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Autore: Quella che ama i Beatles    29/12/2012    5 recensioni
Una signora anziana come tante, due figli, due nipotini... e un grande amore che ha attraversato gli anni, senza mai spegnersi, senza mai vacillare. In un pomeriggio come tanti questa anziana signora racconta alla nipote Martina di questo suo grande amore, nella speranza che, chissà, ne possa trasmettere un po' anche a lei.
(mi sono immedesimata in questa vivace vecchietta, immaginando che fossi io, immaginando che invece di essere un'adolescente sia una donna anziana... e questo è quello che ne è uscito)
(One-Shot poi trasformata in mini-long)
Martina è cresciuta, ma l'amore per i Beatles continua ad accompagnarla. E un giorno...
(dal cap.2)
- Martina! Cristo, parla, che succede? -
Finalmente, la ragazza sembrò dare segni di vita, e mormorò qualcosa di impercettibile.
- Cosa?! - domandò la mamma, che ovviamente non aveva capito niente. Questo sembrò scuotere Martina, che di scatto balzò in piedi e corse verso di lei.
- C'E' IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!!! OH MIO DIO MAMMA!!! TI RENDI CONTO?! IL CONCERTO DI PAUL MCCARTNEY!! PAUL MCCARTNEY VIENE IN ITALIA!! IL VENTICINQUE GIUGNO!! A VERONA!!! OH MIO DIOO!! -
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sollevai dalla comoda poltrona dove mi ero appisolata con una smorfia di dolore e fastidio; quel dannato mal di schiena non mi lasciava pace dalla mattina. Mi incamminai in punte di piedi verso la camera da letto per controllare cosa facesse il piccolino, e sì, per fortuna dormiva della grossa nel suo consueto sonnellino pomeridiano. Scossi la testa; quel diavoletto di appena quattro anni e mezzo era capace di farti girare la testa come una trottola per quanto era vivace e scatenato, e poi cinque minuti dopo dichiarava che si era stancato, andava a stendersi sul letto e lo trovavi che ronfava della grossa. Mi intenerii guardandolo rannicchiato su un fianco, con un’espressione di assoluta innocenza sul visetto paffuto. La prova che l’apparenza inganna!
Tornai nell’ampio salotto e accesi la tv. Sempre le solite cose, stupidi giochi a premi, tg, e i classici programmi di attualità del pomeriggio. Oh, e poi i cartoni animati, che forse erano la cosa migliore. Mi soffermai un attimo su un episodio dei Pokemon, poi con un sospiro spensi il televisore. La mia schiena in quel preciso istante venne trapassata da una fitta dolorosa e strinsi i denti, maledicendo quella legge della natura che aveva affibbiato ai vecchietti settantenni tutti i dolori e i malesseri di questo mondo.
La mia mente volò alle pomate nell’armadietto dei medicinali, ma il mio cuore… il mio vecchio cuore ben conosceva un rimedio migliore.
Mi accostai al piccolo scaffale vicino allo stereo che mi aveva regalato mia figlia con la sua famiglia il Natale precedente e scrutai attentamente tra la mia ordinata collezione di cd, la cosa più importante che possedevo. Fu facile trovare quello che cercavo, il dorso rosso di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band  spiccava fra gli altri. Con un sorriso tirai fuori quel disco così familiare e guardai l’allegra copertina colorata, dove fra la moltitudine di personaggi presenti c’erano quattro tra le persone più importanti della mia vita. John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr. I Beatles.
Istintivamente sorrisi, guardando quelle figure a me così familiari. I Beatles, i compagni di tutta una vita, coloro che mi erano stati vicini nei momenti più difficili e dolorosi, coloro la cui musica bastava a farmi stare meglio. Coloro per cui dopo cinquant’ anni –bé, erano quarantanove, per la precisione, ma chi se ne importava?- provavo ancora un saldo e intenso amore e passione, un amore che non era più fatto di strilli isterici davanti a un’intervista o a qualsiasi banale immagine, di toni eccitati quando si parlava di loro, di sospiri sognanti davanti agli occhi e al sorriso di Paul, ma che era composto da lievi sorrisi e respiri sereni esalati ascoltando le loro canzoni, di tristezza e acuta malinconia ricordando i giorni delle morti di John e George –due dei giorni più brutti della mia vita-, di carezze fatte senza pensare ai cd, quasi fossero dei gatti sonnacchiosi. Era un amore più pacato e tranquillo, ma era sempre amore, un grande amore, e compiangevo quegli sciocchi che sottovalutavano l’amore che un vecchio può provare.
Guardai il coloratissimo disco che avevo fra le mani senza vederlo, ripensando a quegli agitati e movimentati cinquant’ anni passati con un’unica certezza, un’unica sicurezza, un’unica ancora: i Beatles. Tutto aveva una fine, tutto mi deludeva o mi intristiva, ma sapevo che loro c’erano e ci sarebbero sempre stati, e loro non mi avrebbero mai delusa o fatta star male. Ne ero certa. Chi era stato con me quando avevo divorziato dal mio primo marito? I Beatles. Chi era stato con me quando vedevo mia figlia passare quell’orribile periodo di depressione, e morivo dentro vedendo la luce di vitalità che aveva sempre animato i suoi occhi spenta come una candela nel vento? I Beatles. Chi era stato con me nei giorni immediatamente successivi alla prima, vera, violenta discussione con il mio primo marito, dove mi aveva insultata in maniera orribile e presa a schiaffi? I Beatles. Solo un immaginario John che mi accarezzava la guancia e mi teneva le mani, dicendo “meriti di meglio di quello stronzo”, oltre a dosi massicce di Yesterday ,  mi avevano consentito di ricacciare indietro le lacrime e sorridere davanti a mio figlio, l’unico avuto con il mio primo coniuge, come se non fosse successo nulla.
Amavo i miei figli. Amavo immensamente  i miei nipoti. Ma niente e nessuno avrebbe potuto sostituire i Beatles e quello che rappresentavano per me.
La mia schiena mi riportò al presente con una fitta, ricordandomi che non era per puro piacere che avevo preso in mano Sgt Pepper  con l’intenzione di ascoltarlo. Inserii il cd nello stereo abbassando il volume per non disturbare il piccolo Michele che dormiva e la più grande, Martina, che faceva i compiti. Andai avanti fino alla traccia numero sei, She’s Leaving Home, una delle canzoni che amavo di più, se ce n’era qualcuna che effettivamente amavo più delle altre. Non l’avevo messa tanto per: infatti avevo da un po’ la netta impressione che ascoltarla mi aiutasse col mal di schiena.
Ogni canzone ha un suo acciacco,constatai. Here comes the sun per la cervicale, In My Life mi aiuta con il bruciore agli occhi quando non porto per troppo tempo gli occhiali, Let It Be è per quel fastidioso doloretto alle ginocchia. Dio mi aiuti.
La canzone era iniziata, e mi sedetti sulla stessa poltrona su cui mi ero appisolata, chiudendo gli occhi e abbandonandomi a quel brano meraviglioso, beandomi di quella melodia splendida, della voce dolce di Paul, del testo che da tempo conoscevo a memoria.
-Nonna?-
Alzai di scatto la testa, aprendo gli occhi, proprio mentre iniziava il ritornello. Mia nipote, la “grande”, Martina, si affacciava timidamente dalla porta guardandomi.
-Dimmi, cara.-
-Ho un po’ di fame- disse lei con un sorrisetto. –Mi prepareresti dei popcorn, magari? Così li sgranocchio mentre finisco i compiti.-
Sorrisi. Martina mangiava letteralmente a quattro palmenti: era capace di consumare un pranzo natalizio e di venirsene un’oretta dopo lamentando una fame da lupi. Potrebbe essere tua nipote illegittima, George. Saresti fiero di lei  pensai divertita mentre il mio sorriso si allargava.
-Certo cara. Vieni in cucina che te li preparo.-
Stoppai la musica e mi avviai con Martina alle calcagna. Presi tutto l’occorrente e iniziai a fare i popcorn.
-Un po’ a te e un po’ a me però. Me ne è venuta voglia pure a me.-
-D’accordo.-
-Come va con i compiti?- chiesi, per riempire quel silenzio interrotto solo dai chicchi che iniziavano a scoppiare.
-Abbastanza bene. Oggi ci hanno proprio caricati. Ho già fatto matematica e arte, mi manca solo geografia.-
-Falli per bene eh, mi raccomando. So che sei brava ma quest’anno ti devi impegnare più di tutti gli altri dato che hai gli esami.-
-Lo so, nonna- replicò mia nipote alzando gli occhi al cielo; probabilmente gliel’avevano detto già un sacco di volte. –Non preoccuparti, vado forte a scuola.-
-Non ne dubito- ribattei affettuosamente scompigliandole allegramente i capelli.
Lo scoppiettare dei popcorn diventò più forte; fra pochissimo sarebbero stati pronti. A parte quello, piombò di nuovo il silenzio.
-Che stavi ascoltando?- chiese Martina.
Sorrisi. –I Beatles.-
Lei aggrottò le sopracciglia. –Ancora?-
-Già- confermai.
-Ma sono…insomma… sono vecchi!- esclamò Martina fissandomi con innocenza: non era un insulto, ma una constatazione.
Tentai di tenere a bada l’irritazione, e di tenere conto che davanti a me avevo una ragazzina di tredici anni. –Ho più o meno la loro stessa età! Vorrai per caso dire che tua nonna è vecchia?- scherzai, fissandola con uno sguardo fintamente severo.
Lei arrossì furiosamente, forse pensando di aver commesso una gaffe imperdonabile. –No, no! E’ che, insomma… sono degli anni ’60 e quindi…-
-Martina, guarda che scherzavo! Sì, a una giovane come te potrà sembrare musica vecchia, ma loro sono come…Come la musica classica, ecco. Conosci Mozart, Beethoven, nonostante siano esistiti secoli fa, no?- Lei annuì.
-Bene, i Beatles saranno come loro. Saranno immortali, la gente continuerà a conoscerli e ad ascoltarli anche fra cento, duecento anni.-
Versai i popcorn, che ormai erano pronti, in una scodellina e sparsi il sale.
-Bah, se lo dici tu…- replicò mia nipote, non del tutto convinta. Poi mi fissò attentamente. –Ti piacciono proprio tanto, eh?-
Annuii, mentre mi addolcivo. –Sono innamorata di quei quattro da quando avevo vent’ anni. Da allora non ho mai smesso di ascoltare la loro musica, mai.-
-Wow- commentò Martina, colpita. Mi fissava con una sorta di forma di rispetto: probabilmente non riusciva a immaginare un amore tanto fermo e duraturo. O chissà, forse si immaginava alla mia età ancora innamorata dei suoi idoli di adesso.
Incominciammo a sgranocchiare i popcorn.
-Come li hai conosciuti?- chiese improvvisamente lei, guardandomi con il viso acceso dalla curiosità.
Sorrisi. –Ti puoi permettere una pausa dallo studio?-
-Sì, sì, tranquilla- rispose immediatamente mia nipote, con gli occhi azzurri spalancati in un’espressione angelica.
-D’accordo… Bé, ho conosciuto i Beatles per caso, andando in un negozio di dischi per guardare le ultime novità e comprarmene uno. Bé, per puro caso il mio sguardo capitò su un quarantacinque giri tutto celeste…-
-Cos’è un quarantacinque giri?- chiese Martina, curiosa.
-E’ un disco in vinile che veniva usato per pubblicare i singoli, infatti conteneva solitamente solo due canzoni: sul lato A c’era la canzone destinata ad essere appunto commercializzata e diventare un singolo, mentre sul lato B c’era un altro brano meno importante, che poveretto non avrebbe goduto di grandi attenzioni.- Martina rise. –Dunque, dicevo, era il 1963 o il 1964, non mi ricordo. Avevo racimolato un po’ di mance nell’ultimo periodo, e sommando i miei soldi mi resi conto che avrei potuto permettermi un quarantacinque giri. Tutta contenta andai in questo negozio di dischi per comprarmene uno, quando all’improvviso il mio sguardo capitò su uno tutto celeste, con quattro ragazzi in bianco e nero in copertina. Le canzoni erano She loves you  e I’ll get you. Mi incantai un attimo a guardare il disco, e mi ricordai che c’erano un paio di mie amiche che impazzivano letteralmente per quel gruppo, i Beatles. Io non mi ero mai interessata particolarmente a loro, all’epoca la cosiddetta Beatlemania non era ancora scoppiata del tutto in Italia, ma poi ricordai che una di quelle due mie amiche mi aveva parlato in toni entusiastici del loro singolo, appunto She loves you. “Dovresti ascoltarlo, è fantastico!” mi ripeteva in continuazione. Così, mi decisi e lo comprai.
Fu una folgorazione! Mi innamorai di quella canzone fin dalla prima volta in cui la ascoltai. Mi piaceva anche l’altra, ma con She loves you… fu amore a prima vista, anzi a prima nota!- Martina rise di nuovo.
-Non passava giorno senza che l’ascoltassi. Mi piaceva da impazzire. Mi ricordo che chiamai quelle due amiche, per prima quella che mi aveva consigliato la canzone. “Avevi ragione” le dissi. “Riguardo a che cosa?” “Alla canzone dei Beatles. She loves you. E’ veramente splendida.” Mi ricordo che rise ed esultò per almeno mezz’ora, trionfante per il fatto che “c’era una nuova combattente nella schiera dei Beatlemaniaci”. Tentai di calmarla dicendole che sì, mi piaceva quella canzone, ma non bastava certo a dichiararmi innamorata persa del gruppo! Lei mi ignorò e riattaccò, dicendomi che ne avremmo riparlato a breve, quando finalmente avrei ammesso che mi piaceva anche la band e non solo il brano. Sì, se non sbaglio andò così… –
Aggrottai le sopracciglia, sforzandomi di ricordare. –Da qui in avanti i ricordi si fanno più confusi, ho una buona memoria ma è impossibile rammentare tutto…Comunque, probabilmente poi successe che comprai gli altri quarantacinque già usciti, o forse acquistai direttamente l’album, non mi ricordo… Fatto sta che la previsione della mia amica si avverò e ben presto ero persa per i Beatles, li adoravo da matti. Nel 1965, quando vennero in Italia per la prima e unica volta, andai al loro concerto.-
-Davvero?!- esclamò Martina, a bocca aperta, probabilmente tentando di immaginare sua nonna giovane, con la gonna corta e i capelli cotonati, che saltellava e strillava davanti ai suoi idoli.
-Già! Andai alla loro data di Milano. Per fortuna ero abbastanza grande, avevo ventitré anni quindi avevo una certa autonomia. Feci un lungo viaggio con la piccola macchina della mia amica, c’eravamo io, lei, altre due ragazze e i nostri ragazzi.-
-Avevi un ragazzo?- chiese mia nipote con gli occhi sgranati. –Nonna, questo sì che è un pomeriggio prolifico. Sto scoprendo un lato di te che non conoscevo!-
Scoppiai a ridere, arruffandole i capelli. –Guarda che ero una bella ragazza in gioventù! Dicevo, fu una delle esperienze migliori della mia vita. Partimmo qualcosa tipo quattro giorni prima del concerto, ammassati dentro la macchinina della mia amica, a cantare le canzoni dei Beatles. C’era un tale senso di libertà, se riesci a capirmi, un sentimento che ci faceva dire che eravamo giovani e liberi e ci stavamo godendo la vita.
Andammo all’aeroporto all’arrivo dei quattro. Mi ricordo che mi batteva il cuore a tremila, stavo per vedere i miei idoli con i miei occhi, magari mi avrebbero guardato anche loro! E li vidi scendere da quell’aereo, salutando la folla delirante, ai miei occhi erano belli come dei. Urlai e piansi e quasi svenni dall’emozione, una delle ragazze che era con me svenne davvero.-
-Seriamente?- mi chiese Martina, con occhi e bocca spalancati a dismisura, quel che rimaneva dei suoi popcorn ormai dimenticato nella ciotolina.
-Sì! Dovresti vedere certe scene, Martina, era una vera e propria follia di massa. Non solo in Italia, ma anche in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Germania, dappertutto, persino in Australia! Le fan erano pronte a saltargli addosso, deliravano quando li vedevano. Le guardie e i poliziotti dovevano trascinarle via di peso.-
-Oh, mio Dio…-commentò mia nipote, scioccata. –Bé, e poi cosa successe all’aeroporto? Hai avuto un loro autografo?-
Scossi la testa. –No, ma dopotutto non firmarono autografi, c’erano barriere metalliche e umane a dividerci da loro. Noi urlavamo e ci buttavamo letteralmente addosso alle guardie, volevamo andargli vicino, anche solo sfiorarli. Però…successe una cosa.-
-Cosa, cosa?- domandò eccitata Martina.
-Essendo arrivati per prima, io, le mie amiche e i nostri ragazzi eravamo tra le prime della folla, praticamente addosso alle transenne e ai poliziotti. Li vedemmo passare da molto vicino, e praticamente… impazzimmo. Ci mettemmo a strillare i loro nomi, a gridare cose come “Beatles, we love you!” e via di questo genere. E io urlavo come una matta “Thanks Beatles, thanks for your music, thanks for all”.
-Grazie Beatles, grazie per la vostra musica, grazie per tutto- tradusse lentamente mia nipote.
-Esattamente. E John, uno di loro, mi sentì…e voltò la testa verso di me… e per una singola frazione di secondo ci guardammo negli occhi.- Mi vennero quasi le lacrime agli occhi a ricordare quel momento indescrivibile.
-WOW!!- esclamò Martina, con gli occhi che le scintillavano, ormai partecipe al racconto come se ci fosse stata anche lei.
-Già. Non scherzo se ti dico che fu uno dei momenti più meravigliosi della mia vita, che ancora oggi ricordo con gioia profonda. Lui mi guardò negli occhi e mi fece l’occhiolino. Provai una felicità talmente immensa che mi girò la testa e quasi svenni. Iniziai a piangere dalla gioia, non capii più niente. Mi ricordo che iniziai a lanciare baci volanti verso di loro, gridando fuori di me cose senza senso. C’erano quelle guardie minacciose che ci intimavano di stare indietro, ma a me non me ne importava: John Lennon mi aveva guardata e fatto l’occhiolino, e questo era ciò che contava.-
Tacqui, persa in quel ricordo meraviglioso impresso a fuoco nella mia memoria.
Anche Martina rimase in silenzio a guardarmi. –Ti si sono illuminati gli occhi, nonna- mormorò. –Fin da quando hai iniziato a parlare dei Beatles hai questa luce. Devono essere proprio importanti per te se ti stanno brillando così gli occhi.-
Il suo commento mi commosse per la sua immensa dolcezza. L’attrassi a me e la strinsi. –Sì- sussurrai. –Sì, sono estremamente importanti per me.-
Alla fine ci sciogliemmo, e tornò l’emozione per il racconto. –Dai, dì com’è andato il concerto!- mi incitò mia nipote, impaziente.
-Andò stupendamente! Ovviamente stetti in piedi a strillare e cantare fin dal primo momento. Mi ricordo che a un certo punto mi misi a piangere come successe all’aeroporto, ma mi volli fermare: probabilmente non avrei mai più ripetuto quell’esperienza, dovevo ascoltarli con estrema attenzione dall’inizio alla fine. E così mi fermai, beandomi di quella musica meravigliosa.
E’ stata l’esperienza più bella della mia vita.-
Rimanemmo in silenzio, io persa in quei ricordi stupendi e lei rimuginando su quello che le avevo raccontato. Alla fine alzò lo sguardo, e accennò un sorriso. –Mi hai fatto venire la curiosità…Che canzone stavi ascoltando prima? Vorrei sentire qualcosa anch’io.-
Balzai in piedi, entusiasta all’idea che anche mia nipote si potesse appassionare ai Beatles. –Certo! Vieni, che ti mostro i cd. Ce li ho tutti, ovviamente- dissi orgogliosa.
-Ovviamente- ripeté lei con una risatina.
-Eccoli, i cd dei Fab Four- dissi una volta arrivate in salone, mostrandole fiera la mia ordinata collezione. –Anche quelli usciti dopo che si erano sciolti. Non ne manca uno!-
Ne prese uno a caso: A Hard Day’s Night.  Guardò incuriosita la copertina, poi lo girò, e lo aprì, esaminandolo attentamente. Io la scrutavo per osservare ogni sua minima reazione, e rimasi sorpresa nel vederla arrossire parecchio.
-Che c’è?- domandai, stupita.
-Bé…ecco…- Arrossì ancora, schiarendosi la gola. –Questoèmoltocarino- sputò in un fiato, avvampando ancora.
-Che cosa?- chiesi io, che non avevo capito niente.
-Ho detto che questo è molto carino!- esclamò lei con l’ultima vampata, indicando la foto di Paul.
Scoppiai a ridere, guardandola con fare di apprezzamento. –Si vede che abbiamo lo stesso sangue! Lui era anche il mio preferito, dal punto di vista fisico. Avevo una cotta spaventosa per lui da giovane. E brava la mia nipotina!- approvai ridendo.
-Davvero? Quindi lui…è John?- chiese.
-No, no! John è lui- risposi indicandolo. –Questo che piace a noi- e le feci l’occhiolino –è Paul.-
Aggrottò la fronte. –Pensavo che fosse John il tuo preferito!-
-Bé, li adoravo tutti, ma no, era Paul quello che mi piaceva di più. Adoravo i suoi occhioni enormi, la faccia adorabile, da bimbo innocente…- e sospirai.
Lei scoppiò a ridere. –Mia nonna, innamorata di una rockstar!- esclamò tenendosi la pancia dalle risate. –Ci farò un film.-
-Certo ragazzina, davvero molto divertente- ribattei ironicamente. -Ora, sbaglio o volevi ascoltare qualcosa di loro?-
Lei tornò seria. –Sì, sì nonna! Tu che stavi sentendo prima?-
-Una canzone che si chiama She’s Leaving Home. Io la adoro, ma non so se ti potrebbe piacere, è molto melodica e dolce. Siediti sulla poltrona.-
Fece come le avevo detto.
-Ora chiudi gli occhi.-
-Perché?- chiese stupita.
-Per godertela al meglio. Su, chiudi gli occhi e rilassati.-
Obbedì e io, chiudendo la porta del salone per non disturbare Michele che continuava a dormire, alzai di molto il volume e la rimisi da capo.
Le familiari note di arpa riempirono l’aria, e dopo poco quel McCartney che mia nipote aveva giudicato con mia somma gioia “molto carino” iniziò a cantare.
Mi sedetti sul divano, osservando attentamente Martina che impercettibilmente si rilassava. I tratti del suo viso si distesero, tutto il suo corpo lasciò andare quella tensione che istintivamente si prova nell’avere gli occhi chiusi e sapere che qualcuno ti osserva. Si abbandonò di più contro lo schienale, respirando più profondamente.
Iniziò il ritornello, e come al solito avvertii la pelle d’oca diffondersi sulle braccia, sulle gambe e sulla nuca sentendo quel meraviglioso  duetto sovrapporsi nel canto. Come al solito sentii quelle voci avvolgermi, quasi cullarmi, e provai una sensazione di benessere quasi fisico.
Ma Martina… Martina chissà cosa provava.
Notai che aveva appoggiato anche la testa allo schienale. Buon segno, la canzone le stava piacendo.
Arrivammo così alla fine. Attesi che anche l’ultimissima nota di violino si fosse estinta e stoppai la musica.
-Bé? Che ne pensi?- chiesi trepidante, fissando mia nipote in attesa del suo responso.
Aprì la bocca, poi la richiuse. Poi la riaprì. –Bé… non è propriamente il mio genere- disse lentamente, scandendo le parole, pensando attentamente a cosa dire. –Non mi è mai piaciuta la musica da viole, violini, violoncelli e compagnia bella. Però senza dubbio è profonda. E’… emozionante, anche, in un certo qual modo. Però scusa se te lo dico, mi sembra strano associare i Beatles a questo tipo di musica. Pensavo che fossero i tipi da rock, da urletti, da musica ballabile e ritmata.-
-Per i primi anni lo sono stati. Hanno fatto principalmente quello. Ma poi hanno, come si suol dire, allargato i loro orizzonti, facendo brani più melodici e dolci ma anche psichedelici e sperimentali, usando a volte perfino strumenti decisamente poco comuni come quelli indiani.-
-Ho capito.- annuì lei. –Chi stava cantando in questa canzone?-
-Paul.-
-E il controcanto?-
-John.-
-Ma chi è di solito il cantante solista?-
-Dipende. Lo sono soprattutto John e Paul, ma anche George ha scritto canzoni, e nei suoi brani canta lui. Anche Ringo, il batterista, ha cantato da solista, anche se rare volte.-
-Ringo?- chiese lei ridendo. –Che nome è?-
-Nome d’arte- precisai. –In realtà si chiama Richard.-
Ero elettrizzata dal fatto che mi stesse chiedendo informazioni sui Beatles e sulla loro musica. Nessuno dei miei figli, stranamente, si era appassionato a loro, ed anzi la mia figlia avuta col mio secondo marito –la mamma di Martina- quasi era arrivata a provare un’avversione per loro, accusandomi di tenere più a loro che a lei. Scossi la testa al ricordo: amavo i Beatles, ma lei era mia figlia!
-Cosa c’è?- mi domandò mia nipote, vedendomi improvvisamente un po’ giù.
-Niente, tranquilla- la rassicurai, sorridendole. Si dovette sentire sollevata perché tornò a tempestarmi di domande.
-Ma preferisci la musica più “dolce” o quella ritmata?-
-Le adoro entrambe!-
-Come pensavo- ridacchiò lei scuotendo la testa.
-Qual è la tua canzone preferita?-
-Impossibile dirne una sola!-
-Allora diciamo le prime cinque- concesse, impaziente.
-Mmmh…vediamo…no, troppo difficile. Le adoro tutte, è inutile!-
-Almeno puoi farmi una top ten?- chiese, esasperata.
-Ma a te che te ne importa? Non erano “vecchi” i Beatles?- domandai prendendola in giro.
Alzò gli occhi al cielo. –Se magari mi dici quelle che per te sono le canzoni più belle le vado ad ascoltare e potrei cambiare idea- replicò.
-Va bene, dunque vediamo… Diciamo al primo posto Help!-
-Non She loves you ?- chiese, stupita.
-E’ speciale perché mi ha fatto conoscere i Beatles, ma no, mi dispiace dirlo è stata sovrastata da Help!-
-Ok, Help!...- mormorò andando a frugare tra i cd.
-Che fai?-
-E te lo chiedi? La voglio ascoltare- ribatté.
Sorrisi. Mia nipote si stava approcciando ai Beatles, che meraviglia! Finalmente forse avrei avuto un’altra fan in famiglia! Sarebbe stato bello condividere con qualcuno la mia sfegatata passione.
-E’ questo il cd- mormorai tirandolo fuori e inserendolo nello stereo. –Tieniti forte perché Help! inizia…col botto, diciamo così. In modo molto esplosivo.-
Lei alzò gli occhi al cielo. –E’ solo una canzone. Avanti, falla partire.-
Premetti play.
Come avevo previsto, all’ “Help!” iniziale mia nipote ebbe un piccolo sussulto e si portò la mano al cuore. –Caspita!- esclamò ridendo. –In effetti sono trasalita.-
-Te l’avevo detto- commentai.
Ascoltammo la canzone in silenzio, io che cantavo il testo in mente e lei che batteva il ritmo sulla gamba e muoveva piano la testa a tempo.
 
Wouldn’t you please, please help me, help me, help me uuuhh…
Troppo presto arrivò il verso conclusivo, e mia nipote si risvegliò dalla trance in cui era caduta. –Appena due minuti e diciotto?- chiese stupita. –Sforzarsi di farla più lunga no, eh?-
Risi. –In effetti è l’unica cosa che rimprovero a molte canzoni dei Beatles, tante sono davvero corte.- La fissai attentamente. –Ma perché…ti è piaciuta?-
Tentò invano di trattenere un sorriso. –Sì…bé, diciamo…ho ascoltato di meglio…-
-Dai, seriamente!-
Scoppiò a ridere. –Ok, ok! Sì, mi è piaciuta parecchio. Per me è molto migliore di quell’altra! Anzi…- Mi guardò di sottecchi, timidamente. –La rimettiamo?-
Balzai in piedi, entusiasta. –Ma certo! La sentiremo tutte le volte che vorrai!-
E ignorando i suoi occhi che si levavano al cielo feci ripartire la canzone.
 
Andò a finire che la ascoltammo quattro volte. Al termine della quarta Martina si abbandonò sul divano. Aveva gli occhi che le brillavano. Fissandola, improvvisamente intuii che il mio sguardo, cinquant’anni prima, nell’ascoltare She loves you probabilmente  era stato molto simile al suo.
-Cavoli, mi piace un sacco!- esclamò lei, felice. –Avevi ragione. E’ proprio bella.-
-Adesso diventerai fan dei Beatles anche tu!- affermai ridendo.
-Non esageriamo. Non basta il fatto che mi piaccia una canzone per dire di essere innamorata del…del gruppo…- La sua voce si affievolì e ci fissammo ad occhi sgranati. Entrambe le nostre menti volarono al racconto che le avevo narrato poco prima. Avevo usato pressappoco le sue stesse parole con la mia amica.
La coincidenza era incredibile.
-E a quel punto, capirono entrambe che il destino della giovane era ormai segnato- declamai io in tono solenne. –La storia si ripeteva.-
-Smettila, nonna- rise lei. –Dai, mica è detto che mi innamori dei Beatles anch’io!-
-Ne riparliamo fra pochi mesi- mormorai io con un sorriso a trentadue denti.
Mia nipote scattò in piedi. –Mi vuoi dire le altre nove canzoni della tua top ten, nonna, o sei troppo impegnata con le tue previsioni da quattro soldi?-
 
Un anno dopo
 
Martina fece timidamente capolino in cucina, battendo due nocche sulla porta.
Mi voltai. –Dimmi, che c’è?-
Ma sapevo cosa mi avrebbe chiesto. Conoscevo quel suo sguardo dagli occhioni angelici appositamente spalancati, che capeggiavano su un viso da sono-un-cucciolo-abbandonato-e-affamato-ti-prego-aiutami.
-Mi prepari qualcosa?-
Come volevasi dimostrare.
-Martina, ti rendi conto che mangi più di me e tua madre messe insieme, vero?-
-E dai, ho un po’ di fame. Ho finito i compiti, facciamo insieme una torta magari?-
Non riuscii a trattenere un sorriso. Adoravo troppo mia nipote. –D’accordo. Ma poi…?- Le feci l’occhiolino, rivolgendole un’occhiata complice, sapendo che avrebbe capito.
-Certo- annuì lei felice, mentre correva probabilmente in bagno per lavarsi le mani. –Però scelgo io!-
-Sshh, non gridare, che tuo fratello dorme!- la rimproverai sottovoce, seguendola. –Scegli tu, d’accordo.-
-Grazie nonna- disse lei ridendo e baciandomi sulla guancia.
“E di che” pensai io con un moto d’affetto, guardando la mia adorabile nipotina quattordicenne.
-Su, muoviamoci! Che torta facciamo?-
-Qualcosa di semplice ma di buono. Un ciambellone al cioccolato?-
-Andata!-
E i seguenti tre quarti d’ora passarono tra risate e sbaffi di farina. Adoravamo preparare cose insieme, fossero torte, gelati, tartine o panini imbottiti. Le insegnavo tutti i miei trucchi in cucina e lei imparava velocemente.
-E ora, che cd ascoltiamo?- chiesi io, una volta infornato il dolce.
-Ricordati che devo scegliere io- mi ricordò Martina.
-Sì, sì, lo so! Vai a metterlo, su!-
Lei corse nel salone ridendo con gaiezza, e dopo nemmeno dieci secondi udii le note di Help!  esplodere dal salotto.
-Ancora Help! ?- domandai io raggiungendola, mentre si muoveva scatenata a ritmo di musica. –Non l’avevamo già ascoltato l’ultima volta?-
Martina alzò gli occhi al cielo. –No, nonna! La scorsa volta abbiamo sentito With the Beatles. Si vede che stai invecchiando!- disse prendendomi in giro.
-Ho la stessa età di Paul McCartney- precisai.
-Ma che c’entra, lui è immortale- ribatté mia nipote con un sorrisetto furbo, lanciando uno sguardo adorante al suo Beatle preferito. Buon sangue non mente!
-Ah, e io no?- replicai, ridendo.
-Sì, ma meno di Paul- rispose facendo la linguaccia.
-Ah, grazie!- esclamai mentre scoppiavamo a ridere e contemporaneamente iniziava il secondo ritornello di Help!  che doverosamente cantammo insieme. Io con molta meno voce rispetto a quel tornado di mia nipote, ma vabbé, a settantun anni non si può certamente cantare a gola spiegata.
-Sei la nonna migliore del mondo- sussurrò improvvisamente lei, in uno delle sue rare manifestazioni  d’affetto, abbracciandomi forte. Mi sorprese ma mi intenerì anche.
-E tu sei la nipote migliore del mondo- ribattei io, stringendola.
-Dopo ci guardiamo anche un loro film?- chiese Martina
-Certo. A Hard Day’s Night, Help!, The Magical Mystery Tour…?-
-Voto per A Hard Day’s Night.-
-Andata. Quel film mi fa ricordare sempre la mia gioventù.-
E prendendoci le mani, da buone fan sfegatate dei Beatles quali eravamo, ballammo insieme sulle note dell’ultimo ritornello di Help! ridendo e divertendoci come solo una nonna e una nipote Beatlemaniache sanno fare.
 
*ANGOLO AUTRICE*
Salve ragazzi! L'ispirazione per questa OS mi è venuta più o meno tre giorni fa, immaginandomi nel parlare dei miei idoli, i Fab, ai miei nipoti, da vecchia. Infatti all'inizio pensavo di ambientarlo in un ipotetico futuro, ma poi mi sono resa conto che non saprei immaginare le tecnologie che potrebbero esserci fra cinquanta, sessant'anni, quindi mi sono attenuta al presente. Spero che vi sia piaciuta questa slice of life e...recensite mi raccomando :3
   
 
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