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Autore: attagirl    03/06/2013    0 recensioni
questa storia l'ho scritta come tema in classe ( e già qui a uno viene da dire "allora non la leggo nemmeno", ma non lasciatevi ingannare dall'aura soporifera che la scuola crea, questo tema mi era venuto particolarmente bene, spero piaccia a tutti!
E' ambientata negli anni '30, a New York, un breve racconto visto da una donna di casa di colore. Ripeto, spero la apprezzerete nonostante sia umile anche dal punto di vista sintattico.
devo solo specificare che mi sono ispirata al quadro di Edward Hopper intitolato " room in New York".
Genere: Slice of life, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Erano seduti in salotto, il signore e la signora Jones. Io me ne restavo lì, dietro la porta, a spolverare un mobile del corridoio che stavo ripassando ormai da circa dieci minuti. Era la loro quotidiana lettura del giornale del venerdì sera, il quale il signor Jones comperava con i soldi messi da parte.
<< Bene...>> il signor Jones dispiegò l'insieme di fogli di carta con stampate le notizie fresche. Attendevo quel momento della giornata ogni settimana; gli altri giorni mi limitavo a stare in casa con la signora Claire (la signora Jones) e ripulivo l'abitazione da cima a fondo con zelo.
<< In politica siamo sempre allo stesso punto, non ci sono cambiamenti...>> fece il riassunto l'uomo di casa, leggendo velocemente tra sé e sé le prime facciate del giornale. La signora Jones sbuffò sonoramente: non le interessava praticamente niente di politica;in segreto la mattina discuteva con me su quanto fosse ingiusta la discriminazione che il Paese e la politica riservavano a noi, i "negri", chiamati così nel modo più dispregiativo possibile.
La signora Claire era una donna giovane, gentile e aperta di mente. Ci andavo molto d'accordo, ma prestavo la massima attenzione al mantenermi emotivamente distaccata: ero pur sempre una donna delle pulizie che veniva discriminata nella vita di tutti i giorni, non potevo permettere al signor Jones ( che al contrario della moglie era molto scontroso nei miei confronti; se non fosse perchè gli serviva una casa pulita, per quando la moglie invitava le amiche a prendere un tè al pomeriggio parlando del più e del meno, non mi avrebbe mai assunta) di prenderla nuovamente di mira. Era già successo che avesse perso il controllo e avesse picchiato la compagna, solo perché quest'ultima mi aveva mandata a prendere al suo posto il giornale. Da quell'episodio la signora Claire si vergognava anche solo a mostrarsi alle sue amiche pettegole per il tè, avendo un vistoso livido nero sull'occhiosinistro, che ancora era visibile.
<< Vediamo cosa c'è qui...>> la voce del signor Jones irruppe nei miei pensieri. La signora Claire cominciò a suonare ininterrottamente un tasto del pianoforte austriaco tenuto in casa. la potevo sentire chiaramente, dalla mia postazione. Probabilmente voleva scaricare lo stress provocato dalle notizie o forse cercava di coprire la voce del marito per evitare di sentire le solite cose.
<< Tesoro! Sta' ferma, che diamine! >> venne ripresa dal marito che, irascibile come sempre, voleva che l'altra lo ascoltasse senza interruzioni. Lei smise e lui,schiarendosi la voce, riprese a parlare: << Dunque, qui c'è una notizia interessante: pare che il Ku Klux Klan ieri sia tornato in azione...>>; a quelle parole caddi a terra rovinosamente, sentendomi venire meno. Il tonfo attirò la loro attenzione , ma solo la signora Jones accorse per vedere cos'era accaduto. Vedendomi lì, a terra con gli occhi sgranati, capì subito e mi porse entrambe le mani per aiutarmi ad alzare. Io le afferrai delicatamente e mi rimisi in piedi. Non ci scambiammo parole, sapendo che se il signor Jones mi avesse sentita parlare avrebbe capito che stavo origliando e ci avrebbe punite tutte e due, con la mano pesante. Mentre la guardavo che tornava nella stanza da cui era venuta, scorsi il suo viso, iluminato dalla luce del salotto. Vidi chiaramente il suo occhio nero e gli occhi umidi. capii subito il motivo della sua tristezza emotiva: per lei, quasi quanto per me, sentire il nome di quel clan razzista era una ferita al cuore.
<< Cos'è stato?>> chiese lui vedendola riapparire.
<< Niente, era solo il cane che era caduto di nuovo, caro...>>.
Il cane dei Jones, Bobby, era oramai anziano e aveva anche qualche chilo di troppo che gli impediva di camminare bene, tanto che spesso girando per casa cadeva inciampando su sé stesso o per colpa del suo peso che le sue vacchie zampe non riuscivano più a reggere. Ho sempre pensato che prima o poi dovranno sopprimerlo, quel povero animale.
<< Ah, va bene... Comunque, dicevo...>>
<< No, per favore, non andare avanti...>> la voce della signora era tremolante. Non sapeva quasi mai imporre il suo volere al marito e questa non era una di quelle volte: il marito riprese a parlare con lo stesso tono di prima, come se lei non avesse detto niente.
<< Dicevo, pare abbiano dato fuoco ad un altro di loro. E' successo ieri notte, può darsi che stiano girando anche da queste parti.>>
<< Zitto, Richard! Zitto!>> il tono di voce della signora Claire era furioso, tanto che mi spaventò non poco. Probabilmente voleva che non ascoltassi più quelle notizie drammatiche. Allora decisi di mia spontanea volontà di allontanarmidal salotto e proseguii la mia pulizia nella stanza di fianco, dove da poco s'era tenuta la cena. Avevo già finito di pulire, ma decisi di scacciare i brutti pensieri ripulendo i piatti e risistemando il centrotavola.
Dall'altra stanza li sentivo discutere accesamente.
Cominciai a canticchiare, per coprire le loro voci, anche se i locali notturni di New York pensavano già anche a questo: ne potevo sentire le musiche da un locale jazz posto di fronte a casa Jones. Il contrabbasso era lo strumento, dopo la tromba, che più coglievo con l'udito.
Ad un tratto, sentii dei passi avvicinarsi con foga verso la stanza in cui mi trovavo. Il signor Jones irruppe rosso dalla rabbia, urlandomi contro: << Smetti di cantare! E anche di pulire! Sei licenziata!>>. Inizialmente rimasi basita dalla sua ultima affermazione. Quando nella stanza entrò anche la signora Claire, in lacrime, capii che dovevo sloggiare per davvero. In silenzio presi con me i miei attrezzi da lavoro (lo straccio, lo sturalavandini, il mio fidato detersivo e l'anticalcare) e mi allontanai, andando verso la porta. La signora Claire piangeva e urlava contro il marito, ma lui invece per farla tacere le mollò uno schiaffo, ottenendo solo ulteriori singhiozzi della moglie. Io non mi voltavo, ma continuavo imperterrita il mio breve tragitto verso la porta di casa. Bobby mi guardava, accucciato in un angolo, e piagnucolava, forse per il dolore della vecchiaia o perchè non voleva che me ne andassi. Lo guardai premurosamente e, intuendo che la coppia era troppo occipata a litigare per badarmi, gli accarezzai la fragile testolina, per poi uscire di casa senza sbattere la porta, molto educatamente. Una volta in strada, entrai in un locale jazz che frequentavo di solito (un locale "riservato" ai neri, come tutti dicevano), e il barista mi salutò, offrendomi il solito drink.
<< Cosa è successo? Di solito non arrivi mai prima delle dieci di sera e sono appena le otto passate!>>. Il suo sorriso bianchissimo contrastava lo scuro della sua pelle. 
<< Mi hanno licenziata, Jimmy, come sempre, d'altronde...>> mi accesi una cicca e fumai, aggiungendo con voce monotona: << Spero solo che lo sopprimano, quel povero cane...>>
  
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