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Autore: Amy Tennant    03/06/2013    9 recensioni
L'ultimo Signore del Tempo ha perso la sua sposa e il dolore lo sta facendo impazzire. Un uomo che non è un uomo, sta diventando un terribile dio vendicativo. Desidera salvare l'unica cosa che per lui abbia senso a costo della sua anima e dei mondi. Ma va fermato. E ucciso.
Un universo parallelo a quello conosciuto mentre il tempo e lo spazio si stanno sgretolando.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Si aggirava nervosamente per i corridoi della stazione spaziale. Doveva trovare il modo di lasciare quel luogo perché diversamente sarebbe stato impossibile cercare di raggiungerlo. Aveva detto a Martha che avrebbe fatto di tutto ma non sapeva da cosa iniziare. Il tempo stringeva.
-          È giunto ad un punto ormai che dubito sia in grado di riconoscere qualcuno. È vicinissimo a rigenerarsi, deve farlo… sta morendo. Gli organi del suo corpo sono troppo danneggiati, il dolore è così forte che perde conoscenza per lunghi periodi …
-          È orrendo…
-          È peggio di quanto tu possa immaginare, Jack – in realtà era morto molte volte e in modi anche terribili, ma lo sguardo di Martha lo convinse d’istinto che forse oltre un certo limite un corpo umano non poteva arrivare. Forse un signore del Tempo andava al di là anche nella sofferenza - oh, no… speriamo che non sia troppo tardi! – la voce di Martha rimbombava nella sua testa.
Raggiungerlo. Ma dove, come? Lei contava su di lui, lui non sapeva che fare.
Avevano individuato il tempo e il luogo. Lo avevano fatto la dottoressa Williams e gli altri rappresentanti del Silenzio ma il problema del quando era tutto. E quella deviazione di cui avevano parlato, quel tornare due volte sulla linea temporale di Rose Tyler, aveva confuso i loro piani. Non si muovevano perché non sapevano esattamente come fare a trovarli insieme. Spazientito e rabbioso, diede un colpo alla paratia del corridoio lungo il quale stava camminando. Si fermò guardandosi attorno. Nessuno.
Fissò il suo vortex, del tutto inutile.
I dispositivi per il trasporto temporale erano inibiti da un sistema di schermature, attive sostanzialmente contro la possibilità di attentati ma che impedivano a chiunque fosse all’interno di lasciare la struttura di sua iniziativa. Non sapendolo si era inizialmente chiesto come mai gli avessero restituito il suo dispositivo, visto che inizialmente temevano la sua fuga e lui non voleva recarsi lì. Ora sapeva che fino a quando si trovavano in quel luogo, erano tutti sotto controllo e in trappola.
Sentiva su di sé molta attenzione ma coloro che facevano parte del Silenzio erano concentrati maggiormente su altro.
Li riconosceva, in giro per le sale, spiare i movimenti di entrambi i Dottori. Fissare inquietamente il nemico di sempre, in altri due uomini che non si aspettavano di incontrare lì e per quel motivo.
Jack sorrise pensando che il Dottore del passato sarebbe stato davvero impressionante da avere davanti in uno scontro. Il Dottore futuro invece, sembrava essere meno pericoloso. Ma se riportava alla memoria la persona che aveva conosciuto, quello che Martha aveva definito il “loro” Dottore, prendeva atto del fatto che quell’uomo gentile e così tenero con la sua compagna, refrattario a prendere in mano un arma anche per difendersi, si fosse trasformato nella Tempesta che aveva distrutto tempi e mondi con indifferenza.
Indifferente incoscienza a quanto gli aveva detto Martha.
Lo avevano sperato entrambi, in qualche modo; ed infatti si erano compresi al proposito senza parole ma con uno sguardo, che Lui non fosse del tutto in sé, che non fosse stato solo il dolore a farlo impazzire anche se il dolore era stato insopportabile.
Ma poteva davvero un signore del Tempo, concepire una simile follia se non sprofondato in un orribile incubo e con i sensi e la ragione confusi da un male che lo stava uccidendo? Sebbene Lui amasse Rose con passione, avrebbe mai potuto pensare che distruggere ogni mondo in suo nome, facendola maledire per sempre,  fosse la cosa giusta da fare?
Ma in fondo un signore del Tempo era un mistero. Non era un uomo.
Neanche se ad un uomo, proprio quel Dottore, era stato alla fine così affine suo malgrado.
Salvarlo quindi. Meritava di essere salvato anche se il Dottore stesso non ne capiva il motivo.
Anche se il Dottore del futuro aveva voluto lì, in quel tempo impossibile, Martha e lui.
Jack si era chiesto fino a quel momento per quale motivo fosse stato cercato da lui. In realtà non sembrava esserci, a parte il riferimento ad un immortale che avrebbe potuto oggettivamente far comodo in uno scontro diretto con lui. Scontro però che non ci sarebbe mai stato.
Non avrebbe combattuto con il Dottore. Non avrebbe avuto chance contro di lui ma non avrebbe mai neanche tentato di affrontarlo per ucciderlo o fare in modo che qualcuno lo facesse.
Ma allora perché era lì? Se l’era chiesto per ore ed ore, che erano sempre più strane e schiacciate in un tempo troppo impreciso. Se l’era chiesto fino a quando Martha non gli aveva dato quella cosa.
Non però il Dottore. Il Dottore non gli aveva ancora chiesto nulla. La cosa lo turbava.
Non poteva essere casuale, non lo era mai anche quando lo sembrava.
E così Jack non si meravigliò d’istinto quando vide davanti a sé il Dottore del futuro, esattamente procedere in direzione opposta alla sua. Lo guardò e si fermò davanti a lui.
Jack sentì nuovamente quando gli occhi di quel signore del Tempo fossero profondi e impossibili da fissare troppo a lungo senza perdersi in domande su quell’uomo che tale non era, domande che non avrebbero mai avuto risposta.
-          Dottore! – disse con tono allegro e sfoderando un sorriso che però gli venne un po’ tirato, per forza di cose. Tirato e falso, troppo smaccatamente falso.
Il giovane che Lui sembrava, rispose infatti con un’espressione vagamente divertita.  Ironia.
Sì, la scintilla in quegli occhi verdi era quello, ne fu certo. Lo guardò spontaneamente smarrito.
Lo vide tirare fuori dalla tasca il suo cacciavite sonico e iniziare a giocherellarci.
-          Jack… - rispose con un sorriso breve sulle sue labbra ma più persistente nello sguardo.
I suoi gesti erano assolutamente meno aggraziati di quelli della generazione che aveva conosciuto, sembrava persino strano quel suo camminare a brevi passi, quasi oscillando. Era alto come l’uomo che conosceva meglio eppure diversamente da lui non sembrava imponente, non stava in piedi davanti a tutti con fierezza regale. Neanche somigliava al primo Dottore che aveva incontrato, che pareva sempre sul punto di dover affrontare un nemico e quindi ti trafiggeva con lo sguardo.
Questo strano Dottore era spesso ripiegato su di sé, anche fisicamente. Curiosamente guardava dal basso verso l’alto, come fosse un adulto con davanti un bambino; il Dottore che conosceva invece, aveva uno sguardo che andava in senso opposto e che apparentemente lo rendeva più inquietante. Sembrava sovrastarti, dominarti.
Jack comprese.  Altri secoli di vita avevano spostato la soglia della sua  pazienza non in avanti ma indietro: quel Dottore giovane era come i vecchi che vedono trascorrere le proprie ore con l’ansia che non bastino e risparmiava le forze o almeno sembrava che lo facesse.
Ma se l’impressione che fosse cambiato del tutto a volte era fortissima, era altrettanto evidente come altri gesti fossero rimasti abbastanza simili, come quel suo maneggiare il suo cacciavite con noncuranza e distrazione apparente. Simile anche quel sorriso indecifrabile che a volte aggiungeva allo sguardo puntato verso chi lo guardava.
Jack portò istintivamente la mano al cappotto e sentì la fiala che Martha gli aveva affidato. Gli occhi del Dottore seguirono il suo gesto e Jack quasi spazientito alzò lo sguardo.
-          Andiamo! E’ palese, Dottore… non ci siamo incontrati per caso, non è vero? – lo fissò più seriamente.
-          Ti stavo cercando – precisò.
-          Ah… e quindi… tu…?
-          Penso di sapere che intendi fare – Jack cercò di non sembrare troppo sorpreso. Annuì alle sue parole distogliendo lo sguardo da lui.
-          E sai il motivo? – il Dottore gli si avvicinò e lo fissò dritto negli occhi.
-          Io lo ignoro del tutto – rispose. Jack lo fissò stupito. Non si sarebbe aspettato quelle parole e quel tono.
-          Quindi sai che intendo fare ma non ne sai il motivo…?  – inverosimile. Lo vide sorridere ancora. Si chiese se in quella generazione leggesse nel pensiero. Un lungo momento di silenzio tra loro ma non tacevano quegli occhi così profondi.
-          Deve esserci un motivo? Non penso. Non credo che tu ne abbia bisogno – Jack lo fissò sempre più sorpreso – in realtà, sospettavo che tu avessi queste intenzioni e volevo farti sapere che… Penso di essermi sbagliato su di te – il Dottore pronunciò quelle parole e Jack lo fissò spiazzato.
Il capitano lo vide farsi serio, terribilmente. E ancora più inquietante nella sua calma assoluta.
-          Detesto ammetterlo, lo detesto davvero ma… sto invecchiando – mormorò scuotendo il capo – mi sono sbagliato davvero. Martha potrà aiutarci in qualche modo ma… TU… - il Dottore sorrise - penso che tu qui non avessi nessun motivo di essere presente…  
Continuava a guardarlo girandogli quasi attorno ormai, mentre quelle parole avevano fatto irrigidire Jack.
Gli stava dicendo che lì era inutile? Il Dottore gli stava dicendo questo?
Sembrava di sì, sembrava percepibile in lui una certa delusione. La ostentava persino, perché fosse più evidente. Jack se ne sentì profondamente ferito.
-          Davvero pensi che io qui non abbia senso?
-          Lo pensi anche tu. Ed ovviamente è per questo che intendi lasciare questo posto, suppongo – aggiunse il Dottore mentre il cacciavite che aveva in mano si aprì con uno scatto. Jack guardò lo strumento, diverso da quello che conosceva. Ancora più confuso lo vide puntarlo verso il suo vortex e poi esaminare il risultato con una scrollata di spalle ed esibita indifferenza.
-          Cosa stai facendo…?
-          Ti metto in condizioni di andartene. Immagino che tu voglia scappare da qualche parte ad ubriacarti per dimenticare la fine prossima dei tempi – Jack sbarrò gli occhi chiari e gli rivolse uno sguardo dolorosamente offeso.
-          Come puoi dire una cosa del genere dopo… ? - il Dottore futuro gli fece un inquietante sorriso. Jack tremò di fronte allo sguardo del signore del Tempo. Il buio. L’oscurità profonda e totale.
Per un istante rivide gli occhi folli del Dottore che conosceva, in preda alla furia più distruttiva che avrebbe mai potuto immaginare. Tremò. A stento riuscì a soffocare quella paura istintiva che aveva avuto verso di lui ed ora, di nuovo.
-          Vattene da qui, Jack Harkness… - disse con voce decisa il Dottore – vai via – fece un gesto della mano, quasi leggero, in direzione della sua testa.  Jack accigliò lo sguardo e seguì la direzione delle sue dita. Vide sul soffitto brillare una lucina rossa, per un attimo; poi rivolse lo sguardo verso il Dottore e lo sguardo era decisamente più tagliente di prima.
-          Quindi per te sono un codardo.
-          Non voglio dire cosa penso che tu sia diventato ora. Non sei neanche l’ombra della persona che conoscevo e che avrei voluto qui. Mi sono sbagliato. Sei… un altro, in altri tempi – gli occhi di Jack si fecero improvvisamente metallici. Il Dottore futuro sorrise ancora.
-          Hai ragione. A questo punto… la mia presenza qui non ha senso – lo sguardo di entrambi si incrociò un ultimo attimo che fu breve ma a Jack parve lunghissimo.  Il capitano portò la mano al proprio dispositivo vortex che lampeggiava. Non era quello che avrebbe dovuto fare ma non importava. Doveva andarsene, provare ad andarsene – Addio, Dottore – disse con un tono severissimo. Il Dottore non rispose se non annuendo.
Jack provò allora ad attivare il vortex e scomparve in un lampo di luce lasciando il Dottore davanti al vuoto, immobile. Lentamente ripose il cacciavite nella tasca della sua giacca, abbassando il capo e continuando a percorrere il corridoio nel quale aveva incontrato il capitano con lo stesso strano passo che lo rendeva diverso dagli altri uomini che era stato.
 
Un lampo di luce e si ritrovò nel buio. Si guardò attorno cercando istintivamente qualcosa a cui sorreggersi e la trovò: viscida e appiccicosa. Non ebbe il tempo di chiedersi cosa fosse.
Il senso di disorientamento era terribile, peggio del solito. Il Dottore aveva regolato la frequenza del vortex per superare quella degli scudi protettivi e lui vi era passato attraverso con un grande rischio per la propria coesione molecolare. In effetti, rispetto a chiunque altro, Jack era avvantaggiato: nel suo caso non poteva mai trattarsi di qualcosa di troppo pericoloso.
Alla fine aveva fatto il suo gioco, in un paradosso del paradosso: Il Dottore lo aveva offeso, umiliato.
Lui; che con Martha aveva deciso di salvarlo. 
Jack pensò che alla fine si ingannava: non era esattamente la stessa persona; era cambiato troppo per capire un suo vecchio amico. Persino le sue azioni erano troppo eccentriche, anche per essere del Dottore. Ma per uno strano colpo di fortuna, il fatto che volesse letteralmente cacciarlo era stata la cosa migliore che potesse accadergli.
In effetti la tempistica era stata fin troppo…
Accigliò la fronte ad un pensiero assurdo ma non ebbe il tempo di chiedersi altro.
Di fronte a lui, nell’ombra, un’alta figura vestita di nero. I suoi grandi occhi erano precipizi dentro i quali ardeva una fiamma incredibilmente visibile. Brillavano di una luce sinistra che non c’era. Lui, pallidissimo e fiero lo fissava con espressione meravigliata, scossa.
Jack ebbe un brivido.
Era LUI.
Davanti a sé aveva colui che chiamavano la Tempesta, l’angelo Nero.
Non comprendeva dove si trovasse, la luce rossastra lo illuminava in viso e Jack pensò che era terribile davvero a vedersi. E pensò che era bellissimo.
Capì subito che quella strana creatura soffriva in modo umano, lo diceva persino quel respiro spezzato che sentiva, nonostante lo strano rumore di fondo di un luogo così diverso che aveva stentato a riconoscere come la plancia del Tardis. Lo era. La colonna luminosa, la console. Capì cosa aveva bagnato le sue mani: sangue. C’era sangue dappertutto.
-          Potrebbe perdere molto sangue, credo che ormai non riesca a respirare… - Martha glielo aveva detto. Vederlo era decisamente orribile.
-          Dottore, mio Dio…  - mormorò Jack con un filo di voce.
-          Jack… - la sua voce, incrinata dal dolore, debole. Ebbe un tremito quando gli si avvicinò. Notò che si sorreggeva alla console. Martha glielo aveva detto: sta morendo, soffre moltissimo potrebbe non riconoscerti.
Invece lo riconosceva. Vide i suoi occhi fermarsi sul vortex al suo polso.
-          È regolato sulla matrice del Tardis… - disse in un sussurro incredulo – nessuno sa…  - il Dottore schiuse le labbra e spalancò gli occhi oscuri nei suoi e Jack li vide diventare ancora più neri, terrificanti. La sua espressione mutò in peggio, come avesse riconosciuto in lui un nemico inaspettato.
Jack agì d’impulso allora, come qualunque altra volta.
Lo colpì all’improvviso, con tutta la forza che aveva. E il Dottore cadde a terra.
Il Tardis ebbe un sussulto che insieme gli parve un lamento.
Forse la sorpresa, forse la debolezza ma non aveva neanche tentato di reagire, per sua fortuna.
Non un gemito. Lo aveva emesso il Tardis per Lui e gli aveva messo i brividi, nonostante tutto il suo coraggio.
Il Capitano sapeva quanto la nave del Dottore lo detestasse ma se, come ripeteva sempre, era un essere consapevole e non una macchina, allora sperò che comprendesse le sue buone intenzioni.
Si chinò sul Dottore e gli poggiò una mano sul petto. Non sentiva quasi nulla, poi si avvicinò alle sue labbra. Il suo respiro era indeciso, stentato. Scosse il capo accarezzandogli il viso che ammetteva tutto il dolore che aveva provato, in ogni senso.
-          Mi dispiace, Dottore… ti farò molto male… - gli sussurrò estraendo la fiala dalla tasca del cappotto. Lo vide aprire gli occhi un istante ma comprese che non era cosciente. Fissava la luce rossa ed essa si specchiava in quelle iridi del colore del buio.
Jack guardò la fiala. Era già pronta in una sorta di siringa. Aprì la giacca del Dottore e la sua camicia. In uno dei due cuori. Doveva riuscire ad iniettargli quella sostanza direttamente lì e sperare non fosse troppo tardi. Poteva esserlo.
Non doveva esitare, non era da lui ma quegli occhi così tristi…
Impugnò la siringa e il lungo ago scattò dalla sicura.
Con un gesto deciso la spinse nel suo petto e con una mano si preparò a far forza su di lui per reprimere la sua reazione di dolore istintiva.
Ma il Dottore non ebbe alcuna reazione.
Jack iniettò tutto il contenuto e poi gettò da parte la fiala. Martha gli aveva detto che sarebbe stato molto doloroso, soprattutto appena dentro di lui. Si sbagliava.
Il suo sguardo fisso era rimasto indifferente. Il suo fiato si era però disteso in un sospiro strano.
Con orrore il capitano si rese conto che aveva smesso di respirare.
 
 
 
  
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