Capitolo 5
Un
numero indefinito di ore di incoscienza sul letto e un paio di analgesici misti
a sonniferi dopo Chris si sentiva meglio, pronto per festeggiare con i suoi
amici.
Proprio
in quel momento gli venne in mente che per l’ennesima volta era arrivato al
giorno del compleanno di Jonny senza un regalo per
lui, non che l’amico si aspettasse nulla di diverso, succedeva sempre così, che
fosse il compleanno di Chris o di Jonny, l’altro
arrivava sempre al fatidico giorno a mani vuote preferendo aspettare il giorno
in cui passeggiando per la strada avesse visto qualcosa casualmente in una
vetrina o in un negozio e pensato “Questo è perfetto per lui!”.
Chissà
che ore erano e chissà se Jonny era tornato. Aveva
passato una giornata a dormire, non aveva nemmeno visto la città, decise che se
non era troppo tardi sarebbe potuto andare in cerca di qualche regalino per
Apple e Moses. Si infilò un paio di pantaloni neri, una t-shirt nera ed un
giubbino nero, non faceva poi così caldo in Germania, afferrò l’ennesima
pillola di analgesico, forse stava esagerando ma era per sicurezza, non voleva
che il mal di testa tornasse proprio mentre era a festeggiare Jonny, e si diresse verso la porta. Per un attimo, passando
davanti al grande armadio a specchi che capeggiava ai piedi sul suo letto, ebbe
l’impressione di vedere riflesso, così vestito completamente di nero, un Chris
di sei anni prima ma il Chris del presente non lasciò entrare quel pensiero,
come tutti quelli della notte precedente.
Stava
aspettando l’ascensore quando le porte di quest’ultimo si aprirono e si trovò
davanti Jonny, Will e Guy.
«Guarda
chi c’è! La bella addormentata! Stavamo giusto portando il principe a darti un
bacio per risvegliarti» disse Guy prendendo
sottobraccio Jonny che rideva.
«Disse
il Padrino…Guy come ti sei conciato?» rispose Chris
squadrando l’amico da capo a piedi.
Effettivamente
Guy aveva leggermente ecceduto con l’eleganza, come
suo solito.
«Sono
un uomo di classe IO, non mi vesto da barbone per andare a festeggiare il
compleanno del mio migliore amico»
«Guy, siamo in Germania, stiamo andando in un pub a bere birra
non alla settimana della moda di Milano…poco male,
sono certo che tra meno di mezz’ora sarai così sbronzo da non sapere nemmeno
dove ti trovi» se la rise Will «Oh a questo proposito Chris, dal momento che io
sarò troppo preso dal fare la balia a questo qui, Chloe
si raccomanda con te di tenere sotto controllo il festeggiato»
«Si
si faremo i bravi mamma Will» lo canzonò Guy mentre
anche Chris entrava ridendo nell’ascensore e le porte si chiudevano dietro di
lui.
Come
previsto da Will, nemmeno mezz’ora dopo, erano seduti ad un tavolo un po’ in
ombra di un pub tipico e Guy era già visibilmente
brillo.
«Non
sto dicendo che dovremmo fare gli spazzolini da denti come Justin Bieber ma sono certo che dei preservativi Paradise
sponsorizzati dai Coldplay potrebbero essere un
successone!»
Mentre
Guy illustrava questa sua idea rivoluzionaria Jonny e Chris non riuscivano smettere di ridere e Will si
passava una mano in faccia sconsolato.
«Ok,
ok, qui qualcuno ha bisogno di una bella boccata d’aria fresca, vero Guy?» disse Will spingendo con tutte le sue forze l’amico
verso la porta.
«Oppure
che ne dici di A rush of blood
to the head?! Eh? Eh? L’hai capita?»
«Guy sei disgustoso…» sentirono
Will dire mentre i due uscivano dal locale.
Jonny si stava asciugando una lacrima scesagli per le risate «Propongo un
altro giro di birra solo io e te per festeggiare!»
«Non
se ne parla! Ho promesso a Chloe che ti avrei tenuto
sotto controllo e a me già gira la testa» era così, un po’ perché non era
abituato a bere e la birra di lì sembrava essere molto più pesante di quella a
cui erano abituati in Inghilterra, un po’ probabilmente a causa del suo mix di
analgesici e alcool.
«Ma
è il mio compleanno! Tranquillo so quando è il momento di smettere!»
«Va
bene» acconsentì Chris «ma per me solo mezza pinta!»
A
quanto pare Jonny aveva sbagliato a calcolare il suo
limite e così anche Chris. Quando Will rientrò, sottobraccio con Guy, i due erano già completamente ubriachi.
«Oh
fantastico!» esclamò Will resosi conto della situazione «l’unica cosa che
potrebbe peggiorare la situazione sarebbe che qualcuno ci riconoscesse»
«Nessuno
può riconoscermi! Non sono Chris Martin! Sono Jonny
Boy!» disse Chris prendendo il capello dalla testa di Jonny
e mettendoselo in testa mentre questi rideva sonoramente guardando l’amico con
il suo cappello in testa, noncurante di essere in pubblico privo di qualcosa
che nascondesse il fatto che con l’avanzare degli anni i suoi capelli stavano
diventando sempre più radi.
«Ohhh Jonny! Sei così calvo!»
intervenne Guy fissando la testa scoperta dell’amico
come se la vedesse per la prima volta dopo anni.
«Hey Non offendere il mio Jonny
Boy! Per me sei bellissimo honey…»
«Si,
lo sappiamo tutti che lo ami, non c’è bisogno che gli dedichi altre 120 canzoni»
«Ne
ho abbastanza! Chris ridai il cappello a Jonny! Guy molla quel boccale!» Will fulminò il bassista che aveva
agguantato ciò che rimaneva della pinta del chitarrista «Tutti in albergo!» ordinò,
intimamente preoccupato del dove avrebbe potuto condurre una conversazione del
genere tra tre ubriachi, perché se in vino
veritas non voleva sapere quali malcelati segreti
poteva tirar fuori della birra tedesca.
Fortunatamente
per il batterista l’albergo non era molto distante e l’aria fresca aveva
rinfrescato le idee dei suoi compagni abbastanza da condurli senza troppi
problemi davanti la porta della camera di Chris.
«Jonny non posso mandarti in camera da tua moglie in queste
condizioni, per stanotte dovrai dormire con Chris. Ce la fate a mettervi a
letto senza fare troppi danni?»
«Si»
risposero entrambi con dei sorrisi che trasparivano il fatto che l’ alcol era
ancora in pieno circolo.
«Bene…io vado a mettere questo qui a letto» disse facendo
cenno a un Guy che dormiva in piedi appoggiato alla
sua spalla «Mi raccomando.»
Di
cosa si stava raccomandando non era sicuro nemmeno lui, del non distruggere
nulla in camera o magari di non distruggere cose ben più delicate, come ad
esempio gli equilibri della loro amicizia? Scosse leggermente la testa come per
cacciare quel pensiero. Ma come gli veniva in mente una cosa del genere? Forse
quella maledetta birra aveva un po’ confuso le idee anche a lui.