Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: distantmemory    04/06/2013    10 recensioni
Heather e Courtney si conoscono da quando sono bambine e odiano i maschi per questioni amorose passate. Cominciano a frequentare le scuole superiori, ma riusciranno a stare alla larga dai ragazzi? E inoltre, qual è il segreto dei loro genitori?
Dal capitolo 20 (Parte III):
«Bè, mi amor, adesso sai che se ti dico qualcosa è solo per avvertirti, perché non vorrei mai che ti succedesse qualcosa. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai,» avvicinò le sue labbra al mio orecchio ed abbassò il volume della voce, in modo da non far udire le sue parole al fratello. «perché tu sei la cosa più importante che ho.»
***
E in quel momento l’unica cosa che volevo era Duncan, l’unica persona di cui mi fidassi era Duncan. In quel momento mi dissi che se mi avessero privato di lui, sarebbe stato peggio della mancanza d’ossigeno. Duncan era tutto ciò di cui avevo bisogno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Carla continuava a guardare fisso un punto indefinito, tamburellando le dita sul piano del tavolo da circa cinque minuti. Stavo cominciando a stufarmi.
«Hai intenzione di raccontarcelo entro domani?» sputai come fosse un insulto.
Courtney mi lanciò un’occhiataccia. Era sua madre e capiva il suo turbamento, ma anche sul suo volto si intravedeva un po’ di irritazione. Carla guardò sua figlia e lei annuì, quasi cercando di convincerla e incoraggiarla.
«Mineko ed io eravamo inseparabili, come te ed Heather.» cominciò la donna. «Eravamo sempre insieme. Eravamo come due…» esitò. Il volto un misto tra l’agitazione e la paura. «…sorelle.» deglutì. «Conobbi Drew alle scuole medie. Me ne innamorai subito: era un ragazzo affascinante ed intelligente ed anche simpatico, uno dei pochi buoni in quella scuola. Anche lui provava un certo interesse per me, o così mi dicevano tutte, e io speravo che fosse il vero. Un giorno mi chiese di uscire ed io accettai. Ci frequentammo per quattro mesi e decidemmo di fidanzarci. All’inizio eravamo felici, era tutto rose e fiori, ma poi Drew si fece troppo possessivo. Qualunque cosa dicessi ad un altro ragazzo, qualunque occhiata, per lui era segno di tradimento. Non so chi gli disse che mi aveva visto baciare un altro e… mi diede uno schiaffo.» fece una piccola pausa. Courtney era completamente presa dal racconto. «Durò così per tanto tempo. Dagli schiaffi passò ai pugni, ai calci. Alla fine mi traumatizzò, ero completamente terrorizzata da lui. Non ho mai detto nulla a nessuno e decisi di rompere con lui. Quando decisi che era il momento giusto glielo dissi, ma fu un grandissimo errore. Mi picchiò come non ebbe mai fatto. Non solo schiaffi o calci. L’ultima cosa che mi ricordo di quel bruttissimo episodio fu che mi spaccò una bottiglia in testa. Svenni e, quando mi risvegliai, mi trovavo nel letto di casa mia. I miei genitori erano preoccupati, ovviamente, così come Mineko. Drew mentì, inventando chissà quale scusa per i lividi e il graffio sulla guancia che mi aveva causato. Loro ovviamente gli credettero.»
«Quando hai conosciuto papà… Roberto?» Courtney si corresse subito come se chiamarlo papà le facesse bruciare la lingua. Eppure fino a qualche ora fa era ancora suo padre a tutti gli effetti.
«Alle scuole superiori. Mineko ed io avevamo scelto la stessa scuola e Drew ci seguì, mi seguì per tenermi sotto controllo. Mia s… emh, Mineko non sapeva nulla di ciò che mi aveva fatto e quindi non ebbe alcun sospetto. Ma Drew ed io capitammo in due classi diverse, per fortuna. Io conobbi Roberto e Mineko conobbe Takashi e ci innamorammo. Ad insaputa di Drew, Roberto ed io cominciammo a frequentarci finchè non si dichiarò, e io gli dissi che ero già fidanzata. Lui si arrabbiò tantissimo, dicendo che l’avevo solo usato, e quindi gli dissi tutto. Gli dissi che Drew mi aveva fatto del male e che volevo finirla con lui. Sarei andata quel pomeriggio stesso a casa sua per dirgli tutto, ma Roberto me lo negò, dicendo che era pericoloso. Io non lo ascoltai, andai comunque, e come già sapete Drew mi violentò. Nel frattempo Mineko usciva con Takashi, erano molto felici, ma lui dichiarò di essere già impegnato con un’altra. È una storia molto simile alla nostra, un po’ diversa. Mineko si arrabbiò ma Takashi le disse che la amava sul serio e quindi le promise di lasciare la sua ragazza. Si chiamava Carmen e quel pomeriggio andò da lei. La lasciò e so che dopo quell’accaduto passò un brutto periodo, tra alcool e droga. Lei lo amava sul serio e lui… lui era uno stronzo. In realtà non mi è mai andato a genio. Alla fine, Carmen si innamorò del suo psicologo, Miguel. Si sposarono ed ebbero un figlio.»
Carla si fermò e mi guardò. Quella storia la conoscevo già. Quei nomi li conoscevo già. Carmen e Miguel, droga e alcool…
«Alejandro?» bisbigliai, non so se come un’affermazione o una domanda, ma Carla annuì.
«Esatto. Miguel aveva già due figli, Josè e Carlos. La madre di Carlos morì a causa del parto, quella di Josè non la si conosceva. Ma dopo pochi anni, Carmen rincontrò Takashi e Mineko e capì di essere ancora innamorata di lui. Ricominciò ad usufruire di sostanze pericolose. Alejandro si fece raccontare tutto da suo padre ed è per questo che ha deciso di far soffrire Heather, in modo da far star male anche suo padre, ma a quanto pare il suo piano è andato in fumo.»
«Ma Courtney ed io siamo fratelli, sì o no?» ruggii, in preda alla rabbia. Certo, quelle cose erano interessanti, ma non per me! Già sapevo tutto.
Carla sospirò e si portò una mano al volto, e con voce bassa disse: «No, non lo siete.» si levò la mano dal viso. «Drew mi stuprò e rimasi incinta di Courtney. Roberto, un anno precedente, era stato fidanzato con Samantha e lei era rimasta incinta di te, Duncan. Ma Roberto la mollò e Sam non se la sentì di dirgli di suo figlio. Ma lui ovviamente venne a conoscenza di questo bambino. Sam disse che era figlio di Drew e Roberto le credette, ma non credette a me quando gli dissi che quella bambina era nostra figlia. Gli raccontai tutto solo una volta che fosse nata, così Roberto non avrebbe potuto ucciderla o farle del male. Voleva che abortissi, ma alla fine… alla fine ti ha accettata, e ti ha cresciuta come una vera figlia.» sorrise a Courtney che però non ricambiò. Anzi, continuò a fare domande.
«Heather mi ha detto una cosa.» sputò, guardandola quasi con odio. «Me l’ha detto solo qualche giorno fa, anche se è successo anni fa.» deglutì. «Quando era più piccola, ma non troppo da essere tanto stupida, trovò una foto in un cassetto di Mineko. C’eravate tu e lei con papà e Takashi. C’erano scritti dei nomi sotto ai vostri volti. Sotto quello di papà… Roberto, c’era scritto il suo nome, così come sotto quello di Takashi. Sotto di te c’era scritto Cecily e sotto Mineko c’era scritto Megan. Qualche spiegazione?» alzò un sopracciglio in attesa di una risposta.
Carla si alzò e si mise in modo da non poterci guardare, di spalle. «Cecily e Megan erano i nostri nomi, una volta. Li cambiammo perché nostra madre ci disse di farlo. Odiava il fatto che io stessi con uno spagnolo e lei con un asiatico, perché eravamo inglesi e diceva sempre che gli stranieri non erano buoni. Era razzista. Ma noi eravamo innamorate e non le demmo retta. Ci sposammo ma lei non volle venire al nostro matrimonio. Ci disse che dovevamo dimenticarla, che non dovevamo più pensare di avere una madre e ci ordinò di cambiare nomi, ma non cambiammo i cognomi con quelli dei nostri mariti. Era il cognome di nostro padre, e poiché lui era morto non poteva decidere da parte sua…»
«Un momento!» sbottò Courtney all’improvviso. «Nostro padre? Nostra madre? Che significa?!»
Sua madre si rigirò verso di noi e sospirò. Chiuse gli occhi e poi parlò. «Significa che io e Mineko siamo sorelle. Tu ed Heather siete cugine.»

***

Alejandro, Alejandro!
Furono questi i miei primi pensieri nel vedere quel ragazzo. Alejandro era venuto lì per salvarmi, nonostante odiasse suo fratello. I suoi occhi color smeraldo, la sua pelle ambrata, i suoi capelli morbidi e castani… sì, erano tutte cose che c’erano in quel ragazzo, ma non era decisamente Alejandro! Le mani affusolate, il corpo snello e lievemente muscoloso, l’altezza che lasciava a desiderare, quel cappellino rosso sulla testa che Alejandro non avrebbe mai indossato.
«Josè,» disse il ragazzo facendo un passo verso di noi. «lascia stare Heather. Non credo che il nostro fratellino sarà felice di questa cosa.»
«Come se me ne importasse di quel coglione!» urlò Josè levandosi di dosso, per mio grande sollievo. «Perché devi rovinare sempre tutto?»
Guardavo quel ragazzo così simile ad Alejandro – e anche ad Josè – come se fosse un angelo sceso in terra. In un modo o nell’altro, mi aveva salvata! Dovevo avere uno sguardo decisamente idiota perché lui rise appena e mi porse una mano. La tirò indietro quando notò in che stato ero.
«Heather Wilson, giusto?» chiese con gentilezza ed educazione. Mi chiesi se anche lui stesse recitando, ma qualcosa mi diceva che non era così. «Io sono Carlos Burromuerto, fratello di Josè e di Alejandro.» Io annuii poco convinta. Quindi lui era il secondo dei Burromuerto! «Ora io e mio fratello andiamo in cucina. Vi aspetteremo lì, signorina, per le dovute scuse. Vero, Josè?» lanciò uno sguardo accusatorio al fratello e mi chiesi se davvero fossero parenti.
Una volta che furono usciti dalla stanza, mi aggiustai l’intimo e raccolsi i miei vestiti. Li indossai e mi diedi una veloce occhiata allo specchio appeso al muro. Subito dopo ero di nuovo con Carlos e Josè, in cucina. Avevo interrotto una discussione ma loro fecero finta di niente.
Carlos si girò per guardarmi e sfoggiò un altro dei suoi sorrisi. I tre fratelli erano così diversi e uguali allo stesso tempo! Belli e intelligenti, eppure Josè era sfacciato, antipatico, subdolo, bugiardo e falso. A primo impatto sarebbe potuto sembrare un ottimo ragazzo, e invece era tutto il contrario di ciò che sembrava. Carlos invece era delicato, il viso sembrava ancora quello di un bambino e faceva contrasto con il suo corpo. I muscoli c’erano seppur meno marcati. Era bello ma sembrava non accorgersene. E Alejandro… bè, Alejandro era Alejandro! Cercai di trovare in lui un difetto, ma in quel momento non ci riuscii. Mi chiesi se, in un’altra situazione, ci sarei riuscita.
«Heather!» mi chiamò Carlos. «Mi dispiace molto per ciò che è successo. Josè tende a fare così con tutte le ragazze di mio fratello Alejandro. A quanto pare è geloso che le belle ragazze tocchino sempre a lui…»
«Non sono geloso di quell’idiota!»
«Alejandro ed io non siamo fidanzati.» replicammo contemporaneamente. Carlos rise.
«Siete entrambi dei grandissimi bugiardi.» scherzò cercando di essere divertente. Ma non lo era! Potevano anche essere belli, già, ma erano tutti e tre molto fastidiosi. «Piuttosto, Josè, chiedi subito scusa ad Heather.»
«Perché dovrei?» urlò come una ragazzina offesa guardando il fratello con le braccia conserte.
«Perché hai cercato di violentarla e non è una cosa molto carina.» rispose semplicemente l’altro.
Josè grugnì e balbettò. «Scusa.»
«Non ho sentito.» bisbigliò Carlos.
«Scusami!» quasi gridò Josè.
«Emh… vorrei scusarti, ma non credo che potrò mai farlo.» dissi rossa in volto, non so se per la rabbia o per l’imbarazzo.
«Questi son cazzi tuoi.» ruggì Josè. Fece il giro del tavolo e mi passò affianco – non mi ero mossa dalla soglia della porta – e tornò in camera sua.
«Forse è meglio che vada…» sussurrai dopo che ebbe sbattuto la porta. Feci per andarmene agitando una mano in segno di saluto, ma Carlos mi prese un polso.
«Ti riaccompagno a casa.»

***

Il mio passo era lento e notavo che Carlos faceva fatica a starmi accanto e a rallentare. Tenevo costante distanza da lui come se da un momento all’altro potesse prendermi e farmi ciò che avrebbe voluto Josè, ma non era di certo il tipo.
«Allora, Heather!» disse tutt’ad un tratto con un tono pieno di gioia. «Come vanno le cose a mio fratello? Non lo vedo da secoli.» sentivo nella sua voce anche un po’ di nostalgia.
«Sta meglio di quanto tu creda.» risposi io, ridendo. «Lui e Duncan insieme se la cavano, anche se è una cosa molto improbabile.»
«E dove trovano i soldi per l’affitto? E il cibo? E tutte le spese per la casa?» nonostante le continue domande non era affatto assillante. Non come Alejandro.
«Hanno una specie di lavoro, ma non credo che possa dirtelo.» sorrisi ripensando a quel sabato sera in cui Courtney ed io li seguimmo fino al Pandemonium, al barista con cui feci amicizia e a loro due sul palco, che cantavano e sembravano davvero felici. “The Blood on the Knife” li avevano chiamati quelle ragazzine entusiaste delle loro voci e, molto probabilmente, anche dei loro corpi senza magliette.
«Se proprio non vuoi dirmelo.»
Guardai Carlos per qualche secondo. Era il più basso dei tre fratelli perché era alto quanto me. Alejandro, invece, aveva una decina di centimetri in più di me e odiavo il fatto di dover alzare la testa per guardarlo in faccia.
«Josè è un calciatore?» gli chiesi per rompere quell’aria imbarazzante che si era creata, mentre il ricordo del trofeo a forma di pallone da calcio riemergeva nella mia mente.
«No, sono io il calciatore della famiglia.» rispose e mi guardò sorridendo. Io ricambiai. «Per questo sono sempre in viaggio. Proprio stamattina sono tornato dall’Italia e ho capito che qualcosa era successo perché Josè non è venuto a prendermi. Quindi mi sono catapultato a casa nostra e… ti ho salvata, diciamo.»
«Tuo fratello mi aveva detto che viveva da solo.»
«Quando sono all’estero sì. Poi torno qui e vivo con lui. E a te cosa piace fare?»
Non potetti rispondere perché sentii urlare il mio nome. Mi voltai e guardai di fronte a me: un ragazzo mi stava correndo incontro.
«Heather!»
Si fermò una volta che fummo abbastanza vicini e mi abbracciò così forte che faticai a respirare.
«Alejandro, mi stai uccidendo…» sussurrai. Lui mi lasciò e mi prese il volto tra le mani.
«Sei consapevole di ciò che mi hai fatto passare? Di ciò che ci hai fatto passare? Tua madre è preoccupatissima. Dove eri finita?»
Deglutii e diedi uno sguardo veloce all’orologio che teneva al polso: erano passate tre ore da quando ero andata a fare la spesa! Solo in quel momento notai che il sole era quasi del tutto calato.
«Io… non…» balbettai, ma venni interrotta.
«Fratellino!» urlò Carlos ed Alejandro si accorse di lui solo allora. Corrugò la fronte e lo guardò come se fosse un fantasma.
«Carlos? Che cosa ci fai tu qui? Con lei ruggì suo fratello, che mi mise un braccio attorno alla vita. Aggrottai un sopracciglio e abbassai il volto, cercando di nascondere il mio improvviso rossore. Probabilmente Alejandro non si era nemmeno accorto del suo gesto.
«Direi di parlarne davanti ad una pizza, che ne dite? Così la tua bocca sarà impegnata a masticare e eviterai di lanciare insulti al tuo povero fratello maggiore. E sai che non sto parlando di me.»









E rieccomi con un nuovo lungo capitolo pieno di curiosità!
Ora conoscete tutta la storia, e non solo voi, ma anche... non vi siete chiesti a chi possano raccontare questi accaduti i nostri quattro personaggi? Ma questo lo scoprirete solo all'ultimo capitolo della storia.
Abbiamo scoperto anche il perchè del titolo di questa storia.
Come già ho detto, mancano una decina di capitoli alla fine molto probabilmente, a meno che non mi vengano altre idee.
Ho sospeso l'altra storia perchè non mi convince molto, non so nemmeno se la continuerò dopo che avrò finito questa perchè avrei in mente un'altra long (Duncney sicuramente, non so se ci saranno anche Alejandro ed Heather).
Ringrazio ancora chi ha recensito il capitolo precedente e tutti gli altri, e anche i lettori silenziosi che hanno aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Alla prossima! :)
P.S.: volevo solo dirvi che la storia ha quasi compiuto un anno! Una delle poche long che alla fine porterò a termine. :')

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: distantmemory