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Autore: I Fiori del Male    03/06/2013    1 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CIGNO NERO

CAPITOLO V – trappola lontano dal cigno

 
“Maka, ma dove sei finita ieri? A un certo punto sei sparita, menomale che quando sei tornata c’era Patty a casa, o non saresti rientrata perché hai anche lasciato la borsetta al tavolo ...”

Liz, come al solito, predica. Ma che gliene frega di dove sono stata? E soprattutto è strano non sentire ancora qualche battuta sconcia sulla mia assenza. Ah già, Patty non è qui, e nemmeno Blair. Mi basterà aspettare stasera.

“tranquilla, non mi sono sentita troppo bene e un ragazzo mi ha aiutata. Mi ha portata a casa sua e ...”

Ed ecco che sul volto di Liz compare la consueta espressione maliziosa.

“non cominciare, non è successo proprio niente!”

“si, si va bene, ma questo chi è?”

In quel momento Maka si rende conto che Liz,  probabilmente, conosce Soul.

Nello stesso momento si rende conto di averlo pensato per nome, con una confidenza per lei innaturale.

“Soul Eater Evans.”

“non ci credo.” Risposta secca.

“come, non ci credo! che, mi hai preso per una bugiarda?”

“no, ma ... “

“ma, cosa?” Maka comincia ad irritarsi.

“è che Soul proprio non è tipo da accompagnare una ragazza a casa sua e non farci niente ... insomma, lo sanno tutti! Lui e Black Star sono i più desiderati della scuola, tutti i sabato notte fanno strage di donne!”

“ah ...” è quasi delusione quella che prova per un attimo, ma poi si riscuote. Chi se ne frega di quello che dicono e pensano gli altri, in fondo lei è sempre stata fedele a se stessa, e quello che ha visto non corrisponde affatto a quello che Liz ha appena detto. Per un attimo le torna in mente la scena di quel ragazzo che le dorme affianco, e proprio non riesce a mettere sullo stesso piano quel che ha visto lei con quello che tutti dicono di lui.

“eppure non è successo niente. Ha dormito con me, e basta."

Alla fine Maka si decide ad ignorare l’espressione scettica di Liz, visto che tanto ne uscirebbe comunque sconfitta, e lei se ne torna nella sua stanza, lasciando Maka libera di pensare a quando potrà arrivare il giorno in cui si incontreranno ancora.


 
È domenica, e per Soul è giunto il momento di indossare un’altra maschera, quella del figlio modello degli Evans. Per lui è una tortura lasciare i bassifondi e andare a tuffarsi nell’alta società di Death City, ma è un compito a cui non può sottrarsi, se vuole mantenere intatta la sua libertà.

I suoi genitori proprio non sono tipi apprensivi, o perlomeno non nei suoi confronti. Quando lui aveva espresso il desiderio di staccarsi da quel mondo che non sentiva suo, proprio non c’erano state tutte le discussioni sul fatto che era ancora troppo giovane per andare a vivere da solo e tutte le altre cose che dei normali genitori penserebbero del proprio figlio sedicenne. D’altronde, la perla della famiglia era suo fratello Wes, che suonava divinamente il violino, lo strumento di famiglia. Per lui, l’amante del pianoforte, di spazio ce n’era troppo poco, e così alla fine se n’era andato davvero e Black Star, anche lui proprio fuori posto nella sua famiglia, lo aveva seguito.

Oggi Soul si aggira per le strade di Death City con indosso un elegante smoking, i capelli pettinati, il viso pulito, senza la minima traccia di stanchezza, e soprattutto non è a piedi. Osserva le strade della sua città dal finestrino oscurato di una Mercedes guidata da John, l’autista di famiglia.

“come mai oggi devo tornare a casa John?”

A casa. Gli suona innaturale quella parola, riferita al luogo in cui vive il resto della sua famiglia, ma è meglio che si abitui fin da subito a mantenere le apparenze: dovrà farlo per tutto il giorno.

“oggi è il compleanno del signor Wes, signore.”

“piantala di chiamarmi signore, John. Fai parte della mia famiglia da quando sei nato e ne sei l’unica parte rimasta buona”, lo ammonisce Soul, ghignando e ignorando totalmente il disagio che prova al pensiero di dover fare gli auguri a suo fratello, sforzandosi anche di cancellare ogni minima traccia di sarcasmo.

“d’accordo.” Risponde semplicemente John, trattenendo a fatica un sorriso. Quella era la ragione per cui si era proposto con fervore per andare a prendere il ragazzo in quei luoghi dove nessun autista desiderava spingersi a bordo di un Mercedes. Soul Eater Evans era un esemplare singolare del genere umano, con cui si trovava assolutamente in sintonia. In fondo era vero che lavorare con gli Evans gli impediva di pronunciare qualsiasi maldicenza nei loro confronti, ma non gli impediva di pensarne qualcuna, e in effetti gli Evans erano stati davvero sconsiderati col proprio figlio. Da quando poi lui se n’era andato, l’atmosfera che regnava in casa era diventata quasi insostenibile, senza gli intervalli divertenti che Soul creava combinando un casino dietro l’altro quando voleva dimostrare di starsi annoiando.
 
“siamo arrivati.” Lo avvisa John pacatamente, come se cercasse di rendere un po’ meno sgradevole quell’apparizione in famiglia. Soul lo ringrazia, capisce benissimo quello che sta facendo, poi scende dalla macchina cercando di cancellarsi dal viso l’aria del condannato a morte e immediatamente tutti gli occhi sono puntati su di lui.

Soul non ha bisogno di dire che pagherebbe per sapere cosa passa nella testa di tutti quelli che lo stanno fissando, perché lo sa già: lui ne ha visti molti, di quei ragazzi e quegli uomini incravattati, giù nei bassifondi dove ogni voglia può e deve essere soddisfatta, e loro se ne sono accorti. Molte di quelle donne, elegantissime in abito da cocktail, Dio solo sa quanto fossero volgari ammassate dentro quei vicoli bui, intente a svolgere prestazioni di natura sessuale gratuite a ragazzi evidentemente molto più prestanti dei propri mariti. Abbiamo già detto che il segreto va rispettato, nell’alta società, per il bene di tutti, e infatti Soul sa bene che tutta quella gente sta pensando proprio questo: eccolo qui, è solo un ragazzino, e senza dire una parola mi costringe alla venerazione pur di pararmi il culo. Infatti ora che è arrivato tutti applaudono, salutano, si complimentano con lui di cose che i suoi genitori hanno raccontato per salvare le apparenze e che non sono mai accadute, e a lui viene quasi da vomitare.

Prima non aveva niente di piacevole cui pensare per distrarsi, ogni cosa lo ricollegava tristemente al suo passato o gli faceva venire in mente l’incertezza del futuro, ma ora ogni testolina dai capelli color grano tra la folla lo fa sussultare. Maka gli solletica i nervi senza essere presente, ogni cosa ha il suo odore e porta i suoi colori, può vedere il mondo tingersi di verde come i suoi occhi ... ma mentre si smarrisce piacevolmente in quella marea smeraldina qualcosa lo riporta bruscamente a galla.

“figliolo ...”

È ricca di falsità, è la voce di suo padre. Riconosce quel tono basso e burbero, falsamente addolcito mentre presenta il suo amatissimo prezioso e geniale figlio a un altro uomo, forse suo collega in affari, che tiene sottobraccio una ragazza, più o meno anche lei sui sedici anni.

“questo è Mr. Bradley. Mr. Bradley, mio figlio Soul.”

L’uomo gli stringe energicamente la mano. È corpulento, probabilmente gli smoking può comprarli solo se fatti su misura, i baffi sono straordinariamente appuntiti, la voce roca ma allegra mentre presenta la ragazza.

“è questa è la mia bellissima figlia Helen.”

“molto piacere” sussurra debolmente la ragazza, dev’essere timida. Soul le concede un attimo di attenzione, come l’abitudine lo porta in fondo a fare con tutte le ragazze: ha i capelli corvini, lisci, lucidi e molto lunghi. Il taglio degli occhi è piuttosto orientale e anche la forma del viso è affilata, quindi deve avere qualche parentela asiatica. Gli occhi sono azzurri però. È una combinazione affascinante.

Black Star se la farebbe subito ...

Perché, lui no? Ma la risposta lui la sa già.

“Soul ...” di nuovo la voce di suo padre lo tira fuori dai suoi pensieri.

“sono lieto di annunciarti che io e Mr. Bradley siamo giunti ad un accordo tra le nostre società e che questo accordo, importantissimo per la famiglia oltre che una cosa che ci fa molto onore ...” sottolineò, tagliente, “verrà sancito con il matrimonio combinato tra te ed Helen.”

A Soul pare quasi di esser trascinato a viva forza in una gabbia al di la della quale tutti, scintillanti nella loro eleganza, ridono di lui e della stupidità che ha dimostrato credendo di essere libero. Mai una metafora è stata tanto vicina alla realtà.

 
 
*angolo autore* Rieccomi con un nuovo capitoloChiedo scusa per averci messo tanto a pubblicarlo, ma avevo problemi col computer T.T Comunque spero che vi piaccia :D 
   
 
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