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Autore: Violet Tyrell    03/06/2013    2 recensioni
1500 circa. La guerra sacra contro Hades sta per avere luogo ma la schiera dorata di Athena è decimata dallo scontro con Ares.
Alexandra, primo cavaliere d'oro di Pisces, viene trasportata in quello che potrebbe essere il suo futuro, proprio alle soglie di una guerra in cui sarà versato molto sangue. La sorpresa però è che a chiamarla è Stafanas di Leo, un suo compagno di battaglie con cui non è mai andata particolarmente d'accordo. Perchè il guerriero ha voluto rischiare di compromettere il futuro?
Ambientata all'incirca tra la fine del 1400 e l'inizio del 1500. Presenza di Hakurei e Sage, e OC.
Genere: Guerra, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cancer Sage, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le sabbie del tempo Angolo di benvenuto: di nuovo eccomi qua u.u grazie a tutti per il seguito, questa volta vi lascio subito al capitolo senza troppe chiacchiere :=)







Chapter 3 - L'ira di Ares


"Phobos!" Il guerriero aprì gli occhi d'improvviso: le iridi rosso sangue erano più ardenti dei tizzoni infernali e contrastavano con la lunga chioma nera e la tunica candida che arrivava fino ai piedi. La sala era vuota e la voce che lo chiamava era giunta alla sua mente; era raro che Phobos si permettesse di disturbarlo, soprattutto perché non ne aveva il tempo. "È accaduta una cosa grave, vieni subito qui."
L'uomo chiamato Phobos comprese che l'accaduto - di qualunque natura questo fosse - non poteva essere comunicato telepaticamente ed era una cosa strana. "Prega che sia davvero una cosa importante, non amo scomodarmi per degli inutili cavilli."
Concentrò il cosmo rosso sangue e un'armatura dalle tinte bronzee lo avvolse: sia lui che suo fratello avevano avuto il dono di poter indossare una cloth somigliante a quella del padre, e ne andavano particolarmente fieri. Arrivare al nascondiglio di Phobos sarebbe stata una sciocchezza dal momento che poteva servirsi dei mostri alati, estremamente rapidi a fendere i cieli per portarlo a destinazione; Sparta non era lontana da Atene, eppure i guerrieri della dea della giustizia ancora non avevano fatto il collegamento. Sin dalla mitologia Ares, il loro padre, era vincolato a quella città; chissà come mai quei perdenti non avevano mai pensato che avesse potuto nascondere lì il suo quartiere generale.
Stupidi mortali, pagheranno per ciò che hanno fatto. La pace eterna per loro sarà soltanto una pia illusione. Al contrario di ciò che molti credevano, lui e suo fratello avevano scelto di mostrarsi in tutto il loro potere nel corpo mitologico; a loro era sembrato curioso che il padre avesse preferito reincarnarsi, ma dopo il suo brutale omicidio all'interno del Santuario di Athena, forse era stata un'idea saggia.
"Allora, cosa..." Il viaggio era durato un paio di minuti, ma non ebbe neppure il tempo di concludere la domanda che già aveva capito; Deimos posò l'elmo e si avvicinò, incredulo, alla teca di rose rosse. Al suo interno scintillava lo scettro di Nike, proprietà di Athena. E basta. L'uomo guardò per alcuni minuti, per voler essere sicuro di non sbagliare, e poi si girò a osservare il fratello. Phobos, anche lui avvolto da un'armatura simile alla sua, aveva un aspetto più terrificante e repellente: i suoi occhi, bianchi come il latte, sembravano privi di vita e inducevano gli altri all'inquietudine. I nemici, naturalmente. "Lo vedi perché ti ho chiamato? Il cavaliere d'oro dei Pesci è scomparso; misteriosamente e inspiegabilmente il suo corpo si è dissolto nell'aria... o, se volessi spiegartelo in modo più dettagliato, si è scomposto."
Anche la voce di Phobos era motivo di terrore nei suoi nemici, ma in quel momento era concentrato solo a raccontare ciò che era accaduto; si era trattato solo di pochi istanti e non era riuscito a fare nulla.
"Maledizione! Ma com'è possibile? Credevo che ti fossi preoccupato di 
bloccare qualunque via di fuga, oltre a renderle la vita un inferno!" Deimos era infuriato al punto che gettò a terra l'elmo, facendolo rimbalzare molto lontano; Phobos lo osservò contrito, anche se molto più tranquillo del fratello. "Non insultarmi, da qui non esce vivo nessuno... tuttavia è accaduto qualcosa di cui non avevo mai sentito parlare prima d'ora: una potente luce colorata ha avvolto la stanza e, proprio quando sembrava tutto tornato alla normalità, la prigioniera è scomparsa. Non si è teletrasportata, non è intervenuto il cosmo di Athena e non ha forzato in alcun modo la prigione che lei stessa ha creato, illudendosi di poterci tenere a distanza. La sola cosa che so per certo è che dopo alcuni secondi, il suo corpo è scomparso; eppure io sento ancora il cosmo aleggiare, come se fosse qui e altrove nello stesso tempo. Se fosse fuggita volontariamente non si sarebbe dimenticata dello scettro."
I due continuarono a guardare il punto in cui aveva dimorato la guerriera dei Pesci. "Azzardo persino un'ipotesi: lei per prima non ha progettato questa... fuga. No, qualcosa - o qualcuno - é intervenuto per aiutarla, e dev'essere estremamente potente se é riuscito ad aggirare tutte le difese." Deimos chiuse gli occhi, cercando di riportare alla mente il momento dell'accaduto. "Una divinità, non c'è alcun dubbio... solo che non riesco a immaginare chi; azzarderei il nome della divina Afrodite, ma da quando nostro padre è stato ucciso, persino la sua reincarnazione sembra molto più debole." La dolce e volubile Esperanza, rinchiusa in una fortezza su un'isola spagnola ignota a tutti; Deimos però dubitava che la dea dell'amore fosse intervenuta per aiutare la gold saint dei Pesci. Era un'idea ridicola. Anche se non approvava molto la condotta di Ares, lui era pur sempre il suo mitologico amante, cosa che non cambiava se i due erano reincarnati.
"D'accordo, qualcuno è intervenuto, ma IO pretendo la sua testa e non avrò pace finchè non la depositeremo sulla mensola più alta! Perciò chiunque sia stato, deve solo pregare che non lo troviamo." Deimos rimase in silenzio, condividendo in ogni caso il pensiero del fratello: spargere letalmente il sangue della loro rivale non avrebbe portato in vita la reincarnazione del padre, tuttavia sarebbe stata una vendetta sufficiente per l'oltraggio che aveva osato portare alcuni anni prima. La rosa bianca che aveva sottratto la vita mortale di Ares era diventata il simbolo del loro odio.

"Ormai è fatta!" L'uomo con la lancia si apprestò ad allontanarsi di alcuni passi, rimirando il lavoro compiuto: le porte del Santuario erano state forzate dall'armata del dio della guerra e i molti cadaveri dei cavalieri di Athena sparsi qua e la, dimostravano lo svantaggio dei padroni di casa. Al contrario, l'esercito invasore era in condizioni migliori: erano invero caduti molti guerrieri, tuttavia le forze dei rimanenti erano ancora al massimo, per non parlare dello stato di salute di Ares in persona. Fiero e bellicoso nella sua armatura color bronzo, aveva qualche ferita superficiale e teneva la lancia puntata al collo di Athena, senza perforarlo. Non ancora.
La dea si rialzò a fatica, tenendosi in piedi appoggiandosi allo scettro di Nike, sotto lo sguardo divertito del suo avversario; il Gran Sacerdote giaceva cadavere parecchi metri più avanti, sceso per aiutare i cavalieri di bronzo e d'argento nella difesa del baluardo della pace. I cavalieri d'oro erano impegnati a lottare contro i devoti di Ares, tranne quelli già periti per mano del dio della guerra; ad affiancare la deac'erano pochi guerrieri, anche se lei li aveva allontanati per non esporli al pericolo di attacco da parte di Ares.
"Arrenditi e soffrirai di meno! Anche se - ripensandoci - non mi divertirebbe per nulla questa soluzione..." Il grido di giubilo di Ares giunse alle orecchie dei guerrieri di Athena, troppo lontani per fermare la lancia acuminata che stava ferendo la loro dea; prima che la punta penetrasse la già ferita carne della fanciulla, una catena sbucò all'improvviso per bloccare il braccio di Ares, scaricando una potente energia elettrica sufficiente a farlo allontanare dalla ragazza.
Ares imprecò e quando alzò lo sguardo, vide il colpevole dell'attacco: un ragazzo distante vari metri, con la schiena a terra e l'armatura rosa, non era neppure in grado di muoversi, eppure le catene della cloth parevano dotate di vita propria, muovendosi nell'aria, fendendola e bloccando inaspettatamente... proprio lui! Fece per scrollarsi di dosso quella che l'aveva afferrato al braccio, ma non accadde nulla perciò lasciò esplodere il cosmo, generando un'onda d'urto che spazzò via tutto. Persino il corpo ferito della dea venne sbalzato all'indietro, protetto solo da un improvviso muro di rose nere che pareva apparso all'improvviso.
"Una donna... che squallore, Athena, ti abbassi a servirti di inutili e patetiche femmine per combattere? Ti mostro la sorte del tuo adorato fiorellino!" Il cosmo di Ares - di un intenso color rosso sangue - si espanse mentre osservava l'avversaria avanzare zoppicando: il suo status fisico era veramente precario - dopotutto suo figlio Keres, chiamato la morte in battaglia, era davvero tremendo: con un sorriso osservò l'armatura d'oro piena di crepe, e il profondo buco all'altezza della coscia destra dove la freccia velenosa di Keres aveva colpito -, ma il dorato cosmo che la circondava era forte. Se era vero ciò che si diceva della leggendaria bellezza dei Pesci, Ares sogghignò: in quel momento, ricoperta di graffi e ferite più o meno serie, la guerriera era tutto tranne che simbolo di perfezione estetica. Niente gli sarebbe piaciuto più che fare l'ennesimo sgarbo ad Athena, perciò fece per colpire la gold saint, ma un'altra catena tornò a impedirgli di muoversi, stavolta attorcigliandosi attorno al suo corpo in un'ennesima scarica elettrica. "Che tu sia dannato, Andromeda! Provvederò a staccarti la testa anche se sei già morto!"
L'ira di Ares era al culmine e persino la guerriera si fermò, anche se più per le ferite che riportava; volse lo sguardo e vide Athena rialzarsi a fatica, il cosmo divino ancora potente come agli inizi della battaglia. "Mia Signora, nessun nemico oltrepasserà la mia dimora: gli ultimi guerrieri inviati da Ares per le dodici Case hanno incontrato la morte, gli altri subiranno la stessa sorte!" La voce sicura della guerriera colpì il dio della guerra, ancora imprigionato dalla catena di Andromeda; un sentore di debolezza lo invase e, abbassando lo sguardo su di sè. vide una rosa piantata proprio all'altezza del cuore. La dove l'armatura divina aveva ceduto sotto i colpi del duello contro Athena; la dea stava osservando a sua volta la rosa bianca, che in quel momento era tinta di un delicato rosa, e che sarebbe diventate rossa in pochissimo tempo.
"Quando hai fatto questo?! Quando hai osato tanto, patetica mortale!" L'urlo di Ares sconvolse l'intero campo di battaglia: alle sue spalle i figli e i guerrieri a lui devoti ancora vivi cercarono di farsi un varco per aiutarlo, ma trovarono la strada sbarrata da un vento improvviso di rose rosse e dai guerrieri d'oro ancora vivi. La catena di Andromeda serrò la sua stretta, impedendo quindi al dio della guerra di muovere le braccia per espellere la rosa: gocce di sangue caddero a terra, macchiando il terreno attorno a lui, e quando riuscì a strappare il fiore dal cuore, era già troppo tardi. Cadde seminando sangue. Il proprio, questa volta.


"Di questo sono fatti, i cavalieri d'oro di Athena: non hanno rispetto del loro avversario, e non sanno chinare la testa di fronte a una divinità!" Phobos masticava rabbia dopo tanti anni, ancora desideroso di vendetta, per nulla pago della testa di Andromeda nella sala dei trofei; anche lui aveva giocato un ruolo fondamentale nella morte del loro padre, pertanto lo aveva privato di quel poco di vita che ancora lo animava al momento della battaglia. La stessa cosa non gli era riuscita con Athena: la dea, forte della protezione divina di cui aveva circondato il Santuario, aveva fatto molto presto a mettere fuori gioco lui e i suoi fratelli, i quali erano stati costretti a fare i conti con un cosmo divino quasi ridicolizzato di fronte a quello della ragazzina bionda. "La avremo, fratello, non preoccuparti. Se vuoi, nel frattempo posso metterti al corrente di alcune cose che ho scoperto mentre aggredivo la mente della nostra ospite; ti dirò, ce ne é abbastanza da rovesciare il Grande Tempio con questi segreti."
Phobos osservò di sottecchi il fratello: nessuno dei loro prigionieri era sopravvissuto alle torture psicologiche di Deimos, anzi, tutti erano morti implorando pietà. Invano. La stessa cosa era accaduta con quella donna a cui avevano brutalmente strappato la maschera, consapevoli di spingerla a cercare vendetta per l'onore perduto; sei mesi nelle mani di Deimos dovevano essere stati un vero e proprio supplizio, ne era certo. Fece un cenno, cercando intanto di pensare a come muoversi per riprendersi il loro prossimo trofeo.
"La prima cosa che ho scoperto é che questa donna detesta Athena; chiariamoci, le é fedele e crede nei principi in cui vaneggia, tuttavia ci sono stati alcuni episodi interessanti in cui la gold saint ha più volte dimostrato di non avere paura a sfidarne l'autorità. Tutto sommato non le darei torto: hai presente Eracles, il bambino che da alcuni anni affianca la reincarnazione di Athena? Avrà sei anni, giorno più giorno meno: ebbene, la dea l'ha sempre presentato come suo figlio - a quei pochi che ne conoscono l'esistenza -, invece da alcune attente mie osservazioni ho saputo che é stata proprio la nostra cara Alexandra a partorirlo."
Lo sguardo incredulo di Phobos saettò sulla figura tranquilla del fratello, il quale aveva una luce divertita e cattiva negli occhi. "Cosa? Ma non ho mai udito di uno scandalo del genere riguardo al Santuario, come...?" Deimos scoppiò in una risatina bassa e crudele. "Certo che no, ci sono delle ragioni per cui il mondo ne é all'oscuro: tutto dev'essere cominciato circa otto anni fa, quando la guerriera fu bandita dal Grande Tempio per aver violato la legge sulla maschera. O per avere avuto una relazione segreta con un suo parigrado; in ogni caso, lasciò il Santuario e non ci fece ritorno che quasi due anni dopo. Proprio in quel periodo - quello del ritorno al Tempio -, Athena si mostrò con un neonato di pochi mesi, spacciandolo per suo; invece era della sua guerriera... anzi, guerrieri. Il padre ipotetico penso sia il cavaliere del Leone, dopotutto pure lui ha lasciato il Santuario per un paio d'anni: apparentemente era in missione, ma in verità era assieme a questa ragazzina."
Deimos fece una breve pausa. "Viene logico pensare che i due abbiano trovato il modo di divertirsi un po' insieme, no? In ogni caso Athena pare abbia concesso loro il perdono e il reintegro nei rispettivi ruoli, in cambio del pargolo; non so cosa le sia passato per il cervello, ma posso assicurarti che Alexandra dei Pesci era tutt'altro che concorde. Non so dire che ne pensasse lui, ma tutto lascia credere che non abbia fatto nulla per impedire la cosa: di sicuro lei non ha più rivisto il bambino da allora, Athena lo tiene ben nascosto nelle sue stanze, e sai anche tu che é proibito a chiunque accedervi, tranne al Gran Sacerdote e solo dietro permesso."
Phobos scoppiò a ridere, senza riuscire a trattenersi. "Ma allora lei ci sarà utilissima! Con tutto l'odio che ha accumulato per quale motivo dovrebbe servire Athena? Sai cosa ti dico? Dovremmo ritrovarla per proporle un patto: lei ci aiuta contro il Santuario, e noi la sbarazziamo di Athena e le ridiamo il figlio - o così le diremo, naturalmente. Non sarà per nulla complicato, probabilmente sta solo aspettando l'occasione per vendicarsi!"
Deimos scrollò la testa. "Mi sembra troppo facile, Phobos. Certo è che sono riuscito a sconvolgere la sua mente, perciò ovunque sia... non farà tanta strada. Nel frattempo..." Si girò a osservare il fratello, che aveva indossato nuovamente l'elmo dell'armatura e si apprestava a lasciare la sala. "Il momento è infine giunto: richiamerò il nostro fratello Keres e lo informerò di quanto accaduto: morirà dalla voglia di vendicarsi dell'ultimo scontro con la guerriera dorata. In quanto a te, Deimos, vai a cercare l'altro nostro fratello, il nostro bene amato Kdoimos, noto come il Chaos: dobbiamo preparare un'accoglienza coi fiocchi quando arriveranno i cavalieri di Athena per reclamare lo scettro. Contro noi quattro hanno la stessa speranza di chi pensa di svuotare l'oceano con un cucchiaino. La guerra è ricominciata! Finalmente!"



***


Nella stanza ovale il silenzio regnava sovrano; la fanciulla in tunica candida e lunghi boccoli biondi stava osservando il bambino dormire serenamente, intoccabile in quel mondo nascosto e impenetrabile ai più. La notte era trascorsa, ma qualcosa turbava l'animo della ragazza, costretta ad alzarsi e a camminare nervosamente per la stanza alla ricerca di una risposta: era noto che, di quei tempi, era impossibile essere sereni, tuttavia sentiva che era accaduto qualcosa di grave, in grado di turbare persino la sua mente che cercava la speranza.
Era quella, a servire. Soprattutto ai suoi guerrieri e agli uomini prigionieri dei vari mostri e che lei, priva dello scettro, era impossibilitata ad aiutare; il cielo era muto e le stelle tacevano più del solito. Quando il sole cominciò a mostrarsi, qualcuno bussò discretamente alla porta, facendola sobbalzare. "Avanti!" Anastasia cercò di mantenere un tono fermo: aveva riconosciuto il cosmo del suo Gran Sacerdote, anche se per un momento aveva temuto che si trattasse di invasori. Decisamente si stava lasciando prendere dal panico, e non andava affatto bene.
Fjodor, vestito con i finimenti che la sua carica imponeva, entrò e si inchinò profondamente alla ragazza. "Vi chiedo perdono, Athena, ma la vostra presenza é necessaria al tredicesimo tempio: il cavaliere Stafanas vuole vedervi immediatamente, e con lui anche Sage del Cancro e Hakurei dell'Altare." La voce del Sacerdote era molto differente rispetto a quella che usava con i guerrieri, meno autoritaria, anche se sempre pregna di rispetto; di norma non si sarebbe mai permesso di disturbare la dea se dei cavalieri chiedevano udienza, tuttavia c'era qualcosa che ben presto Athena avrebbe scoperto. Lui aveva già disapprovato, ma senza il parere della dea non si poteva procedere in alcun senso.
Pochi minuti dopo la ragazza era seduta sul suo scranno, osservando i presenti e chiedendosi se il loro improvviso arrivo non fosse una risposta alle inquietudini provate; lasciò parlare Stafanas senza interromperlo, ma tutto quello che sentiva non le piaceva affatto. Posò le mani in grembo e sospirò. "Spero che tu ti renda conto, cavaliere, che ciò che hai fatto é quanto di più simile alla follia possa esistere: naturalmente sono inquieta a mia volta per la nostra sacerdotessa dei Pesci, ma avrei preferito che tu non avessi scelto questo metodo per riportarla a noi. Non sappiamo quali conseguenze possano esserci sul tempo: Chronos può anche averti ingannato, sarebbe un suo atteggiamento tipico. Lui non ha mai voluto aiutare l'umanità, soltanto distruggerla."
Anastasia sperò di non essere sembrata troppo dura, troppo... strategica. Negli anni trascorsi al Tempio - che ormai erano ben ventidue - aveva capito che i suoi guerrieri non sempre interpretavano nel modo giusto il suo comportamento; la stessa Alexandra, per quanto devota e fidata, aveva più volte dimostrato di non comprendere. Con espressione affranta ricordò la sofferta decisione di allontanarla dal Santuario, accaduta tanti anni prima, una scelta che aveva sempre rimpianto: eppure non aveva potuto agire diversamente dal momento che la legge vietava di coltivare relazioni esplicite con altri compagni guerrieri.
Per non parlare, poi, di quando era tornata a prenderla: la ragazza - di poco più vecchia di lei - non aveva compreso la sua richiesta, convinta che lei volesse solo punirla di nuovo sottraendole il bambino; invece no, aveva voluto aiutarla. Aiutarli, pensò osservando Stafanas, in fondo non meno colpevole della ragazza. La sua parte umana - quella che ancora ragionava da ragazza - aveva spesso sperato che lei e Alexandra potessero in qualche modo diventare amiche, o almeno riuscire a comprendersi... Invece non era accaduto nulla di tutto questo, anzi, forse erano più lontane che mai; la sola cosa certa era che nonostante tutto, la guerriera d'oro non aveva mai tradito il suo ruolo ed era rimasta.
Riportò la mente a quanto accadeva, ascoltando ciò che stava dicendo Hakurei. "Piuttosto io mi chiedo che cosa accadrà: intromettersi nel tempo é sempre rischioso, che cosa dobbiamo aspettarci ora che la Alexandra del futuro é tra noi? Non sono riuscito a trovare informazioni sicure nella mia biblioteca, ci sono soltanto vaghe supposizioni, e nessuna di queste é piacevole." Il cavaliere d'argento era l'unico dei tre a non portare l'armatura: la chiamata era stata repentina al punto che si era soltanto limitato a teletrasportarsi il più in fretta possibile, portando con sè il box che la conteneva. Aveva solo dato uno sguardo ad alcuni antichi testi sacri contenuti in Jamir, dove abitava lui, ma non aveva trovato alcuna certezza. Poteva però saperne di più sulle armature, ed era quasi sicuro di sapere quello che era accaduto.
Stafanas si schiarì la gola prima di parlare. "Mia Signora, sono consapevole che Chronos sia sempre stato una minaccia per l'umanità, ma tempo fa - come vi avevo informato - gli ho reso un servigio, salvando uno dei suoi fedelissimi da morte certa per mano di Kdoimos, e in un certo senso ci é debitore; non ho mai pensato di utilizzarla, finché non ho capito che la situazione in cui ci troviamo é senza molte prospettive. Senza il vostro scettro non possiamo esporci molto, e sappiamo per certo che Alexandra é stata imprigionata da chi lo ha rubato; inoltre, da quello che ho saputo dallo stesso Chronos, c'é un'ottima probabilità che, se una persona si ritrova nello stesso tempo del suo Io passato o futuro, le due... entità non possano coabitare. Nel senso che una delle due finisce per sparire, o per meglio dire, per unirsi alla sè stessa giunta: in questo caso ci sono forti chance che, con l'arrivo del suo Io passato, la nostra Alexandra sia sparita dalla prigione senza alcun danno e..." Sage sbottò senza riuscire a trattenersi.
"Senza alcun danno? Fammi capire... Hai deciso di farti un giro nel passato, prelevare una ragazzina, portarla qui e pretendere che l'attuale non abbia subito danni? Questa é una follia! Perché piuttosto non recarti nel futuro? O il giocattolino di Chronos era valido solo per il passato? La sola cosa sicura é che sei riuscito a scombussolare il tempo: se per caso Alexandra muore nel nostro tempo, tutto ciò che é accaduto prima verrà sfasato! Abbiamo vinto contro Ares anche grazie al suo aiuto, e se ora succedesse qualcosa... Sicuramente Chronos fa affidamento su questo, se il passato viene modificato, Athena stessa potrebbe sparire e sarà fin troppo facile per gli altri mettere in ginocchio il mondo. Non so proprio perché ti fidi tanto di lui..."
Il Sacerdote chiuse gli occhi e sospirò amareggiato. "Basta! Quel che é fatto ormai é fatto, pensiamo piuttosto al modo migliore per riaggiustare le cose; Athena, che cosa ne pensate? Forse siamo ancora in tempo per riportare l'ordine delle cose allo stato originario e rimandare indietro Alexandra. Oppure..." Ma Fjodor non riuscì a continuare perché la ragazza alzò gentilmente il braccio per impedirgli di finire la frase, e si rivolse al cavaliere del Leone.
"Prima voglio sentire esattamente quello che hai in mente, poi deciderò." La voce della dea era pacata e fece un cenno a Stafanas per consentirgli di rispondere; il cavaliere d'oro fece un paio di passi in avanti prima di parlare. "La mia idea é che, grazie all'aiuto di Alexandra, possiamo ritrovare le tracce che portano al nascondiglio dei figli di Ares, lo stesso in cui la tengono prigioniera assieme al vostro scettro: sappiamo che, durante il rapimento, ha lasciato tracce di sangue per rallentare Deimos. Lo stratagemma non ha funzionato su di lui, ma ha impedito ai guerrieri minori di Ares di mettere una difensiva adeguata: attorno sono state poste delle torri di vedetta, ma nessuno dei guerrieri é riuscito a sopravvivere perché é stato sparso il veleno, e sappiamo tutti quanto il suo sangue sia pericoloso. Ciò ci permetterebbe di avanzare facilmente eliminando gli ostacoli minori, e lei riuscirebbe di certo a eliminare le tracce che ha lasciato; inoltre, dato che credo fortemente che i figli di Ares si siano ormai ritrovati senza ostaggio, non dovrebbero neppure esserci problemi nel recuperare lo scettro. Naturalmente dovremmo muoverci quanto prima, per godere del vantaggio accumulato e soprattutto, per limitare al minimo i rischi per la Alexandra più giovane, per rimandarla al suo tempo senza che niente venga modificato."
Sage scrollò la testa. Era un piano folle, nessuno lo avrebbe approvato: era convinto che pian piano Stafanas avesse perduto la ragione, il suo ragionamento era privo di logica. Solo un miracolo avrebbe potuto permettere che non ci fossero problemi, e quelli di rado capitavano. La dea scrollò la testa, imperiosa. "No, é assolutamente fuori questione! Ci sono troppe falle, Stafanas, e non ho intenzione di permettertelo: rimanda la ragazza al suo tempo originario, escogiteremo altro per riprendere il mio scettro, ma non voglio sentire altre idee folli. Ci sono troppi rischi e nessuna ragione per mettere a repentaglio le vostre vite: vieni da me quando sarà tutto sistemato. Ora andate, devo riposare."



***


Un ruggito risvegliò Alexandra, strappandola a un sonno pieno di incubi: aveva avuto l'impressione di rincorrere qualcuno coperto da un lungo mantello, senza riuscire a raggiungerlo. Lo sconosciuto emanava un bagliore dorato che le era noto, tuttavia nel momento in cui aveva cercato di abbassargli il cappuccio, si era destata. Sbattè le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che quella non era la quinta Casa, anzi, non somigliava neppure lontanamente a una dimora qualsiasi dello zodiaco. Neppure a quelle d'argento o di bronzo. Si alzò dal letto e vide l'armatura posata di fianco a un piccolo mobile in legno, chiusa nel box; si sentì sollevata perché la maschera continuava a coprirle il volto, ma la sua attenzione fu attirata dalla finestra. Era da lì che proveniva una luce naturale e quando si affacciò, vide due persone sconosciute: o meglio, uno di loro l'aveva incontrato durante la scalata, e indossava l'armatura del Cancro, ma l'altro proprio non aveva idea di chi fosse. Si accorse che vennero raggiunti anche da Stafanas, che pareva reduce da una battaglia.
"Non sarà al sicuro qui, inoltre Athena si offenderà a morte non appena scoprirà la nostra assenza", borbottò Hakurei, sedendosi su un masso e osservando il breve spargimento di sangue che si era appena consumato: i mostri sbucavano spesso a sorpresa, ma quel giorno ne erano comparsi di più e anche più forti del solito, perciò avevano dovuto unire le forze per scacciarli.
In Jamir non accadeva mai molto, lui aveva messo una speciale protezione attorno al luogo per poterlo salvaguardare, ma era sicuro che da quel momento le cose sarebbero peggiorate. Era come se la presenza della ragazza avesse il potere di richiamarli, come se loro sentissero la forza del suo cosmo. "Non sarà per molto, al massimo un giorno per farla riposare e riprendere le forze, e poi partiremo: non vi chiedo di aiutarci, basta solo che ci portiate a Sparta per accorciare il cammino, da lì in poi ci penseremo noi."
Stafanas rispose in fretta, asciugandosi il sudore dalla fronte e togliendosi le tracce di sangue dalle braccia; Sage alzò gli occhi al cielo, incredulo. "Per Athena, ma quanto sei testardo? E pensare che sei più vecchio di noi... Quanto credi di poter fare contro lo schieramento di Ares, Stafanas? Poco. Inoltre devi preoccuparti che Alexandra non corra rischi... Sareste fregati. Io e mio fratello ne abbiamo già parlato, vi accompagneremo: lui si occuperà di essere l'ombra della ragazza mentre io e te spaccheremo il posteriore ai nostri avversari... quanto alla dea... beh, ci ringrazierà quando le riconsegneremo lo scettro e la sua guerriera. Se così non accadrà... ce ne preoccuperemo al momento."
Tutti e tre si voltarono: nella stessa direzione dalla quale provenivano i mostri, comparvero tre figure. Sage riconobbe Shiva di Virgo, Selene del Loto e un altro degli allievi dell'illuminato cavaliere d'oro. "Vi ho mandato dei rinforzi, ovvero i miei allievi migliori: Selene già la conoscete, mentre lui é Perseus di Pavo. Vi saranno utili, ma vedete di non rimandarmeli indietro cadaveri o voi avrete un nemico in più." E sparì.





Nota Autrice:

Buongiorno! Mi sono resa conto che scrivere questa storia mi riesce più difficile rispetto ad altre, e questo perchè è piena di minimi dettagli a cui devo prestare attenzione u.u ma mi piacciono le sfide, e il continuo aumentare dei seguiti mi riempie di orgoglio :=)
E con questo capitolo sono finiti quelli di spiegazioni, d'ora in poi si passerà all'azione pura u.u cioè ce ne saranno - perchè non ho certo svelato tutti gli arcani - ma privilegerò l'azione.
Deimos e Phobos sono due figli mitologici di Ares: li ho utilizzati per dare lustro alla sua schiera di guerrieri, e a loro si aggiungono Keres e Kdoimos. Phobos rappresenta la paura, Deimos il terrore, Keres la morte in battaglie e Kdoimos il Chaos. Decisamente Alexandra non deve essersela passata bene per sei mesi nelle manine di Deimos °-° vi darò anche dettagli, ovviamente, perchè andando avanti comparirà la Alexandra del 1499 u.u
Il viaggio nel tempo l'ho elaborato io: non viene detto, ma Stafanas non si reca nel futuro perchè non ha idea se lei esista, in un futuro u.u ed essendoci una guerra sacra alle porte, tutto sarebbe molto più incerto zizi
Il rapporto tra lui e Alexandra. Beh, era quantomeno ipotizzabile che i due avessero avuto una relazione u.u e anche abbastanza seria LOL la presenza di Eracles, appena accennata, non sarà proprio fondamentale, ma ho immaginato che, dal momento che non esisteva a quell'epoca il simpaticopreservativo, i due non si fossero preoccupati delle conseguenze lol
Stafanas, come noterete, si mostra un tantino temerario, e testardo u.u non è un caso u.u e Sage ha ragione pensando che un po' sia uscito di testa LOL ci sono tanti motivi, alcuni intuibili e altri meno.
Alexandra non ha un gran trascorso con Athena, tutt'altro u.u si fa bandire dal gt (circa a 18 anni, per fare un calcolo) e ci ritorna circa a 20, con un neonato; devo ammettere che la stessa dea non passa per perfetta u.u Deimos vi ha raccontato un po' la storia, ma quando avrete il quadro completo... beh... sarà diverso xd
Inoltre Alexandra è fondamentale per la morte di Ares, o meglio, per la sua reincarnazione: ho temuto che questo potesse darle l'etichetta di Mary Sue, ma ho deciso di correre questo rischio >___< del resto sappiamo tutti che la rosa bianca è letale, e non è casuale l'apporto di Andromeda.
Ve lo dico anche se non l'ho scritto: lei era la sensei di Andromeda u.u che paradosso pensare che nella serie classica Aphro viene fatto fuori proprio da Shun, eh?xd ed è macabro che quelli esibiscan la testa di Andromeda come un trofeo °-°
Chronos qui non è un nemico.
O sì? Lo vedrete u.u
Vi lascio alle risposte alle recensioni, sempre estremamente gradite :=) verso fine mese avrete il 4 capitolo, ciao!


- Angolo recensioni -


Sharmagic_Borealis: ciao! Grazie ancora per la tua recensione, mi fa davvero piacere u.u Invece, al contrario di te, io non ho tutto questo amore per i cavalieri del Leone LOL però spero mi esca bene ugualmente u.u e Alexandra... beh devo dire che non le sto dando troppo spazio, ma arriverà il suo momento XDDD
Spero ti piaccia anche questo capitolo! Un bacione^^

Mistress of Delirium: sappi che ti adoro u.u Quando ho letto la tua recensione, avrei voluto abbracciarti perchè hai fatto tutte le domande che pensavo di vedermi porre da qualcuno xd Ovviamente tu hai tutte le ragioni, ci possono essere delle crepe viaggiando nel tempo, e tramite  Deimos ho cercato di spiegare ciò che è successo. In pratica Alexandra, venendo a trovarsi in un tempo più avanti, crea un paradosso e la materia... diciamo che si sgretola, pur non abbandonando del tutto il luogo in cui è prigioniera. Non so se la spiegazione al momento ti soddisfi, ma spero di sì u.u
Spero che ti piaccia anche questo capitolo, dal prossimo ci sarà azione vera e propria u.u l'idea di utilizzare i due gemelli mi attira, inoltre comparirà un altro pg in aiuto dei nostri prodi, che altrimenti rischierebbero grosso XDD grazie ancora per la recensione, appena riesco passo a commentare la tua bellissima storia che seguo da un po' >___<


   
 
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