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Autore: Cruel Heart    03/06/2013    3 recensioni
“Avril! Avril!”
Eccolo, lo sento.
“Sei qui…” mormoro appena.
“Sì, amore, sono qui, sono qui…”
“Ti amo…” ho solo la forza di dirgli.
Poi, finalmente, il buio cala su di me.
*********
Una ragazza con una corazza forte e menefreghista, ma con un'anima fragile e bisognosa d'amore, si trasferirà in una città che odia, con la madre di cui non ha notizie da dieci anni, e il nuovo patrigno.
Le sue giornate saranno una battaglia continua, sia a casa, ma soprattutto a scuola.
Cosa succederà, se incontrerà un antipatico testardo e strafottente?
Cosa succederà, se quel ragazzo capace di tenerle testa, sarà un biondino con uno skate?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonsalve a tutti.

Innanzitutto,mi vorrei scusare con voi,perché avevo detto che avrei aggiornato la settimana scorsa,ma non l’ho fatto.

Quindi,per la vostra (spero) felicità,aggiornerò oggi e sabato pomeriggio.

So…ENJOY!

 

 

Solo un altro po’. Devo solo continuare un altro po’.

La mia gamba continua a spingere,e sento i crampi attanagliarmi quella sinistra.

Mi guardo indietro. I miei avversari stanno per raggiungermi.

 

No,non adesso. Ti prego,piccola stella,fammi vincere.

 

Si,lo so che è stupido pregare uno skate di far vincere chi ci sta su.

Beh,se proprio vogliamo essere sinceri,è ancora più stupido chiamare il proprio skate “piccola stella”,ma d’altronde…

 

Ti prego,ti prego,ti prego.

 

Poi,finalmente lo vedo. Il traguardo.

Ignoro il pericolo,ignoro i capelli in faccia,ignoro i crampi.

Ignoro tutto.

Siamo solo io,la velocità e lo skate.

 

“Forza,piccola. Ci siamo. Ancora un piccolo,piccolissimo sf-“

 

Non faccio in tempo a finire la frase,che sento un forte spostamento d’aria intorno a me,e la mia faccia assaggia per l’ennesima volta il sapore dell’asfalto.

 

No…

 

“Ma porca puttana!”. Batto violentemente il palmo della mano sull’asfalto,prendendomela con la sfortuna e con la mia scarsa capacità di sopportare il dolore.

 

Sento l’arbitro fischiare la fine della gara,segno che qualcuno è già arrivato prima di me.

 

Vengo evitata fortunatamente dagli altri concorrenti,che mi sorpassano non degnandomi neanche di uno sguardo. Che stronzi!

 

“Beh,sai com’è,stanno partecipando ad una gara…non è che possono andare in aiuto a tutte le madamigelle imbranate,che ad un solo metro dal traguardo perdono l’equilibrio e si spiaccicano la faccia per terra”

 

Ecco,la mia solita,vecchia,cara e merdosa coscienza.

 

“Una gara a cui tu non avevi il permesso di partecipare,o sbaglio?”

 

Ma va’ a quel paese!

 

Mi rialzo furiosamente da terra,e incomincio a cercare il mio skate. Deve essere scivolato via quando sono caduta.

 

Lo vedo pochi metri dopo il traguardo. Lo prendo in mano e lo esamino attentamente.

Nessun danno.

 

Almeno non l’hai rotto come l’altra volta.

 

Taci!

Una piccola folla si raduna intorno all’arbitro,che sta per annunciare colui che ha vinto.

 

“E il vincitore…” . L’arbitro incomincia la fatidica frase.

 

Inutile che ti illudi Av.

 

“…dell’ultima gara di skateboard di Settembre…”

 

Che pena. Tutte le tue speranze buttate al vento. Dovevi chiudere in grande stile,e invece,lasciatelo dire,ti sei sfracellata al suolo come una pera cotta!

 

“…della città di Napanee…”

 

Non puoi essere tu.

 

“…è…”

 

Non sei tu. Non sei tu. Non sei tu.

 

“…Avril Lavigne! “

 

Sono io! Sono io! Sono io!

 

Si! Si! Si!

 

Ma,aspetta…sono io?!

 

Mi avvicino confusa all’arbitro,chiedendomi se non avessi sentito male.

 

“Ehm…signor arbitro,ci deve essere stato un errore,perché io sono caduta a pochi metri dal traguardo. Per quanto mi piacerebbe esserlo,non sono io la vincitrice” dico dispiaciuta.

 

“Sei tu Avril Lavigne,registrata regolarmente con lo skateboard numero 4?”

 

“Si,ma…”

 

“Allora nessun errore. Il regolamento dice che deve essere dichiarato vincitore il proprietario dello skate che supera per primo il traguardo. Non dice però che la persona deve esserci sopra quando lo fa. Quindi,tecnicamente, nonostante tu abbia fatto notare a tutti quanto la forza di gravità abbia avuto effetto su di te,hai vinto. Complimenti!”.

 

Detto questo,mi prende il braccio destro e me lo solleva in aria,nel più classico dei gesti per dimostrare la vittoria.

 

Io,dal canto mio,comincio a saltellare in aria battendo le mani e gridando:”Alla faccia vostra,alla faccia vostra!”

 

Finisco il mio piccolo teatrino,quando mi accorgo che gli sguardi di tutti sono puntati su di me.

Non sono sguardi esattamente normali,sono più sguardi che si rivolgono a una povera decerebrata che invece di essere chiusa in una casa di cura,è ancora in piena libertà.

 

“Ehm…si,insomma,grazie per i complimenti,signor arbitro”.

 

“Di…nulla,immagino” dice inarcando un sopracciglio. “Questi sono per te” aggiunge,allungandomi i miei meritatissimi 500 dollari.

 

“Grazie.” Sono così felice,che mi verrebbe quasi voglia di dargli un bacio. Quasi.

 

Afferro i miei soldi e non ci penso due volte ad infilarmi sotto i piedi lo skate e a dirigermi verso casa.

 

  

Ho vinto! Ho vinto! Ho vinto!

 

Ancora non riesco a crederci.

 

Durante il viaggio di ritorno mi sembra addirittura di volare per la felicità

 

Raggiungo in fretta casa mia,o meglio casa di mio padre/poliziotto-sono-autorizzato-a-farmi-i-cazzi-tuoi-perché-non-hai-ancora-18-anni.

 

Uffa,però,io di anni ne ho 17. Un anno in più,un anno in meno…che differenza fa?!

 

Sto per suonare il campanello,ma inaspettatamente Jean-Claude mi anticipa.

 

Chiamo mio padre per nome perché mi è difficile chiamarlo “papà” dopo la separazione da Judy,mia madre. Certo,lei era e rimane una grande stronza,ma forse non l’ho ancora perdonato totalmente per non aver provato abbastanza ad aggiustare le cose con lei. 

 

“Ehilà” gli dico con un cenno della mano.

 

Lui richiude la porta con una certa violenza e si gira completamente verso di me.

È particolarmente rosso in faccia. Deve essere successo qualcosa di brutto.

 

Avril…Ramona…Lavigne” dice,diventando se possibile ancora più rosso.

 

Oh oh. Guai in vista. Non è mai un buon segno quando usa il mio nome completo. Cazzo.

 

“Jean-Cl…ehm,papà” dico usando il tono più smielato che posso fare “è successo qualcosa?”

 

So già la risposta,e ho una piccolissima sensazione che questa cosa centri con me.

 

“Non lo so. Dimmelo tu.”

 

Ok. È ufficiale. Non solo questa cosa centra con me,ma in qualche modo,ancora a me sconosciuto,ha fatto in modo che mi ritrovi nella cacca fino al collo!

 

“Dove sei stata?” mi chiede col suo tono da poliziotto-ti-sto-interrogando.

 

Decido,non so se per il mio bene o per il mio male,di non rispondere.

 

“Ti ho fatto una domanda. Rispondimi”. Si passa la mano tra i capelli,segno che è nervoso,e giustamente,la parte migliore di me decide che è quello il momento di venire fuori.

 

“Perché,se non lo faccio che fai,mi sbatti in cella?”

 

“Avril…”. Intravedo leggermente pulsare la sua vena sul collo. Ok,devo disattivare la modalità sarcasmo.

 

“Te lo ripeto per l’ultima volta. Dove..sei..stata?”. Questa volta,ed è per il mio bene più assoluto,ne sono certa,decido di rispondere.

 

“I-in biblioteca,come ti avevo detto prima di uscire.”

 

“In biblioteca,certo. Perché,tu andare ad una gara clandestina cercando di stare in equilibrio su quel coso a due ruote,lo chiami andare in biblioteca?!”

 

Bene,se prima intravedevo leggermente la sua vena pulsare,adesso è la prima cosa che salta ai miei occhi.

 

L’unica cosa a cui riesco a pensare è: MERDA!

 

“Papà io…”

 

“No,papà un cazzo,signorina. Vai subito in camera tua e non uscire fino a domani!”

 

Beh,mi è andata alla grande. Almeno non mi ha tolto lo skate.

 

“Oh,a proposito…questo è sequestrato!”. Che cosa avevo appena detto?

 

“Ma…ma…tu non puoi farmi questo. Tu non…”

 

“Oh si,che posso,l’ho appena fatto.”

 

Respira Avril,respira.

 

“Quando lo riavrò?”

 

“Uhm…vediamo…dai 30 anni in su?” chiede,buttandomi addosso tutta la sua rabbia.

 

“AAAAH,sei insopportabile!”. Grido anch’io ormai. La calma  è andata a farsi fottere.

 

“Vai…in…camera…tua!”

 

“Con immenso piacere!” ribatto pronta,salendo le scale e sbattendo la porta con tutta la violenza possibile.

 

Mi stendo sul letto e comincio a piangere.

 

Lacrime e singhiozzi mi scuotono da dentro,liberandomi da tutta la frustrazione.

 

Il mio skate non è solo un coso a due ruote su cui stare in equilibrio. È tutto quello che ho al mondo,insieme alla mia chitarra. Non mi separerei mai dalle mie migliori amiche.

 

Poi però,torna la lucidità.

 

Come ha fatto mio padre a sapere dov’ero veramente?

 

Non ho visto né agenti né volanti della polizia in giro,quindi qualcuno che ne era a conoscenza deve averlo spifferato a Jean-Claude.

 

Ripenso mentalmente alle persone a cui l’ho detto.

 

No…non può…lui…non può avermi fatto questo.

 

Maledetto!

 

Lo sconforto lascia velocemente,molto velocemente il posto alla rabbia.

 

Prendo il cellulare e apro un nuovo messaggio.

 

Sei veramente un grandissimo stronzo se hai raccontato tutto a mio padre.

Sappi che non ti parlerò più,e ti odierò a partire da questo momento per il resto della mia vita.

Con tutto l’odio possibile. Avril”

 

Scorro la rubrica fino alla D. Clicco.

 

Il messaggio è stato inviato a: Deryck

 

L’unica cosa a cui riesco a pensare è: MALEDETTO.

   
 
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