si distaccarono, si fissarono per un po'. Sherlock non era mai apparso così privo di indizi in tutta la sua vita. John ruppe il contatto per primo e si schiarì la gola per mascherare l'imbarazzo.

"Perciò... I risultati. Quali sono i risultati? Del tuo esperimenti intendo."

"I risultati sono... inconcludenti," disse Sherlock respirando affannosamente. "L'esperimento avrà bisogno di essere ripetuto a tempo debito.".

"Cosa? Sherlock-"

"Buona notte, John," Sherlock diede le spalle al suo amico. Non voleva che John vedesse il sorriso idiota che gli si era dipinto in volto.

   
 
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