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Autore: JD Jaden    03/06/2013    2 recensioni
Come è nata Panem? Lei lo sa. Lo ha imparato a scuola e ne ha sentito parlare dagli anziani del Distretto 12. Come si è passati dalla pace ai Giorni Bui? Beh lei li ha vissuti, anche se era piccola e ha cercato di rimuovere il trauma. Come è finita la guerra? Per lei con una perdita inaccettabile. E come si sono svolti i primi Hunger Games? Lei è stata il primo Tributo femmina del Distretto 12. Ed è stata la prima vincitrice. Nessuno meglio di lei può raccontare questa lunga, terribile storia...
Chi è lei? Jaden Cartwright, 17 anni, ragazza del Giacimento che cerca di tirare avanti in un mondo difficile e crudele. In questa brutta avventura cercherà di imparare come si fa a sopravvivere in mezzo alla morte, a non impazzire davanti a scelte impossibili, a ricominciare a vivere quando tutto sembra finito.
Ma capirà che niente è finito. Che è proprio quando sembra che la vita sia più bella, più semplice, che l'incubo ricomincia, più reale e temibile di prima.
Genere: Avventura, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"..."

(...)


 

CAPITOLO 8.
La mattina Flavia Monroe viene a svegliarmi tutta eccitata sostenendo che questa sarà una giornata fantastica. Non vedo come potrebbe esserlo vista la mia situazione, ma comunque mi alzo, mi lavo e vado a fare colazione. Tanto non ho altra scelta.
Devo ammettere che la colazione è piacevole. Scopro i piaceri di quel liquido caldo e amaro che è il caffé. Non l'avevo mai bevuto prima, anche perché a casa è una vera rarità. Lo usa mia madre quando deve stare sveglia tutta la notte a lavorare. Mi accorgo che mi piace molto, mentre noto che Andrew, dopo un sorso lo mette da parte disgustato e si dedica ad una ciotola di cioccolato fuso.
«Solo i veri intenditori apprezzano il caffé amaro. Mi piaci signorina!» Questo è Ken. Sono compiaciuta da questa frase. E immagino che sia importante piacere al Mentore, visto che sarà lui a decidere chi di noi salvare. Di certo non può tenerci in vita entrambi e dovendo scegliere, credo che sceglierà quello di noi che gli piacerà di più. Il caffé diventa ancora più buono, con questi pensieri in testa. Forse Flavia ha ragione. Tutto sommato potrebbe essere davvero una giornata fantastica, ora che ho trovato il mio promo obiettivo: impressionare Ken Brown!
«Quindi tu sei qui per noi? Per aiutarci a sopravvivere nell'arena?» gli chiedo con fare amichevole, anche se non è da me iniziare una conversazione.
«Diciamo di sì. Io posso darvi dei consigli, ma il grosso del mio lavoro lo farò cercando di procurarvi degli sponsor.»
«Sponsor. In che senso?» si intromette Andrew. La sua presenza mi irrita, ma non posso impedigli in alcun modo di partecipare alla conversazione. E poi ha posto una domanda intelligente...
«Gli abitanti più ricchi di Capitol City sceglieranno il proprio Tributo preferito e scommetteranno dei soldi su di lui. Per questo motivo vorranno che il loro prescelto vinca, ovviamente. Per agevolarlo nella vittoria potranno sponsorizzarlo, cioè comprare per lui cibo, armi o attrezzature varie per aiutarlo a sopravvivere nell'arena. Io sarò il tramite fra voi e gli sponsor. Quando il vostro distretto avrà un vincitore, io mi farò da parte e sarà il vincitore stesso a fare da Mentore ai futuri tributi. E' tutto chiaro?»
«Certo, ma come faremo ad attirare gli sponsor?» anticipo Andrew per un soffio.
«A questo penseranno prima di tutto i vostri stilisti. Tra poco arriveremo a Capitol City e alla stazione verrete affidati a loro e portati al Centro Immagine. Vi avviso, non sarà bello! Però pensate che tutto ciò che vi faranno servirà a farvi diventare desiderabili agli occhi degli abitanti. Più belli, spettacolari e indimenticabili sarete, più sponsor potrò trovare per voi. La presentazione al pubblico avrà luogo nel tardo pomeriggio. Farete il giro della capitale su carri divisi per distretto. Voi due sarete sul dodicesimo carro, ovviamente. L'arrivo sarà all'Anfiteatro cittadino, in cui riceverete gli auguri del presidente Snow. Dopo di che andremo tutti a Centro di Addestramento, che sarà la vostra e la nostra casa fino all'inizio dei giochi. Avremo un appartamento sopra al Centro, al dodicesimo piano, solo io, voi, Flavia e gli stilisti. Il seguito ve lo spiegherò a tempo debito... Ora vi consiglio di prepararvi perché stiamo per arrivare.»
Mi accorgo solo ora che fuori dai finestrini è diventato tutto nero. Mi avvicino a quello più vicino e capisco che siamo dentro una galleria. Stiamo attraversando la montagna che separa Capitol City dai distretti. Quella che li fa sentire tanto protetti e al sicuro. La loro miglior difesa, durante i Giorni Bui... Il treno inizia a rallentare e per un momento penso che ci fermeremo all'interno della galleria, ma all'improvviso una luce accecante invade il treno. Quando riesco ad abituare gli occhi a tutta quella luce riesco a cogliere la magnificenza del posto in cui siamo finiti. La capitale. Un intricato labirinto di edifici scintillanti. Un arcobaleno di mille colori. Non avrei mai immaginato che ne esistessero tanti, nè che potessero essere così luminosi! Guardando meglio riesco a distinguere auto dalle forme bizzarre che corrono a tutta velocità per i viali lastricati e persone con capelli assurdi, abiti stravaganti e volti pieni e dipinti a fantasie vivaci. Qui nessuno soffre la fame, nessuno si ammazza di lavoro, nessuno rischia la vita per un pasto... Li odio tutti, ma non si può non rimanerne affascinati. E poi, probabilmente sarei così anche io se fossi nata qui.
Il treno si ferma, scendiamo e ci lasciamo scortare al Centro Immagine, sotto l'occhio vigile di centinaia di telecamere. Non so come, mi ritrovo in una stanza con pareti e pavimento di un bianco quasi accecante, sdraiata su un tavolo d'acciaio gelido, nuda e circondata da tre persone assurdamente stravaganti, Rose, Toel e Max. Passano ore interminabili in cui devo subire quello che loro chiamano il "trattamento completo". Forse dovrei sentirmi in imbarazzo, ma sono troppo impegnata a stringere i denti. Quei tre estirpano dolorosamente tutti i poveri peli del mio corpo, poi mi lavano via qualche strato di pelle, mi spalmano decine di creme diverse sul corpo e sui capelli, mi fanno impacchi e maschere, poi mi lavano e spuntano i capelli, mi aggiustano le unghie e si accaniscono per un po' sulla mia arcata sopracciliare. Alla fine decidono che può andare, che ora sono "accettabile" e mi portano in una stanzetta laterale, più piccola. La stanza è vuota, a parte una seggiola con un accappatoio posato sullo schienale. Immagino che questo significhi che finalmente posso coprirmi, quindi indosso l'accappatoio, anche perché mi sento a disagio nuda e con la pelle resa delicata dai trattamenti. Dopo neanche 5 minuti dalla porta di fronte a quella da cui sono entrata io, entra un ragazzo che avrà a mala pena 25 anni. E' carino, capelli neri folti, occhi verdi molto simili ai miei, non troppo bizzarro, se non fosse per il fatto che è pesantemente truccato. All'improvviso sono felice di essermi messa l'accappatoio! Mi osserva per un po', poi sorride e si presenta.
«Ciao Jaden, io sono Ray, il tuo stilista.» non ho mai visto dei denti così perfetti e bianchissimi.
«Piacere...» questo Ray mi mette davvero in imbarazzo!
«Lo staff di preparatori ha fatto proprio un bel lavoro. Sei incantevole. Però ora dovresti toglierti l'accappatoio, ho bisogno di vedere su cosa devo lavorare e prendere le ultime misure...» ecco lo sapevo, non potrei essere più a disagio di così. Però obbedisco, tolgo l'accappatoio e resisto alla tentazione di coprirmi con le mani. Ray mi gira attorno per un po', mi osserva con quegli occhi grandi e brillanti, ogni tanto annuisce, si avvicina e prende qualche misura con un metro da sarta... Dopo quello che mi sembra un tempo interminabile mi permette di indossare nuovamente l'accappatoio e mi porta nella stanza da cui è entrato. E' un salotto molto accogliente, con due divani rossi e un tavolino basso dall'aria tecnologica. Una parete è di vetro e mostra un panorama mozzafiato sulla capitale. Il sole è alto nel cielo. Mezzogiorno, ecco perché ho così fame.
Mi fa sedere su un divano e si siede di fronte a me.
«Hai fame? C'è qualcosa che vorresti mangiare?»
«Sì, molta. Mi piacerebbe avere quella crema di zucca che ci hanno servito sul treno...» devo sembrare proprio un agnellino nella bocca del lupo, perché mi guarda sorridendo in modo strano. Con mani sicure preme un pulsante sul tavolino e dice "Crema di zucca con crostini, succo di lampone e torta al cioccolato. Per due." il piano del tavolo si divide in due e sale un vassoio con ciò che ha ordinato. E' incredibile che qui basti così poco per nutrirsi!
«Ho pensato che con la crema di zucca ci stesse bene il succo di lampone. E la torta al cioccolato è la mia preferita. Spero che sia tutto di tuo gradimento.» Devo ammettere che è davvero gentile, mi piace, anche se mi imbarazza ancora. Inizio a mangiare per dimostrare che apprezzo.
«Grazie mille.» gli dico dopo quanche cucchiaiata di zuppa squisita. Il succo di lamponi è un piacere per il palato. Nel Prato, al Distretto 12, abbiamo qualche cespuglio di lamponi, ma li possiamo raccogliere solo quando sono di stagione, e comunque li mangiamo interi perché non abbiamo nulla con cui frullarli. Una volta per il mio compleanno la mamma ha comprato una piccola tazzina di zucchero e come dolce ci ha preparato una macedonia di lamponi e mele. Buonissima! Ricordo che però alla fine ho lasciato metà della mia porzione a Jenny perché le piaceva moltissimo...
«Sei pensierosa. Cosa ti turba?»
«Mi manca la mia famiglia.» dico semplicemente.
«Ti capisco. Sai i miei genitori sono morti e io da allora ho dedicato tutta la mia vita alla creazione di abiti. E' così che ho conosciuto mia moglie, Mandy. Sarà la stilista del tuo compagno di distretto.» allora anche dove non si rischia di morire giovani ci si sposa presto... però non mi riesce proprio di prendermela con Ray, la sua storia è comunque triste. Rimane in silenzio per un po', finché non finiamo il dolce. Poi ritorna loquace...
«Sei curiosa di sapere cosa ho preparato per te?»
«Se devo essere sincera sono un po' preoccupata...» non sono proprio capace di mentire!
«Tranquilla ho intenzione di renderti indimenticabile! Ho studiato un tessuto molto particolare, ma non voglio rovinarti la sorpresa... Forza andiamo a completare l'opera».

Sono circa le 5 e il cielo sta cominciando a cambiare colore, quando scendiamo al piano terra del Centro Immagine. Alla fine non mi sembro poi così tanto indimenticabile: indosso un semplice abito nero, aderente, con le spalline sottili, che però pesa più di quel che si direbbe guardandolo, e sono truccata in modo leggero. L'unica cosa che non mi torna è come mai mi abbiano dipinto dei motivi a fiamme sulle parti del corpo coperte dal vestito... Non si vedranno! Cerco di non pensarci e mi guardo attorno. Mi accorgo che i costumi degli altri Tributi richiamano la principale attività del loro distretto. Quelli dell'1 sono tempestati di pietre preziose, quelli del 2 credo siano vestiti da pacificatori, quelli del 3 sembrano dei chip giganti, quelli del 4 sono vestiti uno da pescatore e l'altra da pesce, quelli del 5 sono avvolti da lucine colorate, quelli del 6 sembrano meccanici ricoperti di olio nero, quelli del 7 sono vestiti da alberi, quelli dell'8 sono ricoperti di tessuti multicolori, quelli del 9 non si capisce cosa dovrebbero essere, ma deduco che siano spighe di grano, quelli del 10 sono vestiti da mucche e quelli dell'11 sono ogniuno una metà di un cesto di frutta. Chissà come mai Ray ha deciso di farmi rimanere così anonima? Forse spiccherò per normalità... L'unica cosa che mi consola è che anche Andrew è anonimo. Ha una specie di completo elegante, nero. Ray e sua moglie Mandy erano d'accordo evidentemente. Ci fanno salire sul nostro carro e ci danno le ultime indicazioni.
«State bene eretti, sorridete al pubblico e rimanete rilassati. Qualunque cosa succeda non preoccupatevi! E' molto importante che tutto sembri il più naturale possibile.» dice Mandy. A cosa si riferisce?
«Che cosa deve sembrare naturale?»
«Tranquillo Andrew, è tutto ok. Testa alta, sorrisi. Chiaro?» Gli risponde Ray. Sto iniziando a preoccuparmi, ma la parata inizia, parte la musica di apertura ad un volume altissimo e io devo sfoggiare il mio miglior sorriso. Per le telecamere. E per i ricchi sponsor di Capitol City.
Quando il carro dell'11 esce il cuore inizia a martellarmi nel petto come se volesse saltar fuori. Riesco già a vedere le persone estasiate alla vista dei tributi. Usciamo anche noi e inizio a sentire una brezza leggera sul viso e sulle braccia. Poi mi accorgo che gli abitanti della capitale si voltano tutti a guardarci, ci indicano e fanno versi tipo "oooh" e "aaah" e dicono "guardate quelli del 12!" e "è incredibile!". Non capisco cosa ci sia da stupirsi tanto, finché non individuo la nostra immagine su un megaschermo. Per un istante rischio di sentirmi male, poi mi ricordo le parole di Ray e Mandy e capisco che non stiamo davvero andando a fuoco, ma che fa parte dei nostri costumi. I nostri abiti si stanno lentamente consumando, mostrando delle lucine rosse e gialle che vibrano come fiammelle sul nostro corpo. Grosse parti del dipinto a fiamme sulla nostra pelle sono ora visibili e l'effetto è proprio quello di farci sembrare in balia del fuoco. Per un attimo mi rilasso, sorrido e saluto il pubblico, mi esalto ascoltando le persone che acclamano il mio nome e (purtroppo) quello di Andrew. Ma poi mentre il carro avanza, qualcosa inizia a intimorirmi. Gli abiti continuano a consumarsi. Di questo passo quando arriveremo all'Anfiteatro non ne resterà più nulla! Però Ray ha mantenuto la sua promessa: sono davvero indimenticabile. A dirla tutta anche altri tributi sono quasi nudi (quelli dell'1 e del 5 in particolare), ma nessun costume è vivo come il nostro. Non è l'esposizione del corpo a esaltare i capitolini, ma la trasformazione dei costumi.
I miei timori erano fondati. Quando i carri si fermano a semicerchio davanti alla casa del giovane presidente Snow, io e il mio compagno di distretto siamo nudi, coperti solo dalla pittura e dalle strane lucine che ci avvolgono senza mai fermarsi. E' imbarazzante, ma mi sforzo di continuare a sorridere. Snow ci da il benvenuto ufficiale, mentre le telecamere ci inquadrano uno per uno. Quando mi vedo sugli schermi capisco che è inutile imbarazzarsi tanto: non siamo così osceni e non si vede quasi nulla, complice anche il primo buio della sera che avanza. Però in compenso siamo bellissimi. Indimenticabili. Questo è il mio ultimo pensiero mentre i carri entrano nel Centro di Addestramento. Poi veniamo accolti dai nostri staff di preparatori, dagli stilisti e da Flavie e Ken che ci riempiono di complimenti, ci passano un accappatoio e ci bombardano di parole che non riesco a cogliere. Osservo gli altri tributi: sono anche loro circondati da stilisti, mentori e accompagnatori, ma il loro sguardo è puntato su di noi. Mi sa che ci odiano già. O forse sono solo ammirati. Non lo so, ma ho di nuovo paura...


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NOTE DI JD:

 

Quinto capitolo aggiornato con la nuova grafica, ma non ancora betato. Mi auguro che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento; avete conosciuto tre bizzarri esseri e un nuovo personaggio chiave della storia, di cui potete vedere la foto (sì, l'ho truccato sul serio, Photoshop è una brutta malattia) nel banner (Raden is not the way, but i ship it). Spero (sì io spero sempre qualcosa, lo so che sono pesante, ma è così) non pensiate che i costumi "fiammeggianti" siano la brutta copia insensata di quelli dei libri, perché a tempo debito il cerchio si chiuderà (Uroboro is always the way) e capirete tutto, anche questa cosa un po' controversa...
Fatemi al solito sapere cosa ne pensate, sono grata a qualunque tipo di critica costruttiva. Sono rimasta senza parole, per cui corro ad aggiornare il prossimo capitolo...
Saluti, pace, amore e palme nane a tutti voi,
JD

   
 
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