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Autore: Quella che ama i Beatles    03/06/2013    2 recensioni
Una signora anziana come tante, due figli, due nipotini... e un grande amore che ha attraversato gli anni, senza mai spegnersi, senza mai vacillare. In un pomeriggio come tanti questa anziana signora racconta alla nipote Martina di questo suo grande amore, nella speranza che, chissà, ne possa trasmettere un po' anche a lei.
(mi sono immedesimata in questa vivace vecchietta, immaginando che fossi io, immaginando che invece di essere un'adolescente sia una donna anziana... e questo è quello che ne è uscito)
(One-Shot poi trasformata in mini-long)
Martina è cresciuta, ma l'amore per i Beatles continua ad accompagnarla. E un giorno...
(dal cap.2)
- Martina! Cristo, parla, che succede? -
Finalmente, la ragazza sembrò dare segni di vita, e mormorò qualcosa di impercettibile.
- Cosa?! - domandò la mamma, che ovviamente non aveva capito niente. Questo sembrò scuotere Martina, che di scatto balzò in piedi e corse verso di lei.
- C'E' IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!!! OH MIO DIO MAMMA!!! TI RENDI CONTO?! IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!! PAUL MCCARTNEY VIENE IN ITALIA!! IL VENTICINQUE GIUGNO!! A VERONA!!! OH MIO DIOO!! -
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questo capitolo a Erika e Chiara, due simpaticissime ragazze conosciute grazie ad EFP e al suo forum (altro che social network :P) che purtroppo, pur essendo Beatlesiane entrambe, non potranno condividere con me e Martina la gioia di assistere al concerto di Paul (25 giugno, manca poco, MANCA POCO! *-*). Spero che vi piaccia, ragazze :)
 
 
- Accidenti... -
Martina controllava le notizie sulla sua home di Facebook, commentando ogni tanto con risatine, mugugni o brevi frasi o parole. Spalancò la bocca inorridita vedendo l'ennesima foto equivoca che si era scattata una ragazza della sua classe - si fa sempre più troia, pensò acida - sospirò alzando gli occhi al cielo quando lesse che l'amica Rebecca si era per l'ennesima volta lasciata col suo ragazzo, e si sentì avvampare quando notò un'altra foto, ben più piacevole di quella di prima. Senza neanche rendersene conto sospirò sognante e sorrise, fissando quel figo del suo compagno Davide immortalato in una posa stramba con un suo amico. 
Ma quanto può essere bello? Ed è dolce, e gentile, e simpatico, e...
L'elenco dei pregi del sopraccitato Davide - che probabilmente sarebbe potuto durare molto a lungo - svanì immediatamente dalla mente di Martina, occupata da una svariata serie di imprecazioni e minacce di morte, quando notò un commento della troia di cui sopra.
- Sei bellissimo amu, ti lovvo troppo amore mio... patetica - grugnì la ragazza scura in volto. E si scurì ancora di più quando lesse la risposta di lui.
Grazie cucciolina, lo sai che ti amo. Con una svariata serie di cuori dopo. 
Martina sbuffò, seccata, si passò la mano tra i lunghi capelli biondi e si alzò di scatto per inserire qualcosa nello stereo. Automaticamente la sua mano andò tra la raccolta di cd dei Beatles - ascoltava solo loro da anni, ormai - e lì esitò, incerta su cosa ascoltare. Poi si decise per Help! e immediatamente il suo cuore si alleggerì quando partirono le prime, familiari note. Quel disco ormai lo conosceva a memoria, e dopo anni continuava a rimanere il suo preferito, ma mentalmente si ripromise che dopo avrebbe ascoltato Let it Be; era decisamente troppo tempo che non lo sentiva.
Mugolò distrattamente le parole di Help! mentre schioccava un bacio sulla figuretta di cartone di Paul McCartney disegnata sulla copertina. - Tranquillo, amore, lo sai che io in realtà sono pazza solo di te - gli confidò sottovoce e ridacchiò.
Martina aveva da poco compiuto sedici anni e frequentava il secondo liceo. Tante cose erano cambiate da quando aveva ascoltato per la prima volta Help! nel salotto di sua nonna, innamorandosene subito; era cresciuta, era maturata, era anche diventata una bella ragazza, come non mancava mai di dirle affettuosamente la nonna; aveva dato il suo primo bacio, era stata fidanzata con due ragazzi, ma la costante della sua vita ormai erano i Beatles. L'amore per loro le sembrava qualcosa di eterno, di sacro e immutabile, che mai sarebbe cambiato; in questo si rifletteva nella nonna, che era innamorata di loro da ormai cinquant'anni. Martina era sicura che una volta arrivata alla sua età avrebbe continuato ad ascoltarli e adorarli, come lei; e, chissà, magari avrebbe trasmesso la sua stessa passione ai suoi nipoti, come aveva fatto sua nonna con lei.
Persa nei suoi pensieri e nelle note di Help! quasi non si accorse del trillo di Facebook che la avvisava che qualcuno l'aveva contattata in chat. Ne seguì un secondo, ma fu solo al terzo che Martina si riscosse e andò al computer: era la sua amica Claudia.
Leggi questa notizia!!! E vedrai che mi ringrazierai.
E sotto, un link.
Martina ci cliccò sopra. Era un articolo.
I suoi occhi si fecero sempre più grandi a ogni riga. La bocca cominciò lentamente ad aprirsi.
Arrivò alla fine.
Martina strillò.
 
 
- OH MIO DIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! -
L'urlo spaccatimpani fece quasi prendere un infarto a Francesca, l'ignara madre di Martina, che stava guardando tranquillamente la tv. Boccheggiando per lo spavento che, ne era certa, le sarebbe costato cinque anni di vita, arrivò nella camera della figlia, trovandola in stato febbrile: le guance rosse, le mani nei capelli e gli occhi sgranati, fissava il computer ansimando.
- Martina! Si può sapere che diavolo ti è preso?! Mi hai fatto spaventare a morte! - esclamò la donna, indignata. Attirato da tutte quelle urla il figlio più piccolo, Michele, arrivò di corsa masticando un biscotto. Si fermò sulla soglia, sbirciando dentro la sorella che, ne era convinto ormai da tempo, era una pazza squilibrata e ben presto li avrebbe uccisi tutti.
Martina si girò lentamente verso di loro, gli occhi fuori fuoco, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a spiccicare verbo. Michele deglutì e fece un passo indietro, aspettandosi quasi che avrebbe estratto un coltello e si sarebbe scagliata contro di loro. Diede un fugace pensiero al povero papà che tornando dal lavoro avrebbe visto i corpi straziati di moglie e figlio e attese la sua sorte stringendo i pantaloni della mamma.
Ma Martina non sembrava volersi scagliare contro nessuno. Anzi, Martina sembrava non essere proprio capace di muoversi. Li guardò per diversi secondi in silenzio, le guance infiammate, sempre aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a parlare. 
Intanto, Francesca stava davvero perdendo la pazienza.
- Martina! Cristo, parla, che succede?! - chiese.
Finalmente, la figlia sembrò dare segni di vita, e mormorò qualcosa di impercettibile.
- Cosa?! - domandò la mamma, che ovviamente non aveva capito niente.
Questo sembrò riscuotere la ragazza, che di scatto balzò in piedi e corse verso di lei.
Era quello che Michele stava aspettando. Arretrò, terrorizzato, battendo contro il muro, ma la sorella non si diresse contro di lui, anzi, corse ad abbracciare la madre, strillando sovreccitata.
- C'E' IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!!! OH MIO DIO MAMMA!!! TI RENDI CONTO?! IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!! PAUL MCCARTNEY VIENE IN ITALIAAAAAA!! IL VENTICINQUE GIUGNO!! A VERONA!!! OH MIO DIOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!! -
Con un'ultima "o" lunghissima e acuta - Michele si tappò le orecchie - Martina strinse con forza impressionante la madre fra le braccia e corse in cucina, strillando e saltellando.
Francesca si limitò a fissare sconvolta il corridoio, balbettando qualcosa di sconclusionato. Dov'era la bambina posata e tranquilla che aveva fino a cinque anni prima?
 
 
Martina tornò in camera sua, sempre in quello stato di esaltazione febbrile, emettendo ogni tanto uno strillo soffocato. Afferrò il primo paio di jeans che vide e se li infilò, cercando nel frattempo una maglia pulita. Dunque, la prima cosa che doveva fare era dirlo a sua nonna; fan com'era lei sarebbe sicuramente voluta venire. Poi avrebbe dovuto radunare tutti i soldi che aveva per capire quale percentuale di biglietto avrebbe potuto pagarsi - aveva letto le prime ipotesi di costo, e non erano basse - e implorare il padre con occhi supplichevoli di darle il resto. Perché lei - e questo lo considerava già scontato - sarebbe andata al concerto di Paul McCartney. Era ovvio, era affermato, non era neanche da prendere in considerazione la questione! Poi avrebbe dovuto pensare a cosa indossare - doveva essere bellissima per il concerto dell'amore della sua vita - e naturalmente pensare al miglior trucco possibile, e pensare se prendere l'aereo o il treno o magari fare l'autostop...
- Tante, troppe cose a cui pensare prima del venticinque giugno - sospirò in tono melodrammatico, correndo in bagno a darsi una rapida pettinata.
- Martina? -
Si voltò verso la soglia: era la mamma, che la fissava con uno sguardo nient'affatto promettente. Quando la guardava così non c'erano da aspettarsi belle cose. Ma l'ignara ragazza era troppo sovreccitata per accorgersi di quisquilie come queste.
- Dimmi, mamma - canticchiò, controllando che il velo di trucco fosse a posto e andando a prendere il giubbotto.
- Si può sapere dove stai andando? -
- Dalla nonna, chiaramente. Devo avvertirla della grande notizia. -
- E non puoi chiamarla? Hai finito i compiti? -
Martina alzò gli occhi al cielo. - Questa domanda me l'hai fatta già due volte. Sì, mamma, li ho finiti, santa Linda! -
- E, giusto per sapere, tu sei già ferma e decisa ad andare al concerto? Non hai pensato al parere mio e di tuo padre? -
Lei si voltò di scatto a guardarla, gli occhi sgranati. - Be', ho pensato che dei genitori tanto buoni e meravigliosi come voi non avrebbero privato la loro unica figlia femmina della gioia più grande della sua vita - rispose, facendo un sorriso angelico.
La madre alzò gli occhi al cielo. Che ruffiana, non poté fare a meno di pensare. - Vai, vai dalla nonna. Poi stasera ne discutiamo. -
- Ok. Ciao ma' - sorrise Martina, schioccandole un bacio sulla guancia. - Ciao Michele! - gridò uscendo dalla porta.
Il bambino fece un sospiro di sollievo sentendo la porta che si chiudeva. Almeno per qualche ora sarebbero stati al sicuro.
 
 
Martina corse a prendere l'autobus che l'avrebbe portata vicino alla casa della nonna. Mentre camminava di buon passo verso la fermata si rese lentamente conto della notizia, non assimilata bene, forse, per via della presenza della madre e del fratello. 
Paul McCartney! Il suo Beatle preferito! In concerto in Italia! Ma si rendeva conto di quale straordinario evento sarebbe stato?!
- ANDRO' A VEDERE PAUL MCCARTNEYYYYYY!! - strillò a tutta voce, attirandosi le occhiate allarmate e stranite di molti passanti.
- Sei fan dei Beatles? - le chiese un anziano signore sorridente.
Martina annuì. - Sono gli amori della mia vita - disse con ardore.
- Eh, bella musica quella. Che bei tempi, i loro! Che infiammavano gli stadi e le radio con la loro musica... altro che la robaccia di questi anni. -
- Sono assolutamente d'accordo con lei - affermò con fervore Martina. E poi si rianimò. - E IO ANDRO' A VEDERE PAUL!!! MA LEI SI RENDE CONTO?! SONO LA RAGAZZA PIU' FELICE DEL MONDO! - strillò, salendo di corsa sull'autobus appena arrivato.
Il signore ridacchiò. Ragazzi, beati loro, pensò.
 
 
Martina canticchiò i Beatles per tutta la durata del tragitto, immaginandosi già il concerto e pensando a quali canzoni Paul avrebbe potuto cantare. Avrebbe assolutamente dovuto fare un bis - o anche un tris, magari - di Yesterday; quella canzone era qualcosa di unico. Sicuramente ci sarebbero state Let it Be e Hey Jude; a Martina veniva la pelle d'oca al solo pensare di cantare i famosi na na na insieme a tutta l'Arena. Poi pensò per un singolo istante all'eventualità che i genitori non la mandassero al concerto e rabbrividì; non li avrebbe perdonati mai se lo avessero fatto.
Persa nei suoi pensieri, quasi non si accorse che era arrivata alla fermata giusta; se ne avvide appena in tempo e balzò in piedi, uscendo in fretta dall'autobus e incamminandosi verso la casa della nonna, poco distante da lì.
Una volta arrivata citofonò e si fece aprire; salì in tutta fretta fino al terzo piano - era ancora troppo eccitata per usare l'ascensore - e la nonna le aprì la porta, stringendola subito in un forte abbraccio.
- Martina, ma che bella sorpresa! Che bello, era tanto tempo che non venivi... -
- Una settimana e quattro giorni, nonna - precisò lei ridendo.
- Sì, vabbè, dettagli. Ma sono così contenta di vederti! Vieni, entra. -
Martina arrivò in cucina e lì ebbe una sorpresa inaspettata: c'era suo zio.
- Ciao, zio - disse sorpresa. Quanto tempo era che non lo vedeva?
- Ehi, Martina! Ciao, da quanto tempo... -
La ragazza si fece stringere in un breve abbraccio, stupita. Non aveva mai avuto grandi rapporti con lo zio, che era il fratellastro maggiore della mamma: sapeva solo che aveva vissuto con il padre - il primo marito della nonna - e che il suo rapporto con la nonna si era raffreddato parecchio: di conseguenza anche con lei e con sua madre non aveva mai avuto chissà quale grande legame. 
Lanciò una breve occhiata interrogativa alla nonna, che scrollò le spalle e fece un gesto per dire: ti spiego dopo.
- Bè, si è fatto tardi. Penso che andrò... - commentò lui dopo un breve, imbarazzato momento di silenzio.
- No, no, Giovanni, resta! Era tanto che non ci vedevamo, puoi stare ancora un po'... - disse la nonna.
- Bè... Va bene, dai - acconsentì lui, con un tono di voce improvvisamente dolce.
Lei gli sorrise, poi si rivolse alla nipote. - Allora, Martina, qual buon vento? -
- Bè... - La presenza dello zio l'aveva spiazzata. Nell'immaginarsi di comunicare la splendida notizia alla nonna loro due erano sole, nel salotto, magari con Please Please Me che suonava allegro nello stereo, e di certo non era compreso lo zio che non vedeva da... quanti erano? Due anni? Ma di certo non poteva cacciarlo via, quindi si sforzò di ignorarlo il più possibile e si rivolse alla nonna, tentando di ricomporre il sorrisone che aveva quand'era arrivata.
- Nonna, ho una notizia grandiosa da darti - le comunicò trepidante.
- Dimmi tutto. -
Martina prese un bel respiro. - Paul McCartney... -
- Sì? - la incitò la nonna, con gli occhi illuminati da un nuovo interesse.
- Viene in Italia! Il venticinque giugno! All'Arena di Verona! - esclamò la ragazza, ritrovando in pieno l'eccitazione.
- Davvero? - chiese l'anziana, con un sorriso enorme che le si disegnava sul volto.
- Sì, nonna! Ormai è ufficiale! Viene in Italia! - strillò, abbracciandola.
- Davvero? Fantastico! -
Questa volta non era stata la nonna a parlare, ma lo zio. Martina si staccò, squadrandolo con stupore.
- Ti piacciono i Beatles? -
Lui annuì, con un gran sorriso. - Devo ammettere che da ragazzo quasi non li sopportavo. Tua nonna non faceva altro che parlarne e insistere perché ascoltassi qualcosa di loro. Io, per giusta contrapposizione adolescenziale, mi rifiutavo testardamente. Ma da qualche anno... bè, devo ammettere che i Fab mi hanno conquistato. Probabilmente abbiamo qualche gene nel nostro sangue. -
- Fantastico - trillò la nonna. - Allora andiamo tutti e tre al concerto: io, tu e Martina. - 
La presenza dello zio non convinceva più di tanto la ragazza, ma sarebbe stata disposta ad andare a Verona a piedi pur di assistere al concerto, quindi annuì entusiasta.
Al contrario, il sorriso scomparve immediatamente dal volto dello zio. - Mamma, ma che dici? Sei anziana, ai concerti, soprattutto quelli importanti come questo, c'è da aspettare ore e ore per entrare, per di più questo sarà a giugno, quindi sotto un sole cocente... -
Lei liquidò le sue parole con un gesto sbrigativo della mano. - Chiacchiere. Avrò pure la mia età ma ce la faccio benissimo. Dopotutto, hai mai visto una settantenne più arzilla di me? Sei d'accordo, Martina? - le chiese con un sorriso e un occhiolino. 
Martina sentiva di non aver mai adorato la nonna come in quel momento. - Assolutamente sì - annuì con fervore. 
Lo zio sembrava già in parte rassegnato, ma continuò lo stesso a combattere la sua battaglia. - Mamma, ascoltami, per una volta. Ai concerti si scalpita, ci si spinge, ci si da' gomitate e si urla. Potrebbe essere un po' troppo per una donna della tua età. -
- So benissimo cosa comportano i concerti, Giovanni - ribatté la nonna con aria altezzosa. - Ci sono stata anch'io, sai. Ma questo non m'impedirà di accompagnare mia nipote ad ascoltare il suo, il nostro - e qui le strinse le spalle con un braccio - cantante preferito. Ce la farò, e tu lo sai benissimo. -
- Accompagnerò io Martina - insistette lui. - Ma per favore, pensa alla tua salute. -
- Oh, andiamo, Giovanni. Verrai anche tu, no? -
- Assolutamente sì - rispose lui con sicurezza.
- Allora non ho niente da temere per la mia salute - concluse la nonna con un sorriso soddisfatto. 
Lo zio sbuffò frustrato, ma non replicò più niente. Si era arreso.
Dire che Martina si sentiva al settimo cielo era dire poco. - Quindi... verrete tutti e due? - chiese trepidante, e gli adulti annuirono in contemporanea.
- Grazie mille! Zio, nonna, vi voglio bene! - strillò lei abbracciandoli entrambi con foga, e tutti e due risero inteneriti, stringendola a loro volta. Aveva già dimenticato totalmente l'imbarazzo iniziale che provava per lo zio.
Si staccò. Ora veniva un tasto dolente di cui doveva discutere. Si mordicchiò un labbro.
- Ora bisogna pensare ai prezzi - comunicò, e vide un'ombra passare sul viso della nonna che la rattristò molto. Settecento euro di pensione al mese non erano tanti. 
- A quanto stanno i biglietti? - chiese lei.
- Si parla di centocinquanta euro per la tribuna, centonovanta per la poltrona e qualcosa di più di duecento per la poltronissima. Non poco, insomma - mormorò Martina, e si rispecchiò nella delusione e nella rassegnazione che si dipinse sul viso della nonna.
- Per i prezzi non vi dovete preoccupare - intervenne lo zio, ed entrambe lo fissarono speranzose. - Sono certo di riuscire a pagarti buona parte del biglietto, Martina. E quanto a te... mamma, il tuo compleanno è il cinque giugno, no? -
La nonna annuì.
- Bene, ritieni un posto in poltrona un regalo per i tuoi settantun anni - concluse, e le sorrise. - E anche un piccolo modo per iniziare a farmi perdonare... be', di tutto. -
La nonna sgranò gli occhi, che si colmarono di gratitudine e gioia. - Giovanni... tu... non ti devi far perdonare di niente - sussurrò abbracciandolo. 
Di che parlavano? Martina non aveva mai capito esattamente quale fosse la "colpa" dello zio, se non forse quella di aver sempre ritenuto che il divorzio dei suoi genitori fosse causato dalla nonna. Probabilmente era riferito a quello. Abbassò gli occhi, lievemente imbarazzata, mentre la nonna si staccava e tentava di protestare farfugliando che avrebbe potuto benissimo pagarsi il biglietto da sola. 
- Mamma, stai zitta. Il biglietto in poltrona te lo regalo io, o giuro che non ti faccio venire al concerto - le intimò scherzosamente lo zio, e la nonna, mormorando un ultimo "grazie" si acquietò.
Martina non riusciva a credere alle sue orecchie. - Stai scherzando? Zio, andiamo in poltrona? Io pensavo di prendere i posti sulle gradinate, o proprio al massimo in tribuna... -
- Non ti preoccupare - replicò affettuosamente lui, dandole una breve carezza sulla testa. - Ho un lavoro molto ben retribuito, per fortuna, e posso permettermi spese come queste. E poi, bè, spero che questo sia solo un modo per... ricominciare tutto. Con te, mamma, e con la tua famiglia, Martina. Non abbiamo mai avuto un grandissimo rapporto, per colpe solo mie, e con questo, be', spero di iniziare a recuperare - mormorò e alzò le spalle.
Martina fu sinceramente colpita da quelle parole, che le diedero un'ottima impressione, ed ebbe la percezione di non aver mai conosciuto veramente bene lo zio, che le parve come un uomo davvero maturo - o maturato - e responsabile. Non lo diede a vedere, però, e si limitò a dargli una pacca scherzosa sul braccio e a dirgli in tono solenne: - Se veramente mi paghi un biglietto in poltrona, zio, per me sei pienamente reintegrato nella famiglia. -
Le sue parole furono seguite da sonore risate.
 
 
I successivi tre giorni la casa di Martina fu animata da vivaci discussioni. I suoi genitori continuavano a insistere che non era il caso di accettare che Giovanni le pagasse buona parte di biglietto - almeno centoventi euro, aveva detto lui, dopo che Martina gli aveva detto che da parte aveva l'ammontare di settantacinque euro - e lo zio, da parte sua, ribatteva testardo che era il minimo per tutti quegli anni in cui si era fatto vedere così poco da sua nipote. Inoltre ci fu una spettacolare discussione in cui la mamma di Martina urlò alla nonna che non era proprio il caso di comportarsi da ragazzina e rischiare la sua salute per una cosa così banale come un concerto; l'anziana signora, però, le rispose a tono dicendole che lei si sentiva perfettamente in forma, che ci sarebbero stati il figlio e la nipote con lei, e che non era una sciocca e non sarebbe mai andata se non si fosse sentita in grado.
- Anche se questo non è vero - sussurrò a Martina con un occhiolino complice, mentre la figlia abbandonava la stanza furiosa - ma non glielo dire. -
All'inizio i genitori di Martina avevano reagito diversamente alla sua supplica di mandarla al concerto; Francesca con un "no" deciso, il padre con un "forse" diplomatico (il saggio uomo non aveva voluto trovarsi in uno dei due fuochi, e si era mantenuto sul vago) ma dopo svariate preghiere e promesse della ragazza si era deciso col sì. 
Francesca era stato un altro discorso. Aveva ereditato parecchio dalla mamma, tra cui proprio la sua leggendaria testardaggine, e puntando sul fattore costa troppo si era strenuamente rifiutata. Ma una volta visto che il fratellastro, la madre e la figlia adolescente formavano un'alleanza troppo forte aveva finalmente accettato, bofonchiando che Giovanni era stato fin troppo generoso e che l'anziana mamma era un'irresponsabile.
E alla fine, dunque, dopo quei famosi Tre Giorni nonna, zio e nipote si ritrovarono davanti al computer di quest'ultima, intenti ad acquistare tre biglietti online. La donna non ne capiva niente di computer, quindi rimaneva in disparte, osservando quella macchina misteriosa con cui sua nipote sembrava destreggiarsi così bene. Giovanni la guidava man mano nei vari passaggi, e alla fine si ritrovarono nell'ultima pagina, quella della conferma definitiva dell'acquisto.
- Compriamo? - sussurrò Martina con un groppo in gola, più emozionata di quanto non volesse dare a vedere.
- Compriamo - affermò lo zio con un sorriso.
- Compriamo - concordò la nonna.
Martina cliccò.
Grazie per il vostro acquisto.
Sentì un senso profondo di esultanza e senza rendersene conto si ritrovò ad abbracciare la nonna. - Ce l'abbiamo fatta! E' ufficiale! Andiamo al concerto di Paul McCartney! -
- Che bello, tesoro - disse lei, sorridendole dolcemente.
Martina la tenne stretta ancora un po', poi si staccò dolcemente e andò a stringere lo zio, colma di sincera gratitudine. - Grazie anche a te, zio. Senza di te probabilmente non andrei a questo concerto... e apprezzo sinceramente che tu abbia voluto farmi questo regalo. -
- Ehi, di niente, piccola. Sono felice di averlo fatto - rispose lui, sorridendo.
Martina si separò dallo zio e si risiedette al computer felice e soddisfatta; decise di andare su Facebook per comunicare l'acquisto alle amiche, mentre lo zio e la nonna discutevano di cosa mangiare a cena di lì a mezz'ora - il pieno reintegramento di Giovanni nella famiglia procedeva a gonfie vele, soprattutto grazie all'intermediazione della nonna che ci teneva tantissimo a vedere i suoi figli uniti.
Canticchiando si connesse al suo account. C'erano sei notifiche. Aprì la piccola icona e il cuore le balzò in gola.
A Davide Mercanti piace la tua foto.
Si dipanò dentro di lei un'improvvisa voglia di cantare a squarciagola o di ballare la salsa, mentre il suo stomaco pareva essersi dato alla ginnastica acrobatica. Sentì nascere, senza riuscire a far niente per impedirlo, un enorme sorriso sul volto.
A Davide piace la mia foto. A Davide piace la mia foto! La mia vita è STUPENDA!



Angolo Autrice:
Ho pensato questa storia come ideale secondo capitolo della one-shot -I ricordi di una Beatlemaniaca: Martina è cresciuta e lei e la nonna continuano ad amare i Beatles come sempre. Martina nella reazione alla notizia assomiglia moltissimo a me: anche io ho strillato fino a sgolarmi, e mi è perfino scappata qualche lacrima - anche se non sono arrivata a urlare per la strada, per fortuna :'D Inoltre anche io ho considerato scontata fin da subito la mia partecipazione al concerto, con buona pace del mio papi che ha acconsentito ad accompagnarmi. Ti lovvo troppo, papà :') 

 
   
 
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