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Autore: JustBelieber    03/06/2013    0 recensioni
Era una sera primaverile, il cielo ancora schiarito da una lieve luce del sole in tramonto, dava un senso di calma e quiete ai paesi sottostanti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre tutti erano intenti a preparare la cena, finire di studiare o divertirsi tra amici, c’era una ragazza che fissava il cielo dalla finestra della sua stanza, ascoltando le sue canzoni preferite.
Il suo sguardo cupo e penetrante aveva fatto calare anche l’ultimo bagliore di luce che era rimasto. Fu il buio.
La ragazza chiuse gli occhi sospirando e una lacrima le scese sul suo volto ancora pallido, segno di un inverno che ancora non aveva abbandonato il suo copro, ma soprattutto il freddo gelido e il buio intenso non avevano abbandonato il suo cuore, non lo avevano abbandonato da anni.
Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse far ricordare alla ragazza di quella sera un po’ più speciale delle altre, prese un foglio e scrisse una poesia:
 
Piccolo focolare che all’orizzonte soffochi,
Riporti nel mio cuore freddo e buio,
Aspettando qui seduta, che nel mio corpo
Torni ad esserci finalmente la dolce e tiepida stagione
Che non c’è più da tempo remoto oramai.
 
I suoi occhi si socchiusero e ancora un’altra lacrima rigò il volto della giovane, quelle lacrime erano come delle lame sottili, con la differenza che le lacrime tagliavano più affondo e facevano più male.
Riaprendo gli occhi, il suo sguardo tornò a quel cielo ora costellato da miriadi di lucine che ai suoi occhi sembravano tanto piccole. 
La sua bocca semiaperta emise un suono, no! Non era un semplice suono erano due parole, quattro sillabe, le più vere che io abbia mai sentito. ‘Mi mancate’.
Piegò il foglio, facendone un aeroplanino e chiudendo nuovamente gli occhi lo lanciò verso l’orizzonte.
Poi chiuse la finestra e sospirando si avviò nella sala da pranzo dove i suoi genitori la stavano aspettando per la cena.. ma lei non aveva voglia di mangiare.
Passarono i giorni e lei continuava a sedersi accanto alla sua finestra e guardando in basso e poi in alto, i suoi occhi si riempivano di lacrime e piangeva, ma una sera scrisse sul davanzale della sua finestra ‘non saltare, a loro importa’ con un pennarello indelebile, come se l’avesse scritto sul suo cuore.
Pensò a tutte le persone, che a qualche giorno prima aveva sussurrato ‘mi mancate’ e riuscì a trovare la forza di chiudere nuovamente la finestra come quella sera.
Si sedette sul letto con lo sguardo fisso a terra, strinse le mani come in atto di preghiera, ma non stava pregando nella sua vita non esisteva nessun dio, solo due angeli e delle sorelle. Le sue gambe tremavano ma lei non era stanca, non fisicamente.
Quella sera non ebbe il coraggio di mangiare, si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, non mangiare era la sua punizione, si coricò senza aver toccato neanche una briciola di pane.
Cosa quella sera aveva fatto non sono tenuta a scriverlo, a stento riuscivo a guardare.
E poi la vidi stendersi sul suo letto inerme, mai quanto lei. Stese le sue braccia lungo il perimetro dei sui fianchi spinosi e stette ferma per diversi minuti, non so cosa stesse pensando in quel momento ma il suo volto era contratto in un espressione di terrore e paura, strizzò gli occhi e si sedette premendo le mani contro il letto come se volesse trapassarlo, strinse le lenzuola, tirò il collo indietro e soffocò un urlo di dolore che voleva far uscire ma non poteva, i suoi genitori erano proprio nella stanza accanto.
Si passo le mani fredde sul suo viso, ora completamente bagnato dalle lacrime, cercava di non singhiozzare, tappandosi la bocca chiuse gli occhi e si lasciò cadere, la testa sprofondò nel suo cuscino anch’esso stanco di sostenere il peso dei suoi pensieri. 
Il suo cellulare vibrò, aprì gli occhi, si girò verso il suo comodino e vide lo schermo illuminato, strofinandosi gli occhi prese il telefonino in mano ‘buonanotte principessa’, la persona che gli avevo mandato sta facendo il suo lavoro, sul volto della ragazza spuntò un sorriso, uno di quelli veri.
Si accoccolò tra le coperte chiuse gli occhi e la cullai in un sonno quieto e sereno.
  
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