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Autore: lilyhachi    04/06/2013    7 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(Alternative Universe; Captain Swan)
La maledizione non è mai stata lanciata, tutti i personaggi vivono le loro vite nel Mondo Delle Favole ed Emma è cresciuta come principessa insieme ai suoi genitori. Se Emma avesse conosciuto un certo pirata, noto come Killian Jones, nella Foresta Incantata, come sarebbero andate esattamente le cose? Spero vi piaccia e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate al riguardo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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8. I won't suffer, be broken, get tired, or wasted


“Ho interrotto qualcosa, vero?”.
Jim non faceva che borbottare mentre Hook cercava di portarlo fuori a prendere aria, nonostante la voglia di prenderlo a calci fosse molto forte.
Intanto, aveva permesso a William e Spugna di tornare sulla nave.

Cercò di ignorare le sue domande, chiedendosi dove fosse finita Emma. Per quel poco che sapeva di lei, poteva dire con assoluta certezza che si stesse rimproverando per ciò che era quasi accaduto fra loro e per come lei gli aveva permesso di spingersi così
oltre.
Se quell'idiota di Jim non avesse fatto il guastafeste, a quell'ora l'avrebbe già baciata.
Hook fu sorpreso da quanto lo desiderasse. Era solo un capriccio o un desiderio più
profondo?
Mentre si lasciava travolgere da queste riflessioni, allentò per un attimo la presa su Jim che finì per terra, cominciando a ridere rumorosamente.
“Capitano!”, esclamò puntandogli il dito. “So che la ragazza vi piace, ammettetelo!”.
Hook sbuffò. Si sentiva una balia. Il mattino dopo lo avrebbe fatto pentire di tutto quello che aveva combinato. Cercò di tirarlo su, ma il ragazzo continuava a ridere. Ad un certo punto, si stese completamente a terra, e prese subito sonno, lasciando Hook interdetto.
Il capitano si sedette a gambe incrociate. La testa gli girò leggermente, eppure non aveva bevuto, anche se una bottiglia di rum in quel momento non gli sarebbe dispiaciuta per annegare in essa tutti quei pensieri che gli frullavano per la testa.

Si voltò verso Jim: doveva riportarlo alla nave in qualche modo. Fece per prenderlo di peso ma venne interrotto dalla presenza di qualcuno: una
donna.
“Serve aiuto?”, chiese con un sorriso apparentemente gentile.
Portava un vestito rosso molto attillato, in tinta con il colore delle sue labbra.
Non sembrava una del posto: le donne della città non vestivano a quel modo.

“Faccio da me, grazie”, rispose lui, ignorandola.
“Io credo che un aiuto potrebbe farvi comodo”.

La donna gli si ritrovò pericolosamente vicina e Hook indietreggiò.
“Chi siete?”, domandò sospettoso.
“Un'amica”, rispose lei. Mettendogli una mano sull'uncino. “Un'amica che può aiutarvi a trovare qualcuno che state cercando...Tremotino”.

Hook la fissò, perplesso. Cosa voleva quella sconosciuta? Di norma, non avrebbe rifiutato un aiuto del genere ma ora che Emma gli aveva indicato la via, di cosa aveva bisogno?
Sapeva dove si trovava Tremotino e avrebbe approfittato della sua prigionia per ucciderlo.
Meglio di così non gli sarebbe potuta andare.

“Arrivate tardi, mia cara”, esclamò il capitano, fissandola negli occhi scuri. “Posso sapere come mai vi sta tanto a cuore questa faccenda e come fate a saperlo?”.
Lei sorrise, mostrando i denti bianchi.
“Io so molte cose”, rispose con voce suadente. “Davvero non volete il mio aiuto? Potremmo fare uno scambio equo”.
“Mia cara”, continuò lui. “Non credo che possiate avere qualcosa che voglio. So come trovare quel mostro, il vostro aiuto non mi serve, per quanto apprezzi la vostra gentilezza”.

La donna inclinò la testa di lato. Possibile che quel pirata non volesse il suo aiuto? Credeva che sarebbe stato più facile. D'altronde, lui era solo una pedina mossa dalla sua sete di vendetta. Credeva che nominando semplicemente il suo nemico, lo avrebbe convinto. Teneva così tanto a quella ragazza, da non farsi soggiogare dalla vendetta?
“Posso sapere il vostro nome?”, domandò Hook, incuriosito da quella figura misteriosa.
“Non credo, capitano”. La sua voce aveva assunto un tono tenebroso.

Hook si voltò un attimo verso Jim, forse da solo non sarebbe riuscito a portarlo sulla nave.
“Sapete, forse un aiuto mi farebbe comodo”.
Si girò in direzione della donna, per accorgersi che era sparita.
Era proprio sicuro di non aver bevuto?

Portare quel rompiscatole di Jim sulla nave non fu un'impresa facile.
Era stato costretto a scendere dal monte, tenendolo stretto il più possibile per non farlo cadere, anche se l'idea di fargli rompere
“casualmente” qualche osso, lo sfiorò più di una volta.
Una volta arrivato, trovò Spugna e William ad accoglierlo, che presero Jim di peso per portarlo nella cabina.
Gli avrebbe fatto pulire la nave da cima a fondo per fargliela pagare, dando così ad Emma un giorno di riposo.
Poteva anche farlo finire sull'asse ma sarebbe stato esagerato, al limite gli avrebbe fatto fare a nuoto la distanza fra la nave e il prossimo porto a cui avrebbero attraccato.

“Dov'è Swan?”, chiese il capitano, rivolgendosi a Spugna.
“E' appena andata nella sua cabina, capitano”, rispose lui calmo. “Dice di averci cercati nella piazza e non avendoci trovati, è venuta qui”.

Hook fece un segno di assenso con la mano, dopodiché li congedò, permettendo loro di portare Jim a letto.
Nel momento in cui Spugna e William scesero sottocoperta, arrivò Emma, che osservò la scena di Jim tenuto in braccio dai due uomini.

“Sta bene?”, domandò, rivolgendosi ad Hook, e adottando un tono titubante.
In realtà, temeva di rivederlo e soprattutto, temeva che potesse continuare ciò che aveva iniziato.
Perché
temeva tanto una cosa del genere? Eppure, sapeva che non le sarebbe dispiaciuto.
Ripensò un attimo alle parole di sua madre, poi scosse la testa, allontanando quel pensiero.
Lei era di famiglia, lo aveva detto lui stesso e quello bastava per darle la
certezza assoluta che lui non la stesse affatto usando.
“Domani mattina starà meglio”, rispose il capitano con un sorriso.
Emma non rispose, e si limitò a fare un cenno con la testa.
Hook notò subito l'incertezza e il timore di lei: riusciva a leggerglieli negli occhi, per quanto lei continuasse ad abbassare lo sguardo, pur di nasconderli.

“Qualcosa ti preoccupa, dolcezza?”, domandò, avvicinandosi pericolosamente a lei.
Emma notò che il suo atteggiamento aveva ben poco di apprensivo: era incredibilmente sicuro di sé, come se il suo desiderio principale fosse quello di lei che gli buttava le braccia al collo, implorandolo di baciarla come stava per fare prima.
Eppure, dovette ammettere che era proprio quella punta di arroganza, e non solo, che faceva sì che lei fosse
attirata verso di lui, senza una precisa spiegazione.
“Nulla”, rispose, con sguardo fermo e il più calmo possibile.
Lui continuò ad avanzare verso di lei, con i suoi soliti modi
ammaliatori, che facevano perdere ad Emma quel poco di lucidità che le restava in sua presenza.
Prima di rispondere, si inumidì le labbra e tornò a fissarla, ma il suo sguardo cadde su un ciondolo piuttosto singolare che non aveva mai notato prima di allora.
Emma sembrò accorgersene e lo prese fra le mani, sorridendo.

“Cos'è?”, domandò lui, osservando il piccolo cigno che vi era inciso (1).
“Ce l'ho da quando sono nata...è un regalo dei miei genitori”, rispose lei.
“Direi che ti rappresenta molto”, constatò Hook, tenendo lo sguardo fisso su di lei.
“Già”. Aveva un sorriso quasi nostalgico.
“Sbaglio o abbiamo un conto in sospeso io e te?”, chiese lui con voce profonda.

Mentre parlava, le spostò una ciocca bionda ribelle dietro l'orecchio.
Emma, dal canto suo, stava reagendo diversamente rispetto a prima e non capiva il perché. Quando erano nella piazza, si stava praticamente
abbandonando a quel bacio. Adesso, invece, cercava di ritrarsi il più possibile, come se volesse evitare che ciò accadesse...perché?
Non riusciva nemmeno a parlare. Si limitava a fissare il suo viso e il suo sguardo suadente che sembrava entrarle direttamente nel cervello,
annebbiandolo.
“I- io sono molto stanca”, esclamò lei, balbettando e indietreggiando.
Lui sorrise e non cercò di forzarla ulteriormente. Quella ragazza non gli dava mai una piena soddisfazione. Sembrava che giocassero a
rincorrersi.
“Buonanotte”, sussurrò lei.
“Non puoi sfuggirmi per sempre, Swan”, rispose Hook, prendendosi gioco di lei.

La ragazza accennò un lieve sorriso. “Per stasera, sicuramente sì”.
“Come desidera,
principessa”, esclamò il capitano, rivolgendole un sorriso gentile.
Emma impallidì, sentendosi chiamare a quel modo, e si precipitò nella sua cabina. L'aveva chiamata principessa, perché? Forse sua madre aveva ragione. Sapeva davvero chi era e la stava usando. Si prese la testa tra le mani, cercando di calmarsi. Stava diventando paranoica.
Lui non conosceva la sua vera identità, altrimenti glielo avrebbe già fatto notare.
Si mise a letto, cercando di dormire e di non pensare a tutte quelle ipotesi assurde, ma la sua testa non voleva proprio saperne di mettersi a riposo.
Erano passate un paio di ore e ancora non aveva preso sonno. Perché si era fatta indietro?
Le parole di sua madre, chiaramente false, l'avevano davvero soggiogata a quel punto?
Hook le aveva detto che quando lei sarebbe stata pronta a raccontargli la sua storia, lo avrebbe fatto anche lui e forse era arrivato il momento. Doveva dirgli la verità. Lui non l'avrebbe usata, lo sapeva, anzi, forse a maggior ragione l'avrebbe tenuta con sé: per permetterle di vivere la vita che voleva.

Aveva fatto così tanto per lei. Cos'altro le serviva per capire che di lui
poteva fidarsi?
Si alzò, sorridente, e decise che si sarebbe recata nella sua cabina.
Lo avrebbe svegliato, pur di dirgli
ogni cosa, finalmente.
“Dove credi di andare?”.
Emma si strofinò gli occhi per assicurarsi che non stesse sognando.
C'era una donna lì con lei, e non le piaceva il modo in cui la stava guardando.
La ragazza pensò istintivamente di gridare ma non fece nemmeno in tempo a farlo che perse i sensi.
Regina aveva finalmente preso ciò che voleva.
Adesso doveva soltanto incolpare qualcuno, così da non far ricadere i sospetti su di lei.

Il mattino dopo, Hook si alzò di buonumore, principalmente perché non vedeva l'ora di dare del filo da torcere a Jim per l'intera settimana. Uscì, stiracchiandosi dalla sua cabina, e ordinò a Spugna di andare da Emma per riferirle che oggi le avrebbe concesso un giorno libero. Guardando verso l'orizzonte, gli sembrò di vedere una nave non molto distante da loro ma non ci si soffermò in quanto vide Spugna tornare sul ponte con un'espressione alquanto preoccupata in viso e capì che non stava per dirgli qualcosa di buono.
“Capitano! Swan è sparita!”.
“Come sarebbe sparita?”, ringhiò lui, correndo nella sua cabina.

Il letto era sfatto e di lei, ovviamente nemmeno l'ombra. Il suo respiro si fece affannoso.
Se ne era andata, ma per
quale motivo? Guardò a terra e vide il suo ciondolo. Non lo avrebbe lasciato di proposito, c'era qualcosa che non andava. Lo prese e lo tenne stretto nella mano.
Corse sul ponte principale, pronto ad ordinare a tutta la ciurma di cercare in ogni angolo.
"Che diavolo?", domandò William, attirando l'attenzione di Hook.
Il capitano si voltò e vide la nave che aveva adocchiato prima che si era affiancata alla Jolly Roger. Non riuscì nemmeno a rendersi conto della situazione, in quanto un mucchio di guardie imperiali cominciarono ad assaltare la sua nave: erano chiaramente molti di più rispetto a loro.
Una delle guardie, che sembrava essere il capitano, con l'aiuto di un altro, lo immobilizzò subito, senza dargli neanche il tempo di rispondere in qualche modo.
"Cosa diavolo sta succedendo e voi chi siete?", domandò furioso.
"Killian Jones", cominciò la guardia strattonandolo. "Siete in arresto per il rapimento della principessa".
Hook lo guardò perplesso. "Principessa? Chi l'ha mai vista una principessa?".
Il capitano delle guardie lo ignorò, mentre gli altri tenevano fermo il resto della ciurma.
"Voglio solo il vostro capitano, quindi fatevi da parte", disse uno di loro.
"Ehi, ragazzi" ribatté il capitano, "Io non conosco nessuna principessa".
"Davvero?", chiese lui con tono sarcastico, "E questo cos'è?". Gli tolse il ciondolo dalla mano sana, facendolo oscillare davanti ai suoi occhi.
"Questo appartiene alla principessa fin dalla nascita e ci è stato riferito che è stata vista nei pressi di Daguerreo, sulla nave del famoso Hook. E' inutile negare!".
Hook non poteva credere a ciò che stava sentendo. Stava parlando di Swan? Lei era una principessa? Sbatté le palpebre più volte, cercando di credere a tutto ciò.
"Swan...una principessa?", domandò in un sussurro.
"Perquisite la nave e trovatela", ordinò l'uomo al resto delle guardie, ma Hook sapeva che avrebbero soltanto sprecato il loro tempo vista la sparizione di Emma.
Dopo che le guardie ebbero controllato la nave da cima a fondo, il loro capitano si scagliò su Hook.
"Cosa ne avete fatto di lei?", domandò prendendolo per la camicia.
"Nulla!", ringhiò lui. "E' sparita, ce ne siamo accorti stamane".
"Voi mentite!", ribatté la guardia scaraventandolo a terra. "Se non volete parlare con me, vorrà dire che lo farete davanti al re e alla regina. Portatelo sulla nostra nave".
Si voltò verso il resto della ciurma. "Sarò meglio per voi che non ci seguiate. Vogliamo il vostro capitano, vi lasciamo il beneficio di salpare e avere la Jolly Roger tutta per voi. Ogni uomo che indietro rimane, indietro viene lasciato (2). Lo so persino io".
Fece segno ai suoi uomini di trascinare Hook via dalla sua nave, e mentre ciò avveniva, il capitano si voltò verso i suoi uomini, notando un leggero tono di tristezza e preoccupazione nei loro occhi.

Camminava nervosamente nella sua cella, chiedendosi dove fosse Emma. Aveva passato tutto il tempo, da quando lo avevano preso, a gridare alle guardie che lui non aveva fatto niente e che era stata la principessa a salire sulla sua nave, ma nessuno gli credeva.
Guardò fuori dalle piccole sbarre della sua prigione e osservò il mare.
Chissà Emma quanto era lontana e cosa le era successo.
Possibile che fosse davvero una principessa? Adesso tutti i pezzi tornavano al loro posto. Riusciva a capire perché aveva tanto insistito per salire sulla nave, e quanto fosse guidata dal desiderio di libertà che non sempre era concesso ad una principessa.
Sentì la porta della cella aprirsi ma non fece nemmeno in tempo a voltarsi che si trovò un uomo addosso. Lo aveva spinto contro il muro, mettendogli una mano al collo.

“Vostra altezza, calmatevi!”, lo riprese il capitano.
Hook guardò oltre la spalla dell'uomo che lo teneva fermo e vide una donna molto bella, che gli ricordò vagamente Emma, poi capì: erano i suoi genitori.
“Charming!”, esclamò lei. “Lascialo andare”.
L'uomo allentò la presa, dando ascolto alla moglie, mentre Hook prese a massaggiarsi il collo.
“Cosa ne hai fatto di mia figlia, pirata?”, ringhiò il re, a dir poco furioso.
“Io non l'ho rapita!”, ribatté Hook convinto. “E' stata lei a venire sulla mia nave”.

Il re rise amaramente. “Certo! E ti aspetti che io ci creda?”.
Hook si soffermò sulla madre di Emma, notando maggiormente la somiglianza.

“Adesso ho capito da chi ha preso vostra figlia!”.
Mentre la regina alzava gli occhi al cielo, il re si avventò di nuovo su di lui, accecato dalla collera e, chiaramente, anche dal dolore. Tuttavia, era evidente che quel tizio aveva qualche problema a gestire la rabbia, data la suscettibilità prorompente.
“Dimmi dov'è Emma!”, esclamò con voce ferma e indignata.
“Io non lo so!”, disse Hook di rimando. “Non le ho fatto alcun male”.
“So chi sei, Hook!” esclamò il re. “E' inutile negare, sappiamo tutti di che pasta sei fatto! Tutte le prove portano a te. Hai il suo ciondolo e ci è stato riferito che proprio Killian Jones l'abbia rapita e portata sulla Jolly Roger”.
“Questa è una menzogna!” ribatté lui. “Lei mi ha chiesto di restare”.
“Per quale motivo lo avrebbe fatto?”.
“Onestamente, questi sono problemi che riguardano la vostra dinamica familiare”, sibilò il capitano, provocando il re che lo spinse maggiormente contro il marmo.

La regina gli mise una mano sul braccio, cercando di calmarlo, per quanto possibile.
Il re lo lasciò andare. “L'hai uccisa con il tuo uncino, vero?”.
Hook sgranò gli occhi a quell'assurdità. “Cosa? NO! Mi sono svegliato e lei non era sulla nave, lo giuro. Non le avrei mai fatto del male”.

Il re sospirò pesantemente e si voltò verso sua moglie, uscendo dalla cella, come se avesse già deciso che il pirata non avrebbe detto nulla che potesse aiutarlo e che lui era il
vero colpevole.
“Domani mattina, risolvete questa faccenda”, disse, rivolgendosi alle guardie mentre si allontanava.
La madre di Emma, rimase ferma per qualche secondo davanti alle sbarre, osservandolo. I suoi occhi, uguali a quelli di Emma, erano colmi di dolore e allo stesso tempo di speranza: era chiaro che non avrebbe mai smesso di cercare sua figlia. Eppure, lo fissava come se, nel profondo del suo cuore, credesse che lui davvero non aveva fatto del male ad Emma.
“Snow!”. La voce del re sembrò distoglierla dai suoi pensieri e la donna si allontanò, lanciando ad Hook un ultimo sguardo di rammarico per ciò che spettava ad un pirata: l'impiccagione.

Era davvero così che stava per finire?
Hook, capitano della Jolly Roger, stava per essere giustiziato.
Era accaduto tutto così in fretta che quasi faceva fatica a rendersene conto.
Le guardie del re lo avevano trascinato fuori dalla prigione e lui aveva cercato solo di opporre resistenza, senza alcun risultato.
Quegli stupidi lo avrebbero ucciso ed Emma sarebbe stata ancora sperduta, chissà dove.
Non poteva finire così. Non doveva finire così.
I corridoi della prigione erano cupi, nonostante fosse mattina. Mentre stavano per varcare l'ennesima porta, questa si chiuse dinanzi a loro, lasciando il capitano delle guardie basito. Insieme a quella, anche le altre porte circostanti si chiusero, lasciando gli uomini in un vicolo cieco.

“Cosa succede?”, domandò una delle guardie.
L'uomo prese a bussare ininterrottamente ad una delle porte, mentre Hook cercava di capire cosa stesse succedendo.
D'un tratto, una spada si conficcò nella porta, costringendo il capitano a voltarsi e l'ultima cosa che vide fu una donna vestita da soldato, che metteva al tappetto i suoi due uomini.
Jim era spuntato dalla porta dinanzi ad Hook, colpendo il capitano delle guardie.
Mulan prese a sciogliere le corde che tenevano Hook legato, liberandolo.

“Come siete arrivati qui? E non dovevate lasciarmi indietro?”, chiese il capitano, perplesso.
“Con un po' di aiuto, e non credo che i vostri uomini abbiano piacere nel rispettare le regola”, esclamò lei, sorridendo, e lanciando uno sguardo complice a Jim.

La porta alle loro spalle si aprì, mostrando un gruppo di guardie che prese ad inseguirli. Hook iniziò a correre, insieme a Mulan e Jim. Il capitano notò con piacere che non erano soli: vide Spugna, William e tutta la sua ciurma correre in loro aiuto e distrarre le guardie, facilitando la fuga.
Tuttavia, da quella prigione non sembrava molto facile scappare e, purtroppo, si ritrovarono su una specie di torretta, senza via d'uscita, mentre un'orda di guardie si faceva sempre più vicina. Mulan si voltò verso di lui, afferrandolo per le spalle.

“Ascoltate, la nave è ormeggiata al porto. Dovete trovare Emma, anche senza il nostro aiuto!”, esclamò la donna, fissandolo negli occhi azzurri.
“Come sarebbe?”, chiese il capitano, senza capire le parole di Mulan.
“Perdonatemi, capitano”, esclamò Jim, seriamente dispiaciuto.

Prima che Hook potesse fare domande, il ragazzo lo spinse giù, facendolo atterrare sul terreno e dandogli la possibilità di scappare e, ovviamente, negandola a lui e tutti gli altri (3). Hook lanciò loro un ultimo sguardo di gratitudine e poi prese a correre verso il porto.
Tuttavia, sentiva altre guardie dietro di sé ma Hook non aveva la minima intenzione di farsi catturare un'altra volta. Aveva una missione da compiere. Prima che i soldati potessero essere più vicini da poterlo vedere, il capitano notò una grotta alla sua destra e vi ci si infilò.
Aspettò che i soldati si levassero dai piedi per sporgersi e controllare, tirando un sospiro di sollievo.
Qualcosa in quella strana grotta, però, lo fece distrarre. Era illuminata da diverse fiaccole e aveva un aspetto leggermente sinistro. Guardò con più attenzione cosa ci fosse sul fondo e quando Hook vide ciò che aveva dinanzi, sussultò.
Il suo nemico, la sua nemesi, il mostro che aveva strappato il cuore alla sua Milah e che gli aveva portato via la mano, era proprio lì, davanti a lui e dietro le sbarre (4).

“Tremotino”, esclamò il capitano a fior di labbra.
“Guarda un po' che bella sorpresa”, rispose lui con un risolino. “Sapevo che saresti arrivato”.

Hook non lo ascoltava. Era troppo impegnato a rendersi conto di quanto quel momento che agognava con tutto se stesso fosse arrivato: era faccia a faccia con il suo nemico.
Gli si avvicinò maggiormente, guardandolo nei suoi occhi di ghiaccio e privi di qualsiasi tipo di sentimento. Il viso del capitano si distese in un sorriso crudele, facendogli dimenticare tutti i buoni propositi che si era posto prima di entrare in quella dannata grotta.
Non esisteva nient'altro, soltanto lui e quel bastardo a cui avrebbe strappato il cuore volentieri.
Tremotino cominciò a ridere, avendo probabilmente intuito le sue ignobili intenzioni.

“Permettetemi una domanda”, esclamò lui avvolgendo le sue viscide mani attorno alle sbarre.
Hook lo fissò con sguardo truce, senza rispondere e aspettando che continuasse a parlare.
“Sono alla vostra mercé”, riprese lui, “ma non dovreste fare altro? Tipo salvare una donzella in pericolo?”. Il suo tono era vagamente sarcastico, e riprese a ridere quando notò la sorpresa sul viso del capitano, che sembrava essersi dimenticato di Emma.
“Un uomo che non lotta per quello che vuole, merita ciò che ottiene”, continuò Tremotino come se stesse ripetendo una canzoncina. “Voi per cosa siete disposto a lottare?”.

Hook continuava a guardarlo, pensieroso e indeciso. Lui voleva salvare Emma ma voleva anche vendicarsi su quel bastardo.
Sembrava che potesse scegliere soltanto una strada: una annullava l'altra e lui non poteva percorrerle entrambe.

“Fermo dove siete!”.
La voce del simpatico padre di Emma lo fece voltare. Insieme a lui c'era sua moglie, seguita dalle guardie che tenevano fermi Spugna, Mulan e Jim. Quest'ultimo scuoteva la testa in segno di delusione, come se fosse deluso dal fatto che Hook fosse insieme a Tremotino.
“Era questo il vostro obiettivo fin dall'inizio”, esclamò il re, puntandogli la spada al collo.
“Lo era”, rispose lui, avanzando incurante del fatto che il re avrebbe potuto tranquillamente ucciderlo. “Prima di capire che ho qualcosa di più importante per cui lottare: la vita di vostra figlia”.

Aveva fatto tanto per Emma e non voleva certo smettere adesso.
Doveva salvarla, e non perché non avesse scelta, ma perché lei era la scelta. Anche a costo della sua stessa vita, l'avrebbe liberata.
Milah era morta, non sarebbe mai tornata e lui non poteva fare più niente per riaverla con sé.
Emma, invece, era ancora viva e lui non si sarebbe spezzato, non si sarebbe stancato, non avrebbe rinunciato e non avrebbe mai smesso di cercarla (5).
Charming lo guardò, sorpreso dalle sue parole e con lui anche Snow.

“Come faccio a sapere che non state mentendo?”, domandò aumentando la presa sulla spada.
“Non lo sapete”, rispose Hook in tutta sincerità. “Emma è sparita, non ho idea di dove sia, ma una cosa è certa: non se n'è andata di sua volontà. Non mi importa se mi credete o meno, ma ovunque sia, io la troverò sempre (6)”.

Il re non sembrava ancora molto convinto e continuava a scrutare Hook, chiedendosi quale fosse la strada giusta da prendere.
"Il nome Regina non vi dice niente?", la voce canzonatoria di Tremotino fece voltare tutti.
I due sovrani, sentendo quel nome, si scambiarono uno sguardo preoccupato e terrorizzato, consci del fatto che forse la loro bambina era nelle mani di quella donna, che avrebbe fatto di tutto per avere la sua vendetta su di loro.
"Cosa?", domandò il re, spaventato e confuso allo stesso tempo.
"Esatto, caro il mio Charming", rispose lui con un ghigno. "La regina vuole vendetta e visto che non può mettere le sue folli mani su di voi, non è meglio sfogarsi sulla vostra prole?".
"Tu lo sapevi!", esclamò Snow con gli occhi ridotti a due fessure. "Lo hai sempre saputo".
Il re e la regina rabbrividirono di fronte all'evidenza.
"Chi è Regina?", domandò Hook rivolgendosi ai sovrani.
"Una donna che avete incontrato già", intervenne Tremotino. "Vi ha offerto il suo aiuto".

Quella donna!
Hook finalmente capì. Era lei che aveva incontrato e aveva un obbiettivo preciso: prendere Emma. Ecco, cosa intendeva per scambio equo.
"Dannazione!", esclamò lui, dando un pugno alla parete di roccia.
"Hai parlato con lei?", ringhiò il re. "Confessa, le hai permesso di prendere Emma!".
"Diamine!", esclamò il capitano, stizzito, e scaraventando a terra la spada del re con un movimento fulmineo dell'uncino. "Si è offerta di aiutarmi a trovare quel mostro, ma io non ho accettato perché sapevo già come farlo. Non avevo idea di chi fosse! Sarò anche un pirata ma mi state decisamente disdegnando troppo, vostra altezza!", sputò malignamente, ad un passo dal viso del re.
"Adesso basta!". La voce ferma di Snow risuonò su tutti loro.
Snow superò il marito, mettendosi tra loro e fissando Hook negli occhi: gli mise una mano sul braccio e gli rivolse uno sguardo deciso.

“Andiamo!”, disse semplicemente, guidandolo verso l'uscita sotto lo sguardo indagatore del re.
“Dove?”, domandò Charming, riprendendo la spada, e seguito dallo sguardo confuso di Hook.
“A salvare nostra figlia”, rispose lei in tutta calma, “
insieme”.
Prima di uscire, Hook si voltò un'ultima volta verso Tremotino che lo osservava con la sua tipica espressione da folle: gli occhi sbarrati e un sorriso dissennato.
Io sono sempre qui ad attenderti, capitano”.
 


Note:

- (1) è il ciondolo che Emma porta anche nella serie;

- (2) frase tratta da La maledizione della prima luna. E’ una regola del codice dei pirati;

- (3) non so se si è notato o meno, comunque le scene di Hook che viene catturato e poi liberato dalla sua ciurma si ispirano leggermente a quelle di Rapunzel in cui Flynn riesce a scappare grazie a tutti quei personaggi della locanda (tra cui uno con l'uncino xD);

- (4) alla fine non è mai stata data una localizzazione precisa alla cella di Tremotino, per quel che ricordo, quindi ho pensato di farla trovare ad Hook per puro caso;

- (5) questa frase richiama il titolo, ripreso dalla canzone “Attack” dei 30 Seconds to Mars;

- (6) "I'll always find her"...vi ricorda qualcosa? :).

Eccomi con l'ottavo capitolo. Piaciuto? Spero tanto di sì. L'ho pubblicato un giorno prima, perché alla fine lo tenevo pronto, quindi dopo averlo revisionato, non mi costava niente pubblicarlo :). Sono successe un pò di cose in questo capitolo: Regina che offre aiuto ad Hook, Emma che viene rapita e la colpa di ciò che ricade su Hook. Alla fine, voglio precisare che non ho fatto accettare ad Hook l'aiuto di Regina, semplicemente perché come avete visto, non aveva motivo di farlo, dato che Emma poteva portarlo da Tremotino. Quindi a cosa gli serviva Regina? A nulla, in fin dei conti. Forse sono uscita un pò fuori personaggio in questo modo, rendendolo un pò meno disinteressato ma poi come avete visto, la sua vendetta è balzata fuori nella grotta, e balzerà ancora fuori, vi avverto xD. Non ha ancora compiuto una redenzione, per quanto abbia deciso di salvare Emma e poi con Tremotino che lo provoca alla fine, direi che la questione non è per niente finita u.u. Ho messo il capitolo con un giorno di anticipo. Cercherò di mettere il prossimo capitolo al più presto, forse tra venerdì e sabato :)
Ok, ho finito di scocciarvi. Spero vi sia piaciuto. Lasciate sempre un commento se volete, anche piccino piccino.
Ringrazio sempre tutti coloro che stanno seguendo questa storia e mi lasciano recensioni a dir poco stupende :3
Alla prossima, un abbraccio C:
   
 
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