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Autore: SilviAngel    03/06/2013    2 recensioni
Era piccolo piccolo, con gli occhioni grandi e luminosi spalancati e mai fermi, Derek pensò che lo stessero fissando concentrato – non sapeva che appena nati i bambini seguissero perlopiù udito e olfatto – le mani chiuse a pugno e la bocca aperta intenta a emettere ancora quegli squittii acuti e singhiozzanti.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 11
“La prima battaglia”
 
Tutto accadde in un attimo.
Stiles con un balzo fece sua la distanza che lo separava dall’Alfa e senza alcun indugio si lanciò contro Derek che, preso in contropiede, si ritrovò ad indietreggiare e schivare i colpi che, dettati dall’inesperienza, erano troppo scoordinati per sperare di andare a segno.
Il giovane beta aveva però dalla sua la frenesia della prima trasformazione e il desiderio di compiacere il proprio capo che aggiunti all’iperattività naturale del liceale creavano un mix comunque pericoloso.
Era difficile per Derek evitare di farsi ridurre alla stregua di un colabrodo e al tempo stesso non ferire il ragazzo che, del tutto incurante della propria incolumità, continuava a cercare lo scontro diretto e cruento.
“Stiles, dannazione” urlò esasperato da quella lotta inutile e profondamente dolorosa “ti vuoi fermare” e in quell’attimo strinse nei suoi pugni quelli del castano contrastandone l’avanzata e cercando un contatto visivo che mancava da troppo tempo.
“Cosa stai aspettando?” giunse dalle loro spalle la voce arrabbiata di Peter preoccupato dall’evolversi di quella situazione “Atterralo e mettilo fuori gioco”
Senza distrarsi, ogni tentennamento poteva essere fatale, Derek richiamò su di sé anche l’attenzione di Scott, spronandolo a fare qualcosa. Se davvero voleva avere la speranza di infilarsi nella mente di Stiles e strapparlo al legame gerarchico, suo zio doveva essere così occupato da non mettergli i bastoni tra le ruote.
 
Scott decise quindi di gettarsi nella mischia e ringhiando costrinse il vecchio lupo a spostare su di lui l’attenzione “Piccolo, non temere! Anche se sei stato un beta cattivo, avendo cercato di fare di testa tua, sono disposto ad accoglierti in famiglia. Pensaci: manchi solo tu”
“Non accadrà mai. Io ho già la mia famiglia e Stiles ne fa parte, ma di certo tu no” dopo un profondo respiro il beta si avvicinò al licantropo, pronto per ingaggiare la lotta.
 
Lo stallo in cui si trovavano da parecchi secondi il figlio dello sceriffo e Derek sembrava non voler avere fine.
Stiles infondeva alle proprie braccia la massima forza che era al momento in grado di generare e il moro la contrastava perdendo di tanto in tanto alcuni centimetri, per nulla agevolato dal terriccio smosso.
“Stiles, ascoltami ti prego. Non deve necessariamente andare così. Scott è riuscito a contrastare il potere di Peter, so che ce la puoi fare anche tu. Io ti posso aiutare, ma devi permettermelo”
Il ragazzo sentiva le parole pronunciate dal moro, le avvertiva conficcarsi sottopelle e bruciare e quegli occhi, che non lasciavano i suoi neppure per un attimo, di certo non rendevano semplice il tentativo di contrastare la portata delle sensazioni che si contorcevano nel suo profondo.
Qualcosa di istintivo, irrazionale e fortissimo lo spingeva a dare retta a quello che sapeva essere il pazzo psicopatico che aveva terrorizzato la città negli ultimi mesi.
Di contro vi era un calore strisciante, desiderato e agognato che si ingigantiva ogni volta che Derek gli rivolgeva la parola e lo costringeva a rimanere occhi negli occhi.
“Io, io non posso” balbettò Stiles.
“Tu puoi, lo so che puoi. Sei forte, razza di ragazzino insopportabile, molto più di quanto tu possa immaginare. E lo eri anche prima di essere morso. Credimi ti prego, credimi”
 
La battaglia tra Scott e Peter che si svolgeva alle loro spalle era alquanto patetica, perché anche se l’Alfa aveva mantenuto la sua forma umana, era in grado di avere la meglio sul liceale, che veniva sbattuto ripetutamente a terra o contro gli alberi circostanti, mettendo a dura prova la sua capacità rigenerativa.
Il moro certamente non era contento dello svilupparsi della battaglia, ma doveva ammettere che quello fosse il modo più semplice e immediato per rimanere a stretto contatto con la bestia. Non appena il compagno di scuola avesse dato segno di essere tornato in sé, sfruttando quella prossimità, gli avrebbe conficcato una buona dose di sonnifero allo strozzalupo e tutti loro se la sarebbero data a gambe levate.
 
Derek decise di giocarsi il tutto per tutto e permettendo alle sue unghie di allungarsi il più possibile, trafisse il dorso delle mani di Stiles causandogli un dolore pungente e improvviso che lo costrinse a urlare e ringhiare.
Allentando la presa e lasciando andare le mani oramai quasi del tutto guarite del ragazzino, il maggiore si lanciò di peso contro di lui, buttandolo giù.
A una distanza irrisoria dal suo viso, dopo averlo bloccato schiena a terra inchiodandogli i polsi ai lati del capo, Derek parlò nuovamente “Pensa a tua madre, Stiles, te la ricordi vero? Quando l’ho conosciuta non faceva che ripetere che eri il suo piccolo angelo, il tuo tesoro. Vuoi davvero avere le mani che grondano sangue? Desideri così tanto avere morti innocenti o meno sulla coscienza? Io voglio vendetta, sarebbe stupido negarlo, ma non a prezzo della tua innocenza”
I riverberi dorati che riempivano le iridi del liceale iniziarono a pulsare, perdendo e riguadagnando terreno, in uno snervante andirivieni. A seguito di quelle parole, fu il liceale stesso a infliggersi dolorose ferite chiudendo i pugni e serrando gli occhi.
“No, Stiles, non farlo” e spostando di poco le mani cercò di far aprire quelle del minore, distendendo, poco alla volta, le proprie dita su quelle contratte dell’altro sovrapponendole in un impacciato e goffo intreccio.
Quando Derek rivide gli occhi castani – di nuovo del tutto umani – sprofondare nei propri, si aprì in un piccolo sorriso che volse rapido in una smorfia di dolore mentre dalla bocca aperta prendeva a colare sangue, molto sangue.
“Nipote guastafeste” ringhiò Peter.
 
Il giovane beta abbassò lo sguardo alla ricerca della fonte del dolore che distorceva i lineamenti perfetti del moro e vide togliendosi da sotto il suo corpo che l’Alfa aveva, con la sola forza della mano, attraversando parte del torso di Derek, utilizzando poi l’arto conficcato in profondità per spostarlo a lato.
Mentre il moro sputava sangue, cercando di riprendere le forze e alzando il capo alla ricerca di Stiles, questo era stato sollevato in piedi e poi afferrato per il bavero della camicia in modo brutale “Stupido ragazzino, non pensare di fregarmi. Tu.Sei.Mio”
Mantenendolo in quella posizione, prese a fissarlo con i suoi occhi rossi completamente concentrato nel tentare di avviluppare nuovamente la mente del minore con il suo potere. Nonostante ciò, riuscì comunque ad avvertire Scott strisciare alle sue spalle e voltandosi di scatto bloccò la sua mano giunta a pochi centimetri dalla metà.
Il moro stringeva tra le dita una lunga siringa con dentro un denso liquido azzurrognolo.
Avvicinando l’ago alle narici, il vecchio mannaro avvertì prepotente il sentore dell’aconito e deridendo Scott domandò “Buona idea, davvero notevole! Ma davvero pensavi che saresti riuscito a infilzarmi? Davvero ritenevi possibile arrivarmi così vicino?”
Ridendo Peter lanciò quanto teneva in mano lontano nel buio che li circondava e senza neppure portare lo sguardo sul castano, riprese a dargli ordini “Ora va Stiles e questa volta non deludermi. Uccidi mio nipote, tanto lui non avrà il coraggio di difendersi”
Stiles abbassò il capo e si incamminò verso il moro ancora accasciato a terra.
Senza dargli alcuna possibilità, in un attimo gli fu addosso, puntando le ginocchia ai lati della sua vita e serrando con vigore le dita attorno alla gola di Derek.
 
Dopo avergli riservato alcune occhiate fugaci, Peter riportò il suo totale interesse a Scott “Mi sto annoiando e fidati se ti dico che mi spiace doverti uccidere, avevo previsto grandi cose per me e te, ma poco male. Ora ho quel cucciolo favoloso e sarà facile reclutarne altri per avere un branco completo. Quindi bando alle ciance, fatti un favore, non opporre troppa resistenza, vorrei che tua madre avesse un corpo sufficientemente integro da seppellire”
 
Confidando nel fatto che Peter fosse così concentrato su se stesso da non notare ogni dettaglio attorno a lui, Stiles allentò la morsa sulla gola del moro e allontanando una mano, prese a tastarne il petto e le tasche del giubbotto, fino a che sentì sotto le dita la forma di un piccolo cilindro “Speravo ne avessi una anche tu” sussurrò il castano sorridendo e sfilando una siringa intatta dalla tasca di Derek “Ora reagisci e lanciami il più vicino possibile a loro”
“È pericoloso” mimò con le labbra il rampollo di casa Hale.
“Fidati” soffiò a un battito dal suo viso sfiorandogli la guancia con una fugace carezza.
E Derek lo fede, si fidò di quel ragazzo.
Stiles, dopo un piccolo volo, strusciò sul terreno fino a giungere a poco più di un metro di distanza dalle gambe di Peter che dopo aver – per l’ennesima volta – battuto Scott, si girò e vedendolo a terra gli offrì il braccio per aiutarlo a rimettersi in piedi e poter tornare al suo compito.
 
L’Alfa non si accorse di nulla.  
Si stupì però del sorriso soddisfatto che il ragazzo gli donò ed era in procinto di domandargliene il motivo quando un leggero pizzicore, accompagnato da un fastidioso formicolio, prese a intorpidirgli le membra e ricercandone la fonte vide – ancora conficcata nel suo avambraccio – una di quelle dannate siringhe. Sgranando gli occhi, si rese conto della sua completa disfatta e cercando di concentrare le ultime forze in un unico colpo, provò a squarciare la gola di quel piccolo traditore, dovendosi però accontentare di ghermire l’aria appena prima di crollare al suolo privo di sensi.
Scott urlò di gioia e raggiunto Stiles lo abbracciò con foga “Amico, questa volta ho davvero avuto paura di perderti. Da questo momento lavoreremo per far si che quello stronzo non riesca più a ingarbugliarti il cervello”
“Non per rompervi le scatole” biascicò il beta maggiore rimettendosi in piedi a fatica “ma sarebbe meglio andarcene in fretta, non penso che durerà molto l’effetto di quella roba”
Il castano si districò dalla stretta dell’amico e correndo riuscì a sorreggerlo evitandogli di rovinare di nuovo a terra. Cingendogli la vita con un braccio e portando uno dei suoi sulle proprie spalle, i due si incamminarono e, affiancati da Scott, si allontanarono il più in fretta possibile dalla tenuta.
 
Raggiunta la strada, Derek consigliò loro di dirigersi verso la propria casa.
“Scusa” lo interruppe il castano “ma mi pare che l’abbiamo appena lasciata”
“Davvero pensavi che io vivessi lì?” quattro occhi fuggirono un possibile confronto “Oh per la miseria come potevate credere che stessi in un rudere del genere? Lasciamo perdere, ora ci conviene recuperare un’auto e se non mi sbaglio la più vicina è la Jeep che si trova dal veterinario”
“Tuo zio sa dove abiti?” chiese Stiles.
“No”
“Bene, allora basto io” convenne sicuro il figlio dello sceriffo.
“Che stai dicendo?” si intromise il compagno di scuola.
“Se quel pazzo non sa dove trovarci, possiamo dividerci senza correre troppi rischi. Tu torni a casa tua, così potrai anche reggermi il gioco dato che mio padre pensa che io passi la notte da te”
“E tu?” borbottò Scott.
“Io vedrò di rattoppare Derek”
“Non ho bisogno del tuo aiuto” lo contraddisse il maggiore.
“Ah davvero?” lo canzonò il giovane privando il corpo del moro del sostegno fornitogli dal proprio e vedendolo ruzzolare malamente a terra “Scura, cosa stavi dicendo? Io verrò a casa tua e mi prenderò cura di te. Per questa volta non hai voce in capitolo, mi dispiace” intanto, allietati dai ringhi di Derek, i tre erano arrivato nello spiazzo antistante lo studio “Scott ci vediamo domani mattina da te, non lasciare la finestra aperta, non è sicuro, mi farò sentire”
   
 
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