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Autore: Le Parche di Costantino    19/12/2007    2 recensioni
La storia di James che insegue Lily per ottenere un misero appuntamento dopo sette lunghi, estenuanti anni vi sembra storia vecchia? Per forza, è un fatto accaduto nell'inverno del 1977, non proprio ieri. Eppure sappiate che una cosa semplice come trascinare una stupida ragazza in uno stupido appuntamento a Hogsmeade, potrebbe rivelarsi fatale, o letale se preferite. Perchè la stupida ragazza saprà difendersi molto bene, e gli amici si metteranno sicuramente in mezzo.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: James/Lily
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Note alla storia.

Storia crudele per certi versi e ben poco natalizia. Colei che l'ha scritta è da molti anni senza cuore, il suo scopo, comunque è di strapparvi una risata e di farvi provare pietà per James Potter non "L'uomo che ha molto sofferto", come Ulisse, ma "L'uomo che soffrirà molto". Buona lettura.

Tutto quello che non ti ho detto ed è meglio che tu non sappia mai.

James era veramente agitato quel pomeriggio. Si sentiva la febbre ed era vittima di una strana frenesia. Non riusciva a stare fermo e continuava a camminare avanti e indietro per il dormitorio, come una tigre in gabbia.

Per gli amici, costretti ad assistere a quel penoso spettacolo, James aveva completamente perduto il senno.

- La vuoi smettere di fare avanti e indietro? Non ti si sopporta più, Ramoso!

- Scusa tanto, Felpato, ma sono nervoso, ti dispiace? – urlò il ragazzo di rimando con una voce stridula e insolitamente alta.

- Sì, mi dispiace. Stai impedendo a me e a Codaliscia di passare un rilassante pomeriggio e disturbi Lunastorta che vuole mettersi avanti con i compiti per le vacanze.

Remus alzò un attimo lo sguardo dalla sua pergamena, perplesso. Considerando il fatto che Sirius trovava estremamente divertente impedirgli di studiare ogni volta che poteva, considerava quella scusa assolutamente patetica.

- Ma sei matto? Sei impazzito? Da quando ti interessi ai compiti di Lunastorta? – urlò James prima di abbandonarsi ad una serie di imprecazioni veramente scurrili.

Sirius si limitò a ridere, felice di essere riuscito una volta di più a colpire qualcuno sul vivo, lasciandosi cadere pesantemente sul letto a baldacchino.

- Dopotutto, è solo un appuntamento, cosa vuoi che sia? - Commentò con noncuranza – Non hai più quattordici anni. – aggiunse con fare materno.

James Potter cominciò a balbettare frasi sconnesse, in preda al panico.

- Lo ucciderai così. – commentò Peter, serio.

- No, non ancora. Vuoi vederlo davvero fuori di testa? Prova ad urlare: Lily Evans!

- Piantala, non osare pronunciare quel nome – sbottò Ramoso, esasperato – non mi sei di alcun aiuto così!

- Dai Sirius, piantala. Lo sai benissimo che è nervoso perché ci ha messo quasi cinque anni per ottenere un solo appuntamento con lei – intervenne pragmatico Remus facendo sembrare, volutamente o meno, la condizione dell’amico ancora più ridicola.

- Dovremmo essere comprensivi? – chiese Peter

- Direi di… no!

E così tutti e tre cominciarono a ridere senza sosta come delle piccole e graziose iene.

- Ragazzi! Non mi servite a niente in queste condizioni, datemi una mano. – James cominciava a sentirsi tradito; quelli non erano amici, erano mostri.

- Va bene. Innanzitutto, e lo dico con il rischio di essere pedante e impopolare…

- Lunastorta – lo interruppe Sirius – tu sei pedante e impopolare.

- Dicevo – Remus alzò un po’ di più la voce nel tentativo di sovrastare gli squittii di Peter che ormai rideva fino alle lacrime – nonostante il rischio di apparire pedante, impopolare e ripetitivo, penso che dovresti vestirti.

Ramoso si osservò: in effetti la camicia fuori dai pantaloni, la cravatta appoggiata su una spalla e la cintura aperta non facevano di lui una persona presentabile.

- Ha perfettamente ragione; capisco che vuoi saltare addosso alla Evans, ma così rischi di sembrare un maniaco.

- Ora mi sistemo, non c’è alcun bisogno di essere così antipatici. – James si passò una mano fra i capelli come sua abitudine e cominciò a sistemarsi.

- Ah giusto, con lei vedi di trattenerti dal fare quel gesto – aggiunse Felpato.

- E non fare il pallone gonfiato appena la vedi – rincarò la dose Peter.

- D’accordo. Ora però dovete promettermi una cosa. Tutti e tre.

- Sì? – mormorarono in coro.

- Non voglio interferenze. Non voglio vedervi, né sentirvi fino ad ora di cena.

- Dobbiamo chiuderci nel ripostiglio delle scope?

- No, Remus. Tu fai i tuoi compiti, Sirius corri dietro a quelle del primo anno e Peter… beh fai quello che vuoi, purché tu la faccia lontano da me a dalla Evans.

- Credo preferisca farsi chiamare Lily, è il suo nome dopotutto. – puntualizzò Lunastorta mettendo via i suoi quaderni.

- Giurate?

- Solennemente Ramoso, come sempre. – rispose Sirius per tutti e tre.

Al suono di quelle parole James sembrò rilassarsi un poco. Si stava guardando allo specchio, soddisfatto di sé, quando la voce di Codaliscia lo fece sussultare per l’ennesima volta.

- Lo sai che sei in ritardo, vero?

- Accidenti, mi starà aspettando – urlò lanciandosi verso la sala comune.

- Buona fortuna! – urlò Sirius – ne avrà bisogno – aggiunse poi rivolto ai due rimasti nel dormitorio.

- Come inizio non c’è male – commentò Remus, divertito – se avessi saputo che sarebbe stato così divertente avrei cercato di convincere Lily secoli fa.

- Ora che facciamo?

- Quello che ogni Malandrino farebbe per un amico in difficoltà, Codaliscia. Lo pedineremo.

- Non mi coinvolgerai nei tuoi soliti piani diabolici. Per una volta dimenticati di me, Sirius. – disse Remus, apparentemente irremovibile.

- Come potrei dimenticarmi di te, amico mio – lo canzonò Felpato mettendosi a sedere – Come posso pensare di lasciarti qui, tutto solo, in una giornata come questa?

- Forse potremmo procurarci anche noi un appuntamento – constatò Peter saggiamente.

- Codaliscia ha ragione, non ho voglia di fare la zitella curiosa. – Remus si alzò nel vano tentativo di lasciare la stanza e raggiungere la biblioteca.

- Non sei curioso? – Black sapeva che l’amico era ficcanaso almeno quanto lui, bastava istigarlo un pochino. – Mi sorprende che sia io a dirlo, ma oggi non è il momento per correre dietro a qualche ragazzina! Dai… vogliamo tutti sapere che combineranno quei due.

- Vuoi uscire ora e farti vedere nella Sala Comune? – Chiese Peter.

- Ma certo che no! Basta origliare, e come vedi la nostra zitella Lunastorta ha già un posto in prima fila dato che la cosa non lo interessa, già…

Remus sussurrò semplicemente un “Vai al diavolo, Black”, prima di essere raggiunto dagli amici per potersi spalmare contro la porta nel tentativo di captare qualcosa.

- Se non la pianti di ridacchiare non riusciremo a sentire nulla – mormorò Peter dando una gomitata al malefico ideatore del piano.

James era sprofondato su una poltrona davanti al camino, depresso. Non c’era nessuna traccia di Lily nelle vicinanze e non poteva certo salire nel suo dormitorio per vedere se era ancora lì. Le ragazze di solito ci mettono così tanto a prepararsi pensava, tentando di immaginare una scusa plausibile per la sua assenza. Eppure non riusciva a stare tranquillo, forse gli aveva appena dato buca, e lui voleva essere morto. Non era nemmeno così improbabile dopotutto, lei sembrava non sopportarlo. Accidenti che agonia, era come stare seduto sul ceppo che stava fissando. Non immaginava che qualcuno, poco distante, fosse vittima del classico contrattempo dell’ultimo minuto.

- Accidenti a Morgana, Merlino, Circe e tutto il mondo magico insieme!

- Lily che ti prende? - Chiese la vicina di letto, sorpresa nel sentire certe parole in bocca alla sua amica; in genere era molto più tranquilla.

- Non trovo il mio mantello e sto facendo tardi – sbuffò la ragazza tuffandosi nel baule alla spasmodica ricerca dell’oggetto perduto.

- E’ per l’appuntamento con Potter, vero?

- Già – replicò l’altra piuttosto scontrosa.

- Fossi in te starei tranquilla, in fondo non può andarti male, ti ha chiesto tante volte di uscire. E’ evidente che gli piaci, e molto anche. Lui ti ha già scelto.

- Ne parli come se si trattasse di Dio in persona, Christine.

- Beh – mormorò l’altra osservando divertita l’amica – metà della scuola, parlando di ragazze, vorrebbe uscire con lui.

- Forse perché l’altra metà ci è già uscita – commentò Lily piccata riemergendo dal baule per lanciarsi dentro ad uno dei colossali armadi a muro.

- Non ti stai confondendo con Sirius Black?

- Lui è uscito con tutta la scuola, ormai.

- Non con me – mormorò la ragazza, sconsolata.

- Non ti aspettare che metta una buona parola con te mentre sono con Potter, penso che lui ti farebbe fare soltanto la figura della stupida. Forse dovrei rinunciare anche io al mio appuntamento, vedi è destino, non riesco nemmeno a trovare le mie cose. –

- Oh no. Oh no! – sbottò Christine – Ora voglio sapere come va a finire. Metti il mio mantello e vai all’attacco, o non sei più una Grifondoro degna di questo nome. – detto questo le porse il mantello pesante che teneva appoggiato sulla sedia accanto a lei.

- Grazie – mormorò la giovane esitando ancora un poco.

- Che aspetti? Vai! – la prese in giro l’altra tirandole un cuscino.

Lily si catapultò fuori rischiando di fare un capitombolo sulle ripide scale che portavano di sotto. C’era solo James nella stanza. Si era fatta aspettare e nonostante tutto, pur trattandosi di Potter, le dispiaceva.

- Ciao Potter – esordì mordendosi il labbro con una vocina degna di un criceto spaventato.

- Ciao Evans – la salutò lui sfoggiando il suo miglior sorriso.

-Ciao Potter – sentirono chiamare i due.

Quando si voltarono, davanti a loro videro la faccia paffuta e sorridente di Arcy Kettelman, l’attuale capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, dove James giocava da cercatore.

-James, ti aspetto tra non più tardi di cinque minuti per l’allenamento, ho già avvisato gli altri membri della squadra – disse quest’ultimo.

-Cosa? – ribatté James, -Stai scherzando, vero? – chiese.

-Assolutamente no, visto che tutti sono a fare un’inutile gita ad Hogsmede, ho pensato di prenotare il campo. Non ci sarà nessuno a disturbarci.

Il ragazzo era allibito. –Io non vengo, se non lo hai notato, sono impegnato.

-Oh, ma Lily capirà. Vero? – Si rivolse alla ragazza. –Lo sa anche lei che il Quidditch è molto importante.

James si segnò mentalmente di saltargli alla gola la prossima volta che rimaneva solo nello spogliatoio con lui, mentre Arcy lo tirava per un braccio.

-Sei scemo, Kettelman?” – chiese Lily con un tono di voce che non lasciava presagire nulla di buono.

-Prego? – chiese il capitano della squadra di Quidditch, lasiando andare il braccio del malcapitato James.

-No, dico – continuò la ragazza, “Hai la più pallida idea di quanto sia pedante Potter?”

-Prego? – chiese James, sentendosi tirato in causa, ma nessuno dei due gli diede corda.

-Certo che lo so! Sono il suo capitano.

-Beh, io dico di no! – urlò Evans. “Per sei anni, e dico, sei anni! Mi ha inseguito, perseguitato di persona, con i suoi amici, con bigliettini anonimi e non, anche via gufo, per avere un appuntamento.

-E con ciò?

-E con ciò, tu ora sparisci, e mi lasci al mio appuntamento con Potter. I miei nervi non possono pensare di reggere fino alla prossima uscita ad Hogsmede.

James osservava basito lo scambio di battute tra i due.

-Ma Lily! – piagnucolò Arcy, -Il Quidditch!

-Scegli, Kettelman. O Potter, o tu-sai-cosa!

Il ragazzo dapprima sbiancò, poi sbuffò contrariato.

-E va bene, tieniti Potter e il tuo stupido appuntamento – bofonchiò allontanandosi.

-Io non ho bisogno di allenarmi – urlò James, -Sono già bravo!

-Attacco di modestia, Potter?

Il ragazzo si spettinò i capelli e poi fece segno alla ragazza di incamminarsi.

-Mi dici il tu-sai-cosa su Arcy? – la implorò James.

-No, ti basti sapere che c’è di mezzo Anna, la mia compagna di dormitorio, un appuntamento e gli incantesimi Aumentanti che Vitious ci ha insegnato all’inizio dell’anno.

Appena prima di raggiungere il portone di ingresso, furono bloccati da Pix che si mise a volteggiare intorno a loro, canticchiando.

Potter quatto-quatto se ne va.
E due grandi corna ha.

Se va a zonzo nel castello

Con il suo amico paffutello

Insieme a lor c’è anche il terzo

Grosso e nero sembra un pazzo

Una notte al mese si incontrano sì

Per far…

-Pix! – tuonò Potter, scagliandogli addosso un incantesimo che gli incollò le labbra.

-Cosa significa, tutto questo, Potter? Il Poltergeist, nel mentre si allontanava, visibilmente contrariato.

-Nulla. Sai com’è Pix. A lui piace scherzare. Andiamo ora? – Cercò di sviare.

-Andiamo. Ma tu non me la racconti giusta… prima o poi mi spiegherai la faccenda delle corna…

James sbiancò e deglutì, -Un segreto per un segreto, Evans. Ti basti sapere che le corna non sono dovute ad un tradimento d’amore.

Sorridendo soddisfatto, la prese sotto braccio e insieme si avviarono verso l’uscita, entrambi rimuginando su quale potesse essere il segreto dell’altro.

  
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